PRESCELTI (Maledizioni sulla...

By stregatto69

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Primo libro della saga "Maledizioni sulla pelle" di stregatto69 #3 in Paranormale il 13/09/2015 TRAMA. Teres... More

PRIMO CAPITOLO
TERZO CAPITOLO:
QUARTO CAPITOLO:
QUINTO CAPITOLO:
SESTO CAPITOLO:
SETTIMO CAPITOLO:
OTTAVO CAPITOLO:
NONO CAPITOLO:
DECIMO CAPITOLO:
UNDICESIMO CAPITOLO:
DODICESIMO CAPITOLO:
TREDICESIMO CAPITOLO:
QUATTORDICESIMO CAPITOLO:
QUINDICESIMO CAPITOLO:
SEDICESIMO CAPITOLO
DICIASETTESIMO CAPITOLO:
DICIOTTESIMO CAPITOLO:
DICIANNOVESIMO CAPITOLO:
VENTESIMO CAPITOLO:
VENTUNESIMO CAPITOLO:
VENTIDUESIMO CAPITOLO:
VENTITREESIMO CAPITOLO:
VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO:
VENTICINQUESIMO CAPITOLO:
VENTISEIESIMO CAPITOLO:
VENTISETTESIMO CAPITOLO:
VENTOTTESIMO CAPITOLO:
VENTINOVESIMO CAPITOLO:
TRENTESIMO CAPITOLO:
TRENTUNESIMO CAPITOLO:
TRENTADUESIMO CAPITOLO:
TRENTATREESIMO CAPITOLO:
TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO:
TRENTACINQUESIMO CAPITOLO:
TRENTASEIESIMO CAPITOLO:
TRENTASETTESIMO CAPITOLO:
TRENTOTTESIMO CAPITOLO:
TRENTANOVESIMO CAPITOLO:
QUARANTESIMO CAPITOLO:
QUARANTUNESIMO CAPITOLO:
QUARANTADUESIMO CAPITOLO:
QUARANTATREESIMO CAPITOLO:
QUARANTAQUATTRESIMO CAPITOLO:
QUARANTACINQUESIMO CAPITOLO-Fine:

SECONDO CAPITOLO:

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By stregatto69

Le palpebre a stento riuscivano ad impedire alla forte luce di oltrepassarle.

Stringendo gli occhi e creando piccole rughe al di sotto, cercò di coprirsi il viso con le mani.

<<Mamma insomma, chiudi quella benedetta finestra!>> mugugnò alzandosi con il busto ma con le gambe ancora tese.

Il non ricevere alcuna risposta la fece sbuffare, ancora con gli occhi serrati e i sensi inebriati dal sonno.

Ciondolando verso la finestra cercò le imposte con la mano ma più cercava di afferrarle più si accorgeva di sfiorare soltanto aria.

Aprendo finalmente gli occhi con immensa fatica, si concesse qualche minuto affinché le sue piccole fessure si abituassero a tanta luce.

Quando ci riuscirono scoprì amaramente perché non riuscisse a chiudere la finestra.

Semplicemente perché la sua stanza non c'era più.

Spalancando la bocca si guardò intorno con il fiato smorzato.

Non sapeva il perché ne come ma si trovava nel cuore di quello che sembrava essere un regno stupendo e rigoglioso.

<<Sto decisamente sognando!>> esclamò estasiata con il naso all'insù e gli occhi fissi sugli edifici antichi e perfettamente bianchi.

Torri altissime e quasi in stile gotico si stagliavano perfettamente allineate mentre cercavano di toccare il cielo leggermente macchiato da qualche ciuffo di nuvola, con le punte in avorio che luccicavano involontariamente sotto la calda luce del sole. Cercando di compiere qualche passo che risuonò lontano come una goccia d'acqua caduta nello stesso elemento da cui era stata generata, Teresa spalancò nuovamente la bocca di fronte all'enorme palazzo che inizialmente si trovava alle sue spalle e che fino ad allora non aveva assolutamente avuto modo di notare.

L'enorme struttura, decisamente più alta e maestosa delle altre, imponeva la sua grandezza e la sua bellezza offerta dalle immense colonne in marmo bianco ai lati del portone blu scuro. In cima ad esse due statue a forma di leoni dalla testa d' aquila restavano dritte ed immobili sulle zampe posteriori, facendo rimanere rigide e ben spiegate le ali candide ed immense.

