Face It - (completa)

By virtualRossana

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(FRERARD) È solo una storia normale. 《"Frank?" "Cosa?" "Posso baciarti?" "Chiedi anche il permesso ora?"》 Ger... More

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Epilogo

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By virtualRossana

Frank si diresse verso casa, stanco morto ma sicuramente di buon umore.

Quel ragazzo, Gerard, era davvero simpatico e iniziare la giornata con una colazione e quattro chiacchiere non era affatto un cattivo modo di iniziarla, soprattutto perché era da tempo che Frank non usciva con qualche amico. Quelli che considerava amici, i suoi compagni a scuola, li aveva persi di vista una volta preso il diploma perché loro avevano iniziato l'università mentre lui aveva preso tutt'altra strada. E in più lavorando tutto il giorno non aveva tempo di uscire come facevano i suoi coetanei.

Gli unici con cui era ancora in stretti rapporti erano i suoi migliori amici, Bill e Jamia, che conosceva praticamente da una vita; si erano incontrati per la prima volta alle scuole medie, quando avevano appena undici anni, e di certo non avevano legato fin dal primo giorno ma dopo che Bill un pomeriggio fuori dalla scuola si era beccato un pugno nello stomaco per tirare Frank fuori da una rissa, non avevano potuto far altro che diventare amici. Jamia a quel tempo era la ragazza di Bill, e la formazione del trio era stata pressoché spontanea.

Jamia e Bill non stavano ormai più insieme da anni, e anzi la loro storia non era poi durata molto come spesso capita quando si hanno dodici anni, ma in compenso era nata una bella amicizia che sfidava la lontananza e i numerosi impegni dei tre.

Quando Frank entrò in casa, un piccolo monolocale al terzo piano di un condominio abitato perlopiù da anziani e da giovani disoccupati, trovò la luce della segreteria che lampeggiava, così, gettando sul tavolo la posta, attivò i messaggi.

Il primo e unico messaggio di segreteria era di Jamia.

"Hey Franks" esordiva. "Possibile che non ti trovo mai, dannazione sono le nove di sera, non dirmi che ancora lavori! Comunque sia, volevo sapere come stai e dirti che tra due settimane sarò in città per presentare uno dei miei progetti! Ho sentito anche Bill, che a differenza tua è reperibile" ridacchiò. "Dice che non vi vedete da un po' e che dovremmo come minimo incontrarci tutti insieme come ai vecchi tempi, e sappi che non mi lascerò sfuggire questa occasione perciò sarà meglio per te che mi richiami" concluse con un tono severo che fece ridere Frank. Conosceva bene quel tono, riusciva a vedere la sua amica con espressione fintamente offesa e le mani piantate sui fianchi.

"Perciò insomma, fammi sapere Franks. È difficile parlare con te, quando ti deciderai ad abbracciare il ventunesimo secolo e a comprarti un cellulare? A presto, mi manchi sai?"

La segreteria annunciò la fine del messaggio e Frank spense l'apparecchio con un sorriso. Non vedeva Jamia da almeno due mesi, da quando era tornata a casa per Natale, e Bill altrettanto nonostante abitasse molto più vicino rispetto a lei, che si era trasferita in Inghilterra per lavorare in un team di progettazione ecologica.

Erano mesi che non uscivano tutti insieme, e Frank francamente non vedeva l'ora. Iniziava a sentirsi un po' isolato, in quella casa sempre vuota. Certo, andava a trovare la sua famiglia circa ogni due settimane ma non era la stessa cosa.

Pensando che quella giornata fosse iniziata decisamente nel migliore dei modi, si mise a letto e si addormentò all'istante.

Quando si svegliò, circa sei ore più tardi, si diresse in cucina deciso a prepararsi qualcosa per pranzo e valutò con piacere di avere tutto il pomeriggio libero per riposarsi, rilassarsi, perdere tempo, uscire o fare qualsiasi cosa volesse.

Più realisticamente, avrebbe dovuto fare come minimo la spesa, però aveva intenzione di fare anche qualcosa di bello, qualcosa per sé stesso. Erano settimane che non si dedicava a uno dei suoi hobby per più di qualche oretta ritagliata la sera, e visto che aveva dormito meno del solito, perché no?

Lanciò un'occhiata desiderosa alla sua chitarra, appoggiata con cura a un piedistallo, e decise che avrebbe suonato. Sì, senza dubbio.

Adorava riprodurre pezzi famosi dei suoi musicisti preferiti, ma Frank scriveva anche brani suoi anche se in quel periodo ne aveva lasciati incompiuti parecchi. Quella sarebbe stata un'ottima occasione per rimettersi al lavoro.

