i remember it all too well

By umjyaa

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Simone non avrebbe mai immaginato che dopo cinque anni provasse quei sentimenti - così forti tra l'altro - co... More

somewhere only we know
Grazie... di volermi bene.
Pretty like the sun.
But it's golden.
He's a gentleman

Love like the movie.

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By umjyaa

[d'ora in avanti sarà tutto al passato, non mi viene facile narrare al presente e ho avuto non poche difficoltà con gli altri capitoli, quindi d'ora in poi saranno tutti così, gli altri li sistemo una volta finita la ff insieme ad una revisione generale. scusate il disagio🫠]

Mimmo non si sarebbe mai aspettato questo, mai. Stavo guardando alcune scartoffie e sistemando qualche libro appena arrivato, aveva la testa completamente altrove.
Sentire la porta aprirsi non era una novità, era già pronto ad alzare la testa e accogliere il solito cliente della giornata, ma quel giorno, non lo era. Era tutt'altro che un qualsiasi cliente. Quasi gli venne un mancamento, pensò subito di avere la febbre, le allucinazioni, ma no. Simone era lì, davanti a lui, e Mimmo si trovava quasi sull'orlo di un pianto isterico dalle mille emozioni che stava provando in corpo.
Ma tutto si annullò in un attimo, un abbraccio riuscì a colmare qualsiasi male o problema avesse fino ad allora.

Era così rilassato che... Pianse.

"Cazzo— Stai... Stai bene. Io— Tu— non trovo le parole, scusa." Simone aveva un sorriso a trentadue denti, come mai in vita sua. Era euforico, forse troppo,

"Simò—"

"Scusa, si. Scusa." si staccò, pensando che effettivamente tutta questa confidenza dopo anni era eccessiva. Non sapeva se si ricordava di lui, se voleva quell'abbraccio, se era fidanzato, se non lo amava più.
Un velo di tristezza gli si poggiò sul viso, ma cercò di far finta di nulla.

"Non dovevo abbracciarti, scusa. É stato— mi é venuto naturale e..."

"Scusa?"

"Si. Probabilmente sei andato avanti e ti sembrerò un idiota. No che dico, lo sono."

Mimmo lo guardò confuso, con ancora le mani che tremavano e lo sguardo che faceva zapping sul tutto il corpo di Simone.

"Mi— mi mancavi. Tutto qui." aggiunse dopo, mentre si allontanava di più e sorrideva, mettendosi le mani in tasca.

"Ma che ti devi scusà, Simò." aveva la voce rotta, quasi robotica a tratti, era impalato a cercare di metabolizzare il tutto, ancora non ci credeva. Pensava fosse uno dei suoi sogni lucidi, dove rivedeva Simone ed era costretto a dirgli nuovamente addio dopo poco.
Ma questa era la realtà, lo stava guardando, lo aveva abbracciato.

"Come stai? Lavori qui ora? Come— come ti chiami?"
Si rese conto solo dopo qualche secondo quanto fossero stupide queste domande.
Antonio mi ha già detto tutto.
Mimmo mi ha già detto tutto.

"Scusa hai ragione, Antonio—, ehm... Non so che altro dir—"

"Simò, è statt' zitt'!"
Mimmo era stufo di sentirlo parlare, stufo. Bla, bla.
Lo prese per le guance e lo baciò, senza scrupoli.
Desiderava questo momento da anni, lo sognava, lo bramava, se non fosse per le mani di Simone che gli strinsero i fianchi, quasi non ci avrebbe creduto ancora.
Sfortunatamente per lui, le emozioni presero il sopravvento, e quel bacio si trasformò in un misto di saliva e lacrime salate.
Si stava finalmente lasciando andare, non solo lui.

Si staccò, lentamente e senza allontanarsi troppo.
"Parli assai, u sa' Simò? E ti fai troppe domande, t'agg' già dett' o no?"

Risero, risero come mai fecero in vita loro, mentre le lacrime continuavano a scorrere sulle loro guance.
Entrambi si erano arresi all'idea di un loro incontro fatto di baci e abbracci, pensavano a qualcosa di più serio, triste, un ciao, una pacca sulla spalla e una parlata dove ognuno raccontava della loro bellissima vita da lontani, e invece si sono ritrovati a desiderarsi per così tanti anni l'un l'altro, a cercarsi nelle piccole cose senza mai perdere la speranza. Si, forse di perderla qualche volta é successo, di pensare che non si sarebbero effettivamente mai più rivisti, eppure, anche stavolta, il fato li ha fatto rincontrare.

"Mi era mancato il tuo napoletano." rise.

"E a me i tuoi ricci." sussurrò Mimmo, accarezzando quei capelli morbidi e lunghi che aveva finalmente tra le mani.

"Si chiù bell' assai. Che t'hanno fatto?" continuò ridendo, mentre non smetteva di accarezzare e toccare Simone, come a confermare che fosse ancora lì, che fosse veramente lì. L'aveva sognato così tante volte da aver paura di svegliarsi da un momento all'altro.

"Parla quello che non solo si é fatto gli orecchini, ma che porta un taglio diverso." rispose, per poi diventare serio in pochi istanti.

"Ma quindi—"

"No, non ho mai smesso di sperarci." rispose velocemente Mimmo, guardando prima in basso e poi nuovamente verso il ragazzo davanti a sé.

