The last Direwolf

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La bellissima sedicenne Daya si è sempre sentita diversa dalle sue coetanee: cerca tutti i giorni di conviver... More

1-LUCAS
3-DAYA|LUCAS
4- LUCAS
5-DAYA
6-DAYA
7- LUCAS
8-DAYA
9-DAYA
10- DAYA/LUCAS

2-DAYA

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"Oh-oh" Rachel ridacchiò, coprendosi la bocca con una mano in un gesto elegante e birichino mentre fissava un punto alle mie spalle. Io inarcai un sopracciglio.

"Che c'è?" Domandai curiosa, voltandomi per capire che cosa suscitasse la sua ilarità.

"Non girarti!" Mi intimò lei, afferrandomi per un braccio, costringendomi a non muovermi. "Simon ti sta fissando spudoratamente il culo. Di nuovo."

"Oh Cristo." Sbuffai, alzando gli occhi al cielo, aprendo l'armadietto per mettere a posto i libri di quel giorno e prendere quelli che mi sarebbero serviti per fare i compiti per il giorno dopo.

"Andiamo, non fare la preziosa. Sarai anche l'albina più figa d'America, ma non ti puoi permettere di rifiutare uno come Simon!" insistette Rachel, lagnandosi. Io grugnii un offesa a mezza voce, continuando ad ignorarla.

Erano anni che Simon Evans mi fissava di sottecchi a mensa e in classe, ed in un primo momento ero stata anche al gioco, finché non avevo capito che non aveva intenzione di fare il primo passo.

"Secondo me dovresti andare a parlarci." Fece Rachel, appoggiandosi con una spalla agli armadietti mentre fissava ancora lo stesso punto alle mie spalle.

"Secondo me dovrebbe tirare fuori le palle." Ribattei, prima di chiudere l'armadietto e sospirare, esasperata. "E smettila di fissarlo!"

"Okay, okay" disse lei, sollevando le braccia "ma sta' calma!" M'intimò alzando gli occhi al cielo.

"Piuttosto, che cosa fai stasera?" Si ricompose mentre ci dirigevamo all'uscita. Io mi strinsi nelle spalle.

"Pizza e film con mia zia?"

"Me lo stai chiedendo o me lo stai dicendo?" Rachel ridacchiò, stringendosi nel cappotto quando uscimmo. "Perché se volessi invitarmi sappi che io ci sto."

Feci una smorfia.

"Non per essere maleducata Rachel, lo sai che Johanna ti considera di famiglia... Ma è piuttosto strana ultimamente e ha qualche problema a controllarsi." Rachel si rabbuiò.

"Ha le visioni?" Io annuii, mordendomi il labbro inferiore.

"Quindi dici che non è un buon momento per farmi leggere la mano?" Io le rifilai uno scappellotto sul braccio, ridacchiando. "Volevi farti leggere la mano da mia zia?!"

"Che c'è? Mia madre dice che è davvero brava!"

Spalancai occhi e bocca, scioccata da quella rivelazione.

"Tua madre si fa fare i tarocchi da mia zia?"

"Te l'ho detto che è brava!"

Io sbuffai, incredula mentre raggiungevamo la fermata dell'autobus.

"Aspetti con me?" Mi chiese Rachel mettendosi a sedere sotto la pensilina. Io scossi la testa, indicando il cielo.

"Vorrei, ma devo darmi una mossa se non voglio bagnarmi."

Rachel osservò il cielo nuvoloso con aria omicida. Ero certa che stesse incolpando il tempo per avermi strappata alle sue chiacchiere, ma dopo un po' sospirò e mi congedò con un sorriso ed un bel bacio dritto in fronte.

"Muovi quel culo!" M'intimò, scherzando, ed io mi voltai per farle il dito medio.

Mentre camminavo verso casa, però, avvertii una strana sensazione, come se qualcosa dentro di me si irrigidisse ed un brivido mi colse, percorrendomi la spina dorsale e ghiacciandomi il cervello.

Una vocina dentro di me mi faceva sentire osservata e mi imponeva di voltarmi per sincerarsi che non fosse così, che gli occhi che mi sentivo puntati addosso altro non erano che il frutto della mia immaginazione, ma l'istinto mi ruggiva dentro e mi intimava a proseguire a passo più svelto verso casa.

Affrettai il passo cercando di aguzzare l'udito il più possibile e –non so se fosse per la mia paranoia o per davvero- ad un tratto udii indistintamente un suono di passi che ricalcava i miei.