Dopo pranzo, quindi, mise la chitarra nella sua custodia e si diresse verso una delle sale prove che frequentava, sperando che avesse una stanza libera.

Il proprietario, un ragazzo di circa trent'anni con una grossa barba e una t-shirt di qualche band sempre diversa, lo accolse calorosamente e gli diede la buona notizia che per le due ore successive avrebbe potuto avere una delle sale tutta per sé.

Per Frank la musica era letteralmente un'ancora di salvezza; quando suonava e anche quando semplicemente la ascoltava nelle cuffie si sentiva immediatamente lontano da tutti i suoi problemi e proiettato in un mondo felice e tranquillo in cui c'era solo lui.

Lui e la sua chitarra.

Per due ore spense letteralmente il cervello concentrandosi solo sulla sua musica e sui pezzi che stava cercando di creare. Certo, non aveva una band e perciò i brani erano incompleti, però nella sua testa sentiva la batteria, il giro del basso, poteva immaginare un'intera folla in visibilio e tutte le emozioni che avrebbe provato a suonare su un vero palco.

Ma quel sogno, per ora, era appunto solo un sogno.

Quando uscì dalla sala prove il cielo di stava scurendo anche se erano solo le cinque del pomeriggio, e la temperatura si stava abbassando di conseguenza. Frank si strinse nella giacca deciso a tornare a casa a piedi, fermandosi anche al supermarket più vicino per rifornire il suo frigo che chiedeva letteralmente pietà.

Vivendo da solo aveva scoperto che come casalingo non valeva molto.

Il supermarket era mediamente affollato a quell'ora del pomeriggio e Frank poté girare tra le corsie in tranquillità, senza dover lottare per l'ultimo pacchetto di biscotti o dover spintonare come il migliore rugbista per passare tra gli scaffali.

Finita la spesa, dettata dalla lista che aveva rigorosamente in mente, si diresse alla cassa piuttosto soddisfatto. Stava per mettersi in coda quando davanti a lui notò qualcuno di conosciuto: quel ragazzo dai capelli rossi, l'amico di Gerard.

Era inconfondibile, e per un attimo Frank si stupì della casualità per cui entrambi erano finiti nello stesso negozio solo per ricordarsi che quello era uno dei supermercati più vicini al politecnico, e che studiando là quel ragazzo doveva abitare nelle vicinanze, come quasi ogni altro studente.

Comunque sia Frank rimase al suo posto senza dire una parola dato che se anche conosceva Gerard, con quel ragazzo invece non aveva mai parlato.

"Grazie del drink di ieri, non ho avuto occasione di ringraziarti" disse però ad un tratto il rosso.

Frank alzò le sopracciglia e si guardò intorno, cercando di capire con chi ce l'avesse. Il ragazzo non si era neanche voltato nella sua direzione, per quanto ne sapeva fino a un attimo prima non l'aveva neanche visto. Eppure ora ringraziava per il drink, quindi a rigor di logica doveva parlare con lui.

E difatti un secondo dopo si girò fissandolo con un sorriso.

"Sei l'amico di Gerard" affermò sicuro.

"Ah, beh, ecco" balbettò Frank. "Lo conosco appena. Comunque prego"

"Io mi chiamo Matthew e tu mi sei simpatico" disse Matt allungandogli una mano e sorridendo ancora.

Frank gliela strinse, confuso. Quel tizio era decisamente una delle persone più strane che avesse mai incontrato e nonostante avesse la capacità di metterlo un po' a disagio, allo stesso tempo non gli dispiaceva, anzi.

"Frank" rispose brevemente, stringendogli la mano e restituendo il sorriso.

"Anche tu sei del Politecnico?" domandò Matt, avanzando intanto nella coda alla cassa.

Frank ridacchiò. "In un certo senso" rispose, e stava quasi per spiegarsi meglio quando il cellulare del ragazzo squillò, interrompendolo.

Matthew parlò brevemente al telefono facendo un cenno di scuse a Frank, poi chiuse la chiamata e sospirò.

"Sto cercando di preparare la tesi, ed è una tale rottura di palle" si lamentò. "Uno poi pensa: meno male che ci sono i tutor. Certo, come no!" esclamò con sarcasmo. "Tra loro e i professori, non sono d'accordo su nulla e mi confondono il triplo"

Frank annuì senza sapere bene cosa dire. Nel frattempo, comunque, era arrivato il suo turno alla cassa e così venne tolto dall'imbarazzo.

