Centuries 3

By Little57

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Ho visto l'amore celarsi nei loro sguardi. I sorrisi nascosti e le segrete risate. Un continuo via vai, di ge... More

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Capitolo 192
Capitolo 193
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Capitolo 199
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By Little57

Finito il tea, finito quello scambio di parole ritenuto d'obbligo per entrare almeno un po' nella vita l'un dell'altro.. ci alziamo.

"Miss Lenson.." sorride nella mia direzione. "Sarei davvero molto felice se potessi colloquiare con lei in privato signorina, così potremmo finalmente risolvere quello per cui l'ho invitata qui." sorride sistemandosi la camicia.

Lancio uno sguardo ad Harry e Gemma.. "Oh, signori Styles, potete benissimo comportarvi come se foste a casa vostra, penso che gradireste molto un giro turistico della casa. Non c'è stanza che possa esservi celata, quindi.. spero di non risultare troppo scortese se rivelo alcune piccolezze, per così dire, alla signorina Lenson." sorride nella loro direzione.

Harry mi prende un attimo da parte. "Tutto bene per ora?" mi chiede portando una ciocca di capelli ribelle dietro il mio orecchio.

Gemma e Barcley stanno discutendo su un quadro.

"Tutto bene, mi sembra quasi simpatico, solo un po' rigido. Andrà tutto bene, spero." gli sorrido di rimando. "Non preoccuparti."

"Se succede qualcosa, se dice qualcosa che non dovrebbe, basta che tu mi chiami, ok? E io corro ovunque tu sia, non sto scherzando." ridacchia, ma nasconde un filo di parole veritiere sotto quelle che pronuncia come un gioco.

"Nel caso avessi bisogno di te, non esiterò a chiamarti." annuisco rassicurandolo.

"Non vedo l'ora che questa cosa finisca." sospira attirandomi a se.

Appoggia un bacio, l'ennesimo, sulla mia fronte mentre mi avvolge tra le sue braccia.

"Non posso crederci che tu continui ad essere così ansioso.." lo prendo in giro allontanandolo.

Barcley ci sorride. "Allora Miss, la posso accompagnare a fare un piccolo giro?" mi porge il braccio perché io lo prenda.

Annuisco e poi lo seguo mentre mi accompagna fuori dalla casa.

"Questa villa è davvero immensa." ridacchio. "Non si sente mai solo? Come ha trascorso la sua vita Barcley?" gli chiedo mentre passeggiamo per il grande giardino, a passo lento.

"Sa.. non ho trovato l'amore, l'unica persona che volevo mi ha lasciato senza nulla, se non con tanti rimorsi.. così ho deciso di dedicarmi alla cura della casa si Sir. Harvey, lui si che non mi ha mai dato causa di star male. Era sempre così solare, grande amico mio, vorrei aggiungere. Era amico di chiunuqe incontrasse a dire il vero.." ridacchia. "Per quanto mi riguarda, ho condotto una vita soddisfacente, non ho molti rimpianti, l'unico, forse, è quello di non aver viaggiato come avrei voluto."

"Ha figli?" chiedo.

"Oh si.. uno, Karl.. si trova ad Oxford, per gli studi. Grande mente, mi rende sempre così orgoglioso.." sorride.

"E lei.. perché non si prende una bella casa tutta sua, in pensione, potrebbe viaggiare?!" guardo il cielo azzurrino. Nulla sembra poter andare storto.

"Oh Miss, ma questa è già casa mia.. questa è più casa mia di quanto non lo sia stata nessun'altra in cui sul campanello vi fosse il mio nome." scuote la testa ridacchiando. "Spesso casa non è per forza l'edificio in cui dormiamo e beviamo a più non posso.. casa può essere una persona come un luogo non definito, casa può essere ovunque o da nessuna parte, sta a noi decidere." mi sorride.

"Sottoscrivo tutto quello che ha detto Barcley." sorrido. "Era da molto che cercava di mettersi in contatto con me?" gli chiedo.

Prende un grosso respiro.. inala più aria di quanto uno pensi i suoi polmoni possano contenere. "Davvero tanto signorina, tre anni più o meno."

"Strano."

"Cosa le sembra bizzarro?!"

"Il fatto che ancora mi sfugge che funzione ho io con tutto questo." gesticolo indicando la casa e tutto quanto.

"Penso che questo non sarà proprio piacevole da spiegare Miss, ma mi tocca, in onore di Sir. Alexander." sospira sedendo su una panchina e picchiettando la sua mano ossuta accanto a lui, perché io lo raggiunga. Mi siedo lì, con aria preoccupata.

