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By soulfullofharry

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Calista Spencer si trasferisce momentariamente a Brisbane quando capisce che forse le serve una distrazione d... More

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1C - Il mondo sottosopra
2J - Il mondo visto dall'alto
3C - Stupido Jet lag
4C - Sono la mamma di Ri-Hanna
5J - Solo il nome la rende off-limits
6C - Benvenuta a Brisbane, Cali, dove i Broncos ci fanno sognare
7C - Il muto al mio fianco รจ Jordan
8J - Ho appena chiesto di sposarmi alla figlia del coach
9C - รˆ vero che avete tanta resistenza anche a letto?
10C - Non hai idea di quanti romanzi abbia letto sul fake dating.
11J - Se Calista Spencer pensa di poter-
12C - Dicevo solo per dire!
13C - Rugbista semi muto
14J - Sรฌ, credici
15C - Scorbutezza non รจ una parola, Calista
16C - L'unica al mondo
17J - Ti piace Rihanna?
18C - Cravatta abbinata
19C - Tu... hai letto proprio tutta la mail, giusto?
20J - Sembri costipato
21C - Mi sa che ho trovato il modo di zittirti, Didi
22C - Metterti in ginocchio รจ la tua risposta a tutto?
23J - Tutto bene, JB? Ti vedo teso
24C - Me ne farai pentire, vero?
25C - So come vanno a finire queste cose
26J - Schema 6, stronzi
27C - Magnifico, no?
28C - Un pizzico... rancorosa
29J - Buonanotte, Baxter
30C - Serial Kinder
31C - Non ci provare
32J - Come la superiamo?
33C - Lock
35J - C'รจ spazio nella mia libreria
36C - Crouch, bind, set!
37C - Sarรฒ una brava mamma, te lo prometto
38J - Serena Van der Woffen
39C - Woorim Beach
40C - Un milione e mezzo di dollari
41J - Un dannato procione
42C - Per Kinder
43C - Il signor O'Hara
44J - Ne parliamo a casa
45C - Una dannata treccia
46C - Dolphin uno, Dolphin due
47J - Richiamami
48C - Stanza 108
49J - Il mondo visto dal basso
50C- Il mondo visto dall'alto
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34C - Pasticcio. Decisamente pasticcio.

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By soulfullofharry

Cambiano delle cose nelle ultime due settimane. Ad esempio, i mobili delle camere degli ospiti arrivano eppure le mie cose restano dov'è che sono, divento mamma adottiva di un pitbull che ho denominato Serial Killer e... vado a letto con il mio finto fidanzato. Ogni giorno.

Intendiamoci, avrei voluto mandare via Kinder nonostante tutto perché continuo a esserne intimorita ma, rispetto alle prime settimane, le cose vanno un po' meglio tra di noi. Credo ancora che faccia gli occhi dolci a Jordan e che lo corrompa con leccatine e strusciatine, tuttavia, non posso nemmeno biasimarla. Insomma, abbiamo tutti visto Jordan. E poi io le piaccio. Strano, ma vero. Da quella sera di due settimane fa, quando ha creduto di difendermi da Jordan l'ho vista con occhio diverso, per questo mi sto impegnando anch'io nel costruire una relazione con lei.

Sempre da quel giorno, non riesco a fare a meno di mettere le mani addosso a Jordan. Il giorno dopo la prima volta ci siamo guardati e abbiamo concordato che la sera prima era stata frutto dell'euforia, che avevamo detto cose che non pensavamo e che era assurdo anche solo pensare di fare una cosa del genere. Poi sono andata a fare la doccia e, cinque minuti dopo, Jordan si è fatto spazio dentro al box in vetro e mi ha presa proprio lì. È stato un po' strano perché non indossavo gli apparecchi e gliel'ho detto, ma eravamo così presi che, anche avvolta nel ronzio, sono riuscita a godermi l'esperienza. Mi sono affidata a ogni altro senso, ho riposto fiducia in Jordan e mai una volta mi ha fatta sentire a disagio.

