10 storie per Hermione e Fred

By LadySissy

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Dal capitolo 1: "Non avrebbe mai e poi mai alzato lo sguardo, ma si costrinse a farlo. Da dentro lo scomparti... More

Storia del treno e del nuovo mondo
Storia dei duelli e degli specchi rivelatori
Storia delle Mappe Malandrine e dei Tiri Vispi
Storia della Coppa e della Pozione Invecchiante
Storia del Filtro d'Amore e del Compleanno sfortunato
Storia dell'addio alla Tana e dell'ultima grande festa
Storia della Radio e della Battaglia
Storia del Burlone e della Studentessa di Hogwarts
Storia del Compleanno di Molly e degli Insoliti Regali

Storia delle Grandi Pulizie e della Palude Portatile

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By LadySissy

Agosto 1995


"Questa casa è vecchia, ammuffita e grida Purosangue da ogni angolo" commentò George esasperato, spostando gli occhi dalla moquette verde-argento ai copriletti damascati dei letti.

"Hai ragione" ammise Fred "anche a me non piace molto. Almeno, però, siamo al centro dell'azione, no? Possiamo spiare quello che fa l'Ordine al piano di sotto, no?" Così dicendo, tirò fuori dalla tasca un Orecchio Oblungo e lo svolse rapidamente.

"Sì, spiare" ripeté Ginny spazientita. "Questa è l'unica cosa che possiamo fare. Se solo si potesse entrare, almeno una volta, in quella benedetta stanza! Sono stufa di lanciare Caccabombe contro la porta: non serve a nulla. Magari Tonks potrebbe riuscire a convincere mamma a farci ascoltare..."

"Tonks non può aiutarci" rispose Hermione in tono greve, rannicchiata in un angolo. "Lei è la più giovane e capisce la nostra curiosità, ma fa comunque parte dell'Ordine ed ha il compito di proteggerci."

"Che hai, Hermione?" chiese Ginny con un sorriso. "In questi giorni mi sembri allegra quanto il vecchio Piton."

"Penso ad Harry" ammise Hermione con semplicità. "è solo, relegato a casa dei suoi zii, tagliato fuori dal mondo magico e da noi. Sarà nero di rabbia. Odio quello che sto per dire, ma questa volta penso davvero che Silente abbia fatto la scelta sbagliata."

"Anche a me manca, Hermione" constatò Ron, che finora era rimasto in silenzio. "Spero solo che non sia troppo ...ehm... furibondo quando finalmente potrà venire qui."



Poco più tardi, a cena, Hermione rifletteva sulle chiacchiere di quel pomeriggio. Non era soltanto Harry ad impensierirla. Ben decisa a non farsi beccare, spostò cautamente lo sguardo su Fred, per quella che, quel giorno, doveva essere circa la cinquantesima volta. Non riusciva davvero a spiegarsi perché il ragazzo continuasse ad attirare la sua attenzione. Interagire con lui non le veniva spontaneo come con Ron, non era immediato come con Harry, non era nemmeno cordiale come con Neville. Ogni volta che si parlavano, però, lei avvertiva una sorta di confuso batticuore. C'erano stati dei momenti, all'inizio dell'anno scorso, in cui si era veramente convinta di aver iniziato a provare qualcosa per lui.

Poi era arrivato Viktor, con il suo fascino silenzioso, la sua corte discreta, il suo invito al ballo, ed i pochi momenti intensi che sentiva di aver vissuto con Fred erano spariti dalla sua mente. Ora che però il ragazzo bulgaro era tornato a Durmstrang lasciandole un indirizzo a cui scrivere ed un ultimo sorriso, più amichevole che seducente, Hermione si era ritrovata a pensare a Fred con sempre maggiore frequenza.

Si trattava però di un sogno ridicolo, da stroncare sul nascere. Anche e soprattutto perché il ragazzo non faceva altro che farla arrabbiare, come in quel momento.


La cena era quasi finita e Fred e George, afferrato un ultimo dolcetto, si stavano allontanando dal tavolo. Entrambi avevano le tasche dei pantaloni piuttosto rigonfie: sembrava che vi avessero ficcato dentro un grosso involto di carta. Hermione, però, li aveva visti trafficare poco prima con Mungundus, il quale – ne era sicura – aveva passato loro qualcosa di sospetto sotto il tavolo.

Con il pretesto di dover scrivere ai suoi genitori, Hermione si congedò e seguì i gemelli.

"Fred!" lo chiamò con tono imperioso. Se fosse diventata Prefetto (come sperava) avrebbe dovuto esercitarsi.

