Redamancy: "L'Amore che ritor...

By AnnabelBlack129

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"Ho perso tutto, ogni cosa io abbia mai amato, mi è scivolata tra le dita, come sabbia in un giorno di vento... More

.Prologo.
.Capitolo 1.
.Capitolo 2.
.Capitolo 3.
.Capitolo 4.
.Capitolo 5.
.Capitolo 6.
.Capitolo 7.
.Capitolo 8.
.Capitolo 9.
.Capitolo 10.
.Capitolo 11.
.Capitolo 12.
.Capitolo 13.
.Capitolo 14.
.Capitolo 15.
.Capitolo 16.
.Capitolo 17.
.Capitolo 18.
.Capitolo 19.
.Capitolo 20.
.Capitolo 21.
. Capitolo 22.
.Capitolo 23.
.Capitolo 24.
.Capitolo 25.
.Capitolo 26.
.Capitolo 27.
.Capitolo 28.
.Capitolo 29.
.Capitolo 30.
.Capitolo 31.
.Capitolo 32.
.Capitolo 33.
.Capitolo 34.
Spazio autrice
.Capitolo 36.
.Capitolo 37.
.Capitolo 38.
.Capitolo 39.

.Capitolo 35.

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By AnnabelBlack129

DIGNITÀÀÀ? Qualcuno l'ha vista? Là dietro? Nei commenti? No? DIGNITÀÀÀ???? Ma dove sarà andata? E vabbè pazienza....

Avevo ormai smesso di pensare, sopraffatto dall'imbarazzo e dai sensi di colpa, ridotto a una massa senza più forze. Con la faccia dentro quel cuscino, piangevo come non facevo da anni con lacrimoni e singhiozzi che mi scuotevano il petto, lasciandomi senza fiato. Avevo afferrato la gonna di Agnese con una mano, senza neache rendermene conto, e le stavo silenziosamente chiedendo di fermarsi, sperando che lei percepisse il mio pentimento e la mia totale accettazione della sua, adesso confermata, autorità materna!
Diciamo che non si era trattenuta a farmi un accuratissimo riassunto di quanto fosse stato stupido il mio approccio ad ansiolitici e whisky davanti a un problema, infatti aveva scaldato senza pietà il mio povero sedere con la spazzola sulla pelle nuda e cruda, spingendosi fino a metà coscia, giusto per farmi ricordare ogni volta che mi sarei seduto di questa punizione, che penso si sentirà per almeno un mese!

<< Se io venissi a conoscenza per qualche maleaugurato caso che hai provato di nuovo a farti passare il malumore o con dell'alcol o con dei farmaci o con entrambi, queste sculacciate ti sembreranno delle amorevoli pacche, MI HAI CAPITO? POTEVI MORIRE!!!!>> continuò a strigliarmi Agnese, senza nascondere la sua angoscia, facendomi pelo e contropelo, colpendomi esattamente al centro del sedere con un forte colpo di spazzola, strappandomi un poco virile strillo. Non so quale stupido neurone avesse deciso di aprire le porte alle mie emozioni represse, quello che so è che infondo a quel vaso di Pandora fatto di pianto e moccio, c'era il mio fantastico passato: era come se stessi a metà tra due timeline, in una con le stesse emozioni di paura e timore, di dolore ancora così nitido dopo le sculacciate, e nell'altra i sensi di colpa brucianti, lo spavento e la preoccupazione nella voce di Agnese che mi spezzavano il cuore all'idea che io l'avessi fatta stare così male a causa di un capriccio stupido. E io stavo lì in mezzo, non sapendo a chi dare retta...