Abbiamo scoperto che se non c'è sintonia quando parliamo, esplode quando agiamo. Quindi parliamo di meno e ci tocchiamo di più. È un istinto irrefrenabile, che abbiamo provato a sedare più volte. Dopo una settimana, però, ci siamo arresi e abbiamo concordato che fino a quando ne avremmo avuto voglia, l'avremmo portata avanti. Senza troppi fronzoli. A me sta bene. Mi sento più rilassata e, assurdo o meno, sono più produttiva. Ho superato metà romanzo, mi accingo allo sviluppo della parte finale e sarà... fatta. Fatico ancora a crederci ma non voglio esaltarmi troppo, mi illuderei, cosa di cui non ho voglia.

Perciò mi godo l'attimo.

Battibecco ancora con Jordan, lo esaspero fino allo sfinimento e ne godo, però le cose sono più ammorbidite. Per quanto lo possano essere per uno come Jordan Baxter.

«Riesci a stare ferma cinque minuti? Cinque. Non dieci, non venti. Cinque» sibila proprio Brontolo, al mio fianco.

Alzo gli occhi al cielo e riprendo a rovistare in borsa, alla ricerca delle caramelle balsamiche. «Tu non dovevi nemmeno esserci. Non stressarmi.»

«Lamentati con Louis» ribatte, un attimo prima di rimettersi le cuffie alle orecchie. Quegli affari sono più grossi della mia testa.

«Ci ha già pensato papà» gli ricordo. «E comunque, ho bisogno che mi parli della tua famiglia. Piantala di cercare di ignorarmi. Devo sapere più cose possibili, non voglio sfigurare.»

«Sono una coppia e una figlia australiani. Che altro ti serve sapere?» Mi guarda con ovvietà.

Sul serio, adesso lo riempio di schiaffi. «Ti chiederei se fai sul serio, ma so che è così. Voglio i dettagli, Brontolo.»

«Piantala di chiamarmi così e forse ti dirò i nomi.»

Reprimo un altro insulto e mi volto nuovamente nella sua direzione. «Dettagli. Per favore

Compiaciuto dalla mi arrendevolezza, fa scivolare le cuffie attorno al collo. «Daniel e Lana Baxter sono i miei genitori, Ruby mia sorella minore, ha sedici anni e frequenta il liceo. Vivono a Melbourne da sempre, si sono sposati giovani e... non mi viene in mente altro.»

«Una vita con loro e ti limiti a questo?» Massaggio le tempie, esausta. Per fortuna il viaggio non è lungo. In aereo, da Brisbane a Melbourne ci vogliono all'incirca poco più di due ore. È un bene visto che ho una valigia colma di libri, un borsone altrettanto straripante e una borsa che scoppia di adesivi.

Stamattina mi sono preparata, ho fatto colazione e ho persino rivolto una carezza veloce a Kinder. Tutto bene fin quando non ho visto un borsone color granata accanto alle mie cose. Ho appreso solo un dieci minuti prima di partire che il mio finto fidanzato sarebbe venuto con me perché, a quanto pare, Louis gli ha imposto di farlo. Vederci insieme in giro per Melbourne, facendo credere a tutti che volevamo del tempo per noi prima della partita, è perfetto per i media. Quindi mi sono ritrovata in un aereo, in prima classe, e ho bruciato i soldi che avevo speso per quello di linea. Be', chiaramente ho provveduto a chiamare Louis e a farmi rimborsare. Dopo averlo insultato un po'. Nemmeno Jordan lo sapeva, Louis lo ha informato ieri sera dopo una riunione e io stavo già dormendo, esausta dal sesso strabiliante che avevamo fatto poco prima.

«Senti, sono persone. Non dovrai fare chissà cosa» afferma.

