(Un)expected

By anna_storiess

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SPIN OFF DI (IM)POSSIBLE Ally. Chioma corvina. Postura sicura. Sguardo glaciale. Reputazione di ragazza faci... More

Book Trailer 🎬
Dedica✨🖤
Prologo
Chapter one
Chapter two
Chapter three
Chapter four
Chapter five
Chapter six
Chapter seven
Chapter eight
Chapter nine
Chapter ten
Chapter eleven
Chapter twelve
Chapter thirteen
Chapter fourteen
Chapter fifteen
Chapter sixteen
Chapter seventeen
Chapter eighteen
Chapter twenty
Chapter twenty-one
Chapter twenty-two
Chapter twenty-three
Chapter twenty-four
Chapter twenty-five
Chapter twenty-six
Chapter twenty-seven

Chapter nineteen

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By anna_storiess

Matt

Quelle cicatrici.

Quelle fottute cicatrici mi stanno torturando da due giorni.

Da quando le ho viste, sulle cosce di Ally, quelle immagini hanno iniziato a fottermi il cervello.

Ci ho pensato in ogni singolo secondo delle mie giornate, dalla sera della partita fino a ora. Le domande su chi possa avergliele fatte, quando e, soprattutto, come mi stanno tormentando da troppo tempo e sento che se non lo scopro tra meno di dieci minuti impazzirò.

E, sinceramente, non so minimamente il motivo, ma la consapevolezza che qualcuno le abbia messo le mani addosso e le abbia provocato quei segni perenni, mi fa...

Cazzo.

Mi fa andare fuori di testa.

Per questo sto chiamando Isobel, la zia di Ally, per chiederle spiegazioni.

Lei non lo sa, ma conosco sua zia da ormai diversi mesi, e con tutto il culo che mi sto facendo per fare quello che mi ha detto mi merito almeno delle spiegazioni.

Afferro perciò il telefono dalla tasca dei jeans e compongo il suo numero, aspettando qualche secondo prima che la sua voce sicura risuoni dall'altra parte.

«Matthew, ciao.»

Non mi presto ai convenevoli, perciò mi inumidisco le labbra e domando con tono austero:

«Chi le ha fatto quelle cicatrici?» la mia domanda netta sembra stupirla, poiché rimane in silenzio per secondi interminabili.

Non riesco a sentire neppure il suo respiro, e questo mi fa capire che non si aspettava che io ne venissi mai a conoscenza.

Eppure l'ho fatto, e seppur Ally si sia rifiutata categoricamente di rivelarmi chi gliele avesse procurate, non ho intenzione di rimanerne all'oscuro.

Ed è solo per il compito che mi è stato assegnato. Per nient'altro.

Mi convinco con queste parole e attendo la risposta di Isobel, con un cipiglio sul volto e i muscoli del corpo tesi.

«Matt, come hai fatto a...»

«Sai bene che vado a letto con tua nipote, Isobel, risparmiati lo stupore e dimmi la verità.»

Lei rilascia un sospiro rassegnato ed esita per un po', prima di sussurrare un flebile: «D'accordo...», risponde:

«È stato lui.»

Lui.

Il pezzo di merda che stiamo cercando.

Il fottuto figlio di puttana che è scappato di prigione qualche mese fa e potrebbe rifarsi vivo a momenti.

Colui che sta cercando... Ally.

Sbianco all'improvviso e schiudo le labbra, non riuscendo a credere a ciò che ha appena detto.

Milioni di domande e una quantità indefinita di confusione si fanno vivi all'improvviso, rendendomi capace soltanto di chiedere:

«Come... Come è possibile? Non mi avevi detto che le metteva le mani addosso, solo che avrebbe cercato vendetta.» aggrotto le sopracciglia, mentre mi ritrovo costretto ad avvicinarmi alla finestra della stanza e ad accendermi una sigaretta.

«Sono tante le cose che non ti ho detto, Matt... Starà ad Ally raccontarle, se e quando se la sentirà.»

Assottiglio le palpebre, riflettendo sulle sue parole.

C'è altro che quell'uomo le ha fatto?

Qualcosa di peggiore?

Inspiro grandi quantità di nicotina per poi sbuffare una nuvola di fumo e far cadere la cenere fuori dalla finestra.

Non potrei, ma non me ne fotte un cazzo.

«Perché non puoi dirmele tu?» domando allora, con un tono di voce più duro.

La voglia di sapere tutto ciò che è successo ad Ally mi sta mangiando vivo, e non so minimamente il perché. Dovrei fregarmene o al massimo prenderne semplicemente atto, eppure una strana rabbia mi divampa nel petto.

«Non posso, ciò che ti basta sapere è soltanto che è un bastardo, e pagherà per le cose che ha fatto.»

Annuisco impercettibilmente e sospiro altro fumo.

Non mi rivelerà niente. Non quando ciò che potrebbe dirmi è qualcosa di troppo delicato per essere lei a raccontarlo al posto di Ally.

Non so cosa abbia passato la tigre, ma quelle cicatrici non preludono niente di buono.

E seppur la curiosità di sapere il resto mi divori totalmente, accetto di lasciar perdere e sospiro.

«Ci puoi contare.»

Subito dopo, allontano il telefono dall'orecchio e chiudo la chiamata.

