Portland » Shawn Mendes ( In...

By shawnsmind

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A soli 17 anni, Lena Martin era già riuscita a mandare a monte la sua vita. Costretta a tornare nella sua cit... More

Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 23
Chapter 25
Chapter 26
Chapter 27
No Sense
Chapter 28
Chapter 29
Chapter 30
Chapter 31
Chapter 32
Chapter 33
Chapter 34
Chapter 35
Shena's music
Chapter 36
Chapter 37
Chapter 38
Chapter 39
Chapter 40
Chapter 41
Chapter 42
Chapter 43
Chapter 44
Chapter 45
Chapter 46
Chapter 47
Chapter 48
Chapter 49
Chapter 50
Here
Chapter 51
Chapter 52
Chapter 53
Chapter 54
Chapter 55
Chapter 56
Chapter 57
Chapter 58
Vi ringrazio dal profondo del mio cuoricino
Questions
Answers

Chapter 24

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By shawnsmind

"I know I can't keep calling,
just every time I run
I keep on falling on you"

I know, Tom Odell

"Taylor, che cosa vuoi?" Domandai infastidita.

"Ci sono tante cose che vorrei, ma ogni cosa a suo tempo." Disse gettando la sigaretta consumata a terra e schiacciandola con la scarpa. "Allora, cos'è questa improvvisa voglia di studiare anche di domenica?" Continuò indicando la scuola davanti a noi.

"Non sono cose che ti riguardano."

"Beh, comunque è chiusa. Mi dispiace, principessa." Ghignò lui.

"Già, che peccato. Ci si vede." Cercai di tagliare corto ed andarmene.

Non volevo che Taylor, o chiunque altro, sapesse che avevo le chiavi della scuola.
Avevo già abbastanza problemi con praticamente tutti a scuola e sapere che conoscevo bene il preside non avrebbe aiutato.

"Ci vediamo oggi pomeriggio." Urlò lui alle mie spalle.

Mi fermai di scatto quando già avevo raggiunto il lato opposto della strada per allontanarmi da lui.

"Cosa?" Chiesi confusa mentre delle macchine sfrecciavano davanti a noi sulla strada che ci divideva.

"Al funerale di Nate. Sono sicuro che non vedi l'ora di esserci." Mi sorrise.

Era oggi?

"Ci sarò." Dissi cercando di non far notare il mio stupore.

"Non vedo l'ora di vedere la tua faccia quando i genitori di Nate ti vedranno, saranno felicissimi." Estrasse un'altra sigaretta e se la portò tra le labbra facendo bruciare l'estremità con l'accendino.

"Non sono stata io." Dissi rendendomi improvvisamente contro di non riuscire a respirare correttamente.

"Ne sono sicuro, Martin. Io ti conosco, ma è gli altri che devi convincere: i genitori, i suoi compagni di classe, la sua ragazza e tutta la scuola." Disse attraversando la strada e venendo verso di me. "Per quanto tu creda di essere cambiata, Martin, sappiamo entrambi che non si cambia finché non sono gli altri a deciderlo. E per loro tu sei ancora quella ragazza facile che combina casini. E, adesso, anche un'assassina." Ogni parola uscì dalle sue labbra come il sibilo di un serpente. Il suo braccio destro mi avvolse le spalle stringendomi al suo corpo.

Non cercai neanche di difendermi da ogni sua accusa. La parola assassina continuava a ripetersi nella mia testa facendomi dubitare di me stessa. Ero artefice della morte di qualcuno per la seconda volta.

"Io so chi sei. Ci sono io per te." Continuava a ripetere Taylor mentre io ancora fissavo sconfitta la scuola dall'altro lato della strada.
Sarei dovuta andare lì quella mattina, invece i miei piani andarono in fumo non appena chiesi a Taylor di passarmi una sigaretta e di portarmi via da lì.

"Tieni dolcezza." Disse porgendomi il pacchetto e conducendomi verso la sua auto parcheggiata poco più avanti in quella strada.

"Dove andiamo?" Chiese sedendosi al posto del guidatore e aspettando che io facessi lo stesso accanto a lui.

Era una pessima idea, tutto quello era una pessima idea.
Non volevo più essere una pedina nelle mani di Taylor, ma - come aveva detto lui - non sarei mai cambiata. Sarei sempre stata la solita Lena, che - in un modo o nell'altro - avrebbe sempre creato distruzione.

"Qualsiasi posto lontano da Portland."


Shawn's POV


Non ero sicuro di voler dire a Lena del funerale: aveva già sopportato abbastanza.
La voce si era sparsa a scuola e tutti sarebbero venuti quel giorno.
Anche io avevo intenzione di andare, ovviamente, anche se sarebbe stato difficile non provare senso di colpa per ciò che era successo o fare le condoglianze ai genitori di Nate.

Mi passai una mano tra i capelli per la frustrazione.
Mi trovavo davanti casa di Lena da circa dieci minuti, chiedendomi se avrei dovuto bussare o meno.
La macchina di suo zio non era nel vialetto, quindi avrei pututo evitare di entrare dalla finestra.