Portando a terra lo sguardo fino ad ora lasciato libero di vagare verso l'alto, la ragazza si rese finalmente conto della piazza in cui si trovava. Piccole pietre trasparenti che rispecchiavano l'azzurro del cielo, erano lo sfondo perfetto per l'enorme corona bianca stilizzata e mosaicata scrupolosamente sotto i suoi piedi.

Le sembrava quasi un sacrilegio camminarci sopra.

<<Semplicemente fantastico!>> bisbigliò sentendo il cuore scoppiarle dall'emozione.

Forse era per tanta bellezza vista in una sola volta ma l'intero luogo sembrava essere vivo, tranquillamente in grado di emanare tanta gioia e perfezione insieme.

Tanto che le sembrò naturale essere finita lì, senza alcun bisogno di chiedersi dove o perché.

Se avesse avuto voglia di specchiarsi in quei frammenti trasparenti e levigati, sicuramente Teresa avrebbe notato il meraviglioso sorriso che le si era formato sulle labbra rosa e delicate come petali.

Si sentiva come drogata, drogata da un mix di emozioni piacevoli e calde.

<<Non ho mai visto nulla di così bello!>> affermò con più convinzione, girando come una bambina su se stessa.

<<Fossi stato in te non lo avrei detto!>> affermò una voce profonda, improvvisa e gelida allo stesso tempo. Una voce che fermò il suo vorticare paralizzandola tra confusione e sorpresa.

Ancora una volta la logica e la ragione non l'aiutarono a capirne il motivo, ma quella voce le aveva portato un'insolita vena di paura, scoppiata senza preavviso, lasciandola rabbrividire. Nonostante fosse un semplice tono maschile.

Cercandone il proprietario, Teresa si guardò in torno confusa. Soltanto poco dopo notò quanto quel luogo fosse disabitato malgrado la manutenzione sembrasse continua e costante.

<<P-perché?>> chiese istintivamente cercando con gli occhi e le orecchie una qualsiasi risposta. Quasi come se sapesse che colui che aveva parlato aspettasse solo quella domanda. Una semplice domanda per rivelarsi.

Non dovette aspettare molto infatti, la risposta non tardò a venire.

<<Perché, come tutti sanno...>> sentì dire con la stessa voce melodica di prima <<... le cose belle sono destinate irrimediabilmente a morire. Anche se si tratta di sfuggenti sogni>>.

Un brivido lungo e gelido le scivolò lungo la schiena come una scarica elettrica.

Anche se sapeva di stare sognando le sembrò quasi di sentire freddo, un freddo reale e concreto.

Come una rosa lasciata per troppo tempo al sole, l'intera area incominciò ad appassire, assumendo quasi un colore putrido e un aspetto logoro. La corona candida di prima, sotto gli occhi increduli di Teresa, sparì d'improvviso facendone apparire una nera e spinosa. Piena di rovi striscianti che le tolsero via ogni precedente bellezza. Persino gli animali mitologici alle cime delle colonne, sembrarono quasi prendere vita, mostrando feroci i loro occhi colmi soltanto di una luce rossa e accecante capace di risaltare maggiormente il grigiore che sembrava averli invasi.

Teresa indietreggiò impaurita di fronte a quell'improvviso cambiamento, inciampando nei suoi stessi piedi che avevano smesso di darle ascolto e guardando il regno che appena un attimo prima aveva così amorevolmente lodato, lasciarsi alle spalle tutto il suo splendore.

Delle enormi crepe si formano su ogni singolo edificio sfregiando maggiormente la purezza che li caratterizzava.

Il vento che senza preavviso le soffiò con forza il suo respiro caldo e insopportabile, le impedì quasi di tenere gli occhi aperti, coprendo del tutto il cielo semi-limpido e colorato di poco prima, con voluminosi nuvoloni.

Tutta quella serenità, tutte quelle emozioni riuscite a far lievitare il suo cuore, erano state inghiottite da quel nero intenso che sembrava fuoriuscire come fumo dalle crepe create.

Teresa sentì la paura strisciarle su tutto il corpo come un serpente viscido, velenoso e pronto a scattare.

Quando finalmente il forte vento cessò, gli occhi leggermente arrossati riapparvero da sotto le palpebre doloranti per essere state strette con troppa forza.