Sbirciai con la coda dell'occhio alle mie spalle e notai un cane che camminava a pochi metri da me. Sembrava un trovatello, con il pelo scompigliato e sporco, ed era buffissimo con quelle zampette troppo corte per il corpo che sospirai di sollievo e mi fermai, girandomi verso di lui per fargli una carezza.

Quello si avvicinò senza fare storie, uggiolando, ma appena mi giunse davanti si sdraiò e mi mostrò la pancia, rimanendo immobile.

MI stupii: non l'avevo nemmeno toccato, come poteva già sottomettersi in quel modo? Inarcai un sopracciglio e gli accarezzai la pancia rosa prima di alzarmi e proseguire verso casa, e quello mi seguì, trotterellando allegramente al mio seguito. Non ne volle sapere di andarsene fino a quando non fui sulla porta di casa e mia zia arrivò alla porta per aprirmi.

"Daya. Vieni, entra, devo farti vedere una cosa."

Zia Hannah era una donna bella, sulla cinquantina, con i capelli rossi come il fuoco lunghi fino ai fianchi e la pelle liscia di una ventenne. Aveva sempre un'aria molto composta, come fosse una nobildonna, ma lo sguardo dei suoi occhi era caldo e affettuoso con me e con le sue clienti.

Sembrava una vera strega.

"Zia." La salutai, entrando in casa. Lanciai un'ultima occhiata alle mie spalle per guardare il cane che si era seduto in mezzo al vialetto e mi guardava come se aspettasse un qualche comando da parte mia.

"Sciò." Dissi, facendo un gesto con la mano.

Quello scodinzolò e si alzò, ripercorrendo il vialetto per poi uscire dal giardino e ricominciare a passeggiare in giro per la strada con quella sua aria spensierata.

"Vieni, ti ho preparato le medicine."

Zia Hannah posò due barattoli di erbe secche sul tavolo ed io li presi fra le mani, sorridendole.

"Grazie."

Le mie medicine.

In realtà erano rimedi omeopatici per la mia difficoltà a dormire qualche volta e per le crisi epilettiche che ogni tanto mi coglievano. Avevo iniziato a prenderle quando ero piccola e mi avevano sempre aiutata a tenerle a bada, ma da qualche tempo cominciavano a funzionare di meno e quindi avevo deciso di aumentarne le dosi.

Il che implicava che mia zia dovesse prepararne più spesso.

Vivevo con lei perché mia madre era rimasta incinta da giovane ed era stata lasciata da mio padre che se l'era data a gambe appena aveva saputo della mia esistenza. Quando mia nonna lo era venuta a sapere l'aveva ripudiata e Hannah era stata l'unica a starle accanto.

Comunque era morta quando io avevo solo pochi mesi di tubercolosi lasciandomi con sua sorella che si era presa cura di me senza mai lamentarsi e trattandomi come se fossi sua. Certo, era strana ed eccentrica, e non aveva mai preteso che la chiamassi mamma, ma era la cosa più vicina ad un genitore che avessi.

"Vieni, vieni, ho trovato una cosa che ti piacerà."

Raggiunsi zia Hannah in soggiorno e la trovai china che frugava in una scatola che pareva avesse tirato fuori da sotto il divano, piena zeppa di vecchie fotografie ed altre cianfrusaglie. Mi inginocchiai accanto a lei, lasciando cadere la borsa per terra, mentre studiavo l'oggetto che aveva tirato fuori dal mucchio.

"Ecco qui." Esclamò, sollevando la collana in modo che la luce si riflettesse su di essa.

Era una catenina argentata, lunga e incredibilmente brillante, alla quale estremità stava appeso un ciondolo acuminato, dai riflessi blu e verdi, d'oro e perfettamente incastonato in un piccolissimo cappuccio d'argento che lo teneva appeso alla collana.

Ero senza parole mentre osservavo la luce riflettersi su di esso e zia Hannah parve soddisfatta della reazione suscitata.

"Ti piace?" Chiese. Io deglutii, incapace di trovare le parole per esprimere tutta l'ammirazione che provavo e lei rimase paziente ad osservarmi mentre divoravo con lo sguardo ogni dettaglio di quel bellissimo oggetto.

"Che cos'è?"

Chiesi, una volta ritrovata la voce. Lei sospinse la scatola sotto al divano e si sistemò meglio accanto a me, per farmi osservare meglio il pendente.

"È un artiglio di lupo." Disse, eccitata. Io le rivolsi un'occhiata interrogativa e lei alzò gli occhi al cielo.

"Vieni, ti aiuto a metterla." Si spostò alle mie spalle ed io presi i capelli fra le mani, sollevandoli dalla nuca per permetterle di allacciare la catenina attorno al mio collo.