L'ultima volta che avevo visto Lena era stato due giorni prima - venerdì - e ancora riuscivo a sentire il suo tocco su di me. Ricordi delle mie mani sul suo corpo e delle sue labbra morbide sulle mie mi affollarono la mente.
Non riuscivo mai a starle lontano e, in qualche modo, finivamo sempre per baciarci o per urlarci contro; non c'erano vie di mezzo.

Non potevo credere fino a quale punto stavamo per spingerci. Sapevo solo di volerla mia in ogni senso possibile, volevo poterla baciare ogni volta che volevo senza dover preoccuparmi di cosa avrebbe pensato o se mi avesse allontanato di nuovo.

Mi ero fermato in tempo quella sera - anche se avrei voluto disperatamente continuare - non volevo che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentita in un momento come quello.
L'avevo stretta tra le mie braccia e avevo aspettato finché non si fosse addormentata per assicurarmi che non andasse di nuovo alla ricerca di quelle dannate pillole di cui lei diceva di avere bisogno.

Involontariamente mi ero addormentato anch'io con un braccio attorno al suo fianco e la sua testa sul mio petto, per poi andarmene la mattina presto prima che mia madre non mi trovasse nel mio letto. O peggio, che suo zio mi trovasse lì.

Era la seconda volta che dormivo con Lena ed era la seconda volta che, al mio risveglio, pensavo a quanto quella ragazza mi fosse entrata sotto la pelle. Shawn Mendes, ragazzo a cui non era mai importato molto di niente, se non della sua musica, stava totalmente perdendo la testa per una ragazza che era un conflitto e un dilemma in tutto.

Per quanto fosse bisbetica, fredda e insopportabile all'inizio, sentivo il bisogno di farla ridere in quel modo che speravo di saper fare solo io, di farle arricciare il naso quando era arrabbiata e di vederla portarsi i capelli rossi dietro le orecchie.
Sentivo il bisogno di entrare nel suo mondo sotto sopra e cercare di rimettere ordine. E, se anche non ci fossi riuscito, avrei volentieri fatto parte del suo disordine.

Dove mi stavo cacciando? Pensai sospirando e decidendomi a bussare alla porta di casa sua.
Aspettai un paio di minuti guardandomi intorno e sperando di vederla fare capolino sull'uscio, ma realizzai che non era in casa.

Avevo bisogno di parlarle e mi maledii per non averle ancora chiesto il numero di telefono.
Tra noi sapevo che non era importante: non dovevamo essere come tutti gli altri e passare ore a scriverci messaggi per poi uscire e non dirci niente, ma era in momenti come quello che avrei voluto avere il suo numero.

In fretta composi il numero di Cameron, il quale rispose al terzo squillo.

"Cam, ho bisogno di un favore." Sentenziai subito.

"Amico, anche io sono felice di sentirti. E si, sto bene. Tu come stai mia dolce principessa sul..."

"Cameron! Mi dispiace amico, è importante."

"Spara." Disse sbuffando dall'altro capo del telefono.

"Ho bisogno del numero di Lena."

"Martin?"

"Si, lei."

"E io che posso farci?"

"Stai scherzando? Non eravate amici?"

"Si, prima che lei ci bidonasse per qualche francese." Sbuffò una risata amara.

Strinsi i pugni, ma poi ricordai di essere l'unico a sapere quello che era veramente successo.

"Allora ce l'hai o no il suo numero?" Chiesi spazientito.

"No amico, penso l'abbia cambiato da parecchio. Ma aspetta, a cosa ti serve?"

"A cosa potrà mai servirmi un numero Cameron?" Dissi esasperato.

"Qualcuno ha una cotta per Lena!" Urlò cantando e costringendomi ad allontanare il mio povero nuovo telefono dall'orecchio.
Quel ragazzo era un idiota.

"Cameron, concentrati. Chloe potrebbe aiutarmi?"

"Non credo, ma prova a chiedere a Grayson."

"Grayson?"

"Si, ultimamente hanno ricominciato a vedersi, ma non so niente di più."

"Bene." Sibilai prima di chiudere la chiamata.

Sapevo che Grayson non me la raccontava giusta. Da quel giorno sul campo di football e da quando Lena mi aveva lasciato per doversi vedere con lui avevo capito che stava succedendo qualcosa.
Torturai la mia mente varie volte con immagini di loro insieme prima di decidermi ad andare verso casa di Grayson, non molto lontana.

Bussai con forza alla porta sperando mi aprisse lui e non uno dei suoi genitori. Per fortuna, dalla porta sbucò la sua testa castana.

"Shawn, amico! Che ci fai qui?" Disse sorridendomi e porgendomi una mano per far si che io la stringessi come saluto dandogli una pacca sulla spalla.
Ma l'unica cosa che toccai fu la sua mascella con il mio pugno.