«Wow. Adesso sì che mi sento rassicurata» lo schernisco. «Non solo stanno per far entrare una sconosciuta in casa loro, ma è pure una grande maleducata perché non sa un accidente.»

«Fidati, mia madre ti dirà ogni singola cosa appena entrata in casa. Non temere il silenzio.»

Sospiro, nella vana speranza di calmarmi. È solo che non mi piace arrivare impreparata. Sapevo che avrei conosciuto i suoi genitori, me l'ha detto quando abbiamo parlato del viaggio a Melbourne, ma credevo che avrei avuto più tempo per organizzarmi e pensare a qualcosa da portargli. Oggi mi sarei sistemata in hotel, poi avrei fatto le mie cose e infine avrei pensato a cosa portare loro.

«A tua madre piacciono i fiori? I cioccolatini? Il gelato?»

«Cos'è, te la vuoi portare a letto?» Arcua un sopracciglio.

Ridere se solo non volessi prenderlo a pugni. Prima vorrei scoparlo, poi picchiarlo. Forse mi sta trasmettendo i suoi problemi di gestione della rabbia. O forse sono in pre-ciclo. Sì, questo è più probabile.

«Rispondi alla domanda, Baxter.»

«Sì.»

«Bene.» Recupero il cellulare e mi annoto cosa cercare una volta arrivati. Non mi presenterò mai a mani vuote, è maleducato.

Quando finalmente riusciamo a metterci in auto, un suv che Louis ha affittato prima della partenza, informo Jordan che dobbiamo fermarci da in un paio di poste. Conscio di non potermi dissuadere, mi porta in giro. Melbourne è molto carina e il fatto che domani partecipi a un festival la rende ancora più bella ai miei occhi. Nel tardo pomeriggio, verso le cinque, dovrà accompagnarmi sul luogo dell'evento in modo da poter sistemare tutto l'occorrente per domani.

Munita di un mazzo di ortensie colorate e un vassoietto di lamingtons, dei dolcetti tipici del posto composi da un cubetto di pan di spagna immerso nel cioccolato e cosparso di cocco a scaglie, giriamo per i sobborghi di Victoria fino a fermarci davanti a una bella casa munita di giardino. Siamo più distanti dal centro città, pertanto degli enormi grattacieli non vi è traccia. Solo una sfilza di case a schiera, un perfetto vicinato residenziale.

Prima di scendere passo i fiori a Jordan, poi prendo un profondo respiro e lo seguo lungo il vialetto. La porta di casa si apre l'attimo dopo rivelando una donna bionda con un sorriso smagliante sul volto e un vestito giallo svolazzante.

«Il mio tesoro!» Si lancia addosso a Jordan che, con prontezza, l'afferra. Lo vedo fare una smorfia ma è subito camuffata da un piccolo sorriso quando le si scosta e lo bacia sulle guance. «Daniel, vieni! Sono arrivati!» esclama Lana un attimo prima di voltarsi verso la sottoscritta. «Tu devi essere Calista. Tanto piacere, cara. Io sono Lana Baxter.»

«Molto piacere, signora. Quelli» indico i fiori che Jordan tiene in mano, «sono per lei. E anche questo.» Sollevo il vassoietto.

«Oh, ma che cara! Non avresti dovuto! Entrate, entrate.» Ci invita. «Tuo padre deve essere nella casetta, lo sai che non sente un accidente quando usa quel seghetto.»

«E invece ti sento benissimo, donna. Stavo arrivando. Penso ti abbiano sentito urlare persino a Sydney.» Un uomo alto, moro, di bell'aspetto e dal fisico statuario ci viene incontro. Indossa una camicia blu e un paio di jeans. «È bellissimo averti a casa, figliolo.» Stringe Jordan in un abbraccio, che lo ricambia con affetto.

È adorabile vederlo nella sua bolla.

«Anche per me, papà. Lei è Calista. Calista, questo è mio padre, Daniel Baxter.» Il ragazzo ci introduce brevemente.