La confusione di poco fa è incrementata a dismisura, accostandosi a una rabbia ingiustificata. Eppure, la consapevolezza che quel figlio di puttana presto si farà vivo e finirà o con una pallottola nel cranio o in una cella per il resto della sua vita riesce ad attenuare questa collera intensa.

***

«Invece è bellissima questa maglietta, coglione!» la voce squillante di Sally mi si scaglia contro, mentre posa il suo sguardo sulla maglietta con sopra la faccia di topolino stampata sopra.

Roteo gli occhi al cielo e rilascio un sospiro divertito, mentre mi sistemo meglio sul letto di Charlotte.

Sono venuto in camera sua non tanto per sorbirmi le urla isteriche di Sally, quando più per vedere la tigre, eppure in stanza c'erano solo loro due quando sono arrivato. E mi è stato detto solo in seguito da TJ che era uscita...

Poso il palmo della mano sotto il capo, prima di appoggiarlo sul cuscino.

«Quella cosa non farebbe venire un'erezione neanche a pagarla, e tu la metti per uscire con David.» la mia voce roca e provocatoria la induce ad assottigliare le palpebre infastidita e a tirarmi un pugno sul braccio.

In realtà non me ne frega un cazzo di come si veste prima di un appuntamento, ma amo quando si arrabbia e comincia a insultarmi.

Quello... è abbastanza divertente.

Soprattutto dato il fatto che una ragazzina dai capelli mori e dagli occhi più azzurri del cielo non ha incrociato nemmeno una volta il mio stesso corridoio nel giro di due giorni.

Cazzo, amo quando Ally si rivolge a me con i suoi soliti insulti e le sue provocazioni, così come adoro farla incazzare dal nulla. Eppure non l'ho nemmeno vista di sfuggita in questi giorni.

Perciò adesso mi diletto a provocare Sally, seppur il compiacimento provato non sia lo stesso.

«David si eccita anche solo guardandomi, come quella volta in cui-»

«Oh no, ti prego, risparmiacelo!» Charlotte sopraggiunge dal bagno come il mio Angelo custode, impedendo a questa moretta qui davanti a me di prolungarsi in discorsi indesiderati.

«E allora dì a questo stronzo di smetterla di fare lo stilista di moda.» conclude quindi Sally, riservandomi un'occhiataccia rovente.

Ghigno di conseguenza e le rivolgo un occhiolino.

Subito dopo, Sally si alza dal letto e si avvicina alla figura di Charlotte, sussurrandole se ha un'altra maglietta da prestarle.

Roteo gli occhi al cielo.

Sospiro compiaciuto, premurandomi di farle sapere che l'ho sentita, guadagnandomi però in compenso un sincero e affettuoso "vaffanculo".

Sorrido di conseguenza, mentre sollevo il bacino per mettermi più comodo e afferro il telefono dal comodino non appena l'arrivo di un messaggio cattura la mia attenzione.

È da parte di TJ.

"Devo andare a cacare, tocca a te. W41 st ST."

Assottiglio le palpebre nel leggere il luogo in cui si trova TJ, non rimanendo poi così stupito non appena realizzo che si tratta della... spiaggia.

Mi inumidisco le labbra e mi sollevo dal letto.

Ma certo, dove poteva essere se non al... mare.

Sollevo di poco i jeans e sistemo la felpa bianca su di essi, per poi avvicinarmi a Charlotte e Sally e pronunciare:

«Devo andare, ci sentiamo più tardi.»

La biondina aggrotta le sopracciglia in modo confuso.

«Ma come? Sei arrivato solo mezz'ora fa.» porge a Sally una maglietta nera decisamente più elegante di quella che aveva prima, e mi fissa con preoccupazione. «È successo qualcosa?»

Scuoto il capo in segno di diniego.

«No, devo solo vedermi con TJ.» detto ciò le saluto con un cenno del capo ed esco dalla stanza, dirigendomi nel parcheggio.

In pochi minuti mi ritrovo sulla mia Maserati, mentre percorro a una velocità forse fin troppo elevata le strade di Miami.

Sono ormai le dieci di sera, e seppur tenti di arrivare il prima possibile nel punto stabilito da TJ, le macchine e i vari pedoni che si mettono in mezzo ai piedi non me lo rendono poi così facile.

Alla fine, però, riesco comunque ad arrivare nel parcheggio della spiaggia, dove riconosco da subito il suv blu di TJ posto a poca distanza dalla mia macchina.

Scendo quindi subito dopo, avvicinandomi alla sua figura più bassa di me. Ci separano dieci centimetri di altezza, perciò sono costretto ad abbassare il capo per guardarlo negli occhi.

«Grazie, amico. È solo che a pranzo ho mangiato-» cerca di spiegarmi il motivo della necessità di andarsene, eppure lo interrompo in fretta, senza neanche dargli il tempo di concludere la frase.

«Non mi interessa sapere i meccanismi della tua defecazione, TJ. Dimmi solo dov'è lei.» la mia voce è cupa e profonda, ma lui non sembra deluso dalle mie parole, né ribatte oltre.

Annuisce semplicemente e mi indica un punto della spiaggia di Miami a venti metri da me.

Non riesco a scorgere perfettamente la figura di Ally, poiché il cielo scuro non me lo permette, eppure gli rivolgo ugualmente un cenno di assenso col capo.

