(Un)expected

By anna_storiess

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SPIN OFF DI (IM)POSSIBLE Ally. Chioma corvina. Postura sicura. Sguardo glaciale. Reputazione di ragazza faci... More

Book Trailer 🎬
Dedica✨🖤
Prologo
Chapter one
Chapter two
Chapter three
Chapter four
Chapter five
Chapter six
Chapter seven
Chapter eight
Chapter nine
Chapter ten
Chapter eleven
Chapter twelve
Chapter thirteen
Chapter fourteen
Chapter fifteen
Chapter sixteen
Chapter seventeen
Chapter eighteen
Chapter nineteen
Chapter twenty
Chapter twenty-two
Chapter twenty-three
Chapter twenty-four
Chapter twenty-five
Chapter twenty-six
Chapter twenty-seven

Chapter twenty-one

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By anna_storiess

«Non l'ha detto veramente.» Sam sgrana gli occhi nel momento in cui finisco di raccontarle- con un finto disinteresse- ciò che ha detto Matt ieri.

"Non mi importa di chi ti porti a letto. Tanto ci passano un po' tutti di lì, no?"

Un'infinità di persone hanno pensato questo sul mio conto, affibiandomi alle spalle una serie di epiteti sgradevoli e di cattivo gusto.

Non me n'è mai importato più di tanto di nessuno di loro. Le loro parole erano gettate al vento, poiché mai nessuno ha osato rivolgermele in faccia.

La prima persona che fece allusioni riguardo la mia vita sessuale, il primo anno, si ritrovò il giorno dopo i finestrini della sua auto spaccati e le ruote totalmente bucate.

Ero molto più impulsiva di adesso, eppure non ha osato né denunciarmi né affrontarmi.

E, come un effetto domino, nessun altro studente del college si è mai permesso di riferirmi faccia a faccia i loro reali pensieri.

Soltanto Sally Miller- la migliore amica di Charlotte - si diletta a litigare con me ogni volta che, sfortunatamente, ci incontriamo. Ma per quanto non la sopporti minimamente, ho promesso a quella mocciosa di Charlotte che non me la sarei presa eccessivamente con lei.

Ho accettato solo perché quella biondina si è ormai irrimediabilmente collocata in un punto fisso di me e non ha intenzione di schiodarsi. Probabilmente perché mi ricorda tanto Emily, per il carattere forte ma al contempo dolce e infantile.

A ogni modo, nessuno ha mai provato più a offendermi da quel momento, fino a ventiquattro ore fa.

Quando uno stronzo di un metro e novanta si è pronunciato sulla mia vita sessuale, come se fossi un'inutile e scontata puttana.

Non mi hanno offeso le parole in sé, quanto più il fatto che sia stato proprio lui a pronunciarle.

In maniera così sprezzante e supponente mi ha trattata come una nullità. Mi ha giudicata senza sapere un cazzo di me e della mia vita, per il semplice gusto di... offendermi.

E non è presente solo la rabbia, quanto più la delusione che proprio lui, che si è prestato soltanto la sera prima ad ascoltare le mie confidenze e a cercare di sapere di più sulle mie cicatrici, mi abbia giudicata in quel modo.

Non sa nulla di ciò che mi porta ad andare con un ragazzo diverso ogni sera. Non sa nulla del panico che mi assale ogni volta che mi ritrovo da sola nel mio letto, immersa nei pensieri più tortuosi. Non sa come mi sento ogni volta che il mio passato si ripresenta, bussando alla porta, e mi ripete come un cazzo di loop il trauma subito per ore e ore. Non sa del sollievo che provo nel pensare di aver trovato, dopo tanti anni, un ruolo dominante durante il sesso. Non sa del panico che provo ogni volta. Non sa quanto diamine mi faccia schifo per quello che faccio. E non sa nemmeno che questo è l'unico modo che ho trovato per sopravvivere.

Non sa un cazzo di niente.

Eppure mi ha comunque giudicata, senza la minima esitazione.

«Io lo ammazzo.» Charlotte interviene poco dopo, riportandomi nuovamente alla realtà.

Io, lei, Sam, West, Finn e Travis siamo seduti come al solito sull'erba del giardino del campus, come quasi ogni giorno. Finn e Travis stanno parlando tra di loro riguardo una partita di Football, mentre West e le ragazze si mostrano stupiti delle parole di Matt.

