The Days After

By BrunoWolfhound

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Un tremendo omicidio scuote Wheatfield: un uomo ha strappato la gola della propria ragazza a morsi. Pochi gio... More

Prologue: 156-18
I - Il notiziario della notte
III - Separazioni
IV - Robert

II - Disordini

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By BrunoWolfhound

   Nei giorni successivi i giornali non parlarono che di quelle macabre aggressioni. A distanza di pochi giorni si erano verificati casi analoghi in località distanti degli Stati Uniti, e le Autorità avevano già trovato il nome del colpevole: Cloud Nine.

   "Avevamo ragione quando pensavamo fosse una droga" commentò Robert, rigirando la carne sulla brace del barbecue. Nel giardinetto sul retro della villetta, un edificio in mattoni rossi dal tetto spiovente, simile a molte altre nel vicinato, il sole di quel sabato pomeriggio li scaldava meno intensamente di quanto aveva fatto il giorno prima.

   Le cicale rumoreggiavano sugli alberi, risate, voci e sguazzare d'acqua provenivano dall'altra parte del muro della casa vicina, ma anche con ciò Liam si sentiva in pace. La tranquillità della piccola cittadina di Whitehaven lo facevano sentire più rilassato, libero dallo stressante caos cittadino. Ma adesso che Robert aveva introdotto quell'argomento, l'incanto si era interrotto.

   "Cloud Nine" pensò, corrugando la fronte. Nei giorni successivi al caso di Wheatfield i giornali non avevano parlato che della macabra aggressione di Miami e di quelle analoghe avvenute in località distanti degli Stati Uniti. "Le Autorità sono state abbastanza veloci nel scoprire che quella droga sintetica era la causa di tutto. Dovevano stare addosso ai trafficanti da parecchio, ormai." Il pensiero gli tornò a quell'uomo della Narcotici che li aveva interrogati, poi all'immagine del trafficante ucciso e subito lo stomaco gli si contrasse per la vista e l'odore della carne. La notte passata l'aveva sognato mentre li attaccava, ma ad ucciderlo era stato lui e non Robert. Poco dopo dalla stanza era uscito il cadavere della ragazza, ma quando aveva provato a spararle si era accorto di non avere più colpi. S'era svegliato di soprassalto nel cuore della notte, proprio nel momento in cui lei gli si gettava addosso pronta ad azzannarlo, gli occhi iniettati di sangue.

   Mentre cercava di scacciare quei pensieri e la spiacevole sensazione allo stomaco, Robert gli batté leggermente un pugno sulla spalla. "Mi hai sentito?"

   "Certo" rispose Liam, grattandosi il collo laddove una zanzara poco prima l'aveva punto. "Forse è meglio, comunque."

   "Perché?" gli domandò Robert mentre smuoveva di poco un hamburger.

   "Beh…Poteva anche trattarsi di una malattia." Prima del caso di Miami aveva ipotizzato che potesse esserci quello dietro il dare di matto dello spacciatore, cosa che l'aveva profondamente angosciato. "Magari un qualche genere di virus ancora sconosciuto."

   "Tipo di quelli usciti fuori da un laboratorio di ricerca o che precipitano sulla Terra in un meteorite?" Robert piegò le labbra in un ghigno derisorio. "Hai pensato anche alla possibilità di uno in grado di creare zombi?"

   "Assicurati di non esserti dimenticato altre possibilità da film" rispose Liam, infastidito. "Ti pare possibile che esista davvero una malattia in grado di risuscitare i morti?"

   "Morti? Di che parlate?" Rachel s'avvicinò, i capelli ramati legati in una treccia e un vestito rosa. Il viso ovale era tempestato di chiare lentiggini e gli occhi erano grandi e azzurri.

   "Di cose che è meglio che non senti, signorina" gli disse affettuosamente Robert, accarezzandole la testa con la mano libera.

   "Papà, no! Così mi rovini i capelli!"

   "Guarda quanto ci tiene al suo aspetto, la piccola!" osservò Liam in tono sarcastico. Rachel gli fece una linguaccia e un sorriso, quindi corse verso sua madre ed Elizabeth che stavano discorrendo vicino alla porta finestra.

   "Sta crescendo in fretta" affermò Robert con una punta d'orgoglio nella voce. "Ha otto anni, ma è già la più alta della sua classe. Se penso che tra alcuni anni dovrò occuparmi degli stronzetti che le ronzeranno intorno…"

   "Attento a non essere troppo duro però, o finirai per fare terra bruciata intorno a lei" scherzò Liam, prendendo dal ripiano accanto al barbecue la birra che aveva aperto poco prima. "Li vuoi dei nipoti, no?"