«E poi ti chiedi perché vieni pagato la metà.» borbotto tra me e me, mentre rilascio un sospiro rassegnato.

Capisco che TJ voglia un ruolo più attivo in tutta questa storia, eppure se non è nemmeno capace di star dietro ad Ally per più di un'ora non so come faccia a pretendere altro.

Lascio comunque perdere questi pensieri e gli dò una pacca sulla spalla, per poi allontanarmi dal lui e avanzare sulla spiaggia.

(canzone consigliata "Say you won't let go- James Arthur)

La sabbia chiara appesantisce i miei passi, attenuandoli però di conseguenza e consentendomi di non farmi sentire da lei.

Mi ritrovo infatti a pochi metri di distanza da una figura dalla chioma corvina, con lo sguardo puntato dritto verso l'oceano.

Ally fissa infatti le onde con una strana intensità, come se stesse cercando di leggervi dentro chissà cosa.

Incrocio le braccia al petto, mentre il mio sguardo rimane fisso su di lei.

In realtà sarei dovuto rimanere molto più distante, in modo da non farle accorgere della mia presenza, eppure non mi importa.

Scelgo infatti di passare in rassegna il suo corpo, fasciato da una semplice tuta nera, e di assottigliare le palpebre a causa della brezza invernale.

Probabilmente è soltanto una mia impressione, ma riesco a sentire il suo profumo di vaniglia, mandorla e gelsomino inebriarmi le narici e colpirmi direttamente le sinapsi.

I capelli scuri svolazzano a causa del leggero vento, posandosi sul suo viso. Eppure il suo sguardo rimane immobile a fissare la distesa oceanica dinanzi a se.

Sembra trovarsi infatti in una dimensione parallela, senza la minima capacità di comprendere o semplicemente sentire ciò che succede attorno a sé.

E mi dispiace portarla via dal suo stato di trance, ma le parole scappano al mio controllo, manifestandosi con un tono di voce roco.

«Buonasera, tigre.»

Ally sussulta all'improvviso e i suoi occhi saettano velocemente su di me, pregni di sorpresa e confusione.

Probabilmente si starà chiedendo che cosa ci faccia qui, ma non pronuncia nulla. Non mi rivolge infatti nessuna parola, poiché serra velocemente la mascella e sposta lo sguardo nuovamente sul mare.

Avanzo quindi di qualche passo e mi siedo sulla sabbia accanto a lei.

«Pensavo avessi cambiato stato, non ti sei fatta più vedere dopo la partita.»

Passo una mano tra i capelli, per poi voltarmi verso di lei.

«Ho solo avuto la fortuna di non incontrarti.» scrolla una spalla, suscitandomi un lieve ghigno.

Lo ha fatto di proposito. Dopo il momento in cui ho visto le cicatrici cosparse nel suo interno coscia e lei ha avuto uno scatto d'ira non l'ho più vista. Sono abbastanza sicuro che sia stato fatto volontariamente.

Si è infatti occupato TJ di lei in questi giorni. Avrei dovuto comunque tenerla d'occhio, ma non volevo pressarla eccessivamente. Per questo ho ordinato che fosse lui a non perderla mai di vista.

«Come hai fatto a sapere che fossi qui?» domanda a un certo punto, con un lieve cipiglio in volto.

Sposto lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, notando che è completamente struccata.

È notte, eppure il chiarore della luna piena sopra di noi mi mostra quanto basta i suoi lineamenti.

Senza trucco, risultano molto più delicati e candidi, quasi... innocui.

«Passavo di qui e ho visto la tua macchina parcheggiata.» mento abilmente, per poi spostare lo sguardo sulla distesa d'acqua davanti a noi.

«Ti piace tanto l'oceano, eh?» domando subito dopo.

Non è la prima volta che Ally si rifugia sulla spiaggia. È da diversi mesi che, ogni volta che ha un momento difficile, si dirige qui, su questa spiaggia, e guarda l'oceano.

Si limita a fissarlo, senza fare o dire nulla.

È però la prima volta che mi avvicino a lei, e non resto a guardarla da lontano, e devo dire che, illuminata dalla luna, con la brezza leggera che le scompiglia i capelli e il fruscio delle onde a fare da sottofondo ai suoi lenti respiri, è... bellissima.

Mi schiarisco però la voce e distolgo nuovamente gli occhi da lei.

Cristo.

«Mi fa sentire vicina a mia madre...» la sua voce risuona all'improvviso, cogliendomi inizialmente di sorpresa.

Mi volto infatti verso di lei, stupito da ciò che ha appena detto. Una confessione che non sono proprio sicuro volesse fare.

«Passavamo intere ore sulla spiaggia, quando ero bambina...»

I suoi occhi sono fissi in direzione dell'oceano, eppure non sembrano essere presenti. Sono offuscati dai ricordi e dalle parole che sta pronunciando.

Non sono sicuro che abbia il pieno controllo di ciò che sta dicendo, ma resto comunque ad ascoltarla.

«Si buttava sempre in acqua con me, anche se era pieno inverno e l'acqua era troppo fresca per non farci ammalare.» un sorriso le sfiora le labbra, facendomi avvertire una strana sensazione all'altezza del petto.

