Redamancy: "L'Amore che ritor...

By AnnabelBlack129

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"Ho perso tutto, ogni cosa io abbia mai amato, mi è scivolata tra le dita, come sabbia in un giorno di vento... More

.Prologo.
.Capitolo 1.
.Capitolo 2.
.Capitolo 3.
.Capitolo 4.
.Capitolo 5.
.Capitolo 6.
.Capitolo 7.
.Capitolo 8.
.Capitolo 9.
.Capitolo 10.
.Capitolo 11.
.Capitolo 12.
.Capitolo 13.
.Capitolo 14.
.Capitolo 15.
.Capitolo 16.
.Capitolo 17.
.Capitolo 18.
.Capitolo 19.
.Capitolo 20.
.Capitolo 21.
. Capitolo 22.
.Capitolo 23.
.Capitolo 24.
.Capitolo 25.
.Capitolo 26.
.Capitolo 27.
.Capitolo 29.
.Capitolo 30.
.Capitolo 31.
.Capitolo 32.
.Capitolo 33.
.Capitolo 34.
Spazio autrice
.Capitolo 35.
.Capitolo 36.
.Capitolo 37.
.Capitolo 38.
.Capitolo 39.

.Capitolo 28.

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By AnnabelBlack129

<<SIRIO! SU SVEGLIATI....>> Urlò Agnese, bussando con cattiveria alla porta del mio studio.
Che oooooodiooooo! Mi nascosi scocciato tra le coperte, nascondendomi da quella gallina spennacchiata e dal suo fare mattiniero.

Era passato 1 mese e la "sorveglianza sanitaria" alla quale ero stato condannato da Louis mi stava letteralmente massacrando!
"Ancora due mesi...resisti ancora due mesi..." pensai tra me e me rigirandomi sul divano.
Era stato severissimo, patologicamente paranoico e, diciamocelo, anche un tantino stronzo per fare in modo di controllare al millimetro ogni mia mossa: bracciale GPS al polso, fatto apporta per non poter essere slacciato o sfilato, che streammava la mia location 24/7, analisi del sangue obbligatorie ogni 2 settimane, drug test delle urine ogni 3 giorni, niente alcol neanche per sbaglio e i miei farmaci erano nella mani di Agnese che me li dava ogni mattina e ogni sera, controllando che li prendessi.
Insomma un incubo, come se mi avessero internato!

Mi tirai su a fatica, ringhiando, andandole ad aprire la porta, chiusa a chiave. Mi ero nascosto nel mio ufficio nelle ultime settimane, come un eremita, poichè era l'unico luogo in cui potessi conservare un minimo di privacy e dignità, anche perchè da lei non ci volevo dormire più.
Avevo preso la severa decisione di allontanarmi da Agnese definitivamente, stavolta sul serio: da quando avevo realizzato quanto fosse stata male per colpa mia, mi fu chiaro di come la mia presenza fosse per lei deleterea e dannosa. Infatti non mi trattenevo a trattarla di merda e nei peggio modi possibili, vomitandole addosso il mio brutto umore ogni giorno per 12h:<< dammi i farmaci e sparisci!>> le dissi, aprendo la porta.

.....non ho mai detto che lei stesse rendendo la cosa facile....

<<suuu, non fare il burbero! Ti ho portato la colazione, carcerato!>> mi disse sorridendo, entrando senza farsi troppi problemi nel casino e poggiando un caffè e un sacchetto di carta della pasticceria sul tavolino, iniziando a rassettarmi il divano:<< lo sai che questo è un divano letto e potresti....>> mi suggerì dolcemente, ma le risposi di merda, andando a lavarmi:<< non mi interessa! E se avvesse le ruote sarebbe una cariola, a me torna bene così!!>> dissi, ficcando la testa sotto il getto d'acqua pur di non ascoltarla.

Tutta la faccenda con la scuola, l'accanimento di Luciano nei miei confronti e la mia perdita di popolarità con alunni e colleghi aveva davvero peggiorato il mio umore, facendomi diventare ancora più stronzo e scorbutico del solito, oltre che a convincemi senza ombra di dubbio di essere un buono a nulla, malato mentale e sociopatico!
Agnese non si meritava quello che le stavo facendo, di trattarla male e a pesci in faccia, ma ancora di meno di meriterebbe quello che le potrei fare... ora era la mia peggior nemica e dovevo allontanarla a ogni costo, prima che la peggiore parte di me la levasse di mezzo!

