IV - Robert

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   Campi di mais costeggiavano la strada provinciale, al di là delle staccionate.

   Accese la radio un’altra volta. Il fastidioso rumore statico si diffuse nell'abitacolo. Lo stesso su tutte le stazioni memorizzate. “Ma che cazzo succede?” borbottò, spegnendola.

   La strada proseguiva davanti ai suoi occhi. Aveva l’impressione che fosse passata una mezz’ora di campi coltivati e fattorie, ma un’occhiata all’orologio sul display del pick-up gli rivela che non sono nemmeno trascorsi quindici minuti da quando si è lasciato la zona residenziale di Whitehaven alle spalle. Un salto da un mondo all’altro: nella cittadina aveva visto persone sul ciglio della strada che caricavano i bagagli sulle auto in fretta e furia, chiaramente intenzionati a mettere più chilometri possibili tra loro e Wheatfield. Lì, nella campagna, gli unici esseri viventi che aveva visto finora era un branco di mucche.

   “Mi ero immaginato un via-vai di auto in fuga.” Con l’incidente sull’Autostrada, la provinciale 32 rappresentava una delle vie di fuga più rapide da Wheatfield, proseguendo dritta fino a Whitehaven senza passare per gli altri paesi vicini. “Che i terroristi l'abbiano resa impercorribile?” Sperò non fosse così: tornare indietro per raggiungere una via alternativa gli avrebbe fatto perdere tempo prezioso. E nel frattempo suo nonno poteva...

   Scosse la testa. “Non pensarci. Concentrati sulla guida, Robert.”

   Si fermò a un bivio, mettendo la freccia anche se nessuna vettura era in vista. Girò a destra seguendo le indicazioni per Wheatfield, questa volta costeggiando a destra uno dei ruscelli che affluiva nel Fiume Bearford, a sinistra le propaggini di un bosco di querce che proiettavano la loro ombra sulla strada, nascondendo il sole.

   Un po’ d’aria fresca iniziò a entrare dal finestrino aperto per metà, dandogli sollievo dalla calura. “Mio padre e il vecchio John cacciavano da queste parti.” Robert non si capacitò nemmeno di come gli fosse tornata in mente quella cosa, nel bel mezzo di quella situazione. “Una volta mi portò con lui e lo implorai di non ammazzare un cervo. Lui mi disse di smettere di fare la femminuccia e premette il grilletto.”

   Mentre seguiva la lieve svolta della strada, dedicò una breve attenzione alla radio. Niente da fare. “Ci deve essere una stazione che trasmette!” pensò, ma non aveva tempo e pazienza per mettersi a controllarle una ad una. Fu quando mise di nuovo lo sguardo sulla strada, che la sua attenzione fu catturata da qualcosa che lo fece impallidire, spingendolo a premere lentamente il piede sul freno.

   Una macchina gialla era ferma fuori della strada asfaltata, il muso accartocciato contro il grosso tronco di un albero. Al posto del guidatore c'era una figura con la faccia affondata nell'air-bag sgonfio, immobile.

   "Oh, cazzo!" Robert si fermò, tirando il freno a mano. "Correva troppo e deve aver preso il controllo dell'auto" pensò, togliendosi la cintura e allungando la mano sul fucile. Decise di lasciarlo lì: nessuno glielo avrebbe rubato e non c'era un motivo per portarselo dietro. Spense il motore e senza pensarci tolse le chiavi e se le infilò in tasca.

   Aprì lo sportello e scese, avvicinandosi all'auto schiantata. "Ehi, amico" chiamò, guardando la figura. Ebbe un brivido nel vedere che sangue incrostato insozzava l'airbag e la parte di viso che riusciva a vedere. "Si è conciato così nonostante l'air-bag?!" Non ci pensò sopra, avvicinandosi di altri pochi passi mentre prendeva lo smartphone dalla tasca. "Riesci a sentirmi? Ehi!" continuò a chiamare, abbassando un momento lo sguardo sul display per comporre il numero. "Niente rete. Buono a sapersi!"

   Dall'auto provenne un gemito basso che attirò la sua attenzione. Robert vide la testa dell'uomo ferito muoversi lentamente, cercando di tirarsi su dal volante afferrandolo con la mano sinistra.

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⏰ Last updated: Feb 01, 2014 ⏰

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