"Anzi, mi sembra ancora tutto finto. Nu' sacc', pensavo mi odiassi."

"Odiarti? Ma che stai a dì?" Simone lo prese per le guance, delicatamente, come era solito fare Mimmo anni prima.

"Odiarti perché qualcun altro ti ha allontanato? Assolutamente no. Non é stata colpa tua, non é stata colpa nostra." iniziò "e ti avrei aspettato ancora più a lungo se fosse servito, sti cazzi di mio padre, di mia madre, di Manuel, di tutti."

"Che c'entrano loro?" chiese flebilmente Mimmo.

"Mi continuavano a dire di andare avanti, di lasciarti perdere. Per il mio bene, lo so. Ma non ci riuscivo, volevo... Sperare. In pace." rispose, poggiando poi la fronte contro la sua.

"E non mi pento di questa scelta."

Si guardarono, stringendosi l'un l'altro. Una sensazione unica, finalmente sentivano entrambi quel calore perso anni fa, quell'amore.
Stavano per ribaciarsi, ma il rumore della porta li fece saltare e allontanare dallo spavento.

"Oh Antonio, sei ancora qui. Buonasera a lei invece!" la voce più rauca e anziana si fece largo nel negozio.

"Domé." sorrise Mimmo, guardando poi Simone.

"Cliente o..." forse no, il signor Lopresti lo sapeva, o aveva intuito.

"Lascia fare a me." rispose il ragazzo, mentre il proprietario si diresse nello sgabuzzino a prendere alcune cose.

"Ti— va un caffè, una cena... Per parlare." Simone si era messo le mani in tasca. Aveva il viso rosso e caldo, si sentiva nuovamente un ragazzino alle prime armi con l'amore. Non che in quegli anni non ci avesse riprovato, ma Mimmo... Mimmo era tutt'altra cosa.

"Si! Ne... sarei felice." rispose di rimando l'altro, sorridendo.

"Ti scrivo il mio numero su instagram." e dopo avergli arruffato i capelli, Simone si diresse verso l'uscita, anche se di andarsene non ne aveva proprio voglia.

La sua voce però lo fece fermare e girare.
"Aspe'! Ti va se— ti cucino qualcosa?" riformula bene Mimmo!

"Volevo dire— ti va di venire da me a cena stasera?"

Simone non ci pensò due volte, annuì energicamente, sorridendo al ragazzo.

"Si."

"Allora aspetta qua." Mimmo, posò di fretta dei foglietti che aveva ancora in mano e in tasca, prese lo zaino da dietro al bancone e urlò un 'ci vediamo domani Domé!', per poi avvicinarsi a Simone, prenderlo sottobraccio e dirigersi verso la porta del negozio con un'adrenalina in corpo che nemmeno lui sapeva di avere più.

Passeggiarono per la maggior parte del tempo in silenzio, casa di Mimmo non distava molto dal centro, nonostante fosse in un vicoletto poco frequentato, per di più, il suo appartamento era al quinto piano.

"Padova... Chi se lo sarebbe mai aspettato." commentò d'un tratto Simone, mentre si faceva spazio nel cancello del palazzo in cui viveva il più basso.

"Probabilmente sapevano saresti venuto a studiare qui." ride.

"Più che altro, sono qui da tre anni ormai. Come ho fatto a non incrociarti manco per sbaglio?"

Aprì il portone con le chiavi, poi fecero giusto una rampa di scale e infine si misero nell'ascensore diretti al quinto piano.

"Non— uscivo spesso. Il primo anno l'ho passato rinchiuso qui. Uscivo solo per fare la spesa. Poi—" prese le chiavi ed aprì la porta, dopo essere usciti dall'ascensore.

"Poi ho incontrato Domenico."

"Che coincidenza eh? Domenico." Simone lo guardò negli occhi, sorridendo dolcemente. "Però neanche Antonio suona male." continuò.

"Chiamami Mimmo più che puoi Simò, che Antonio me ha già scassato o' cazz'." gli disse, un po' serio ma comunque in modo scherzoso, mentre gli sistemava la giaccia senza un vero motivo apparente.

"Bella comunque." rispose guardandosi intorno, per poi notare quanto spoglia fosse nonostante ci abitasse lì da quattro anni ormai.

"Si, volevo aggiungerci qualcosa... Non so."

"É quasi natale. Addobbiamola no?"

"Addobbiamola?" ripeté Mimmo, sorridendo.

"Si. Se vuoi." a Simone non importava di correre con lui, voleva farlo. Voleva recuperare tutti quegli anni senza di lui.

"Non l'ho mai fatto, non so da dove cominciare Simò— poi chissà quanto vengono le decorazioni, e—"

"Vuoi addobbarla?"

"Bene così." disse infine, mimando con le mani un 'basta così', come a fargli capire che non doveva farsi tutti questi problemi. Mimmo sorrise, anche se titubante e quasi in colpa per come Simone fosse rimasto il solito ragazzo gentile pronto a farlo contento in qualsiasi occasione. Gli mancava tutto ciò.

"Per farmi di già ripagare... Vuoi qualcosa nella specifico?"

"Cotto e mozzarella."

"Ja Simò."

Risero.

"Mi va bene qualsiasi cosa tu faccia. Stupiscimi." incrociò le braccia.

"Ti stupirò allora."

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