InazumaEleven: Complicated ch...

By TumblrAwkward

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Il sogno di Eileen è sempre stato il Giappone. È dovuta rimanere a Londra visto che sia la madre che il padre... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Speciale 1K visualizzazioni
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Speciale 2,2K
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Speciale 5K
Speciale 5K pt.2 (Finale)
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 35: THE END
Avviso
È stato deciso che...

Capitolo 34

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Eileen's pov
"Ma come? Eileen fra due giorni dovevamo andare a pattinare sul ghiaccio. La nostra classe aveva ricevuto l'invito da parte dell'Alpine Jr. High, non ricordi?"
"Io...si lo so, mi dispiace...però-"
"Hai di meglio da fare, dico bene?"
"Yume...è un ritiro importante, avrei voluto esserci, ma non posso." mentii spudoratamente.
Da una parte mi sentivo in colpa perché era la persona che si preoccupava di più tra tutte quelle che avevo conosciuto, ma dall'altra non mi importava più di niente.
"Lo capisco. Vorrà dire che ti ci porterò io un giorno. Quanto starete via?" ero sicura che stesse sorridendo.
Ad un tratto, la testa iniziò a farmi male, un dolore insopportabile. Strinsi i denti e cercai di respirare a fondo, di mantenere la calma per cercare di di far sì che il dolore diminuisse. Ma ebbi l'effetto contrario: si fece più intenso.
Avevo le mani tra i capelli e la vista si stava facendo annebbiata.
"Eileen, tutto ok? Eileen? EILEEN?!"
Riattaccai all'istante, facendole le mie scuse mentalmente.
Che ti succede ragazzina? La tua forma fisica è ai limiti. Sai che pretendo che la tua forza non si abbassi oltre un certo livello. Lo ricordi bene, vero? Ricordi quella promessa?
"Sta' zitta..." ansimavo, la testa mi scoppiava.

*Flashback: Eileen, 4 anni*
"Noi non giochiamo con le bambine!"
"Le femmine sono scarse"
"Sei una guastafeste! Fai sempre i dispetti a tutti!"
"Piangi per ogni cosa."
Continuavano a ripetermi quelle frasi senza preoccuparsi di quanto ci potessi rimanere male. Ridevano di me. Ogni volta che andavo a chiedere se potevo unirmi a loro venivo congedata con una risposta sgarbata, poi prendevano un po' di terra e me la lanciavano contro.
Io subivo, rientravo a testa bassa e venivo rimproverata dalla signora che si occupava delle ragazzine della mia età. Anche perché, alla fine, era lei che doveva lavarmi.
Chiedeva spiegazioni e io non gliene davo. Non volevo ne essere compatita, ne tanto meno volevo che si aggiungessero altri bambini nel gruppetto "giudichiamo l'ultima arrivata".
Perché si, mi avevano lasciata lì quando avevo un anno e non erano arrivati altri bambini.
Se c'era un motivo o era stata solo coincidenza non l'avevo mai capito.
E una sera, mentre ero stata messa in punizione per l'ennesima volta e privata della mia dose giornaliera di cibo, l'avevo vista. Me ne stavo nel cortile con le gambe al petto e lo sguardo spento.
Poi tra gli alberi avevo visto una coda grigia con la punta bianca e subito dopo c'era stato il contatto visivo.
I miei occhi vennero inghiottiti dalla profondità di quel suo rosso così intenso e da quella sua aria così sinistra.
Poi mi ritrovai di fronte a quell'animale.
Una goccia era seguita da un'altra e così via: stava piovendo. Portai l'unico libro che mi era stato lasciato dai miei genitori e lo usai come un riparo improvvisato, almeno per non bagnarmi i capelli.
Che stavi facendo lì tutta sola?
Non stava parlando, sentivo tutto dentro la mia testa e subito mi preoccupai.
Indietreggiai impaurita.
Non ho intenzione di farti del male, ero solo curiosa.
Feci un altro passo indietro, continuando a non fidarmi.
I rami del cespuglio che avevo di fronte si mossero all'improvviso e poco dopo ne uscì un gatto.
Ora pensi che smetterai di avere paura?
Mi accovacciai e guardai quell'animaletto.
"Perchè hai deciso di parlarmi?" chiunque sarebbe venuto a cercarmi mi avrebbe subito indirizzata ad un ospedale psichiatrico.