Il ragazzo si voltò con aria innocente e disse: "Sìììì?!?"

"Che hai nelle tasche?"

"Come ti ho già detto, non è il caso che tu faccia domande, se non vuoi sentire bugie!" rispose Fred spiccio.

Mentre si voltava, tuttavia, qualcosa gli cadde dalle tasche. Con suprema costernazione di Hermione, il ragazzo si chinò, esaminò quella che aveva tutta l'aria di essere una pelle di lucertola e se la rimise dov'era prima.

"Fred..." chiese la ragazza esterrefatta "a che vi serve quella roba? Non riguarderà ancora i Tiri Vispi?"

"Piuttosto perspicace, Prefettino" ribatté il ragazzo facendole l'occhiolino. "Ho un segreto per te, in anteprima: che tu ci creda o no, questo sarà l'anno del nostro debutto sul mercato."

"La scuola di sicuro non vi permetterà di smerciare quelle cose!" replicò Hermione. Poi si rese conto di come Fred l'aveva chiamata. "Ed io non sono un Prefetto".

Fred, che si stava avviando sulle scale insieme a George, si girò verso di lei con un sorrisino di scherno.

"Andiamo, Hermione. Non essere ridicola. Sappiamo entrambi che è solo una questione di tempo."



La mattina dopo Hermione si svegliò di buon'ora e si diresse in cucina per fare colazione. Mentre addentava una brioche di zucca, decise che quello sarebbe stato il primo giorno della sua nuova vita.
Quel giorno non si sarebbe fatta influenzare da Fred e dalle sue scemenze.
Quel giorno avrebbe aiutato gli altri con le grandi pulizie alla casa e si sarebbe concentrata soltanto sull'unico contributo che poteva dare all'Ordine.

Quando, però, parecchie ore dopo, lei e Ginny si erano ritrovate con capelli dritti e vestiti sporchi di fronte ad una Sala da Bagno completamente rigovernata, tutto quello a cui riusciva a pensare era il suo letto.

"Chi poteva immaginare che ci fosse un vecchio Avvincino nel sifone del bagno?" commentò Ginny con un filo di voce. "Guarda ora che splendida vasca ripulita, però. Viene voglia di entrare."

La vasca del bagno era enorme e piena di bolle ed acqua calda. Sembrava quasi una piscina. Ginny si tolse le scarpe da ginnastica, tirò su la gonna e si sedette disinvolta sullo spesso bordo, immergendo piedi e polpacci nell'acqua. Hermione la imitò con cautela, sfilando le ballerine ed arrotolando i jeans. Mentre si rilassavano, tranquille, la loro quiete venne interrotta.

"Ci riposiamo, eh?" dissero due voci identiche. Fred e George, con l'aria di chi ha bighellonato tutto il giorno, erano appena entrati dall'altra parte della stanza. Hermione, fedele al suo proposito, non rispose al saluto dei gemelli e voltò gli occhi verso Ginny, la quale rimbeccò prontamente i fratelli: "Beh, sai com'è, noi abbiamo lavorato."

Brava, Hermione. Lascia parlare Ginny. Fred e le sue sciocchezze non esistono.

"Uh uh, come siamo permalosi" rise Fred. "Comunque, dovremo disturbarvi solo un attimo. Dobbiamo incantare le tubature. Ci piacerebbe tanto che un bel rivolo di acqua di cesso piombasse in testa a Piton, alla riunione di stasera." Fred guardava Hermione, palesemente intenzionato a lanciare una provocazione, che la ragazza non raccolse affatto, continuando ad ignorarlo.

Continua a ripetertelo. Fred e le sue sciocchezze non esistono.

Hermione continuò a parlare sottovoce con Ginny del più e del meno. Era consapevole della voce di Fred che continuava ad alzarsi e dei rumori che faceva con George mentre armeggiava con le tubature, ma non lo ascoltava, anzi, non lo guardava nemmeno.

Fred e le sue sciocchezze non esistono. Fred e le sue sciocchezze non.... SPLASH!!!!!

Hermione, sulle prime, non seppe spiegare che cosa fosse stato quel tonfo tremendo, né perché, tutt'a un tratto, lei e Ginny si fossero ritrovate zuppe da capo a piedi. Poi si rese conto che qualcosa di piuttosto grosso e pesante si era buttato di traverso nella vasca, innaffiandole del tutto. Quando quel qualcosa riemerse sghignazzando, però, si rivelò essere Fred, del tutto vestito e con tanto di scarpe. Per niente colpito dagli sguardi scioccati delle due ragazze, si rivolse ad Hermione con un sorriso ammiccante e gli disse: "Ciao, Hermione."