"È stato un piacere" lo salutò Matt prima di allontanarsi con i suoi sacchetti.

Frank rimase a rimuginare sull'incontro per tutta la strada verso casa, l'incontro decisamente più strano della sua vita, e per di più qualcosa non gli tornava in tutta quella faccenda. Matthew era presente quando lui e Gerard si erano incontrati, o per meglio dire scontrati, la prima volta in università. Eppure il ragazzo non sembrava averlo collegato alla figura del muratore di quel giorno; gli aveva addirittura chiesto se anche lui studiava al politecnico e questo non faceva che avallare la sua ipotesi.

Forse semplicemente non aveva fatto caso a lui, pensò alla fine un po' abbattuto. Non era così difficile che fosse proprio questa la verità, dopotutto perché avrebbe dovuto farlo?

La mattina seguente Frank arrivò in anticipo di dieci minuti al lavoro, e la cosa stupì talmente il suo capo da fargli dimenticare addirittura il suo consueto caffè, rito indispensabile prima di una giornata di lavoro.

"Stai male?" gli domandò Brian, che aveva si e no quarant'anni e che in genere era molto cordiale con tutti a meno che non avesse saltato la colazione. "È successo qualcosa? Oh, dio. Nevicherà" si lamentò in modo plateale, e Frank scosse il capo con una risatina.

"Mi sono semplicemente svegliato prima e..."

"Appunto" lo interruppe Brian. "Sei in cantiere da una settimana e non era mai successo, e quando eri in ditta non era molto diverso" puntualizzò. "Ma non mi lamento. Non mi lamento! E ora tutti al lavoro e bando alle ciance"

Il lavoro di Frank consisteva perlopiù nello spostare materiale, avvitare bulloni, aiutare gli altri muratori più esperti e altre mansioni del genere; non era esperto e in cantiere era l'ultimo arrivato, perciò aveva ancora tutto da imparare e il capo non gli aveva dato molte responsabilità. Anzi, per meglio dire non gliene aveva data proprio nessuna, e per ora a lui andava bene così.

In ogni caso scorrazzare su e giù per la facoltà trasportando travi, materiale e attrezzi non era esattamente riposante, e a fine giornata le sue gambe erano sempre a pezzi.

Per un paio di volte, durante le sue poche pause e mentre entrava e usciva dal dipartimento in ristrutturazione, si chiese se anche Gerard fosse in università a seguire qualche lezione o a studiare e finì col rispondersi che si, doveva esserci di sicuro. Ma sapeva anche che le probabilità di incrociarlo di nuovo erano quasi nulle, perciò non si illuse più di tanto e a fine giornata non era certo deluso per non averlo visto.

I suoi pensieri volarono piuttosto ai suoi due amici, Bill e Jamia, e decise che una volta a casa avrebbe telefonato a entrambi. Per un motivo o per l'altro rimandava sempre e si sentiva un po' in colpa per questo, anche se sapeva che i due non si sarebbero arrabbiati con lui per una cosa del genere, perciò appena messo piede nell'appartamento alzò il telefono e compose il numero di cellulare di Bill, che conosceva a memoria.

Non dovette aspettare molto prima che la voce formale e decisa del suo amico rispondesse.

"Crowford, pronto" disse, e Frank sorrise pensando che non aveva neanche guardato il numero prima di accettare la chiamata.

"Bill? Sono..."

"Frank!" esclamò il ragazzo dall'altro lato della linea senza lasciargli il tempo di finire. "Per tutti i diavoli, come stai?" domandò abbassando la voce. Frank immaginò che si trovasse ancora in università, sapeva che Bill aveva ottenuto un posto all'interno di un progetto e che passava un'infinità di tempo in facoltà, a lavorare col suo gruppo.

"Io sto bene, e tu?"

"Io anche, sto ancora lavorando e non hai idea, il progetto va a gonfie vele! Ha attirato l'attenzione di un professore molto rinomato che verrà a dare un'occhiata la settimana prossima, siamo tutti in fibrillazione! Ma dimmi di te, non ci sentiamo da un secolo"

"Sì lo so, mi dispiace avrei potuto farmi vivo prima"

"Non pensarci, anche io sono sparito, l'unica che sembra trovare sempre il tempo per tutto è Jamia e non ho mai capito come faccia"

Frank rise lasciandosi cadere sulla poltrona.

"Allora dimmi, lavori ancora in quel bar?"