La lascio però perdere senza troppa difficoltà, e inumidisco le labbra.

«Facevamo lunghissime nuotate insieme. Riuscivamo a stare ore e ore in acqua, anche senza far nulla.» sposta una ciocca di capelli da un occhio. «Ci andavamo sempre quando eravamo angosciose, e le giornate erano troppo tristi per essere sopportate fino alla fine.»

Il suo sguardo si incupisce, attraversato da un improvviso stato di tristezza.

«Riusciva almeno in parte a placare la merda che ci logorava dall'interno...» rilascia un sospiro, mantenendo pur sempre gli occhi fissi sulle onde scure. «Da quando lei è morta, però... ci vado da sola.»

Abbasso lo sguardo, colpito dalle sue rivelazioni.

Non avrei mai pensato che Ally avrebbe confessato queste cose di sua spontanea volontà, eppure è qui adesso, che si perde in ricordi e frammenti di passato.

Mi soffermo a guardarla nuovamente, forse più del dovuto.

Mi concentro in particolare su quei due frammenti di cielo che ha al posto degli occhi.

Occhi da cui traspare un'emozione che non le avevo mai visto addosso: il dolore.

La malinconia per ciò che ha appena detto, un'angoscia interiore che non mi sembra dovuta soltanto alla morte di sua madre.

Perché sono convinto che il suo malessere sia radicato in modo molto più profondo, che abbia radici intrinseche fino alla sua anima. Radici che, per qualche ragione, non riesce a estirpare.

E adesso, esposta e con l'anima nuda davanti a me, non posso far altro che considerarla...

bellissima.

Una farfalla troppo delicata per questa terra, che ha costruito delle vere e proprie armature attorno alle sue ali.

Come un piccolo cristallo.

Forte ma... fragile.

«Puoi andare adesso.» la sua voce prorompe a un certo punto, con una sfumatura più dura rispetto a prima.

Non si volta verso di me.

Resta a fissare l'oceano, mentre la notte cala maggiormente e il fragore delle onde aumenta.

Sembra aver appena realizzato cosa ha detto, e il fatto di essersi esposta così tanto non sembra piacerle poi così tanto.

«Non credere di essere il mio confidente, Taylor, ho scolato cinque Martini di seguito prima di venire.»

Ghigno divertito.

Cristo...

Scuoto poi il capo e scrollo una spalla, in modo da smorzare la tensione tagliente.

«Ti offrirò io il sesto, allora.»

Un lieve e impercettibile sorriso le sfiora le labbra.

Subito dopo abbassa il capo verso la sabbia morbida, e inizia a giocherellare con parte di essa. Lascia che i granuli scivolino via dalla sua mano, per poi riprenderli con movimenti lenti l'attimo dopo.

E mi sembra un dannato paradosso questo: una persona dall'armatura così resistente e indistruttibile, che si occupa con tanta delicatezza di un semplice granulo di sabbia.

Uno di quei paradossi che adoro fotografare. Quelle immagini che catturo all'improvviso, senza troppe preparazioni o alcun genere di architettura.

Quelle talmente spontanee da risultare mozzafiato.

Esattamente come Ally in questo momento...

Immagino come sarebbe adesso fotografarla e catturare questo frangente di tempo in una semplice carta plastificata. Conservare un ricordo di lei così candido, pulito, intatto, quasi... unico.

E, senza neanche avere la capacità di controllarmi, ecco che dalla mia bocca esce a un certo punto:

«Resta qui.» mi sollevo dalla sabbia e passo le mani dal retro dei Jeans per pulirli.

Ally aggrotta le sopracciglia e mi segue con lo sguardo, confusa dal mio gesto improvviso.

«Arrivo subito.» mi volto di spalle, in modo da evitare di perdere tempo, e mi avvicino alla mia auto.

Afferro in particolare dal vano porta oggetti la mia macchina fotografica e controllo se il rullino è vuoto. Una volta fatto, richiudo la portiera e attraverso nuovamente l'intera spiaggia.

Ally è ancora lì, che mi guarda con un'espressione incuriosita.

«Cosa vuoi fare?»

Poso la cinghia che tiene la macchina fotografica dietro il mio collo, e impugno la Canon.

«Niente, tu ignorami e basta.» ordino con tono roco.

Ally inarca un sopracciglio.

«Hai intenzione di fotografarmi?» domanda in seguito, confusa.

Inumidisco le labbra e annuisco impercettibilmente.

Lei, però, sgrana gli occhi e scuote il capo in modo energico. «Oh no, non ci penso proprio!» solleva le mani davanti a sé, per rimarcare il concetto.

Io, invece, sospiro semplicemente e mi piego sulle ginocchia, in modo da raggiungere la sua altezza.

Incastro poi i miei occhi nei suoi, alternandoli dalle sue pupille, azzurre come il cielo, alle labbra rosee.

«Avanti, tigre, fammi da musa...» la mia voce è bassa e arrochita, e ciò sembra farla esitare per un momento.

Schiude infatti le labbra e sposta lo sguardo sulla mia bocca. La fissa con intensità, provocandomi una malsana voglia di afferrarla e infilarle la lingua in gola.

Cazzo.

Mi costringo però a rimanere fermo, in attesa della sua risposta, per evitare di fare stronzate.