Una sagoma nera e densa che le era sicuramente comparsa davanti in quel frangente in cui la sua vista era fuori uso, le strisció intorno lentamente.

Irregolare e fumosa.

Schioccando le dita nere e della stessa compattezza delle nuvole in cielo, acquistò un certo volume e una certa concretezza ,lasciando apparire proprio dal suo interno, un ragazzo dagli occhi bui come la notte.

Due perle nere tenute strette da uno sguardo glaciale e feroce.

Ci sarebbero state mille cose da dire su di lui ma quegli occhi furono la prima cosa che Teresa notò. La prima e forse l'unica.

Mostrando un sorriso affascinate e sicuro allo stesso tempo, lo sconosciuto avanzò scaltro aggiustandosi la corona nera e lucida, dalle punte visibilmente taglienti, che portava sulla chioma corvina.

Teresa incominciò ad indietreggiare per ogni suo passo compiuto, incapace di trattenersi alla confusione e alla paura e sentendo il cuore farsi pesante sotto una sensazione opprimente e angosciosa.

Quando però lo sconosciuto affrettò la sua camminata, il terrore prevalse salendole in gola soffocandola e uccidendo ogni suo affannoso respiro.

Provò a correre ma la paura e il panico le portano soltanto confusione e goffaggine che irrimediabilmente la inchiodarono a terra.

Quando ormai il ragazzo fu a pochi centimetri da lei; una lacrima lenta e quasi reale le scese lungo il viso.

Il cuore incominciò a ribellarsi nella sua gabbia toracica, minacciando di uscirle dal petto. Anche lui sotto gli effetti stremati del terrore

Sapeva che era lui la causa di quel batticuore infrenabile, di quei mille brividi pungenti come aghi di ghiaccio, ma non riusciva a spiegarsi ne il come ne il perché.

Avrebbe voluto chiederglielo ma la bellezza del ragazzo la zittì ancor più della paura.

Due occhi neri come diamanti impuri la fissarono divertiti mentre un sorriso angelico, formato da sottili labbra, le mostrarono un'espressione demoniaca. Nonostante sembrava essere una ragazzo leggermente più grande di lei, in esso trapelava la sicurezza e la sfacciataggine di un vero adulto.

Teresa lo guardò riconoscendone la corona scura che indossava con una eleganza impeccabile. Semplice ma capace di brillare sotto la poca luce rimasta.

La stessa comparsa al centro della piazza.

Senza alcun preavviso l'individuo dai tratti statuari e perfetti si fermò. Lì ad un passo da lei, in tutta la sua altezza e la sua magnificenza.

Le labbra perfette erano ancora tese in un sorriso. Un sorriso cattivo, crudele, ma di un incanto fiabesco.

Se prima aveva avuto qualche dubbio in proposito ora era sicura di stare sognando.

Nessuno nella vita reale poteva possedere così tanto fascino. Un fascino magnetico che non lasciava scampo. Capace di confondere e di attrarre con un'intensità difficile da contrastare.

Se non fosse stata per quella paura velenosa che lo accompagnava, Teresa avrebbe arrossito ad ogni suo sguardo.

Trafiggendola con gli occhi magnetici, le porse lentamente la mano, lasciandosi studiare ad ogni piccolo movimento, come se volesse farle intendere che non le avrebbe fatto del male.

Teresa ancora con gli occhi lucidi lo guardò senza sapere il da farsi. Senza capire.

Era arrivato portandosi dietro le ombre di un incubo che aveva infranto il suo idilliaco sogno, aveva consumato il suo cuore tra mille lacrime mai versate, le aveva sussurrato parole tinte nel terrore e da un crudeltà spietata. Ed ora era lì. Fermo a sorriderle come se nulla fosse successo, a concederle un semplice gesto cortese.

La sua parte risoluta avrebbe voluto accettare quell'aiuto inaspettato ma la ragione le impedì di farlo. Teresa sentiva che le sensazioni angosciose provate prima erano un buon motivo per rifiutare.

Il ragazzo di fronte a tanta esitazione si abbassò ponendosi al suo stesso livello, tenendo ancora la mano tesa verso di lei. Non sembrava turbato ne deluso. Tutto era sotto il suo controllo.

Non disse nulla per incoraggiarla a stringergli la mano. Nulla per rassicurarla.

Teresa si guardò alle spalle in cerca di una qualsiasi via di fuga. Ma anche se avesse provato a fuggire ci sarebbe riuscita? Quel tipo glielo avrebbe lasciato fare?