"No, non più. Ha chiuso un mesetto fa, adesso sono al bar di un night un paio di sere a settimana e lavoro in un cantiere" ammise. "È un incubo, arrivo a casa distrutto ogni sera e così dolorante che vorrei amputarmi le gambe"

"Immagino amico. Non so come fai. Però vivi da solo, cazzo, è una gran cosa! Io non vorrei altro"

Frank annuì, come se Bill potesse vederlo. "Sì, è bello. Più che altro perché sai, ce la faccio con le mie sole forze, sono davvero indipendente"

"Certo, certo" disse Bill con tono consapevole. "Dobbiamo vederci, comunque. Quando sei libero? Anche solo per cena, niente serate dato che lavori d'accordo? Però non si può andare avanti così, abitiamo nella stessa dannata città!"

"Hai ragione, lo so. Hai saputo che Jamia torna? Organizziamo qualcosa tutti insieme" propose lui, e l'altro parve subito d'accordo.

"Allora ci sentiamo presto Franks, buona serata e non isolarti troppo ok? Vorrei sentirti dire che esci con nuovi amici o con qualche ragazza ogni tanto"

"Oh cazzo Bill, non fare come mia madre adesso" si lamentò Frank ridendo. "Lavoro, io, non ho tempo per..."

"Beh, trovalo! Hai venti fottuti anni, non pensare sempre al dovere o non ti riconoscerò più, sappilo"

"Va bene, va bene, ci proverò. Ci sentiamo Billy, buon lavoro" concluse, chiudendo la chiamata.

Provò anche a chiamare Jamia, ma aveva il telefono spento e così si limitò a lasciarle un messaggio in segreteria prima di scaldarsi qualcosa di pronto per cena e buttarsi finalmente a letto.

Nel buio della sua stanza si ritrovò a rimuginare su quello che gli aveva detto Bill. Forse era vero che si stava isolando un po' troppo, ma d'altronde sul posto di lavoro non riusciva mai a farsi molti amici, sia perché la maggior parte della gente era sensibilmente più grande di lui sia perché quasi tutti volevano mantenere amicizia e rapporto lavorativo ben distinti, e per quanto riguardava amici al di fuori del lavoro, beh, Frank non aveva tempo per svolgere attività che gli avrebbero potuto fornire nuove conoscienze. Per i primi tempi dopo la scuola aveva continuato a uscire con Bill e Jamia, ma poi, prima lei si era trasferita e in seguito anche Bill era diventato sempre più impegnato e irreperibile, e così avevano finito per vedersi sempre meno.

Però forse era anche colpa sua e non solo delle circostanze. Insomma, quando conosceva qualcuno di nuovo non si sforzava poi molto per far nascere un'amicizia e la prova di ciò, ragionò, era il fatto che nonostante Gerard l'avesse invitato a uscire col suo gruppo e perfino esortato a chiamarlo nel caso avesse avuto una serata libera, lui aveva gentilmente declinato l'invito.

Forse avrebbe dovuto trovare del tempo, e forse avrebbe dovuto provare a cercarlo. Ma non aveva il suo numero, ricordò.

Beh, questa era solo un'altra scusa perché Frank sapeva benissimo dove trovarlo, ossia in università, e okay, era un posto piuttosto grande, ma se aveva incontrato Matt per caso al supermarket allora avrebbe potuto incontrare di nuovo Gerard, prima o poi, soprattutto se l'avesse discretamente cercato.

Prima di addormentarsi si ripromise quindi che si sarebbe impegnato per trovarlo all'università nei giorni successivi, e quando ci fosse riuscito gli avrebbe anche chiesto di vedersi per una pizza o qualcosa di simile.

Sogghignando tra sé e sé al pensiero che la cosa poteva sembrare leggermente equivoca, infine si addormentò.

Nei giorni successivi fino alla settimana seguente Frank tenne gli occhi aperti cercando Gerard, Matt o qualcuno dei loro amici nel limite del possibile, inutilmente. Sembravano tutti spariti dalla circolazione, e arrivato a martedì Frank aveva quasi perso le speranze.

Se ne stava seduto a un tavolo all'aperto, in pausa pranzo, e stava addentando il suo panino reso ancora più duro dal freddo mentre pensava che passare la sua unica pausa degna di nota in quel modo era davvero deprimente, quando ad un tratto una voce lo costrinse a voltarsi.

"Se mangi solo quello" disse. "Rischierai di svenire sul lavoro"

Frank si voltò e si trovò di fronte il viso pallido e sorridente di Gerard.