<<mi stai ascoltando?!?>> mi riprese Agnese, che mi afferrò per un orecchio, costringendomi a tirare su la testa sommessa dal cuscino. Venni assalito da un tale imbarazzo che feci fatica ad articolare una frase coerente:<< s-sì! Mai più!..lo giuro...>> riuscii a sbiascicare. Lei lasciò andare la presa, apparentemente soddisfatta della mia risposta, e io ne aprofittai subito per pulirmi il viso con la manica della camicia, cercando di recuperare un minimo di decoro, anche se per qualche motivo non riuscivo a smettere di piangere, per quanto mi sforzassi.
<< umh......... te lo auguro Sirio, perchè non sarà l'ultima volta che ti prendi una sculacciata da me se succedesse il contrario, o una delle tante cose di cui abbiamo parlato oggi. Appunto....Me le potresti ridire?>> sentenziò, severa. Lo sconforto e una paura primordiale mi assalirono lo stomaco, stringendolo come un serpente fino alla gola. Tra i respiri affannosi, facendo fatica a concentrarmi e a mettere in fila le cose, erano così tante, finchè non sentii la mano di Agnese sulla schiena, che mi accarezzava la camicia bagnata di sudore con calma: << hey....piano ...senza fretta... siamo alla fine, promesso, fai dei respiri profondi e cerca di calmarti un pò...>> mi disse, paziente.

Ero in mezzo a un fiume in piena, scolvolto dalla severità della punizione ma anche in parte da me stesso e dall'essere capace di piangere così tanto e così a lungo: lei era stata capace di prendere un famigerato assassino e soldato e smontarlo come un Lego, riducendolo a un'ameba piangente e spaventata. Non capivo cosa mi fosse preso, le ultime punizioni che ho ricevuto sono state quelle di Tito, a suon di cintura, che accettavo con stoico silenzio.
Cercai di rallentarmi, ma i miei tentativi furono vani, con il cuore a mille e ormai senza più neanche la forza mentale di ribellarmi, fui costretto tra le lacrime a scuotere la testa, pregando che lei non si arrabbiasse. Dio, da quanto non sentivo così tanta paura nelle ossa....... sarà stata metà della mia stazza quella donna, ma ora mi teneva in pugno come se fosse un gigante!
Ma forse Agnese sapeva ben più di quanto facesse apparire di quell'epidemia di pianto che mi era presa:<< va bene, facciamo così: vai un pò seduto all'angolo per calmarti e riflettere e, quando sei pronto, mi rifai la lista, va bene? Dai, tirati su....>> mi consolò un pò, e dopo avermi risistemato i boxer per non farmi vergognare oltre, mi aiutò a tirarmi su.

Soffiai a denti stretti appena il tessuto di cotono toccò la mia pelle lesa e arrossata, confermando le mie teorie che avrei apprezzato quella punizione per un bel pezzo, e mi misi in piedi davanti a lei, evitando il suo sguardo come la peste a testa china. Istintivamente cercai di coprirmi la metà inferiore del corpo con la camicia, in un gesto infantile che non sapevo da dove potesse venire.
Agnese aspettò un attimo, pazientemente tenendomi vicino a lei per i fianchi, che non mi girasse più la testa come una trottola, prima di prendermi per mano e accompagnarmi all'angolino in castigo, ancora con i pantaloni abbassati, giusto per aggiungere danno alla beffa!
Prese una sedia e senza troppe cerimonie mi disse:<< ora tu ti metti qui seduto e fai mente locale di tutto quello che è successo oggi e non solo.... voglio la lista delle cose che hai "imparato" ma anche i dettagli di quello che ti hanno fatto i nostri colleghi. Su!>> e con un altro sculaccione, che mi fece sobbalzare, mi mollò lì a macerare nei miei stessi pensieri.

Appena mi sedetti, una fitta dolorosa mi arrivò al cervello, peggiorando ancora di più la situazione: per quanto mi impegnassi, non riuscivo a mettere fine alle mie lacrime, e continuavo a piangere con singhiozzi così forti da tagliarmi il respiro e scuotermi il petto, in trance. Mi tolsi gli occhiali e, dopo essermi pulito naso e faccia per l'ennesima volta sulla manica della camicia, cercai stringendo la radice del naso, di darmi un contegno; ma quel misto di dolore intenso alle natiche, alle braccia per aver sorretto così a lungo il mio peso, un mal di testa da capogiro, la mancanza di sonno, l'essere lì all'angolo come un moccioso e forse anche il non aver fatto colazione (lo stomaco mi mette sempre sotto scacco), mi avevano portato al limite. Ah già, e il terrore viscerale e giustificato che Agnese potesse riprendermi a schiaffi se sbagliavo qualcosa della lista!