Il mio obiettivo non era in realtà quello di confidarmi, eppure Sam era preoccupata per come ero andata via ieri dopo aver parlato con Taylor, e la mia risposta ha attirato l'attenzione anche degli altri due.

«Non ce n'è bisogno. Non me ne frega un cazzo di quello che pensa.» faccio un tiro dalla sigaretta e sbuffo il fumo poco lontano da me.

Colpisco però accidentalmente West, il quale tossisce fin troppo eccessivamente.

«P-però poteva evitare.» si aggiunge proprio quest'ultimo, scrollando una spalla. «In fondo non è che lui sia tanto diverso da te. Anche lui ne scopa una diversa ogni sera.»

Abbasso lo sguardo.

Vorrei dire che io vado a letto con tanti ragazzi per motivi totalmente diversi da quelli puramente lussuriosi e voluttuosi, ma resto comunque in silenzio.

«Non avrei mai immaginato che potesse dire una cosa del genere, Ally. Ma adesso vede...» Charlotte scuote il capo, incredula, mentre progetta una serie di offese da rivolgere al suo amico.

«Secondo me dovrebbe evitarlo e farlo crepare in un altro modo.» Samantha scrolla le spalle e mi ruba una Camel, per poi accenderla subito dopo.

«Tipo?» West da un morso al suo panino con tonno, ketchup, salame e avocado, parlando con la bocca piena.

Assumo un'espressione schifata alla vista di quel condimento, e sospiro altro fumo.

«Si vede lontano un miglio che Taylor ha un debole per Ally. È attratto da lei molto di più rispetto a quanto non lo sia con le altre.»

«Per non contare il fatto che è geloso di te.» aggiunge Charlotte, scrollando una spalla.

Roteo gli occhi al cielo, sapendo già quale sia la loro intenzione.

«Esatto. Domani c'è la festa sul tetto di Travis. Ci sarà tutto il college, compreso Matt.» continua Sam, facendo un altro tiro. «Perché non gli fai mangiare le mani per averti offesa in quel modo?»

Sospiro.

Non ho alcuna intenzione di farlo. Non ho quindici anni e il mio obiettivo non è farlo ingelosire.

Le parole di Matt hanno avuto un certo effetto su di me, ma questo non cambia il fatto che di lui non mi importa niente.

Non è nulla di più di una semplice scopata. O, almeno, è questo quello che mi ripeto da ormai diversi giorni, per impedire alla mia mente di formulare strane e assurde ipotesi.

«Scusate, ma io penso che sia un'idea di merda.» interviene quindi West, con ancora la bocca piena. «Lui l'ha offesa dicendo che scopa con tutti, e per farlo ingelosire dovrebbe scoparsene uno davanti a lui?»

La rudezza e il modo netto e diretto con cui West pronuncia queste parole mi colpisce soltanto per una frazione di secondo, ma riesce comunque a suscitarmi un lieve sorriso.

Beh, non ha tutti i torti.

Scuoto comunque il capo e sospiro altro fumo. «Non ho intenzione di far ingelosire nessuno, smettetela con queste stronzate.» mi sollevo di poco, sistemandomi meglio con la schiena appoggiata al tronco dell'albero.

Sam rotea gli occhi al cielo in modo rassegnato, mentre Charlotte mi posa una mano sulla spalla in segno di affetto.

«Hai ragione, sarebbe troppo infantile. Però Matt ha sbagliato a dirti quelle cose, e io-»

Scuoto il capo in segno di diniego. «Se in tutti questi anni mi fosse importato di ciò che diceva la gente su di me, probabilmente mi sarei sotterrata un centinaio di volte, Charlotte. Taylor può pensare quello che vuole, non me ne frega niente di ciò che ha detto, ne se lo pensa davvero.» finisco di fumare la Camel, ridotta ormai a un inutile mozzicone, e lo butto nella carta del panino quasi finito di West.

Cerco di assumere un tono più duro e convincente possibile, in modo da far arrendere tutti e tre e smetterla di parlare di questa storia.

Ne stanno facendo una questione di stato, e sto iniziando a infastidirmi. Per questo sbuffo scocciata e mi alzo da terra.