   "Quello che vorrei adesso è un po' di tranquillità." Robert corrugò la fronte. "Questa nuova droga ha fatto danni in tre diverse città. Chi ci può dire che non toccherà nuovamente a Wheatfield?"

   Liam condivideva quella preoccupazione. "La Narcotici farà qualcosa, in fondo rientra nelle loro competenze. E in caso servisse, interverremo a dare il nostro contributo."

  "Sai sempre quali parole utilizzare per tirarmi su il morale" affermò Robert, facendo una smorfia. Prese una birra dalla ghiaccia e l'aprì, sorridendo. "Beh, faremmo meglio a berci sopra. In fondo è un giorno di vacanza."

   Fecero scontrare le lattine, e quasi nel momento in cui si allontanarono l'una dall'altra il cellulare di Liam cominciò a squillare. "Che palle! Chi è che distrugge questo magico momento?" si lamentò mentre sentiva Robert ridacchiare. Finché anche dalla tasca dei suoi pantaloni provenne la canzone rock classica che aveva come suoneria.

   Liam guardò il display touch-screen. "E' il lavoro" disse, guardando Robert.

   Lui girò lo schermo del cellulare verso il suo viso, cosicché potesse leggere il nome riportato. Era la casa di riposo in cui suo nonno stava alloggiato. "Bel tempismo di merda" disse, accigliandosi. "Mi sa che la giornata è fottuta."

   Liam strinse le labbra per un momento, poi cliccò un tasto e si portò il cellulare all'orecchio."Qui l'agente Brady."

   "Liam!" gridò una voce agitata. Abigail. "Oh, grazie al cielo! Stai bene?!" In sottofondo si sentì un forte botto e qualcuno gridò. I telefoni squillavano all'impazzata. "Io…Oddio…Io" fece lei, iniziando a singhiozzare.

   Liam fu sul punto di esclamare, ma si frenò per non allarmare Liz e gli altri. "Abigail, calmati" le disse, allontanandosi fino alla staccionata di legno. Iniziava ad agitarsi. "Cos'è questo macello? Che…"

   Un urlo bestiale lo fece trasalire. "Le manette!!" gridò qualcuno. "Cazzo, ammanettalo!!"

   "Abigail!" Stavolta Liam non ce la fece a controllare la voce. "Che merda…"

   "Ascoltami!!" esclamò lei, interrompendolo. La voce le tremava e sembrava stesse piangendo. "Tu…devi solo…" Fece un respiro profondo. "Sei fuori città, vero?! L'avevi detto…Sì…L'avevi…"

   Le urla continuavano, insieme ad altri forti rumori tra cui gli sembrò di avvertire anche quello di una vetrata che veniva spaccata"Sì. C'è anche Robert con me" rispose Liam, che sussultò nel sentire dei colpi di pistola. Si sentiva sconvolto, confuso. "Cosa sta succedendo?!"

   Abigail fece un respiro profondo, poi scoppiò in lacrime. "Dio Santo…Come? Come?"

   "Abbie?!" Liam la chiamò col nomignolo che quelli della stazione di polizia le avevano affibbiato e che lei amava. Rimase un attimo in silenzio per imporsi la calma, quindi le parlò in tono pacato. "Calmati e dimmi che sta succedendo."

   La sentì tirare su col naso. "Accendi la TV" disse, soffocando un singhiozzo. "E fammi un favore."

   "Quale?"

   "Non tornare" disse Abigail, ignorandolo. Sembrava sul punto di piangere di nuovo. "Non farlo, capito?"

   Liam sentì il panico crescergli dentro. "Abbie, ma che cazzo dici?!" In risposta sentì un fruscio e il tu-tu-tu di fine chiamata. "Merda!" disse, infilandosi frettolosamente il cellulare in tasca.

"Mamma! Zio Liam ha appena detto una parolaccia!" esclamò Rachel a pochi passi di distanza, attirando la sua attenzione.

   "Ogni tanto succede che scappino" affermò Silvia Finch mentre si avvicinava. Alta e magra, aveva dei capelli biondi lunghi fino alle spalle, un bel viso sottile con piccoli occhi verdi e un vestito giallo. Guardò Liam e il suo sorriso solare si spense rapidamente. "Rachel, perché non vai ad aiutare la zia Liz con i piatti?"

   La bambina ci pensò su un momento. "Va bene, però dopo mi devi dire se si è scusato."

   "Tranquilla stellina, che lo zio sa quando sbaglia" le disse Robert mentre si avvicinava, strizzandole l'occhio. "Adesso và, non farti aspettare."