«Cosa ottengo in cambio?» domanda quindi, con tono provocatorio.

Io sorrido leggermente e lascio che sottintenda da sé la risposta. Una risposta che capta all'istante e che la porta a increspare le labbra in un sorrisino e roteare gli occhi al cielo, per poi darmi un lieve buffetto sul braccio.

Le rivolgo quindi un occhiolino e mi sollevo, consapevole della sua risposta positiva.

L'aura malinconica e triste di poco fa sembra essersi leggermente dissipata, poiché sostituita ora dal compiacimento per la mia proposta.

«Sii spontanea, non serve che ti metta in posa.» mi piego quindi sulle ginocchia e avvicino la camera al mio occhio destro.

Punto l'obiettivo sulla sua figura e metto a fuoco.

Dietro di lei svetta la luna, piena e lucente. Questa si riflette nell'oceano e sul suo corpo, creando un perfetto chiaroscuro.

I lampioni presenti a qualche metro da noi sul marciapiede, poi, riescono a fornire un'illuminazione sufficiente a illuminare quanto basta l'immagine.

Ally esita leggermente, non sapendo forse come bene posizionarsi.

«Cosa stai cercando, esattamente?» domanda confusa, sperando di capire come mettersi.

«Solo te, tigre. Lasciati andare.» questa frase, unita al suono più reboante della mia voce, le fa schiudere inizialmente le labbra.

Eppure dopo soltanto una manciata di secondi, riesce a schiarirsi la voce e a lasciar perdere l'esitazione di poco fa.

Si sistema meglio sulla sabbia e riprende a giocare con i piccoli granelli come prima, abbassando lo sguardo sulle sue mani.

Scatto la foto.

Subito dopo, una folata di vento invernale le scuote i capelli, facendo andare le ciocche scure sul suo viso.

Se le sposta quindi con delicatezza e passa le mani tra di essi, in modo da cercare di non farli andare sul suo viso.

Scatto di nuovo.

Il flash che uso attira la sua attenzione e la induce a increspare lievemente le labbra in modo...

divertito.

Non le avevo mai visto quel sorrisetto genuino e imbarazzato, ma devo dire che le dona una luce al volto che... Dio, la fa apparire bellissima.

Scatto quindi nuovamente.

«Sorridi di nuovo.» pronuncio dunque, pronto a catturare un'altra immagine.

Eppure lei inarca un sopracciglio e mi riserva uno dei suoi soliti sguardi duri. «Scordatelo, era l'ultimo.»

Sospiro divertito e scuoto leggermente il capo, mentre lei lascia andare il capo all'indietro e si lascia accarezzare dalla brezza notturna.

Le stelle splendono sopra di lei, esattamente come la luna, conferendole una luce tanto divina quanto magica.

A un certo punto, sopra le nostre teste, in cielo, passa persino un aereo. E io non posso fare a meno di catturare quell'istante, ammaliato dal contrasto tra l'oceano Atlantico, gli astri lucenti e... lei.

Una sensazione strana si diffonde nel mio petto per pochi secondi, e mi porta a zoomare, inspiegabilmente, sul suo viso.

Gli occhi azzurri risplendono immediatamente, seppur sia avvolta dalla notte. Le labbra rosee sono rilassate, mentre le ciocche scure le incorniciano il volto come se fosse una cazzo di opera di Van Gogh.

Scatto per forse la ventesima volta.

Cazzo, è... perfetta.

Ed è strano ammetterlo a me stesso, ma è la ragazza più bella che abbia mai visto.


Sorrido lievemente, cercando invano di restare serio e impassibile. Continuo comunque a catturare una serie di immagini e di frammenti spontanei e incantevoli, cambiando una serie di angolazioni e quasi riempiendo del tutto il mio rullino.

Scatto dopo una trentina di minuti l'ultima foto, che la ritrae stesa sulla spiaggia, con la sabbia morbida sotto di lei, gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il cielo.

«Finito.» mi sollevo in piedi e mi avvicino a lei di qualche passo, per poi venire travolto completamente dall'ondata del suo profumo.

Good girl, di Carolina Herrera.

Una cazzo di droga.

Si precipita infatti verso di me e si solleva sulle punte, in modo da raggiungere la fotocamera.

Senza tacchi è tremendamente bassa, eppure questo non fa che eccitarmi leggermente. La sua figura è slanciata e con ogni singola curva al posto giusto, ma il fatto che le sue spalle mi arrivino a stento al gomito mi fa venire una gran voglia di prenderla e scoparla come un animale.

Per questo sono costretto a serrare la mascella per qualche secondo e a concentrarmi solo e unicamente sulle foto.

«Fammi vedere!» esclama con un'euforia che non le avevo mai visto.

Si sporge verso il piccolo schermo, ma io porto la fotocamera lontano da lei, e pronuncio: «Senza correre, tigre. Le vedrai, ma non oggi.»

Ally aggrotta le sopracciglia e mi osserva confusa, mentre una sfumatura di fastidio comincia ad aleggiare nel suo sguardo.

«Cosa? No, io voglio vederle adesso.» agita impercettibilmente le braccia e cerca di imporsi, ma io scuoto il capo in segno di diniego.

«Fammele prima stampare, poi forse te le farò vedere.»