"Hey!" esclamò, e si trattenne a stento dall'esclamare che l'aveva cercato ovunque. "Ciao" si ricompose.

"Ciao" gli rispose Gerard e Frank valutò che dopo la sua prima frase scherzosa, ora sembrava decisamente imbarazzato.

"Sì lo so, non è il massimo come pranzo" disse indicando il panino che teneva tra le mani. "Ma questo è ciò che passa in convento" ridacchiò. "Tu hai già mangiato?"

"Non ancora, sono uscito ora da lezione. Anzi sai cosa, stavo andandoci proprio ora ma sono da solo perché i miei amici... beh insomma sia quel che sia. Ti va di farmi compagnia? In cambio ti offro qualcosa al bar, dentro" disse indicando con un cenno l'ingresso del Politecnico. "Ammesso che la tua pausa sia lunga abbastanza" si affrettò ad aggiungere.

Frank lanciò un'occhiata al suo orologio e annuì. "Ho tempo, certo. Perché no" sorrise a Gerard che dal canto suo arrossì leggermente.

"Seguimi" gli fece cenno, e Frank si alzò spazzolandosi i pantaloni grigi della sua divisa da lavoro.

Il bar dove Gerard lo portò non era distante, si trovava nella struttura principale della facoltà tra le aule, ed era affollatissimo. Entrambi si misero in coda alla cassa per prendere lo scontrino delle ordinazioni, in silenzio.

"E così" iniziò Frank per rompere il ghiaccio. "Quanti anni hai? Voglio dire, considerando che sei all'ultimo anno e che..."

"Ventiquattro" rispose Gerard.

"Ah" commentò Frank. "Mi sembravi più giovane, anche se razionalmente non era possibile"

"Ah sì, me lo dicono tutti. Tu invece?" gli chiese di rimando.

"Venti" disse Frank, guadagnandosi un'occhiata impressionata da parte dell'altro.

"Sei davvero così giovane?" domandò Gerard prima di riuscire a trattenersi, e lui rise.

"Sì, perché? Li porto così male?"

Il ragazzo arrossì. "Non volevo dire questo. Scusa. È solo che, cazzo, lavori e tutto quanto, e hai solo vent'anni"

"Che dovevo fare dopo la scuola, non volendo studiare, se non lavorare?"

Gerard annuì. "Il ragionamento fila" affermò prima di ordinare un piatto di pasta e patatine fritte alla cassa.

Anche Frank prese della pasta, rifiutando gentilmente l'offerta di Gerard di pagare per entrambi, e dopo altri quindici minuti di attesa finalmente riuscirono a sedersi a un tavolo e a consumare il loro pasto.

Pian piano il leggero imbarazzo che c'era stato all'inizio si dissipò, e i due ritornarono a sentirsi a proprio agio l'uno con l'altro, come quella mattina a colazione, scoprendo man mano di avere lo stesso modo di scherzare e di comunicare, tanto da far voltare le persone intorno con le loro risate.

Insomma, si trovavano bene insieme e alla fine del pranzo Frank dovette balzare in piedi allarmato, accorgendosi troppo tardi di essere in ritardo.

"Alla prossima, grazie della compagnia" lo salutò Gerard con un sorriso mentre Frank tentennava davanti a lui.

"Sì, alla prossima" annuì facendo un paio di passi verso l'uscita, solo per tornare poi in dietro in fretta.

Con le labbra strette in una linea sottile e sotto lo sguardo confuso di Gerard, gli afferrò il braccio destro con urgenza, estrasse una penna dalla tasca dei pantaloni e iniziò a scrivergli qualcosa sul polso.

"È il mio numero di telefono" spiegò brevemente. "Se non mi trovi in casa lasciami un messaggio, ok? A presto" disse con un largo sorriso prima di girare i tacchi e correre via.

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Note - 22 Marzo 2017
Mi sono accorta solo dopo aver pubblicato lo scorso capitolo di aver promesso questo aggiornamento PROPRIO OGGI. Ma nonostante tutto va quasi bene, spero che un capitolo + la nuova raccolta di brevissimissime frerard che ho iniziato a pubblicare rendano questo anniversario un po' più dolce.
Come sempre, ci vediamo tra 10 giorni!
Ah tra l'altro a proposito di questo, vorrei chiedere a voi perché riscontro opinioni contrastanti: 10 giorni è troppo per ogni aggiornamento? Consigliatemi :)
Un bacio e buon emo-day a tutti!
Ps. Scusate se cancello e ripubblico random, ma oggi wattpad ce l'ha con me :/
(Billy)

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