I loro sguardi si calamitano improvvisamente su di me, mentre pronuncio: «Adesso vado. Tra un paio di giorni ho un esame e devo studiare.  Ci vediamo.» tento di celare il mio nervosismo, e saluto tutti e tre con un semplice e secco cenno della mano.

«Ci vediamo dopo in stanza, allora.» conclude Charlotte, con un flebile sorriso sulle labbra.

Annuisco quindi impercettibilmente e, mettendo in spalla la mia borsa di tela, mi allontano da loro. Entro poco dopo nel dormitorio e salgo le scale che portano nel piano della mia camera, per poi cominciare a cercare le chiavi nella borsa.

Appena le trovo, le porto all'altezza della serratura.

Tuttavia, nell'esatto istante in cui i miei occhi si posano su di essa, ecco che un bigliettino attaccato con dello scotch alla maniglia attira la mia attenzione.

Aggrotto le sopracciglia.

E questo cos è?

Lo stacco dalla porta e lo rigiro tra le mani, notando su un semplice lato il mio nome.

"Allison".

Assottiglio le palpebre nel momento in cui noto una califrafia già vista precedentemente. Le lettere scritte in stampatello, in modo squadrato...

Non ci impiego molto a capire che è la stessa scrittura del primo biglietto ricevuto. Era anonimo, esattamente come la lettera ricevuta poche settimane dopo e che mi ha portata a precipitarmi a Orlando da Emily.

Incuriosita, lo apro e leggo in fretta il contenuto:

«Ti ho tenuta in braccio tante volte: la prima quando sei nata, l'ultima mentre eri mia.

Chi sono?»

Aggrotto la fronte, non capendo inizialmente che diamine significhi. Rileggo quindi confusa il biglietto e cerco di captarne il messaggio, fino a quando non realizzo all'improvviso.

Oh mio Dio.

Non è possibile.

Rabbrividisco.

Tutto diventa buio attorno a me, ogni singola parte di ciò che mi circonda assume contorni sfocati, risultando un inutile sfondo di questo bigliettino. Un terrore radicale comincia a scorrermi all'improvviso nelle vene, mentre un macigno prorompente mi provoca un buco nel petto. I polmoni si comprimono, la gabbia toracica comincia a restringersi sempre di più e il cuore smette di pompare sangue.

Non è possibile.

Non... Non può essere vero.

Il viso mi diventa pallido e la bocca improvvisamente secca a causa del panico che si sta impossessando di ogni singola parte di me, nel momento in cui capisco chi lo ha scritto.

È lui.

È tornato.

Mio padre è tornato.

Deglutisco un centinaio di groppi amari, mentre ricollego le parole della lettera e del bigliettino.

"Sono gli occhi che ti senti addosso e le mani che ti toccano da sempre."

Le mani che ti toccano da sempre.

Oh mio Dio.

Come ho fatto a non arrivarci prima?

Poso una mano sul petto, sperando che questo possa aiutare il cuore a sbloccarsi e a tornare a pompare sangue. Eppure non funziona, poiché più inspiro, più mi sento soffocare, e più cerco di regolarizzare il battito più questo sembra bloccarsi totalmente.

No. No. No. No.

Serro gli occhi e poso la mano sulla porta della camera, lasciando che la borsa cada sul pavimento del corridoio.

Mi pare persino di sentire una porta aprirsi, eppure la mente sta iniziando ad affollarsi di pensieri, ricordi e paranoie che non mi rendono capace di capire nulla.

Cazzo...

Com'è... Com'è possibile che sia lui?

Era in carcere...

Batto il palmo della mano contro il legno della porta talmente forte che comincia a pizzicarmi lievemente. Stringo più che posso gli occhi, sperando che questo possa scacciare via le immagini che si stanno ripresentando a raffica e senza un ordine preciso.

Le sue mani...

I suoi occhi...

La sua lingua...

Un conato di vomito mi risale lungo tutto l'esofago e mi costringe a portarmi una mano alla gola.

«Ally...» l'accenno di una voce maschile mi giunge da dietro, ma la ignoro.

Non riesco neanche a capire se sia reale o se sia frutto della mia testa, perciò infilo entrambe le mani nei capelli e cerco di respirare profondamente.

Appare però tutto inutile, poiché quel bastardo non accenna a muoversi dalla mia testa e il panico continua a sopraffarmi.

«Ally, che succede?» la voce maschile torna nuovamente, e stavolta riesco a distinguerne una sfumatura roca.