Assottiglia le palpebre e incastra i suoi occhi nei miei, sperando forse di intimidirmi in qualche modo.

Non so neanche io in realtà perché non gliele sto facendo vedere, magari perché voglio che sia una sorpresa, o magari perché mi diverte vederla incazzata.

Fatto sta che, nel momento in cui cerca di afferrare la Canon con uno scatto repentino, riesco a estrarre velocemente il rullino e a sorriderle con provocazione.

«Ho detto non adesso, tigre. Prometto che te le farò vedere.» poso teatralmente una mano sul cuore, mentre lei mi riserva una finta occhiata di fuoco.

Spera forse di convincermi con un semplice sguardo, eppure resto impassibile e fermo della mia idea.

Sbuffa perciò sonoramente e mi restituisce la fotocamera, inutile senza rullino.

Io infilo quest'ultimo nella tasca dei jeans e le rivolgo un occhiolino.

La sua espressione è ancora infastidita, ma non posso negare che questo mi compiace. Tremendamente.

Torna quindi seduta sulla sabbia e torna a guardare l'oceano, soffermandosi in particolare sul riflesso delle luna sull'acqua.

I suoi occhi diventano uno specchio della distesa scura davanti a lei, mentre i miei si limitano a riflettere solo e unicamente lei.

Il suo viso rilassato, lo sguardo pensieroso e le labbra rosee e morbide. Labbra che vorrei mordere all'istante fino a farle sanguinare.

Reprimo però quest'istinto e, senza neanche pormi un qualsiasi tipo di freno o di esitazione, porgo la mano verso di lei.

«Vieni con me.»

La mia voce attira all'improvviso la sua attenzione, che si posa su di me con un cipiglio in volto.

«Come?»

Non ci penso su più di tanto, poiché la mia maledetta bocca va da sé. Perché in realtà non mi piace pormi restrizioni o freni.

Mi piace fare quello che voglio. Quando voglio.

Odio gli ordini, seppur a volte sia costretto a seguirli obbligatoriamente.

Vive in me un costante ed eterno dualismo tra la razionalità e la capacità di controllo e l'impulsività e la voglia di fottermene di norme e regole.

Perciò mi ritrovo a increspare le labbra in un sorrisetto e ad affondare i miei occhi nei suoi.

«Hai detto che facevi sempre il bagno con tua madre, indipendentemente da che ora e stagione fosse.» continuo a porgerle la mia mano. «Fallo anche ora.»

Mi osserva con un'attenzione tanto intensa quanto penetrante per diversi secondi. Le due pupille azzurre sono puntate nelle mie, per cercare forse di capire se stia dicendo sul serio o meno.

Alla fine, però, pensa che stia semplicemente scherzando e rotea gli occhi al cielo. Sorride poi lievemente e sposta lo sguardo altrove.

Mi inumidisco le labbra.

Non mi crede.

Rilascio quindi un sospiro e mi sfilo la felpa bianca. La getto sulla sabbia, accanto a lei, e resto a petto nudo.

La brezza di fine gennaio mi investe all'istante, ma non me ne curo e sfilo anche i jeans.

I suoi occhi si sgranano.

«Oh mio Dio, fai sul serio?» segue i miei movimenti con perplessità e stupore.

«Sempre, tigre. Non parlo tanto per farlo.»

Ghigno nel vederle posare gli occhi sugli addominali scoperti e sulle mie spalle, ma non dico nulla. Mi limito a voltarmi di spalle e ad avvicinarmi alla battigia. Da lì, ignoro l'acqua fin troppo fresca, e mi tuffo con nonchalance.

Come se fosse estate e ci fossero circa 40° all'ombra.

La freschezza dell'oceano risulta da subito piacevole. Non soffro troppo il freddo, tutt'altro. Per non contare il fatto che a Miami le temperature invernali non siano poi così alte.

Perciò una volta riemerso in superficie, passo entrambe le mani tra i capelli bagnati e li porto indietro, per poi posare lo sguardo su di lei.

La sua espressione è totalmente scioccata e paralizzata. Non sembra infatti ancora credere che mi sia davvero buttato in acqua, eppure sembra farle piacere.

Non mi aveva mai raccontato nulla di sé, e vederla così esposta e fragile stasera... ha smosso qualcosa dentro di me.

E non so che cazzo sia stato, l'unica cosa di cui sono certo è che volevo riportare in vita un ricordo a lei caro. E vedere il lieve sorrisino che spunta sul suo volto mi rende ancora più sicuro di aver fatto bene.

Si solleva infatti lentamente e si avvicina alla battigia, seppur sia ancora totalmente vestita.

«Tu sei pazzo!» urla con stupore e compiacimento.

Scrollo una spalla.

«Potrei diventarlo davvero se adesso ti tuffassi nuda, girasole.» mi inumidisco il labbro inferiore e lascio che intraveda tutta la malizia all'interno del mio sguardo.

Lei incrocia le braccia al petto e sospira con indecisione. Non sa infatti se buttarsi in acqua o lasciarmi perdere e ritornarsene al dormitorio.

Mi osserva per una manciata di secondi, mordendosi l'interno del labbro e picchiettando le dita sul braccio, per poi, alla fine, rilasciare uno sbuffo rassegnato.

Sorrido.