"Sa.. anche il signor Harvey non è stato molto fortunato in amore." sospira guardandomi con gli occhi piccoli piccoli. "Sarà per questo che ci siamo trovati così bene a farci compagnia a vicenda. "All'età di 17 anni, dovette affrontare la morte dei due genitori, in un incidente, un incendio nella loro tenuta in campagna. Non sopportò il fatto di essere rimasto solo, infatti, l'unico appiglio fu la sorella minore. Decise di viaggiare, viaggiava tanto quell'uomo.." ridacchia tra se.. e io mi chiedo come mai sta parladno di lui in questo momento. "Francia, Spagna, America, India, Asia, Australia, Africa.. tornava sempre per pochissimo tempo, non più di una settimana, poi via, una nuova avventura. Successe, se la mia malandata memoria non m'inganna, che tornò, e per qualche strana ragione rimase qui, per più di una settimana, e per più di due. Non era difficile dire che si fosse innamorato, osteggiava il fatto che tutti lo avessero orami compreso. Non ci rivelava mai chi era questa fancuilla che tanto lo rendeva felice.. fatto sta che da allora, recuperò quel sorriso che i suoi genitori si erano portati nella tomba alla loro morte." Altro respiro.

Questa sotoria mi affascina così tanto adesso..

"Passavano gli anni, e nessuna sapeva chi fosse questa ragazza.. ad un certo punto arrivammo a considerarlo pazzo, che si fosse inventato tutto, ma non se lo era affatto inventato. Dopo anni di fidanzamento nascosto, ad una serata di gala, si presentò con affianco una ragazza, bellissima, capelli scuri pelle bianca.. stregò gli animi di tutti quanti, e tutti compresero come fosse riuscita a far innamorare Alexander. La accogliemmo così bene qui, la accolse a braccia aperte anche Terry, la sorella del signor Alexander.. erano inseparabili."

"Signore.. questa storia mi interessa molto, ma non capisco.. come mai me la racconta?!" sorrido cercando di non risultare poco delicata.

"Capirà signorina, capirà presto." mi accarezza un braccio. "Mi lasci andare avanti, e il puzzle le si comporrà da se."

Annuisco un po' perplessa.

"Dicevo.. questa ragazza, fantastica, era diventata parte della famiglia, era sempre qui.. proprio in questa casa, trascorrevamo momenti felici e divennero ancor più felici quando scoprimmo che nel ventre di quella fanciulla cresceva il primogenito o la primogenita di Alexander, l'erede delle grandi ricchezze Harvey. Beh.." il suo viso si contorce in una smorfia un po' troppo dolorosa, quasi penso che la vecchiaia gli stia gocando qualche scherzo. "Tutto quello che di felice c'era stato fino ad allora svanì.. come se qualcuno avesse spento la magia che quella persona portava nell'animo di Sir. Harvey.. la creatura che portava in grambo sembrava averla inacidita, averla resa scontrosa e burbera. Arrivò il giorno in cui decise di andarsene." mi acciglio.

"Ebbene si. Non aveva lasciato Sir. Harvey, sosteneva di amarlo, voleva solo ritornare a vivere a casa dei suoi genitori, si sentiva un po' addolorata di vivere la gravidanza lontano da loro.. così la lasciammo andare. Il tempo passava e noi godevamo delle sue visite sempre meno.. fino a  quando non era il signore stesso ad andare a trovare lei. Nacque una bambina, una bambina di cui purtroppo Sir. Harvey vide il volto solo un paio di volte." il suo volto adesso cerca di trattenere lacrime.

"Questa soria è orribile Miss. Lenson.." si porta le dita sotto l'occhio sinistro e io gli offro conforto alla meno peggio, appoggiando una mano sulla sua spalla.

"Si faccia forza Barcley." mi sento così terribilmente a disagio. Questo vecchio mi ha chiamato solo perché aveva voglia di sfogarsi?

"A Sir. Alexander fu portata via l'unica cretura che avrebbe potuto amarlo come meritava, l'unica creatura degna del prestigioso cognome Harvey.. ebbene, colei che lui sosteneva di amare se n'era andata, l'aveva abbandonato, peggio, l'aveva tradito, umiliato, reso schiavo.. Aveva avuto una relazione in contemporanea con un altro uomo, il quale poi sposò, e dal quale ebbe un'altra figlia. Tutto ciò, tenendo nelle sue mani la figlia del signor Harvey. Sparì senza lasciare tracce.." sospira, all'improvviso il cielo si fa più nuvoloso.

"Alexander non era stupido, era stato letteralmente stregato dal fascino e dalle menzogne di quella ragazza.. Una volta che lei se ne fu andata, capì che era inutile cercare l'amore che lei non voleva dargli, ma non poteva di certo arrendersi senza avere la sua bambina."

"La ritrovò?" chiedo con ansia.

"La cercammo, la cercammo tanto signorina.. talmente tanto che passarono circa vent'anni. Si rede conto Miss, vent'anni. Quella bambina che lui aveva visto che era poco più di uno scricciolo era diventata una donna e lui non poteva vederla se non nei suoi sogni."