Mille dubbi l'avevano circondata rendendo ancora più spiacevole e contorta quell'assurda situazione.

Non aveva altra scelta se non accettare.

Allungando nel vuoto la mano tremante la fece poggiare delicatamente in quella del ragazzo.

La sua pelle era di una freddezza mortale. Come se il sangue si fosse scordato di scorrergli nelle vene.

Tirandola leggermente a se le permise di rimettersi in piedi.

Teresa per tutto il tempo non aveva smesso di osservarlo. Ogni particolare in lui esisteva per essere ammirato.

<<Grazie...>> bisbigliò, sforzandosi di sorridere cortese e ritirando cauta la mano. La sua in confronto a quella del ragazzo, sembrava quella di una bambola di porcellana. Minuta e fragile allo stesso tempo.

Lui le mostrò un sorriso diverso dal primo, uno più naturale, più dolce. Tutta la tensione accumulata nelle spalle tese di Teresa, in quel semplice gesto si sciolse.

<<Qual è il tuo nome?>> le chiese lui inaspettatamente, lasciandola allontanare, permettendo alle sue parole di arrivare come miele alle orecchie di Teresa.

Se quelle era una composizione musicale doveva essere stata sicuramente scritta da Dio in persona ed eseguita dal Diavolo.

Semplici e chiare lettere cullate da una voce profonda, attraente e divina.

<<Teresa...>> affermò lei nell'ennesimo bisbiglio impercettibile, facendosi per un attimo ammaliare da quegli occhi da predatore.

<<Teresa...>> ripeté il ragazzo <<...Nome che s'apre aspro ma segue e chiude in dolcezza su un'aura cantabile...colei che oltre a cacciare riesce inevitabilmente ad essere amabile!>> recitò lasciando luccicare i suoi occhi fermi nei suoi.

Profondi e bellissimi.

Teresa aveva sempre pensato che la bellezza di uno sguardo si celasse nelle iridi più chiare. Lui era la prova di quanto avesse sbagliato fino ad allora.

Ne rimase affascinata senza riuscire ad aggiungere nient'altro.

Nessuno tanto soavemente aveva usato simili versi per descrivere semplicemente il suo nome. Un nome che mai le era sembrato affascinante e che soltanto ora sembrava esserlo pronunciato da quello sconosciuto. Pronunciato da LUI .

Approfittando del visibile sgomento di Teresa il ragazzo avanzò ancora una volta verso di lei. Creando una vicinanza pericolosa che lasciava soltanto pochi centimetri gli uni dagli altri.

Teresa poteva sentire come il proprio cuore galoppasse all'impazzata al solo pensiero di un secondo contatto.

<<Sei molto bella Teresa...>> affermò lui giocando con una ciocca ambrata e ondulata dei suoi capelli.

Teresa non poté non arrossire abbassando leggermente lo sguardo <<..Fin troppo bella...>> continuò ancora bisbigliandole sulle labbra; lasciandole respirare il suo stesso respiro.

Un respiro rubato alle rose. Dolce e fresco. Un profumo da cui nessuno sarebbe mai riuscito a non dipendere.

<<...E tutte le cose belle come ben sai...>> mormorò sfiorandole la bocca con le dita << ...Sono destinate a morire!>>

Senza darle nemmeno il tempo di capire il senso di quanto detto, sfilò da dietro la schiena larga e possente come il resto del corpo, un coltello nero e dal manico finemente decorato con gli stessi animali delle colonne, ma questa volta messi semplicemente in rilievo.

La mano che le aveva sfiorato le labbra abilmente scivolò dietro la schiena, spingendola contro punta lucida dell'arma.

Il dolore che percepì spazzò via qualsiasi emozione bella o brutta fino ad allora provata. Intenso, immenso, REALE, capace di ridurle e tratti brevissimi il respiro.

Teresa si piegò in due cercando di allargare i polmoni in una ricerca disperata d' aria.

Portando lo sguardo al suo stomaco, osservò il manico sul quale i due animali d'argento lottavano immobili, sporchi del suo sangue denso e rossastro e che riempì l'aria di un profumo frizzante e quasi metallico.

Il ragazzo ancora una volta le sorrise con la stessa espressione glaciale e indecifrabile di prima, non dando nessun accenno su perché di quel folle gesto ne di ombre di pentimento.