"Fred, io... cioè... ti ho visto, sai?" boccheggiò la ragazza, ancora attonita.

"Sì, vero. Ma non mi hai ancora salutato".

Quel giorno, Hermione non iniziò la sua nuova vita.

Già, perché Fred Weasley, semplicemente, non si lasciava ignorare.



Aprile 1996


La serata era cupa, piovosa e tutt'altro che primaverile. Era perfettamente intonata con l'umore degli abitanti della Torre di Grifondoro. Le ultime braci del caminetto si stavano spegnendo, e solo tre ragazzi erano rimasti sui divanetti di fronte.

"Non so proprio come consolarvi, ragazzi" disse Lee Jordan con un tono tetro che non gli si addiceva per niente. "Avrei tanta voglia di far esplodere l'Ufficio di quella maledetta megera."

"Anche io, Lee, stanne certo." replicò George fissando con astio le fiamme morenti. "Che pessimo regalo di compleanno, essere squalificati dal Quidditch. E tutto per quello stronzetto dai capelli unti."

"L'avessi almeno picchiato per davvero!" constatò Fred amaramente, sollevandosi dallo schienale. "A quest'ora, almeno, mi sentirei un po' meglio."

Per un po' nessuno parlò. Al piano di sotto si udiva la voce leziosa della Umbridge, che impartiva ordini alla sua amata Squadra d'Inquisizione.

"Beh, io me ne vado a letto. Spero di scoprire che questa giornata è stata solo un incubo. 'Notte, ragazzi." concluse Lee, avviandosi per le scale.

Dopo che i gemelli ebbero salutato l'amico, rimasero ancora un po' in Sala Comune. "Sai una cosa, Freddie?" disse infine George. "Io non credo di avere altri motivi per rimanere qui. Sono stufo di queste quattro mura. Abbiamo il locale, i soldi, tanta voglia di cavarcela da soli... e so che nemmeno a te importa niente dei M.A.G.O., anche perché dubito che saremmo promossi."

"Hai ragione" disse deciso Fred. "Hai ragione" ripeté più lentamente. A parte un dettaglio, non c'era niente che gli facesse desiderare di terminare l'anno ad Hogwarts. Avrebbe soltanto dovuto sistemare una questione, e poi avrebbe potuto volare verso la tanto desiderata libertà.


Hermione si stava avviando verso il corridoio dov'era collocato l'Ufficio della Umbridge. A quell'ora, con ogni probabilità, Harry stava già parlando con Sirius. Personalmente riteneva che l'idea dell'amico di voler parlare a tutti i costi con il padrino di un vecchio ricordo dei suoi genitori fosse un po' azzardata, specie in un momento così delicato per la scuola. Non aveva avuto cuore, però, di consigliare ad Harry il contrario. Era comprensibile che egli cercasse con avidità ricordi dei genitori che non aveva mai conosciuto, e Sirius era l'unico legame che restava tra lui e la sua famiglia. Mentre faceva la sua ronda come Prefetto, però, non aveva potuto fare a meno di dirigere i suoi passi verso quel corridoio. Era stata in pensiero tutto l'anno per l'amico, che era stato progressivamente isolato dai pettegolezzi e dalle malelingue del Ministero, e riteneva doveroso fargli da spalla.

Nel momento in cui arrivò nel grande vestibolo che portava al corridoio con gli uffici dei professori, dovette fermarsi, del tutto meravigliata. Quello non era più un pezzo di scuola. Che diavolo era successo? C'erano lunghe liane che pendevano dai lucernari; dei grossi insetti tropicali svolazzavano indisturbati; il passo le era stato sbarrato quelli che sembravano proprio giunchi; tutto il vestibolo, umido e maleodorante, era diventato una vera e propria palude. Non era possibile. Per un folle momento, Hermione pensò alla McGranitt. Era noto l'astio della Professoressa per la Umbridge, astio che si era mescolato al rancore dopo la squalifica di Harry, Fred e George dal Quidditch. Scacciò subito quel pensiero. Via, che sciocchezza! Ma allora chi...?