Ero tornato piccolo, in punizione e per quanto cercassi di allontanare la mia testa dai quei ricordi, ormai avevano preso il controllo: ero fermo lì, bloccato in quel limbo tra paura e dispiacere, dove le uniche cose certe erano il dolore e la mia inestinguibile colpa di essere fatto male, figlio bastardo e soldato traumatizzato, e che per questo, pagherò sempre un prezzo più alto degli altri solo per il fatto di esistere e provare emozioni.
Non so quanto tempo passò, ma le lacrime si moltiplicarono, e alla fine mi ritrovai davvero come quando piccolo, a singhiozzare da solo, con le braccia avvolte intorno a me stesso, in un abbraccio che non avrei mai ricevuto, cercando di consolarmi.

Agnese spuntò all'improvviso, facendomi sinceramente spaventare, ora che la mia testa si era sconnessa dalla realtà ed era tornata in un incubo del mio passato che mi sembrava di rivivere, ma stavolta la punizione non era stata per una caramella rubata o una spinta a un compagno, ma per il fatto che io ero un disastro come individuo e meritavo solo di pagarne lo scotto:<< Sirio? Ma che ti è preso? È mezz'ora che stai male!>> mi domandò, con voce cauta e delicata.
Non le risposi, limitandomi a scuotere la testa, in blocco totale.
Mille pensieri mi invasero la mente, fatti di paure arcane che non pensavo avrei dovuto riaffrontare: e se si fosse arrabbiata? E se mi mandasse mia? E se mi volesse punire di nuovo? Se rifiuto poi lei se ne andrebbe?? E se.....

Tutto si arrestò nel momento in cui Agnese mi prese il viso tra le mani, costringendomi a guardarla negli occhi:<< hey.... ma che succede? Assassino pericoloso quanto ti pare, ma in questo momento mi sembri spaventato a morte proprio da me... che succede Sirio? Prometto che non mi arrabbio! Va tutto bene, lo giuro...>> mi incitò dolcemente.
Quando incontrai i suoi occhi, che notavo solo ora essere marroni fuori e dentro, vicino alla pupilla verdi, mi sciolsi in altre lacrime senza più vergona, cercando di trasmetterle quando fossi dispiaciuto di tutto, ma anche spaventato, da lei, da questa situazione e da quello che mi stava succedendo.
Qualcosa che non saprei dire cambiò nello sguardo di Agnese, qualcosa di profondo: la sua risposta fu quella di affondare il mio viso sul suo petto e abbracciarmi forte, stringendomi a sè, facendomi sciogliere in un pianto ancora più intenso.

Con una mano sulla schiena e una tra i capelli, che mi accadezzava la testa, sentii la sua voce sussurrarmi dolce:<< va tutto bene.... lo so che adesso sei preso dai tuoi pensieri,  ma sei al sicuro. Te lo prometto, sei al sicuro>>
Il tempo ormai non aveva più consistenza e quando finalmente mi calmai un pò, lei si staccò da me, solo per accompagnarmi da quell'angolo maledetto al divano, dove senza ormai più vergogna mi straiai su di lei e mi abbandonai tra le sue braccia, stringendola forte.

Non la volevo più lasciare, non volevo tornare ad abbracciarmi da solo pur di trovare conforto, volevo quei baci, volevo quelle carezze e quegli abbracci, così stretti da togliermi il fiato, e quelle rassicurazioni.
"Sei amato", "sei voluto", "va tutto bene, sei perdonato", Agnese me li ripeteva come dei mantra, facendomeli piano piano entrare in testa.
No, non era una punizione come tutte le altre volte, fatta di solitudine o di stoico silenzio! No, era ben diversa. Sì avevo delle colpe, ma non me le sarei portato dietro, e soprattutto, per una volta, non c'era tra queste l'essere io il problema. Le mie azioni erano sbagliate, ma per una volta non lo ero io, potevo cambiare, potevo migliorarmi, e sennò potevo sempre prendermi una sculacciata e riprovare. Ri-pro-va-re.... non avevo mai valutato questa parola, avevo sempre pensato di essere fatto storto e sarei rimasto così.
Inutile dirlo, ma con un mal di testa fulminante e tra tutte quelle coccole, mi addormentai stretto tra le braccia di Agnese, mentre i suoi baci si assicuravano un sonno senza incubi.

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