Sfila quindi sia la felpa che i pantaloni della tuta, rimanendo soltanto con un reggiseno e degli slip di pizzo rossi.

Porca puttana...

Il mio cazzo diventa improvvisamente duro alla vista di quel corpo mozzafiato. Squadro con desiderio il seno sensuale, il ventre piatto e le cosce carnose al punto giusto.

Amo il fatto che entrino perfettamente nella mia mano, e il fatto che siano costellate da cicatrici le rende ancora più belle.

Da qui non riesco a vedere il culo tondo e sodo, ma riesco ugualmente a immaginare quanto queste mutandine le stiano bene.

È perfetta.

Letteralmente perfetta.

Deglutisco un groppo di lussuria ed eccitazione e la osservo entrare in acqua.

«Non posso rinunciare a vederti impazzire, Taylor. È uno spettacolo troppo affascinante per perdermelo.»

Si avvicina a me, fino a trovarci a pochi centimetri di distanza. L'arrivo della sua figura crea delle lievi increspature sulla superficie dell'acqua, mentre lei viene bagnata quasi fino al seno.

«Divento pazzo ogni volta che i tuoi occhi si posano su di me, tigre, è diverso.» le poso entrambe le mani sui fianchi e attiro il suo corpo verso il mio.

Il suo bacino si appoggia quindi sui miei boxer bagnati e la presenza della mia erezione la induce a schiudere le labbra.

Le mie parole sembrano destabilizzarla inoltre più di quanto. pensassi, poiché alterna lo sguardo da un mio occhio all'altro, mentre il suo battito cardiaco aumenta.

«Dovresti essere curato, allora...» struscia in modo accennato il suo basso ventre su di me.

Il cazzo mi diventa duro come il marmo, stimolato sia dal suo corpo che dalla sua voce, così maledettamente sensuale ed erogena.

«Preferisco morire da psicopatico piuttosto che da paziente.» serro la mia presa sui suoi fianchi e faccio sbattere i suoi seni contro il mio petto.

I suoi occhi si incastrano nei miei, legandosi in modo più intenso del solito.

E non so se sia la notte, l'acqua fresca o la cazzo di luna, ma un fremito si espande all'altezza del mio petto. Uno strano formicolio che non riesco minimamente a decifrare, una sensazione tanto piacevole quanto destabilizzante.

Ally si guarda attorno e osserva l'oceano Atlantico che ci ha accolto in modo riflessivo, quasi... nostalgico.

«Probabilmente mi ucciderò dopo avertelo detto, ma...» posa i palmi delle sue mani sul mio petto. «Grazie per questo.»

Increspo le labbra in un piccolo sorriso. «Non devi ringraziarmi, tigre.»

«Lo so, ma... non eri costretto.» scrolla una spalla. «Voglio dire, dopo ciò che è successo l'altro giorno nel bagno avresti potuto benissimo mandarmi a fanculo.»

Allude allo schiaffo che mi aveva dato e al modo in cui mi aveva urlato contro. Eppure nel ricordarlo non ne risulto infastidito o turbato. Quelle cicatrici sono per lei un punto debole, e non mi stupisce che sia entrata nel panico non appena le ho viste.

Scuoto perciò il capo in segno di diniego.

«Non vedo perché dovrei farlo... Capisco che volevi che non venissi mai a conoscenza delle cicatrici. Solo...» poso una mano sul suo viso e l'accarezzo con il pollice. «mi interessa davvero sapere chi è stato a fartele.»

Ally mi rivolge uno sguardo grato e spaventato al tempo stesso, per poi abbassarlo sull'acqua sotto di noi.

«Quella è una storia più complicata...» sussurra flebilmente.

Le poso però l'indice sotto il mento e la induco a risollevare il capo, in modo da guardarla negli occhi. Questi sembrano essere stati improvvisamente pervasi dall'angoscia.

Probabilmente le sono riaffiorati dei ricordi dolorosi, poiché il suo sguardo si spegne.

E vederla così debole, fragile e priva di difese cambia qualcosa dentro di me.

Sembra così triste, adesso, che quasi stento a credere che sia la stessa ragazza temuta dall'intero college.

Una ragazza che suscita timore in praticamente il novantacinque percento degli studenti del campus e che si mostra sempre fredda e dura, ma che in questo momento ha abbassato tutte le sue difese.

E, Dio, appare così piccola e distrutta in questo momento che non riesco a trattenermi oltre.

La bacio d'istinto, cogliendola di sorpresa.

Rimane infatti inizialmente stupita nel ritrovarsi le mie labbra sulle sue. I baci erano infatti una delle cose che ci eravamo imposti di non dare mai a nessuno.

Se non per sedurre e durante il sesso.

Eppure adesso sappiamo bene entrambi che non è stata l'eccitazione a guidare il mio viso verso il suo, se non quel complesso muscolo che ho nel petto.

Niente baci.

Niente carezze.

Niente affetto.

Niente emozioni.

Ognuno si era imposto questo.

Ma penso ci stia sfuggendo tutto di mano. Troppo velocemente e senza alcun fottuto freno.

Cazzo...

Non ci sto però troppo a pensare, poiché soltanto una manciata di secondi dopo, le labbra di Ally si schiudono per accogliere la mia lingua.