Afferrando nuovamente il manico ben lavorato, con un rapido gesto lo sfilò dalla carne della ragazza senza alcun ripensamento, lasciandola scoppiare in un urlo straziante mentre lacrime e sangue si mescolavano fra di loro.

Stringendo i denti fino a sentirli stridere Teresa si accasciò a terra con la mano premuta sulla ferita. La testa le girava vorticosamente. Tutto le appariva distorto e offuscato. Tutto tranne lui.

Il suo sguardo vuoto la fece tremare ancora una volta, più di quanto ne fosse capace.

La lama lucente e ancora colante di quel liquido rossastro si alzò alta nel cielo, comandata dalla stessa mano assassina.

Senza trovare il tempo necessario per mettersi in salvo una seconda pugnalata la centrò in pieno.

Questa volta dritta al cuore.

Teresa urlò alzandosi di scatto e sollevando automaticamente il fresco lenzuolo con il quale si era volutamente coperta.

<<Ok,ok; non apro le finestre! Ma aperte o no devi comunque alzarti!>> mormorò sua madre richiudendo le imposte in legno e lasciando che l'oscurità si riappropriasse della stanza.

Teresa la guardò confusa e ancora notevolmente scossa cercando di riportare il suo respiro ad un ritmo meno frenetico.

<<Amore stai bene?>> le chiese preoccupata la donna, sedendosi accanto a lei e stirando automaticamente con le mani la lunga gonna dai motivi floreali. I capelli color nocciola erano stati raccolti frettolosamente in una crocchia scompigliata che lasciava libere alcune ciocche più corte.

Il letto emise gli ennesimi cigolii sotto il troppo peso. E solo allora la donna sbuffò nel sentirli, lasciando sorridere per un attimo la figlia.

<<Sì...>> affermò la ragazza portandosi una mano al petto, accertandosi che nulla l'avesse effettivamente perforato <<...Ho fatto solamente un brutto sogno...>> terminò sollevata, lasciandosi sistemare dietro le orecchie i capelli lunghi e mossi.

"Un Incubo. Si trattava soltanto di un incubo" ripeté più volte nella sua mente traendo conforto da ogni singola parola ripetuta.

<<Da come sei sudata doveva essere come minimo una doppia festa di compleanno organizzata dalla zia Genoveffa!>> la scherzò la madre accarezzandole amorevolmente il viso.

Teresa la guardò ridendo appena.

<<Non è Genoveffa; la prozia si chiama Geltrude!>> la corresse scuotendo il capo.

<<Oh fa lo stesso!>> esclamò quella, rimettendosi in piedi e mostrando un'espressione buffa che Teresa non seppe decifrare.

<<Sei arrabbiata per non aver potuto organizzare nulla?>> chiese roteando i pollici e rompendo il silenzio imbarazzante che si era brevemente accomodato fra entrambe.

La donna sorrise dolcemente scuotendo il capo una volta soltanto.

<<Diciamo solo che dovrai faticare un bel po' per farti perdonare!>> la scherzò nuovamente puntandole un indice contro mentre l'altra mano era ferma e rigida su un fianco.

Teresa alzò entrambe le mani in segno di resa accettando di gran lunga quello che una chiassosa festa.

In fondo era una penitenza a cui si poteva sottostare.

<<Che ne diresti di incominciare accompagnandomi giù in paese?>> propose subito la donna ritornando ad aprire le imposte delle finestre.

<<Ma sono appena le otto del mattino!>> affermò incredula la ragazza guardando esausta l'orologio da polso rosa che da sempre teneva sul comodino.

<<Oh insomma! Vuoi trascorrere così le tue vacanze estive?>> chiese mentre l'altra cercava di coprirsi la testa con il cuscino, usato come scudo contro gli insistenti raggi solari.

<<Certo che si!>> esclamò sbuffando, pentendosi quasi di essere sfuggita da un incubo per entrarne dritta in un altro.

<<Tuo fratello è già in piedi! Su forza alzati e accompagnami a fare compere alla fiera!>> ordinò la madre, questa volta con entrambe le mani sui fianchi.

<<Quale fiera?>> chiese Teresa scattando a sedere.

<<Quella che ogni estate il tuo paese ospita! E ora per l'amor del cielo ALZATI!!!!>> ruggì un'ultima volta, catapultando la figlia fuori dal letto.

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