«Salve, un piacere.» Porgo la mano all'uomo che mi riserva un sorriso.

«Il piacere è mio.»

«Guarda che bei fiori ci hanno portato» s'inserisce Lana. «Li sistemo subito in un vaso, hanno bisogno di acqua le ortensie.»

«Sento odore di lamingtons» asserisce Daniel.

«Oh, sì, sono qui.» Gli porgo il vassoio. «Solo un pensiero per ringraziarvi dell'ospitalità.» Arrossisco. Di sicuro so da chi ha preso Jordan. Basta guardarli messi l'uno accanto all'altro. Due colossi.

«Dov'è la nana?» chiede Jordan, aprendo il frigo.

All'improvviso sentiamo un rumore di passi dal piano di sopra.

«Era sotto la doccia. Fino a tre secondi fa» risponde suo padre.

«Oh. Mio. Dio!» strilla una voce.

«Scusala, tesoro» bisbiglia Lana prima di defilarsi.

La guardo confusa un attimo prima di rivolgere l'attenzione alle scale, dove una ragazzina bionda, provvista di turbante in testa e accappatoio, si fa strada. «Oddio. Non posso crederci! Lexie Black è nel mio soggiorno! Ciao, ti amo, sono la tua fan numero uno!» esclama, emozionata, le mani sul viso.

Sbuffo una risata, capendo cosa sta succedendo e arrossisco un po'. «Vuoi un abbraccio?»

«Ma che sta succedendo?» domanda Jordan, piena confusione nel suo tono di voce.

«Oh mio Dio. Sì!» La biondina corre nella mia direzione e mi getta la braccia attorno al collo. «Scusami tanto, ma sono davvero, davvero felice di poterti abbracciare. Voglio dire, l'avrei fatto domani perché verrò al festival, ma santo cielo! Non posso crederci!» Butta fuori una valanga di parole al secondo, tuttavia non m'importa. Sono felicissima di poterla rendere così entusiasta, ogni volta è un colpo al cuore.

«Ruby, si può sapere che ti prende?» borbotta Jordan. «Nemmeno quando vede me è così felice.»

«È una mia lettrice» rispondo al posto della scimmietta bionda. «Non ne avevo idea. Se l'avessi saputo, ti avrei portato qualcosa di esclusivo.» Guardo dispiaciuta Ruby.

«Scherzi?! Sei tu il mio regalo! È un sogno averti qui in casa. Quando mamma mi ha fatto vedere una tua foto quasi non sono stramazzata a terra. E comunque, adoro il tuo vero nome. Dovresti pensare di iniziare a pubblicare con quello.»

Rido, incapace di contenermi. «Ti ringrazio. Perciò ti piacciono i miei libri?»

«Piacere è un eufemismo» asserisce Lana. «Persino io ho letto qualcosa sotto costrizione. Ruby ama ogni cosa che scrivi.»

Sempre più rossa in volto, il cuore trema. «Non hai idea di quanto mi faccia piacere. Davvero. È un'emozione enorme anche per me, te l'assicuro.» Stringo la mano di Ruby.

«E ti prego, organizza più firmacopie in Australia» aggiunge Daniel. «Ci assilla ogni mese di partire per Chicago o una delle città in itinerario, ma sono troppo distanti.»

«Vero» concorda la ragazza.

«Mi dispiace per questo. Organizzo firmacopie dove possibile e non essendo seguita da una casa editrice è difficile che possa spostarmi oltreoceano. Però faccio il possibile per partecipare agli eventi sparsi qua e là, così riesco a incontrare la maggior parte dei lettori» spiego.

«Non importa. Ora sei qui. Sei praticamente di famiglia e... oddio, non posso proprio crederci!» squittisce, entusiasta.

So da Jordan che la famiglia è a conoscenza della nostra situazione, ma mi fa ugualmente piacere sapere che Ruby mi apprezza. Per me significa tanto.