<<ma io ancora mi domando perchè non puoi dormire nel TUO letto a CASA TUA?!?>> Mi chiese esasperata. E non stava parlando della casa dove stanno i ragazzi.... Oh qui mi faccio partire lo scazzo:<< perchè è CASA TUA, nel TUO LETTO!!! Di mio non c'è proprio un bel niente!>> le sbottai contro, lanciandole addosso l'asciugamano bagnato con il quale mi ero asciugato, uscendo dal bagno:<< il divano è MIO perchè l'ho pagato io!>> dissi fiero, iniziando a vestirmi.
Lei sospirò, alzando gli occhi al cielo:<< Sirio.....capisco che questa situazione della "sorveglianza sanitaria" ti sta stressando, ma bada bene a dove metti i piedi e come muovi la lingua, ci sono dei limiti che non vuoi superare, credimi!>> disse severa, piegando nel mentre l'asciugamano e mettendolo sul bracciolo del divano.

Sbuffai scazzato, iniziando a mettermi le scarpe, senza dire però nulla.
<<va bene..... allora ti aspetto in sala insegnanti...>> disse Agnese, cercando di rispettare i miei spazi. <<ma prima....>> andò a frugare nella borsa, per poi avvicinarsi, porgendomi una manciata di pillole colorate con una bottiglietta d'acqua.
<<mettile lì e dopo le prendo...>> le risposi senza prestare attenzione.
<<allora? Ti levi?>> le sbottai quando lei non si mosse di un millimetro.
Mi sorrise timidamente e con affetto:<< sai le regole, devo controllare che tu le prenda o...>>

Non la lasciai finire e mi misi ad urlare:<< o cosa???? Potrei trippare di notte mentre non ci sei? Conservarle una a una e cercare di farmi secco? Aprirle e pipparmi la polverina? Che mucchio di stronzate.>> camminai per lo studio per smaltire quella rabbia: quanto mi faceva incazzare quella situazione, di dover essere controllato come un bambino scemo che non si sa gestire!
Ma ancora di più mi faceva incazzare quando lei fosse buona con me nonostante tutto....
Agnese non si fece prendere dal panico, non si mosse di mezzo centimetro ma mi porse di nuovo le pillole con sguardo severo, stavo tirando troppo la corda.
Bestemmiai al cielo sottovoce, marciai verso di lei, presi le pillole in malo modo dalla sua mano e le buttai giù senza acqua:<< tieni! Ecco! Contenta? Dio c...>>
<<hey!>> mi riprese lei, prima che potessi finire di smadonnare.

<<è per il tuo bene Sirio! Sono sicura che mi perdonerai quando ti sarai ripreso...>> disse innervosita dal mio comportamento, uscendo dalla porta.
<<per il mio bene un cazzo.....>> sussurrai, e quando fui sicuro che fosse uscita ma ancora abbastanza vicina per sentirmi:<< ....ma vaffanculo va....>>

____________

Ore extra di merda!
Attività extrascolastiche di merda!
Corso di formazione di Merda!
E soprattutto LUCIANO DI MERDA!!!

<<BASTA! FANCULO! IO ci rinuncio!>> dissi, chiudendo di botto il laptop, che non la smetteva di impallarsi e farmi ricominciare il corso da capo, facendo sobbalzare quella povera donna dallo spavento.
Ero in sala insegnanti da ore, di sabato pomeriggio a finire di completare una lista infinita di cose che mi aveva lasciato Luciano da fare tra laboratori pomeridiani e corsi obbligatori d'aggiornamento, sulla sicurezza del lavoro e sulla LIM che tutti avevano fatto ma stranamente io non ne sapevo niente. Dire che fossi incazzato era un eufemismo!
Ah già, e c'era Agnese a tenermi compagnia....non sia mai vada in palestra ad impiccarmi con le corde! Eravamo solo noi due in tutta la scuola.

<<Sirio, calmati.... proviamo da un altro computer, vedrai che non ti chiuderà il programma....altrimenti domani lo dic...>> cercò di rasserenarmi Agnese, avvicinandosi a me. Mi ritrassi e non la lasciai finire:<< che cosa? Lo dici a Luciano? Umh!>> tornai verso la scrivania:<< magari ti da retta dopo un boccino o due!>> dissi senza pensare troppo, avendo rimosso ogni filtro con lei pur di levarmela dalle palle.
<<SIRIO! NON TI PERMETTERE!>> Mi sgridò arrabbiatissima, ma non faceva più l'effetto di una volta.
Ridacchiai, scuotendo la testa:<< se se.... non pretendere che ti porti rispetto, a malapena tu e il tuo collega strizzacervelli mi trattate da uomo!>> riaprii il computer, premendo i tasti a forza cercando di farlo funzionare.

La sentii sbuffare, mentre cercava di raccogliere tutta la pazienza che aveva:<< puoi smetterla di demonizzarci per quello che ti stiamo facendo? Stiamo cercando di aiutarti, anche se da quando è esplosa questa situazione tu ti sei chiuso e allontanato. Secondo te non so che c'è qualcosa dietro?>> mi domandò inquisitoria.
Sentivo la rabbia ribollire sottopelle, ma cercai di restare calmo, stronzo ma calmo:<< stanno succedendo un sacco di cose da tanto tempo, se te ne accorgi solo ora, non mi sorprendo che alcuni dei tuoi figlioli abbiano smesso di parlarti...>> le risposi con voce sincera.