Entro quindi totalmente nella sua bocca e le poso le mani sui fianchi, in modo da attirarla maggiormente a me.

Il battito del suo cuore accelera d'improvviso, esattamente come la sua frequenza respiratoria, mentre continuo a baciarla.

La luna piena spicca sopra le nostre teste insieme al manto stellato. La loro luce però non è nulla in confronto a quella della tigre, che sprigiona un'intensità che non le avevo mai visto.

Le sue mani si intrecciano dietro la mia nuca, mentre i suoi seni coperti dal reggiseno in pizzo si scontrano con il mio petto. La sua lingua si intreccia alla mia, facendo crescere a dismisura la mia erezione e quello strano formicolio all'altezza del petto e dello stomaco.

E non so che cosa cazzo sia, ma non me ne curo più di tanto, poiché continuo a baciarla per altri minuti.

La costringo a stare al mio ritmo, accorgendomi del suo respiro ansante e dei gemiti che scappano dalla sua bocca e che mi fanno uscire completamente fuori di testa.

Porca puttana...

Infilo la mano nella sua chioma corvina e le inclino il capo verso l'alto, in modo da baciarla da un'altra angolazione.

L'alito le profuma di menta, mentre le note dolci del suo corpo mi inebriano completamente le narici.

E continuo ad affondare la lingua nella sua bocca per non so quanto altro tempo, fino a quando non ci scostiamo l'uno dall'altra.

Ally è senza fiato. Il suo petto si alza e si abbassa infatti in modo irregolare, mentre le sue labbra rimangono schiuse per inalare quanta più aria possibile.

«Cazzo...» mi scappa dalle labbra in un flebile sussurro, che la induce a spostare il suo sguardo nel mio.

Ed è una volta che quelle due gemme azzurre di scontrano con le mie che non ci capisco più un cazzo.

La voglia di riprenderla un'altra volta e baciarla fino a distruggerle totalmente le labbra e farla rimanere senza più neanche un granello di ossigeno si ripresenta immediatamente, con la stessa forza di un uragano.

Cerco però di contenermi, perché il suo sguardo confuso mi fa capire che questo bacio non sarebbe mai dovuto accadere.

E ha ragione.

Perché un bacio talmente sentimentale era una delle cose che non avremmo mai dovuto lasciare che avvenisse.

Incastro quindi i miei occhi nei suoi per qualche secondo, condividendo il suo stesso pentimento, fino a quando non mi schiarisco la voce e mi allontano da lei.

Ally sposta lo sguardo di conseguenza, alternandolo da una parte all'altra attorno a lei.

Rilascia poi un sospiro, mentre la tensione tra di noi cresce a dismisura.

Una tensione che inizia ad innervosirmi, esattamente come la cazzata che ho appena fatto.

Non avrei dovuto baciarla.

Ma non è cambiato nulla.

In fondo l'unica conseguenza di questo bacio è stata la mia erezione, nient'altro. Bacio decine di ragazze ogni settimana e non mi lego a nessuna di loro. Certo, di solito le bacio durante o prima del sesso, non per il semplice desiderio di farlo come poco fa. Nonostante ciò, però, non c'è stato nulla di più con Ally di un semplice incontro tra due cazzo di lingue.

È stato solo un bacio.

Che non accadrà mai più in questo modo.

Ma è comunque stato solo un bacio.

Perciò riposo il mio sguardo su di lei e pronuncio: «Si è fatto tardi, andiamo al campus.»

La mia voce è più roca e dura di prima, ma lei finge di non farci caso. Annuisce semplicemente e si avvia fuori dall'acqua.

Mi costringo a non porre troppa attenzione al suo culo a pochi passi da me e riprendo il jeans e la felpa di prima. Sono totalmente bagnato, ma li infilo ugualmente, aspettando che lei faccia lo stesso.

Afferro poi le chiavi della mia Maserati, mentre lei lancia uno sguardo alla sua macchina.

«Vado con la mia. Buonanotte.» dice soltanto questo, con lo sguardo basso e la voce meno sicura del solito.

Si posiziona quindi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si avvicina alla sua Aston.

Io assottiglio lievemente le palpebre e, senza neanche pensarci una volta di più, pronuncio:

«Non è cambiato nulla.»

Il suo capo scatta nella mia direzione.

Incastra i suoi occhi nei miei e cerca di captare i miei reali pensieri. La mia sicurezza però è abbastanza da convincerla ad annuire.

Si inumidisce infatti le labbra e risponde: «Lo so.»

Subito dopo, mi volta le spalle ed entra nella sua macchina, mentre io resto in piedi dinanzi alla mia per qualche secondo in più.

Rimango fermo, con un'erezione più dura dell'auto davanti a me e ancora il suo profumo in bocca.





💖SPAZIO AUTRICE💖

Dopo un'eternità sono riuscita finalmente ad aggiornare. Scusate il ritardo ma è stato un periodo in cui l'ispirazione era praticamente nulla e lo studio tanto.

Dopo questo primo vero bacio, direi che le cose si stanno complicando per Ally e Matt e non so se loro saranno in grado di controllarle👀

Capitolo più dolce del solito, ma non va goduto troppo, poiché ci sarà un'imminente lite in uno dei prossimi capitoli.😬

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, se così e se vi va lasciate una stellina🌟

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