«Ora posso essere degnato di un saluto?» Prende parola Jordan.

Ruby ridacchia e sfreccia in direzione del fratello. «Scusa. Mi sei mancato un mondo.»

Lui le lascia un bacio sulla fronte che mi fa sciogliere e le riserva un sorriso dolce. Uno che non gli ho mai visto. È come se la sua corazza, qui, crollasse.

«Che ne dite se lasciamo sistemare J e Calista mentre io finisco di preparare il pranzo?» propone Lana.

«Magnifica idea. Magari Ruby riesce a trovare un paio di vestiti da mettersi addosso» dice Jordan.

La biondina alza gli occhi al cielo. «Che simpatico. Vado.» Fila di sopra.

«Jordan ci ha detto che potete condividere la sua camera, ma se non ti senti a tuo agio tu puoi prendere la camera di Ruby, lei dormirà con me e Daniel prenderà il divano. Dopotutto, sono solo tre notti.» Sorride Lana.

«No, assolutamente.» Scuoto il capo. «Andrà bene qualsiasi sistemazione.»

«Bene, allora andate pure. Ci penserà Jordan a mostrarti il piano superiore. Benvenuta.» Mi rivolge un sorriso caloroso anche Daniel.

Lo ricambio all'istante, poi seguo Jordan per le scale. Un corridoio si estende al centro, ai lati due porte a testa e una al centro.

«Quella è la stanza dei miei genitori» Jordan indica proprio l'ultima porta centrale. «Qui» la prima porta a sinistra, «c'è la stanza di Ruby e quello accanto è il bagno. Da quest'altro lato» indica la prima porta a destra, un altro bagno che usiamo io e mia sorella e quella accanto è la mia stanza. Al piano di sotto ho notato solo un grande open-space con una cucina attaccata al soggiorno, nient'altro. Le pareti sono tinte di giallino e le porte in legno di noce. In generale, la casa emana vibes rustiche, uno stile perfetto per i Baxter.

Giunti davanti alla porta, Jordan la apre e mi fa entrare. Una stanza dalle pareti blu, con appese poster dei Brisbane Broncos e di vecchie band. C'è una scrivania con diversi libri sportivi sistemati sopra a essa sul lato sinistro. Al centro un letto a una piazza e mezza e a destra un semplice armadio. Qua e là ci sono ovali, un paio di magliette della divisa dei BB e persino un paio di scarpini ai piedi del letto. Lana deve aver lasciato tutto com'era l'ultima volta che Jordan è stato qui. È dolcissimo.

«Più tardi, di ritorno, portiamo qui il tuo borsone. Il letto è quel che è, quindi staremo un po' stretti ma si tratta di tre notti, sopravvivremo. E poi, starai sotto o sopra di me, non dovrebbe essere un problema lo spazio.»

Volto di scatto la testa nella sua direzione. «Jordan!» strillo in un bisbiglio.

«Che c'è? Finirà così, che ho detto di strano se non la verità?»

«Non verrò a letto con te sotto il tetto dei tuoi genitori. Sei pazzo.» Stringo le braccia al petto. Il solo pensiero che possa essere sentita dai signori Baxter e che possa morire di imbarazzo la mattina dopo mi fa sbiancare. No, grazie.

«Ne riparliamo stanotte, Lock.»

Rieccoci con il dannato nomignolo che usa ogni volta che... ci siamo capiti.

«Piantala.»

«Muoviamoci, muoio di fame. Mia madre ha sicuramente preparato la meat pie

«Pensi a un pasticcio di carne dopo quello che mi hai appena detto? Incredibile» bofonchio.

«Quello o sfoggerò un'erezione. Dimmi tu» ribatte.

«Pasticcio. Decisamente pasticcio» balbetto. «Sarà delizioso.»

Jordan mi rivolge un'occhiata mentre scuote il capo e si volta per lasciare la stanza. «Dio mi aiuti» lo sento mormorare.

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