Te l'ho già detto, ero curiosa.
"Capisco. Hai bisogno di qualcosa?"
Sembra che tu abbia una discreta forza, ma i bambini dell'orfanotrofio non ti reputino abbastanza forte per il loro gioco.
"Dis..creta? Reputino?"
Ti ho appena detto che sei una bambina piuttosto debole e che i bambini con cui vivi in quell'orfanotrofio non ti considerano forte. E per questo non vogliono giocare con te.
"Ohw. Ho capito, ho capito."
Io posso darti la forza di cui hai bisogno. Ti aiuterò, ti farai un nome, verrai conosciuta a livello mondiale! Tutti non faranno altro che invitarti ad iscriverti alle loro scuole!
I miei occhi si illuminarono in quel preciso istante: gli occhi di una bambina che credette a quelle semplici e così illusorie parole videro un futuro che sarebbe stato a dir poco perfetto. Un futuro molto prossimo, stadi gremiti di gente che avrebbe acclamato il mio nome, gente che avrebbe urlato nel momento in cui la palla sarebbe stata scaraventata in porta grazie a me.
"Tu...tu potresti davvero?" chiesi entusiasta.
Ci sono due condizioni: dovrai mantenerti costantemente allenqta, poiche la tua forza deve raggiungere sempre i massimi livelli; per di più non voglio essere coinvolta in questioni di cuore, altrimenti sarò costretta ad intervenire.
Una risata alquanto sinistra.
"Mh. Va bene." risposi titubante.
In quei pochi secondi mi mostrò la sua vera forma, nonché quella che avrei assunto io stessa.
I miei occhi erano rimasti ammaliati: era un esemplare unico nel suo genere e di una maestosità incredibile.
Un carattere si impresse nella mia mente: 黒
"Ku...ro?"
Sai, anche io ho un nome.
"Ma dove sei andata a finire?!" feci un giro attorno a me stessa e controllai ovunque.
Ti avevo detto che ti avrei dato la mia forza o mi sbaglio? Ora siamo una cosa sola.
"E io come faccio a sapere come e quando usare...questa forza?"
Nel momento in cui ti sentirai leggera, libera, un tutt'uno con il vento. Ti basterà saltare, fare una capriola avanti e sbizzarrirti sul come far finire la sfera nella porta.
"Sbizzari..rti? E di che sfera parli?"
Sentii un sospiro.
Significa che sarai libera di scegliere la tecnica con cui far entrare il pallone in porta mentre hai le mie sembianze.

*Fine flashback*
"Lo so...lo so...ora smettila...ti prego smettila..." piangevo. Per causa sua non era mai successo quindi sapevo che se non avessi cambiato le cose, ci avrebbe pensato lei a peggiorarle.
Quello che stava accadendo dentro me assomigliava ad un conflitto interno, ma non esattamente.
Non sarei comunque stata in grado di rispondere alla domanda di Yume: quanto saremo stati via? Un mese? Due? Un anno intero?
Dovevamo pur sempre viaggiare nello spazio.
Misi un paio di felpe, alcune magliette, calzini, pantaloncini sportivi, le scarpe, la tuta della squadra. Non pensavo mi sarebbe potuto servire altro.
Restai seduta ad aspettare l'alba, impossibilitata ad addormentarmi a causa della presenza del mio totem.

Appena scorsi i primi raggi di sole presi il borsone, scrissi un veloce biglietto ai miei genitori e mi precipitai fuori di casa, guidata dalla preoccupazione verso quel ragazzo che in realtà non era nemmeno mio cugino.
Stranamente scoprii di essere l'ultima ad arrivare, nonostante il mio anticipo di una decina di minuti.
"Ragazzi...voi...come mai tutti già qui?"
"Fidati, non siamo tutti: mancano Arion e Victor. Era passato da Vladimir da quel che so.." era stato Riccardo a prendere la parola e mi aveva rivelato l'ultima cosa a bassa voce.
Gli sorrisi debolmente.
Aspettammo venti minuti prima del loro arrivo, e altri cinque prima che Arion smettesse di scusarsi per aver dormito qualche minuto in più.
"Sono nuova in questa cosa quindi non so come funzionano le cose. Dove dobbiamo andare? Fra quanto si parte? Quanto si sta via?"
"Ragazza quante domande!" rispose sgarbatamente un ragazzo con dei ciuffi blu e un ghigno in volto.
"Falco vedo che non sei cambiato eh? I tuoi fratellini come stanno?" sorrise un ragazzo con una fascetta nera che gli teneva sollevati i capelli.
Il castano arrossì improvvisamente: "B..bene.."
Mi fece l'occhiolino e appena incontrai il suo sguardo lo riconobbi: era quel ragazzo con cui avevo fatto dei tiri a basket.
"Non abbiamo avuto la possibilità di presentarci: io sono Terry." sorrise e allungò la mano.
Gliela strinsi e mi presentai a mia volta "Eileen."
"Ohi, Terry! Ti ho detto giù le mani!" rise Victor dopo aver interrotto il discorso che stava avendo con Arion e Riccardo.
Il ragazzo davanti a me alzò le braccia con fare innocente e mi rivolse un sorriso, per poi allontanarsi.
"Bene! Il signor Travis ci aspetta sul cortile posteriore! Sbrighiamoci!"