   Rachel annuì e corse via. Liam la seguì con lo sguardo fino ad Elizabeth, che smise di imbandire il tavolo per fissarlo intensamente con espressione preoccupata. I suoi capelli rossi erano legati in una coda, aveva un viso a cuore dai lineamenti delicati e un fisico slanciato coperto da una maglietta bianca e da jeans stretti color blu scuri. Si sforzò di farle un sorriso per tranquillizzarla, ma non fu sicuro del risultato.

   "Che succede, Rob?" chiese Silvia. "Avete certe facce…"

   Liam notò che sulla faccia dell'amico c'era un'espressione cupa. "Tuo nonno…" iniziò, temendo il peggio.

   "Oh, cielo…" Silvia spalancò gli occhi, mettendosi una mano sulla bocca.

   Robert scosse la testa. "Non è come pensi…Forse sì, ma se è morto non è stato per un infarto o a causa di quel suo dannato diabete. C'erano tutte quelle urla, e ho sentito dei colpi d'arma da fuoco."

   "L'ospizio è in mano ai terroristi?!" disse Silvia, scioccata.

   "Credo si tratti di qualcosa di più grosso" affermò Liam, corrugando le sopracciglia. Guardò Robert. "Era Abigail, prima. Sembra che in città sia scoppiata una rivolta popolare o almeno sembrava quello. C'era una confusione tremenda, e degli spari. Dentro la Stazione di Polizia!"

   "La crisi finanziaria alla fine ha portato alla guerra civile? Allora è dentro al Campidoglio che dovrebbero sparare" disse Robert, forse in un tentativo di allentare la tensione. Senza successo, partendo da se stesso visto che la sua espressione rifletteva la poca convinzione che ci aveva messo. "Che altro ti ha detto?"

   "Di restare lontano. Non tornare a Wheatfield" rispose Liam. "E di accendere il televisore."

   Robert annuì, avviandosi verso la porta sul retro. "Liz, rimani qui con la piccola per un momento" disse alla sorella in tono autoritario quando le passò davanti.

   "Certo, ma…" cominciò Elizabeth, finendo per guardare in silenzio la schiena di suo fratello che si allontanava, seguito da Silvia.

   Rachel la tirò per la manica. "Zia, mi spingi?" chiese, indicando l'altalena che pendeva dal ramo del grosso albero che proiettava la sua ombra su di loro.

   "Non stavate sistemando?" le domandò Liam, avvicinandosi. Elizabeth lo guardò inarcando le sopracciglia.

   Rachel si voltò. "Non ho lasciato il lavoro a metà. Sono una brava ragazza."

   "Certo che sì" disse Liam, sorridendole. "Senti, io e tuo papà dobbiamo vedere una cosa alla televisione, e la mamma…Aveva un momento da fare in cucina."

   "Vado ad aiutarla, allora" affermò la bambina, sorridendo.

   Elizabeth si umettò le labbra. "No, senti" le disse, prendendola per le mani, "non mi va di rimanere tutta sola. E non hai detto prima che volevi andare sull'altalena?"

   "Va bene, zia. Soltanto perché ci tieni tanto, però."

   "Beh, vi lascio ai vostri impegni" disse Liam.

   "D'accordo." Elizabeth accennò a un sorriso e gli si avvicinò. Si scambiarono un rapido bacio.

   "BLEAH!" esclamò Rachel, facendo una smorfia di disgusto.

   Quando entrò in casa e superò la cucina adiacente, trovò Robert e Silvia in piedi dietro il divano che guardava verso il ripiano su cui poggiava il televisore a schermo piatto.

   "…e vista la situazione, non si esclude che l'incidente sull'autostrada non possa essere stato parte di un piano più grande" disse l'uomo in diretta, in giacca e cravatta e seduto dietro un tavolo, l'enorme numero due romano dell'emittente Channel Two scritta sul muro. Abbassò uno sguardo profondamente turbato sui fogli che teneva in mano e fece una piccola smorfia prima di guardare ancora verso lo schermo. "Possiamo dare la linea al nostro inviato sul luogo dell'incidente per accertarci della situazione."

   "Che sta succedendo?" domandò Liam, vedendo che nessuno rispondeva alla chiamata del giornalista. "Quale incidente?"

   "Stamattina un'autopompa si è schiantata contro alcune macchine in fila poco fuori Wheatfield e si è rovesciata" rispose Robert, increspando le sopracciglia. "Oltre a questo, il carburante che trasportava ha preso fuoco. Si contano centinaia di morti."

   Liam sbiancò. "Come?!"

   "Già; se non fossimo partiti venerdì sera…" Robert strinse le labbra per un momento. "Hanno detto che potrebbe essere un atto terroristico. L'ospedale…Il Wheatfield Memorial sembra essere nel caos, ma non sono stati in grado di mandare immagini della situazione attuale. E ci sono disordini in diversi altri punti della città."