Lei rimase senza parole, scolvolta, per poi riprendersi e marcire verso di me:<< ma dico, ti sei bevuto il cervello? Devo chiedere a Louis che farmaci ti sta dando, non sapevo che come effetto collaterale ci fosse il "diventare una testa di cazzo"!!!>> mi sgridò adirata, con le braccia conserte.
La squadrai dall'alto verso il basso, tornando alle mie cose. Quello che le stavo facendo non era paragonabile a quello che le avrei potuto fare, con la mia instabilità e forza fisica.... era una battaglia che non mi stava piacendo combattere, ma che avrebbe impedito una guerra più avanti!
<<allora?>> mi incitò, battendo il piede per terra.
<<se vuoi delle scuse, scordatele! Ho detto il vero...>> le risposi svogliatamente, non scollando lo sguardo dal computer.

I miei sensi da soldato si attivarono in mezzo secondo, con i nervi a fior di pelle che mi ritrovavo, e non fu difficile percepire lo sculaccione che stava per arrivarmi,  intercettandolo. Mi lasciai prendere dall'ira quando afferrai il polso di Agnese, spingendola con forza contro la libreria della sala insegnanti.
Le ringhiai, tenendola ben salda e guardandola con furia, finchè lei con la mano libera non mi mollò un ceffone sulla guancia. La lasciai andare, preso alla sprovvista e indietreggiai.
Ci fissammo per quello che sembrò un momento infinito, nello spazio e nel tempo, tutti e due ansimanti e incazzati neri.

<<tu....>> parlò lei:<< tu devi ringraziare il cielo che non ti do il resto.... perchè hai superato il limite oggi. O ti ritari da solo, e torni, anche se scorbutico, civile oppure...>>
Le troncai le parole di bocca:<< cosa? Mi punisci?>> scoppiai a ridere, forte:<< mi metti in castigo?>> mi avvicinai a lei, facendola di nuovo indietreggiare contro la libreria, senza via di fuga.
Voleva giocare con il soldato, con la parte di me più instabile? Voleva vederla perchè non aveva paura? Bene! Che la veda!
<<sono stato frustato fino a che non mi si è lacerata la pelle, legato a una sedia e preso a pugni, a calci, a bastonate, mi hanno fatto soffrire il freddo e la fame, mi hanno e tutt'ora mi umiliano e maltrattano ogni. Singolo. Giorno. E tu pensi veramente che una delle tue punizioncine da mamma possano fare anche solo una crepa in questa scorza dura?>> le domandai.

Agnese, che aveva mostrato un pò di titubanza all'inizio, alzò il petto e mi guardò dritto negli occhi:<< la mia "punizioncina da mamma" te la farebbe pagare per ogni singola cosa che hai combinato. Tu fai tanto il grosso perchè sei sopravvissuto all'abuso, ma la vera disciplina ti spezzerebbe in due come un francese con un pacco di spaghetti!>> mi rispose severa e tagliente.
Mi trattenni da non scoppiare a ridere davanti ai suoi modi di dire, e mi affrettai a ridimensionare la sua visione delle cose:<< oddio che paura mi cago addosso! Ti ricordo che ho fatto il militare e l'accademia....>>

Lei sospirò, come se si stesse stufando dei miei discorsi:<< Tu hai un linguaggio molto più elevato di questo lo sai.... ma tralascio.... con me non arriveresti in fondo a una punizione! I miei modi sono i miei modi, non c'entrano le suore o il mondo della disciplina militare... quindi sapendo questo...>> si avvicinò così tanto che il mio naso e il suo si scontrarono:<< RINGRAZIA IL CIELO CHE NON TI MENO!>> mi urlò, per poi darmi uno spintone e togliermi da addosso a lei. Si andò a sedere tutta nervosa e agitata, tirandomi occhiatacce che avrebbero fulminato vivo chiunque.