"Sst, vieni con me!" Fred parve passarle davanti in un lampo. Nel momento in cui lo vide, Hermione capì tutto. Comprese il motivo delle tante chiacchierate tra i gemelli, Harry e Ron riguardo alla permanenza ad Hogwarts, e le fu improvvisamente chiaro perché, questa volta, avessero ideato uno scherzo tanto grosso. Sentendosi tutto a un tratto le gambe molli, seguì il ragazzo dietro ad uno straordinario Salice piangente. Per quanto arrabbiata ed addolorata, non poteva fare a meno di notare quanto i gemelli, del tutto privi di disciplina scolastica, fossero in grado di creare invenzioni sensazionali.
Quando Fred si fu fermato davanti a lei, Hermione rimase lì, indecisa se sedersi o no su un tronco. "Accomodati" le disse il ragazzo "è tutto perfettamente utilizzabile, sai." Hermione si sedette, tirò un grosso sospiro e, alla fine, si decise a parlare. "Anche questo è opera vostra?"

"Beccati, sì" disse Fred accennando con la testa a George, che, dall'altra parte, stava finendo di stregare l'ultimo angolo del vestibolo.

"Che cos'è? Un'occasione che avete preso al volo per essere definitivamente additati come fuorilegge? Avete intenzione di farvi cacciare dalla scuola?" Si meravigliò di quanto la sua voce suonasse stridula. Era come se fosse un'altra persona a parlare.

"Beh, a dire il vero" ribatté Fred "sì, è esattamente questo. Diamo ad Harry un diversivo per poter fare quello che gli pare nell'Ufficio della Umbridge, e intanto... sì, insomma, se questa diventasse una scusa per farci cacciare, non piangeremmo."

"Non piangereste?" rispose Hermione, ormai sull'orlo di una crisi nervosa. "Ed ai M.A.G.O., non ci pensate? Ed al vostro futuro? E a vostra madre che ha già tante preoccupazioni? E..."

"A te?" concluse Fred per lei, sapendo che la ragazza non ne avrebbe avuto il coraggio. "Certo che ci pensiamo. O meglio: non posso garantire per George, eh. Però io sì, ci penso."

"Tu ci pensi?" fu tutto quello che Hermione riuscì a dire. Si sentiva il cuore all'altezza della gola, di sicuro era più scarlatta del suo cravattino, le mani le sudavano tanto che non riusciva più a tenere in mano la bacchetta ed aveva una sgradevole sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, ma niente avrebbe potuto farla desistere dall'ascoltare quello che Fred aveva da dirle.

"Sì, Hermione. Perché ripeti quello che dico in maniera tanto scandalizzata?

Ci penso. Penso a quando sono tornato dalla punizione della Umbridge e tu non hai fatto altro che fissare la mia mano tutta la sera; penso a quando avresti potuto sequestrarmi i Pasticcetti Svenevoli ed invece, alla fine, me li hai rimessi in mano; penso a quella volta che abbiamo fatto esplodere i fuochi d'artificio ed a come ridevi quando pensavi che non ti guardassi; e penso a quei giorni a metà dell'anno in cui sei stata inspiegabilmente felice, proprio quando ho smesso di frequentare Angelina. Non sei l'unica ad osservare, sai."

Prima che Hermione potesse rispondere, Fred si chinò su di lei e la baciò. Hermione, una volta tanto, seguì il suo primo impulso, abbracciò Fred e rispose con entusiasmo. Sentendo però i commenti stupefatti dei primi alunni che si erano avvicinati al corridoio diventato palude, si separò in fretta da lui. Non se la sentiva ancora di mettere in piazza quel... qualunque cosa fosse.
"Hermione, mi spiace, ma se non vuoi essere considerata colpevole dalla Umbridge è meglio che tu ti levi da qui. Ricordati solo che questo non è un bacio d'addio."

Mentre Hermione si allontanava, vide che Fred sorrideva. Solo lui poteva farlo prima di essere espulso.


Poche ore dopo, mentre lei, Harry e Ron, insieme alla quasi totalità dei loro compagni, applaudivano Fred e George, che volavano in lontananza verso il sole, Hermione si convinse che, per quanto questa giornata fosse stata tutto tranne che ordinaria, era stata indimenticabile. Per la prima volta, aveva davvero fiducia in lui: lo avrebbe rivisto presto.



NOTA AUTORE: Cari lettori, ecco a voi il quinto capitolo, ambientato nel corso del quinto libro della Saga. Tengo molto a questo capitolo e mi sono anche divertita parecchio nello scriverlo, quindi mi piacerebbe davvero sapere che cosa ne pensate. Ringrazio comunque tutti coloro che leggono, votano e commentano. Spero tanto che questa storia vi stia piacendo. A presto :-)


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