Non rispondo.

Non riesco neanche a respirare, figuriamoci a parlare. I polmoni sembrano aver smesso di garantirmi l'ossigeno, così come il cuore sembra essersi compresso totalmente.

La voragine nel petto aumenta sempre di più, facendomi sentire un dolore acuto e portandomi a contorcermi disperatamente.

«Ehi, tigre... Guardami.» la figura che pensavo fosse immaginaria si fa avanti e mi induce a voltarmi verso di lui.

Le note di vaniglia, muschio, quercia e un pizzico di tabacco del suo profumo mi investono all'improvviso, e seppur la mia anima abbia realizzato che si tratta di Matt, la mia mente non riesce minimamente a recepire di averlo al mio fianco.

Un cappio sembra avvolgersi attorno alla mia gola e sono costretta a tentare di liberarmene con le mani. Le unghie, però, non fanno altro che graffiarmi, provocandomi un bruciore intenso.

Sono entrata però ormai definitivamente nel panico per rendermene conto e continuo a cercare di rimuovere questa corda che mi attanaglia il collo.

«Ehi ehi ehi, ferma. Che cazzo succede?» Matt mi afferra le mani e le allontana dalla mia pelle, ormai martoriata dai graffi.

Scuoto il capo in segno di diniego.

Non riesco a rispondere.

La mia mente è troppo occupata dal viso di mio padre, dalle sue carezze, dal suo sorriso crudele e dalle mani sul mio corpo per permettermi di farlo.

Si è rifatto vivo...

Com'è possibile che abbia scritto quei bigliettini e la lettera?

Come... Come ha fatto se era in carcere?

Stringo gli occhi più che posso, fino a farmeli bruciare, e mi agito sul posto, girandomi diverse volte per fuggire alla crisi che mi sta assalendo.

E più cerco di fermarla e di controllarla, più questa si intensifica, stringendomi il petto e squarciando uno a uno ogni singolo brandello della mia anima.

Non ci riesco.

Non riesco a fermarla.

«Ally, che è successo? Parlami, ti prego.» la voce di Matt diventa più apprensiva, eppure la preoccupazione che manifesta non riesce comunque a liberarmi dalle torture a cui mi sta sottoponendo la mia testa. «Cazzo, tigre, respira... Respira.»

Apro quindi gli occhi, sbarrandoli totalmente, e incontro i suoi. Le pupille azzurre si incastrano dritte nelle mie, eppure la mia mente non riesce a riconoscerle come sue.

La sua faccia si trasforma in particolare in quella di mio padre. Ogni lineamento, ogni espressione, ogni minuscolo dettaglio muta completamente, assumendo la forma del mostro che affolla ogni notte i miei incubi.

Sono costretta perciò a girarmi e a sussurrare parole senza senso.

«Basta... Las-lasciami andare, ti prego...» ciò che dico risulta confuso a causa del modo in cui boccheggio alla ricerca di ossigeno.

Ossigeno che però assume le sembianze di acido, che mi penetra nelle vene e mi arriva dritto ai polmoni.

Li incenerisce l'attimo dopo, bruciando ogni speranza di tornare a respirare correttamente.

«Tigre, guardami... Sono io, sono Matt.» mi prende il viso tra le mani e mi induce a guardarlo nuovamente negli occhi.

Il calore delle sue mani ha un lieve effetto istantaneo su di me e risulta capace di riuscire a togliermi dalla testa almeno la faccia di quel bastardo.

«Va tutto bene...» la sua voce mi arriva dritta al petto.

La sua immagine diventa pian piano meno sfocata, fino a risultare totalmente definita.

Matt... realizzo solo ora la sua presenza, e una minima sensazione di sollievo si insedia dentro di me.

«Sono qui, girasole... Sono qui.» la voce roca, le parole sussurrate e lo sguardo colmo di preoccupazione riescono a sbloccare il mio battito cardiaco.

Affondo i miei occhi nei suoi e cerco di appigliarmi a essi per evitare di cadere un'altra volta nel baratro e far rimontare la crisi.

«Respira insieme a me...» comincia a inspirare e aspetta che io faccia lo stesso, per poi rilasciare subito dopo l'aria.

Faccio come mi dice e tento di regolarizzare pian piano il respiro.

Inspiriamo ed espiriamo insieme, con le iridi dell'altro fisse nelle nostre.