   "Niente?" domandò il conduttore, attirando la loro attenzione. Tornò a guardarli, come se stesse aspettando proprio quello. "Ci scusiamo, ma a quanto pare ci sono dei problemi…tecnici. Cercheremo di sistemarli il prima possibile."

   Un sorriso tiratissimo, poi al suo posto apparve la sigla con il logo del telegiornale. Robert imprecò mentre spegneva il televisore. "Non posso crederci che siamo…siamo…" Con un ringhio irritato sferrò un pestone col piede destro contro il retro dello schienale del divano, barcollando leggermente all'indietro.

   "Siamo davvero al sicuro, qui?" domandò Silvia agitata, stringendosi le spalle con le braccia. "E' solamente un'ora e mezza di macchina da Wheatfield!"

   "Calmati, o potrebbe tornarti l'asma" le disse Liam, passandosi una mano tra i capelli per cercare di calmare la tensione. "Un gruppo terroristico non ha possibilità contro l'intera polizia cittadina, e in caso c'è sempre la SWAT pronta a intervenire. E' solo una questione di tempo." In effetti la situazione gli sembrava meno grave di quanto l'avesse resa Abigail al telefono. "Il panico rende tutto peggiore." C'era qualcosa che non gli quadrava, però. "Perché attaccare una stazione di polizia?"

   Robert si strofinò il mento, pensieroso. "Una dimostrazione di forza? Se ci penso, però, mi pare una cosa davvero stupida. Se il loro obiettivo era seminare il panico potevano puntare a un posto più semplice da colpire." Incrociò le braccia e rimase in silenzio a guardare il pavimento.

   "Beh, spero che lei e gli altri stiano bene" disse Liam, anche se non poteva fare a meno di temere il peggio. Una cosa gli tornò in mente. "Tuo nonno, Rob…"

   Robert annuì gravemente. "Ci stavo pensando. Prima sull'assurdità di prendere in ostaggio dei poveri vecchietti, poi sul fatto che non posso restare con le mani in mano."

   "Volete andare a salvarlo?" domandò Silvia, che non sembrava sorpresa di quella decisione.

   "La famiglia non si abbandona, ma non vi lascerei mai senza protezione. Andrò soltanto io."

   Liam spalancò gli occhi, sorpreso. "Non ti faccio compiere questa cosa senza qualcuno a coprirti le spalle" obiettò con fermezza.

   Robert fece un ghigno forzato. "Ma come? Non l'hai detto tu che presto la polizia e la SWAT faranno il culo a quei bastardi che hanno provocato tutto questo macello? Vedrai che ad aiutarmi là alla casa di riposo ci saranno già i nostri colleghi, o magari arrivo che la cosa è già stata risolta."

   "Rob, io…"

   "Pensa ad Elizabeth" lo interruppe Robert in tono più fermo, indurendo lo sguardo. "A Silvia e a Rachel. Chi potrà proteggerle se manchiamo entrambi?"

   Silvia impallidì ancor di più. "Perché? Credete che possano arrivare qui?!"

   Robert le si avvicinò, le prese la testa tra le mani e la baciò sulla fronte. "Calmati, tesoro, o dovrò andare a prendere l'inalatore" le disse dolcemente, sorridendo. "Non c'è pericolo, ma come si dice è meglio prevenire che curare." Volse lo sguardo verso Liam.

   "Non potrebbero stare col vecchio John Flecker?" insistette lui, indicando verso destra, nella direzione in cui si trovava la casa dell'uomo. "E' un cacciatore, saprà di certo come utilizzare un fucile."

   "E' sulla sedia a rotelle da quasi un anno! Te l'ho anche detto, mi sembra."

   Liam fece una smorfia, grattandosi la testa. "Davvero? Me ne ricorderei se l'avessi fatto." Stava per dire che quell'incapacità non avrebbe impedito a Flecker di sparare, ma si frenò sapendo che si sarebbe soltanto guadagnato un'occhiataccia. "Sembra che non si possa fare altrimenti" disse, avvicinandosi e mettendogli una mano sulla spalla. "Tieni gli occhi aperti, mi raccomando."

   "E' quello che faccio sempre" rispose Robert, dandogli una pacca sul costato e sorridendo. "O forse eri tu a farlo?"

   "Sta attento, Rob" disse Silvia, andando ad abbracciarlo. "Per Rachel."

   Lui l'allontanò quel poco che bastava per poterla baciare brevemente. "E per te."

   Silvia accennò a un sorriso carico d'ansia. "Cosa…Che le devo dire se chiede dove sei andato?"

   "Dunque…Che ne dici di 'Papà è andato a comprare le sigarette'?"

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