"Cosa?" chiedo con un incredulo sorriso sulle labbra. "Non l'ha mai più vista?" mi acciglio.

"Mai.. mai più. Morì da vero signore; in Africa portava avanti da tanto un progetto di aiuto per i più poveri, e là si era trovato a combattere con una malattia di cui non si sapeva ne nome ne cura."

"Che diavolo!" esclamo. "La vita è davvero una merda!" balzo in piedi. "Scusi" sospiro, ma sorride. "Posso fumare? non le dispiace, vero?" chiedo. Fa spallucce mentre mi porto una sigaretta alle labbra accendendola.

"Cioè, Alexander ha fatto di tutto per questa stupida e lurida.. puttana." sbotto. "E lei gli porta via sua figlia!" Beh allora la vita non è malvagia solo con me.

"Mi fa piacere che lei abbia le stesse reazioni che ho avuto io ai tempi.." ridacchia mentre mi risiedo.

"La sotria finisce qui?" adesso non mi importa nemmeno più se mi ha chiamoato solo per chiacchierare, voglio solo sapere il termine di tutto ciò.

"No, per fortuna. Sarebbe una fine davvero triste, non crede? Nessuno scrittore farebbe terminare una storia così, proprio a questo punto." mi accarezza un braccio. "Dopotutto, dove finisce una storia ne comincia un'altra." mi sorride.

"Prosegua allora."

"Non sarà piacevole come lo è stato finora però.." mi avverte.

"Non si preoccupi.. " faccio cenno con la mano che continui.

"Beh, sul letto di morte Sir. Alexander Heary, ebbe solo un desiderio, ed era quello di vedermi. Mi chiese esplicitamente che io continuassi a cercare quella bambina. Che lei sapesse o meno di essere sua figlia, avrei dovuto trovarla, ovunque fosse, e dirle la verità."

"Esatto!" esclamo con un sorriso sul viso. Poi.. poi, mi ricordo 'è da tanto che cerco di contattarla signorina Lenson' 'oh, Miss Lenson non c'è altro posto in cui lei dovrebbe essere se non qui'.. il ribrezzo nel pronunciare il mio cognome.

"Barcley.." lo richiamo guardandolo con occhi vuoti.

"Roosalie e Domenic Lenson gli portarono via la bambina, una bambina che ad ormai quattro anni dalla morte di Alexander io riconobbi subito, per via delle somiglianze, su una rivista, accanto a un giovane che la teneva stretta a se, come se non vi fosse una cosa più importante al mondo."

Mi alzo in piedi, poi mi risiedo, sento il sangue smettere di fluire ai piedi.

No, è di sicuro uno scherzo.. una presa in giro. Si, adesso, di punto in bianco, appare un vecchio che mi racconta una favola e la riccolega alla mia vita.. Ma chi vuole prendere in giro? Crede che io sia stupida?

"Credevo che alle persone di una certa età non interessasse prendere per il culo i giovani!" sbotto alzandomi, piena di collera perché questo tizio osa infangare la memoria di mia madre e mio padre..

"Supponevo che lei avrebbe avuto questa reazione Miss.." si tasta le tasche. "Ma le somiglianze non mentono." tira furoi di tasca una foto spiegazzata. "Questo è Sir. Alexander." mi porge la foto.

Lo guardo in modo truce per un tempo senza fine, poi prendo bruscamente la fotografia.

Un uomo con capelli neri, con solo dei ciuffi bianchi ai lati, degli occhi anch'essi neri, alto, con un bel fisico, un sorriso così simile al mio.. che diavolo.. Non può assolutamente essere.

Ma poi.. quando ancora la mia mente cerca una scusa per poter dire che sono tutte stupidaggini, mi torna in mente una frase, una frase che tanto tempo fa mia madre disse in letto di morte a colui che credo sia mio padre, una frase che diedi per sontata al tempo, accecata com'ero dalle cose che mi rendevano tristi (quali il fatto che mia madre stesse morendo)..

Flashback

Mi alzo e cammino verso la sua stanza pulendomi gli occhi dal eccesso di lacrime.
Ispiro, espiro conto fino a tre poi abbasso lentamente la maniglia.
"Roosalie devi dirglielo." La voce spezzata di papà mentre le tiene la mano come se così facendo potesse tenerla con se più a lungo. "Lei merita di sapere" le sussurra accarezzandole il dorso.
Mia madre, con gli occhi rossi, contornati da aloni grigiastri, un viso pallido pallido, e il corpo tutto un ammasso.. Lasciato su un letto d'ospedale a morire.. "Lei è mia, e sarà felice.. Non rovinarle la vita ti prego." Parla con quel poco fiato che le percorre le corde vocali.
Poi i suoi occhi incontrano i miei, le sue labbra si piegano in un debole sorriso e una lacrima le solca la guancia..

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