Un lieve senso di tranquillità si irradia quindi dentro mi me e permette alla mia frequenza respiratoria di prendere il suo corso naturale.

Eppure i residui di terrore che mi hanno assalita soltanto pochi minuti fa sono ancora troppo presenti, per lasciarmi completamente libera.

E Matt sembra accorgersene, poiché mi posa entrambe le mani sui fianchi e mi attira a se. Le sue braccia possenti mi avvolgono e mi stringono a lui, mentre la mia testa si scontra con il suo petto.

L'istinto di allontanarmi e mandarlo via si fa vivo dentro di me, eppure non ci faccio troppo caso, poiché il battito mi si sblocca all'improvviso.

Matt mi abbraccia sempre più forte e riesce a far si che il mio cuore riprenda a battere regolarmente.

«È tutto okay, tigre... È finito.» mi sussurra tra i capelli, mentre mi accarezza dolcemente il capo.

E la delicatezza che usa è talmente travolgente da farmi dimenticare tutto per un attimo. La nostra lite, le sue parole, il bigliettino, mio padre... passa tutto in secondo piano, oscurato totalmente dal tono roco e dolce di Matt.

Mi cullo perciò tra le sue braccia e prego con tutta me stessa che il panico si sia dissolto completamente. Imploro ogni singola parte della mia testa a scacciare ogni immagine di mio padre e mi concentro solo e unicamente sulle braccia di Matt che mi stringono a lui come se fossi la cosa più fragile in questo momento.

Scaccio quindi via il magone al petto e il nodo formatosi in gola, per poi sospirare profondamente e scostarmi lievemente da lui.

È finita... mi tranquillizzo perciò, facendo un passo indietro.

Matt mantiene comunque i suoi occhi fissi su di me e mi osserva con attenzione, forse per accertarsi che sia sparito ogni residuo di terrore.

«Va tutto bene?» domanda quindi, abbassando il capo per cercare di catturare il mio sguardo.

Deglutisco e annuisco subito dopo, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Sì...» passo poi una mano sugli occhi e sull'intero viso, riprendendomi pian piano dal momento avuto.

«Che cosa è successo?»

Le sue sopracciglia sono aggrottate e l'espressione ancora apprensiva. Mi guarda attentamente, come se fossi un esperimento da studiare e stesse cercando di analizzarmi.

È successo che sono appena ricaduta nell'Inferno.

Che il mio Lucifero personale ha appena bussato alla mia porta e mi ha trascinata negli inferi con lui. Mi ha incatenata e ha iniziato a bruciarmi viva.

Fino a quando non mi hai abbracciata tu.

Deglutisco e abbasso lo sguardo.

Sto per raccontargli tutto e confidarmi con lui riguardo ciò che è successo, eppure la mia parte più razionale comincia a rifarsi viva.

Non ci vuole tanto affinché le parole di ieri pomeriggio si ripresentino nuovamente, mettendo immediatamente da parte l'abbraccio con cui è riuscito a calmarmi.

Ricordo infatti il tono supponente, il modo in cui si è schierato contro di me e ciò che ha detto. Appare improvvisamente ai miei occhi come il ragazzo con cui ho litigato ieri pomeriggio, e mi serve un attimo per fare un passo indietro e schiarirmi la voce.

«Niente.» sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e rilascio un sospiro.

La consapevolezza che Matt ha appena assistito a una mia crisi comincia a tormentarmi e a farmi sentire a disagio, ma cerco comunque di tornare ad assumere la mia solita espressione sicura.

«Niente? Vuol dire che ho immaginato ciò che è successo due minuti fa?» domanda dunque, ricercando il mio sguardo.

«Ho avuto un semplice momento no, non è niente.» minimizzo nel modo più convincente possibile, eppure lui non sembra minimamente crederci.

Rilascia un sospiro, mentre posa una mano sul fianco e si gratta un sopracciglio con il pollice. Sta forse aspettando che cambi idea e metta da parte la mia rabbia solo per il momento.

«Ally, mi vuoi dire che è successo? Qualcuno ti ha fatto qualcosa?»

Increspo le labbra in un sorriso sarcastico. «Ah, adesso ti interessa?»

Riaffondo i miei occhi nei suoi e assumo un tono piccato e stizzito.

Matt rilascia un sospiro.