Rimasi un attimo basito da quei modi così schietti, ma poi scossi la testa e mi ripresi: non potevo dargliela vinta!
Marciai verso di lei, presi la sedia dove era seduta e la girai verso di me con lei sopra, mettendo poi entrambe le mani sui braccioli, chiudendola di nuovo in una morda:<< io mi chiedo se tu ti rendi conto che stai letteralmente giocando alla casa delle bambole con un assassino?>> le chiesi con un ghigno.
Agnese incrociò le braccia, a corto di pazienza:<< e io mi chiedo se tu ti rendi che stai rischiando una sculacciata "tutto incluso" che te ne ricordi finchè respiri!!!>> mi rimproverò.
Percepii un lieve rossore sulle guance alle due parole, ma non mollai:<< smettila di scherzare con il fuoco Agnese! Tu non sei mia madre, e anche se lo fossi fidati che non ti concederei di parlarmi così!>>

Lei ridacchiò scuotendo la testa:<< però c'hai strizza...>> disse sorniona.
Io rimasi di sasso, ma davvero di sasso. Cercai velocemente di riformulare qualcosa per contrastarla, ma niente.
L'unica cosa che potei sputare fuori fu:<< strizza di una sculacciata? HA! Mi prendi in giro? So reggere livelli di dolore che neanche ti immagini!>> dissi con una confidenza tremolante come un budino.
<<vogliamo scommettere?>> mi domandò.
Mi ritrassi di colpo:<< ma sei scema?!?! Con cazzo! Non mi faccio certo umiliare da te!!!>> le sbraitai contro

Agnese alzò gli occhi al cielo e prese il telefono, iniziando a smanettare.
<<che stai facendo?>> le chiesi.
<<informo Louis che hai avuto un attacco d'ira grave e sei diventato violendo e hai delirato, perchè le cose che mi hai detto non credo vengano dal Sirio che conosco io...>> disse con tranquillità.
merda, merda MERDA!!!
<<CHE COSA? NO!>> scattai e cercai di afferrarle il telefono, ma lei fu più svelta di me e anche più severa:<< toccami un'altra volta con quei modi e chiamo i carabinieri, chiaro? Mi hanno già abusata una volta, a te l'ho concesso perchè ti considero mio figlio...anche se il Sirio che vedo non lo riconosco.>> disse, con un velo di tristezza negli occhi. Questa aveva fatto male pure a me.

Sospirai, tornando subito sui miei passi:<< va bene, va bene...>> mi allontanai da lei con le mani alzate:<< ...non ti tocco...ma ti prego non chiamare Louis!>> la supplicai.
Lei mi squadrò con freddezza, poi mise il telefono giù:<< quello che hai fatto è di una gravità inaudita, lo capisci? Prendermi in quel modo e dirmi quelle cose...>> vidi per un secondo che le mancavano le parole, poi prese un respiro profondo e disse:<< questa cosa ce la sbrighiamo noi due. Fine.>>
Annuì, anche se la faccenda mi puzzava da morire. Infatti:<< per quello che hai fatto, la punizione verrà da me!>> sentenziò.
Boccheggiai, non riuscendo a risponderle, ma lei continuò: << ma.... ti lascio il beneficio del dubbio di quello che ci siamo detti prima. Facciamo una scommessa: se tu davvero resisti fino in fondo senza versare una singola lacrima, ammetterò che ho sottovaluto di che pasta sei fatto e che tipo di uomo sei, per questo....ti lascerò in pace e me ne andrò, per sempre!>> disse severamente. Notai che aveva fatto fatica a dire quelle ultime cose.

<<e se non ci riuscissi? Cosa mi succedrebbe? Mi fai internare?>> le domandai incazzoso.
Agnese scosse la testa:<< no, non direi a Louis in entrambi i casi cosa è successo, la tua reputazione è salva. Se vincessi non gli direi neanche che me ne sono andata.... Però, nel caso tu decidessi di interrompermi perché non reggi o scoppiassi a piangere, da quel momento in poi farai quello che dico io, niente ma e niente scuse. Tutto. Ho delle domande da farti, e so che non risponderesti altrimenti..... >>
Questa intera faccenda mi puzzava di fregatura.

<<chi mi assicura che sarai giusta? Non vale se mi prendi a cintate finchè non mi spezzo!>> le gridai contro, adirato. aha! Trovata lo stratagemma.
Lei mi guardò fredda, con fare di superiorità:<< non ti preoccupare che ogni singola cosa verrà dettagliatamente spiegata. Ogni infrazione e colpa avrà la sua rispettiva parte nella punizione. Puoi contestare se una cosa ti sembra esagerata....>> mi smontò.
Non avevo altra scelta allora...
Sapevo che vincere sarebbe stata una passeggiata, ero abituato a sopportare livelli di dolore assurdi, cazzo mi hanno pure sparato! Ma qualcosa sotto sotto mi diceva che questa cosa era una fregatura....

<<va bene.... quando?>> accettai, senza pensarci troppo.
<<domani, tuo ufficio. La scuola sarà deserta, così avremmo un pò di tranquillità.>> disse, alzandosi e iniziando a preparare le sue cose.
La vidi andare via senza neanche salutare, era incazzata nera.
Qualcosa nel mio stomaco mi diceva chiaramente che stavo sottovalutando sia la sua ira che i suoi modi.

Mi sa che sono fottuto!

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