Quel mezzo era qualcosa di surreale.
Mi guardavo attorno spaesata, mentre Arion se la rideva osservandomi.
"Questa è la tua stanza, spero ti vada bene."
Mi bloccai di scatto ed entrai in quelle quattro mura. La vista dal finestrino era qualcosa di impensabile.
"Ehm..si..grazie.." risposi posando il borsone a terra e sedendomi sul letto.
"Staremo via circa una settimana, se non poco più. E dobbiamo andare sul pianeta di Lalaya...ehm..." sembrò scavare tra i ricordi per trovare un nome "Non ricordo il nome!" scoppiò a ridere portandosi la mano dietro la testa, imbarazzato.
"Grazie per avermi risposto. Ora vorrei-"
"Riposare giusto? Immaginavo che non fossi riuscita a dormire un granché." si intromise Cerise.
"Sei l'ultima persona che voglio vedere in questo momento. Sei la migliore amica del nemico."
La rosa alzò un sopracciglio, per poi andarsene infastidita.
"Secondo le mie ipotesi non siete in buoni rapporti. Dico bene?" un ragazzo dai capelli arancioni comparve alla mia porta, affiancando Arion.
"Deduzione esatta, Sherlock Holmes." risposi sarcastica.
Lui ridacchiò.
"Keenan ora andiamo, vuole riposare."
"Agli ordini capitano! Piacere di averti conosciuta Eileen Hace."
La porta si chiuse e caddi a peso morto sul letto.
Di dormire, però, non se ne parlava. Misi un paio di shorts e una maglia qualsiasi ed uscii dalla stanza, ritrovandomi davanti una ragazza alquanto bassa. Capelli verdi raccolti in due codini e sembrava alquanto impacciata.
"Io...io ero..ero venuta a vedere c-come stavi. N-non deve essere una situazione facile..." balbettava e faceva di tutto per non guardarmi negli occhi.
Sembrava spaventata da me.
Però il suo imbarazzo e solo quello stare vicino a lei mi trasmettevano quel senso di tranquillità che stavo cercando di ottenere da sola.
"Sei stata molto gentile." le sorrisi dolcemente "Comunque stavo andando ad allenarmi per scaricare un po' la tensione, la preoccupazione, la frustrazione...un po' tutto insomma. E non ho voglia di incontrare nessuno dei ragazzi per adesso, quindi ti dispiacerebbe farmi strada? E se ti va puoi unirti a me."
Lei rimase a guardarmi per qualche istante poi annuì e sorrise a sua volta.
"M-mi...mi avevano detto che avevi un carattere totalmente diverso da quello che mi hai dimostrato prima. Ti..ti stai sforzando di essere gentile con me?" continuava a non guardarmi, semplicemente se ne stava a giocherellare con le dita in attesa di una mia risposta.
"Nient'affatto. Mi sento tranquilla stando con te, tutto qui." ammisi, dando voce a quanto avevo pensato poco prima.
Una porta si aprì automaticamente ed ebbi la visuale di un enorme campo da gioco.
"Bene, io per adesso rimango a guardare, così imparo a vedere come giochi." disse con un piccolo sorriso, questa volta guardandomi negli occhi.
Annuì e iniziai a correre per riscaldarmi.

Nell'istante in cui colpii il pallone con la mia tecnica, lo stesso ragazzo che aveva rapito Yahiko il giorno prima si materializzò davanti alla porta e bloccò il tiro con una sola mano.
"Niente male." mi sorrise.
"Poco prima che te ne andassi ti ho visto. Chi sei?" chiesi con fare irritato.
"Kensaku Kitamura, capitano della squadra che dovrai sfidare per riavere tuo cugino."
Strinsi i pugni.
"E che ci fai qui?"
"Avevo pensato che sarebbe stato cortese presentarmi dopo essermene andato senza aver detto niente riguardo al mio conto." continuava a sorridere.
"La cortesia era l'ultima cosa che mi aspettavo dalla vostra razza." risposi acida.
"La mia razza? A dirla tutta sono in quel pianeta per mia scelta, Eileen. Noi non siamo diversi. Beh, non completamente."
"Tu...tu sei umano?! Perché stai facendo tutto questo?"
Scrollò le spalle e prima di andarsene disse semplicemente una parola: divertimento.
La mia rabbia si fece sentire per l'ennesima volta.
Così mi piaci, ragazzina.
Una voce mi riportò alla realtà: "Va tutto bene? Penso che dovremmo andarlo a dire al capitano..." propose la ragazza.
"Mi sa che siamo costrette...ehm..."
"Trina. Il mio nome è Trina." sorrise.
Le sorrise a mia volta e ci dirigemmo verso la stanza di Arion, per avvertirlo che avremmo voluto parlare a tutta la squadra.

Ohayoo minna! :D
A quanto pare sono ancora viva, solo che facendo un liceo a malapena avevo del tempo per respirare...
Beh, spero di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo abbastanza lungo. Son poco più di 2000 parole :3
Arion:peccato che sia il penultimo...
Io:Arion shhh!
Victor:hanno il diritto di sapere.
Aitor:concordo (~‾▿‾)~
Io:vabbe...mi dileguo...*scompare*

Davvero, volevo scusarmi con voi e spero che siate ancora qui a sostenermi anche perché nel prossimo capitolo ho una cosa da chiedere. ^^"
Riccardo:ma farlo adesso?
Io:mh...meglio nel prossimo. :D
Ah, comunque! Ora sistemerò delle cose. Volevo farvi sapere che ho fatto una nuova copertina.

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