«Vorrei solo sapere perché cazzo sembrava che stessi morendo, Ally. Tutto qui.» risponde quindi, mantenendo comunque una sfumatura preoccupata.

«Stress, solo stress. Contento, ora?» incrocio le braccia al petto.

Rotea gli occhi al cielo e sbuffa nuovamente.

Serro la mascella, infastidita dalla sua improvvisa voglia di sapere cosa succede dopo ciò che è accaduto ieri.

Che grandissima faccia tosta.

«E comunque ti avevo detto di starmi lontano, te lo devo ripetere?»

Riduce le palpebre a due fessure, mentre respira profondamente per cercare forse di placare il suo nervosismo crescente. La mia rimostranza lo sta infatti infastidendo, eppure cerca di rimanere calmo. Sposta quindi distrattamente lo sguardo altrove, puntandolo in particolare sul pavimento.

Ed è lì che qualcosa sembra attirare la sua attenzione, poiché guarda attentamente un punto per diversi secondi.

Aggrotto quindi le sopracciglia e sposto lo sguardo nella sua stessa direzione, impallidendo nel momento in cui noto che sta guardando proprio il pezzo di carta per terra.

Mi sarà caduto durante l'attacco di panico.

Impreco contro me stessa perché se n'è accorto.

Mi abbasso quindi per prenderlo e nasconderlo, eppure i suoi movimenti sono più agili, poiché lo afferra con uno scatto repentino prima di me.

Cazzo.

«Ridammelo.» ordino tra i denti.

Lui però mi ignora completamente e apre il bigliettino, per poi leggerne il contenuto con le sopracciglia aggrottate.

Tengo le palpebre chiuse per una manciata di secondi, infastidita dal fatto che abbia appena scoperto il motivo della mia crisi.

Apro subito dopo gli occhi e noto la sua espressione mutare improvvisamente: i suoi occhi si incupiscono, la sua mascella si serra e il suo volto viene attraversato da uno stato di... consapevolezza?

Scruto a fondo la sua espressione, insinuando che lui in realtà ne sappia molto di più di me.

Scarto però velocemente quest'idea, poiché sarebbe assolutamente assurda.

È stato sicuramente mio padre a inviarmi questi messaggi anonimi, e non è assolutamente possibile che lui sia coinvolto.

«Pensi sia la stessa persona che ti ha mandato la lettera e il primo biglietto?» domanda quindi Matt, con voce roca.

Esito qualche secondo, indecisa se rispondergli o meno. Alla fine, però, decido di usare un tono duro e pronunciare:

«Sì.» muovo il capo per spostare i capelli dietro le spalle, per poi strappargli il biglietto dalle mani.

«L'ultimo l'hai conservato, vero?» il suo tono è apprensivo e interessato, così come i suoi occhi, diventati improvvisamente seri e imperturbabili.

Annuisco con nervosismo.

«Bene, non buttare neanche questo.» posa entrambe le mani sui fianchi. «Magari possono aiutarci a capire chi li ha inviati.»

«So chi li ha mandati.» scrollo le spalle e lo guardo dritto negli occhi.

Lui schiude lievemente le labbra a queste mie parole.

«Come?»

Sembra stupito da ciò che ho detto, ma non interessato davvero a sapere di chi sto parlando. Come se lo sapesse già, e non volesse che lo sapessi anche io.

Ma no... È assurdo.

Mi sforzo quindi a tralasciare quest'assurda ipotesi, e ripeto con freddezza: «Mio padre. È lui a inviarmeli.»

Mi aspetto che inizi a farmi una serie di domande, curioso di sapere perché un padre normale dovrebbe inviare dei fottuti messaggi in codice e minacciosi anonimamente. Mi aspetto che si mostri incuriosito, confuso... Eppure tutto ciò che lui fa è abbassare lo sguardo e inumidirsi le labbra.

Ritiro il capo all'indietro, attonita.

Ma che cazzo?

«Che c'è? Lo sapevi già per caso?» domando perciò, indurendo maggiormente il tono.

Riporta quindi i suoi occhi nei miei e scuote il capo in segno di diniego. «No, come potrei.»

Scrollo le spalle. «Non lo so, in questi giorni sei totalmente un'altra persona. Forse dovrei pensare che c'entri qualcosa con tutta questa storia.»