"Si può sapere che cazzo ti è preso?" Disse lui con occhi spalancati tenendosi una mano sul punto dolente.

"Mi è preso che devi stare lontano da Lena!"

"Che cosa?" Chiese facendosi improvvisamente minaccioso una volta messa in mezzo la ragazza.

"Hai capito bene. Non devi avvicinarti a lei." Lo avvertii.

"Penso di essermi perso qualcosa, da quando in qua decidi tu per lei?
Se Lena ha qualche problema con me può dirmelo lei stessa, non il suo avvocato difensore."

"Non sono il suo avvocato difensore e Lena non sa che sono qui." Dissi a denti stretti.

"Si può sapere allora che cazzo vuoi Mendes? Sei il suo ragazzo per caso?"

"No, ma non sperarci neanche tu." Sentivo le mani prudermi dalla voglia di mettergli le mani addosso.

"Come? Ma sono il suo migliore amico!"

"Che?" Quasi urlai sgranando gli occhi.

"Si, razza di idiota."

"Gray, mi dispiace. È stato un fraintendimento." Dissi portandomi una mano sulla faccia incredulo.
Avevo seriamente preso a pugni un mio amico perché credevo ci stesse provando con Lena?

"Sei un idiota."

"Lo hai già detto."

"È quello che sei."

"Scusami." Dissi di nuovo.

"Dai idiota entra, che succede?"

Quasi risi per come la situazione si era ribaltata.

Entrai in casa sperando che nessuno del vicinato ci avesse sentiti urlare sul portico.

Mi fece cenno di sedermi sul divano e così feci, mentre lui si sedette davanti a me sulla poltrona di pelle lucida.

"Ho bisogno del numero di Lena."

"E tu sei venuto fin qui a picchiarmi per questo? Mi prendi in giro!" Quasi urlò sgranando gli occhi.

Suonavo davvero così ridicolo? Probabilmente si.

"Mi dispiace, Gray."

"Non ti avrei mai dato quel numero se avessi continuato a picchiarmi." Disse sbuffanfo e tirando fuori il telefono dalla tasca mentre mugugnava un'altra volta: idiota.

"Lena non era a casa e ho bisogno di parlarle."

"Che c'è tra di voi?" Domandò mentre armeggiava con il cellulare.

"Niente." Risposi impulsivamente.

"Mi ha detto la stessa cosa lei, ma non me la bevo. Avanti, che succede?" Chiese con un sorrisetto di chi poteva leggerti attraverso.

"Non lo so." Ammisi giocherellando con le mie dita."Volevo parlarle proprio di questo, del fatto che credo mi piaccia, ma che non capisco perché continua ad allontanarmi."

"Shawn, Lena non è una persona facile da capire."

"So cosa le è successo e non voglio forzarla in niente, voglio solo capire cosa le passa per la testa."

"Te ne ha parlato?" Chiese stupito.

Annuii.

"E a quanto pare lo ha detto anche a te, pensavo di essere l'unico a saperlo. Oltre a suo zio, intendo." Mi imbronciai.

"Oh andiamo, non fare il geloso!"

Risi e scossi la testa. Lena mi stava facendo impazzire.

"Avanti, mettiamo fine alla tua sofferenza e chiamiamo Lena!" Aggiunse prendendomi in giro.

Grayson cercò il numero tra i contatti per poi avviare la chiamata e portarsi il telefono all'orecchio.

"Lena?" Disse sorridendo. "C'è qui una persona che freme dal parlarti." Scherzò lui mentre io gli mimavo di stare zitto.

Non poteva darmi il suo numero e basta? Tuttavia, avendogli tirato un pugno, dovevo concedergli di prendermi un po' per il culo. Dannazione.

"Ah, non puoi parlare?" Disse Grayson ripetendo le frasi di Lena e guardandomi.

"Okay, ma dove sei? Cosa vuol dire che sei alla riserva? No, aspetta. Non dirmi che... Chi c'è con te? Lena, non fare finta di niente, ho sentito la sua voce, cazzo. Non..." Non terminò la frase e allontanò il telefono dall'orecchio.

Aveva riattaccato.

"Che succede?" Chiesi vedendo la faccia contratta dalla preoccupazione.

con Taylor."

I miei pugni si strinsero istintivamente talmente forte che le mie unghie entrarono nella carne lasciando sicuramente un segno.

"Cazzo." Imprecai cercando di non prendere a calci qualsiasi cosa mi fosse capitata davanti in casa Dolan.

"Cosa facciamo?" Chiese Grayson infilandosi le scarpe e prendendo le chiavi di casa.
Evidentemente anche lui pensava alla stessa cosa a cui stavo pensando io.

"Vieni con me se vuoi, io vado a prenderla." Dissi a denti stretti uscendo di casa e andando verso la macchina.

×××××

Eccomi ♡
Questo capitolo è un po' più lungo, mi scuso se ci ho messo un giorno in più, ma non ero mai sicura di come fosse scritto.
Spero vi piaccia e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Alla prossima, un bacio

Ella xx

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