Zia Hannah non mi aveva mai permesso di tagliarli e adesso erano lunghi quanto i suoi, ugualmente folti e morbidi, con l'unica differenza che i miei erano bianchi come il latte. Il mio essere albina mi aveva spesso tormentata –o meglio, i miei compagni di scuola mi avevano tormentata- facendomi guadagnare i soprannomi più bizzarri.

Fiocco di neve, fantasma, morta vivente...

Non era stato facile farsi rispettare. Almeno fino a che non era subentrata la pubertà ed i ragazzi avevano capito cosa si potesse fare con una ragazza chiusi da soli in una stanza. Tyler Holson era stato il primo a capirlo e a farsi avanti e, nonostante fosse un cazzone montato che mi aveva spezzato il cuore, mi aveva anche permesso di fare qualche esperienza.

"Da dove viene?" Chiesi, osservando l'artiglio risaltare sulla pelle pallida del mio petto.

"Non ne sono certa, tuo nonno lo ottenne da un vecchio cacciatore che suo padre aveva conosciuto in guerra. Disse che era davvero antico e che apparteneva ad un lupo preistorico."

"Pff." Risi, accarezzando dolcemente il ciondolo "se così fosse dovrebbe essere ridotto in polvere a quest'ora."

Zia Hannah mi fece un sorriso tirato e si alzò in piedi, portandomi con sé davanti allo specchio.

"Sei diventata davvero bellissima." Mi disse, mentre si sistemava dietro di me, abbracciandomi forte. Io ridacchiai in imbarazzo ed abbassai lo sguardo.

"Avrò preso la mia bellezza da te."

Mi aspettai che ridesse alla mia battuta, che mi prendesse in giro disarmandomi con una delle sue affermazioni insolenti, invece abbassò lo sguardo a sua volta e si districò dall'abbraccio sparendo dal riflesso contrastante di rosso e bianco insieme.

"Che cosa ti piacerebbe mangiare per cena?" Mi chiese, prendendo la mia borsa dal pavimento per appenderla nell'ingresso. Mi diressi verso di lei, confusa dalla sua reazione, ma senza insistere per sapere che cosa le fosse preso, sicura che non me lo avrebbe mai e poi mai rivelato.

"Pensavo ad una pizza." Le dissi, affacciandomi dalla cucina. "Ti dispiace se vado un attimo a fare la doccia?"

"Oh no, vai pure, chiamo io il fattorino."

"Grazie." Risposi, uscendo dalla stanza per andare in corridoio. La sua voce mi raggiunse quando ero quasi arrivata alle scale.

"Con i funghi va bene?"

"Perfetto!" Risposi a voce alta per farmi sentire. Salii i gradini in fretta e corsi fino in camera mia, tappandomi in bagno con le braccia che tremavano.

Cercai di rilassarmi e respirare piano aprendo l'acqua calda, impaziente di rifugiarmi sotto al getto che avrebbe impedito alla crisi di cogliermi. Sentivo che stava cambiando qualcosa in me e non mi piaceva affatto sentirmi sull'orlo di un precipizio: sapevo che non potevo contrastare le crisi per sempre e che prima o poi avrei avuto un attacco violento.

Il punto era che il mio istinto si ribellava a me e mi spingeva a non prendere le medicine per contrastare gli attacchi, il mio corpo si rifiutava di obbedirmi e non sapevo se ciò fosse esattamente un bene o un male. Certo era che qualcosa stava cambiando in me e lo sapevo da settimane, da quando avevo cominciato a sognare di correre nel bosco al limitare della città. In quei momenti mi sentivo libera e, cosa davvero spaventosa, non mi sembrava di essere umana.

Forse ero solo suggestionabile ed il regalo di zia Hannah mi aveva confuso le idee, ma l'avrei giurato sulla mia stessa vita che puntualmente, nel sogno, avevo creduto di essere... un lupo.





SALVEEE 

Grazie mille per aver letto anche questo secondo capitolo, spero che Daya vi piaccia almeno la metà di quanto piacerà a Lucas. ^^

Hahahahaha, eh già, perché non importa quante volte andrà a letto con Lara, alla fine lui finirà per...

Oh, andiamo, ve l'ho detto che c'è il tag erotico, no?

Ecco, fatevi le pugnette mentali ^^

Hahahahahaha no, scherzi a parte, grazie mille per aver letto, votato e commentato e vi ricordo che se non avete letto la prima storia di questa serie NON CI SONO PROBLEMI, non avrete bisogno di quella per capire questa. 

Okay, dunque, che dire?

Vi amo e ci vediamo domani con il prossimo capitolo. 

P.S: Che ve ne pare della ragazza che ho scelto per Daya? ^^

Un bacione

William






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