Ed ecco che comincia a fissarmi intensamente. Incastra le sue iridi nelle mie e sembra riflettere su chissà cosa.

E questo sguardo così intenso e così penetrante riesce a mettermi in... soggezione.

Resto comunque in silenzio e aspetto che risponda alla sua domanda, poiché il dubbio che possa essere incluso in questa storia comincia ad assalirmi con sempre più prepotenza.

Lui, però, dopo avermi riservato uno dei suoi sguardi più intensi e ardenti, ecco che increspa le labbra in un sorriso e sospira in modo... divertito.

Inarco un sopracciglio.

Beh? Che cosa c'è di divertente?

«Confrontare i messaggi può aiutarci a capire cosa vuole dirci tuo padre, se proprio dovesse trattarsi di lui.» fa infine spallucce. «Nessuna teoria complottista, Jackson.»

Detto ciò, si volta e si allontana da me.

Non rispondo nulla, non riuscendo a credergli totalmente.

I miei occhi lo seguono infatti fino a quando la sua figura non sparisce oltre le scale, portando via con sé anche l'aroma inebriante del suo profumo.

Rilascio un sospiro e mi inumidisco le labbra nel momento in cui avverto una strana malinconia arpionarmi il petto.

Un'angoscia intensa, dovuta sia al biglietto, sia a ciò che è successo con Matt.

Poco dopo, una porta del corridoio si apre e ne fuoriesce la figura magrolina di Chloe Morris.

Una rabbia improvvisa scoppia dentro di me alla vista di quella gattamorta.

Questa sembra accorgersi della mia presenza, ma non mi degna comunque di un solo sguardo.

Ghigno.

Che codarda.

Osservo anche lei andare via con dei libri in mano e un sorriso da ebete stampato in faccia. Lo stesso sorriso che dedica costantemente a...

Un momento.

Matt era già nel dormitorio quando è venuto da me mentre avevo la crisi.

Ero troppo impanicata in quel momento per domandarmi cosa diavolo ci facesse qui, eppure adesso sto iniziando a collegare tutto...

È uscito dalla camera di Chloe, che è esattamente a pochi passi dalla mia.

Serro la mascella.

Non dovrebbe importarmi di quel coglione e della sua fidanzatina, eppure non so perché ma avverto una strana ira corrodermi da dentro non appena realizzo che è andato a letto con lei.

Sospiro con nervosismo.

Può fare quello che vuole.

Non me ne frega niente.

Cerco di ripetermi queste parole all'infinito per tentare di convincermene, mentre raccolgo la mia borsa caduta a terra ed entro in stanza.

Riguardo nuovamente il bigliettino, non avendo però il coraggio di leggerne le parole.

L'immagine di mio padre mi si proietta all'istante, portandomi a ricordare- come se ci fosse un cazzo di nastro cinematografico- tutto l'orrore che mi ha fatto e il modo in cui mi ha uccisa pochi anni fa.

Il modo in cui quella sera sono morta, non consapevole però che sarebbe stata solo una di una lunga serie di torture.

Ricordo il piacere che provava nello strappare e distruggere ogni singolo pezzo della mia anima. La gioia che lo portava a squarciarmi il cuore e a divorarselo senza pietà.

Ricordo ogni singola mostruosità che mi ha fatto, ogni momento in cui ho sperato di morire.

Ricordo come mi sentivo sporca e come le mie stesse mani erano dei carboni ardenti sulla mia pelle.

Ricordo tutto, ogni momento passato con lui e tutte le sfumature dell'inferno che mi ha fatto vivere.

Pensavo di essermene almeno in parte liberata, nonostante lui viva ancora dentro la mia testa, eppure non è così.

Mio padre è tornato.

E ho il presentimento che non se ne starà affatto con le mani in mano...






💖SPAZIO AUTRICE💖

Questa volta sono stata più veloce ad aggiornare, poiché molti di voi mi hanno chiesto il più in fretta il capitolo e non potevo farvi aspettare ❤️

Comunque, il ritorno del padre di Ally è uno dei punti cardini sella storia e - come prevede lei- sicuramente non sarà un ritorno tranquillo.

Matt, come abbiamo capito, c'entra qualcosa in tutta questa storia. Ma in che modo?

Pian piano scoprirete tutto, e io non vedo l'ora🙈

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, se così e se vi va lasciate una stellina 🌟

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