II - Disordini

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   Nei giorni successivi i giornali non parlarono che di quelle macabre aggressioni. A distanza di pochi giorni si erano verificati casi analoghi in località distanti degli Stati Uniti, e le Autorità avevano già trovato il nome del colpevole: Cloud Nine.

   "Avevamo ragione quando pensavamo fosse una droga" commentò Robert, rigirando la carne sulla brace del barbecue. Nel giardinetto sul retro della villetta, un edificio in mattoni rossi dal tetto spiovente, simile a molte altre nel vicinato, il sole di quel sabato pomeriggio li scaldava meno intensamente di quanto aveva fatto il giorno prima.

   Le cicale rumoreggiavano sugli alberi, risate, voci e sguazzare d'acqua provenivano dall'altra parte del muro della casa vicina, ma anche con ciò Liam si sentiva in pace. La tranquillità della piccola cittadina di Whitehaven lo facevano sentire più rilassato, libero dallo stressante caos cittadino. Ma adesso che Robert aveva introdotto quell'argomento, l'incanto si era interrotto.

   "Cloud Nine" pensò, corrugando la fronte. Nei giorni successivi al caso di Wheatfield i giornali non avevano parlato che della macabra aggressione di Miami e di quelle analoghe avvenute in località distanti degli Stati Uniti. "Le Autorità sono state abbastanza veloci nel scoprire che quella droga sintetica era la causa di tutto. Dovevano stare addosso ai trafficanti da parecchio, ormai." Il pensiero gli tornò a quell'uomo della Narcotici che li aveva interrogati, poi all'immagine del trafficante ucciso e subito lo stomaco gli si contrasse per la vista e l'odore della carne. La notte passata l'aveva sognato mentre li attaccava, ma ad ucciderlo era stato lui e non Robert. Poco dopo dalla stanza era uscito il cadavere della ragazza, ma quando aveva provato a spararle si era accorto di non avere più colpi. S'era svegliato di soprassalto nel cuore della notte, proprio nel momento in cui lei gli si gettava addosso pronta ad azzannarlo, gli occhi iniettati di sangue.

   Mentre cercava di scacciare quei pensieri e la spiacevole sensazione allo stomaco, Robert gli batté leggermente un pugno sulla spalla. "Mi hai sentito?"

   "Certo" rispose Liam, grattandosi il collo laddove una zanzara poco prima l'aveva punto. "Forse è meglio, comunque."

   "Perché?" gli domandò Robert mentre smuoveva di poco un hamburger.

   "Beh…Poteva anche trattarsi di una malattia." Prima del caso di Miami aveva ipotizzato che potesse esserci quello dietro il dare di matto dello spacciatore, cosa che l'aveva profondamente angosciato. "Magari un qualche genere di virus ancora sconosciuto."

   "Tipo di quelli usciti fuori da un laboratorio di ricerca o che precipitano sulla Terra in un meteorite?" Robert piegò le labbra in un ghigno derisorio. "Hai pensato anche alla possibilità di uno in grado di creare zombi?"

   "Assicurati di non esserti dimenticato altre possibilità da film" rispose Liam, infastidito. "Ti pare possibile che esista davvero una malattia in grado di risuscitare i morti?"

   "Morti? Di che parlate?" Rachel s'avvicinò, i capelli ramati legati in una treccia e un vestito rosa. Il viso ovale era tempestato di chiare lentiggini e gli occhi erano grandi e azzurri.

   "Di cose che è meglio che non senti, signorina" gli disse affettuosamente Robert, accarezzandole la testa con la mano libera.

   "Papà, no! Così mi rovini i capelli!"

   "Guarda quanto ci tiene al suo aspetto, la piccola!" osservò Liam in tono sarcastico. Rachel gli fece una linguaccia e un sorriso, quindi corse verso sua madre ed Elizabeth che stavano discorrendo vicino alla porta finestra.

   "Sta crescendo in fretta" affermò Robert con una punta d'orgoglio nella voce. "Ha otto anni, ma è già la più alta della sua classe. Se penso che tra alcuni anni dovrò occuparmi degli stronzetti che le ronzeranno intorno…"

The Days AfterWhere stories live. Discover now