But it's golden.

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L'aria fredda gli sposta il mucchio di ricci che si é fatto crescere negli anni sulla fronte. Morbidi, lunghi. Non avrebbe mai pensato di allungarli così tanto.
Si stringe nella giacca, mentre raggiunge l'università dopo un pranzo abbondante con i suoi colleghi.
Gli esami sono alle porte, lo zaino inizia a pesare sempre di più, dispense, libri, fogli e foglietti volanti, non gli mancava per niente questo periodo, ma amava rifugiarsi nella biblioteca dell'uni a studiare, con le cuffie alle orecchie e qualche canzone al pianoforte in sottofondo. Biblioteca. I brividi non mancavano mai quando varcava la soglia di quel posto, i ricordi.
Ma non è quella biblioteca, e mai più lo sarà.

"Ci toccano quattro ore intense di studio, sparatemi." Giacomo prende parola, mentre posa lo zaino sul tavolino insieme agli altri, che prendono posto poco dopo.

"E ja, che appena finiamo sto esame ce ne andiamo in vacanza."

"Natale alle Hawaii!!" tutti ridono.

Simone non avrebbe mai pensato di riuscire a farsi un gruppo di amici in così poco tempo, eppure eccolo con i suoi colleghi a ridere, scherzare, studiare insieme e organizzare uscire e viaggi spesso. Capodanno l'avrebbe passato con loro, se solo Matteo non avesse avuto la grande idea di passare le feste in un paesino sperduto davanti al mare in Sardegna.
"Sarà 'no sballo regà, ao, vi immaginate noi in spiaggia mentre famo er conto alla rovescia? Spettacolare!" ricorda ancora come aveva scandito bene l'ultima parola, ride al pensiero ma senza farsi notare. Di conseguenza, fra due settimane, Simone sarebbe partito assieme a loro per stare da capodanno fino all'epifania in una piccola casa più o meno vicino al mare nel sud della Sardegna.

Nel mentre, in pieno centro a Padova, Mimmo nel suo piccolo negozio guarda ancora la chat con Simone. Vorrebbe scrivergli, dirgli che é lui, di vedersi, di abbracciarsi... baciarsi. Ma si contiene, sa bene che ormai é andato avanti, che Simone ha sempre avuto qualcosa con cui riprendersi, lottare e andare avanti. Lui no, lui aveva se stesso, e da solo si faceva del male. Ricordi, ricordi, ricordi... Quante notte insonne a pensare al suicidio, a quanto avrebbe voluto essere con lui, a quante lacrime ha versato ripetendosi frasi su frasi solo per non crollare.
Ricorda le ore e ore sul letto ad ascoltare canzoni, quelle dannate canzoni che lo rappresentavano più del dovuto, come se parlassero di lui. E non lo aiutavano affatto. Perché é arrivato ad un punto che se si tiene ancora dentro ciò che prova, esplode, quindi, Mimmo, basta.

"Antonio, tutto ok?" la voce dell'anziano rimbomba nella testa di Mimmo, finché non ritorna con la testa sulla terra.

"No— cioè, si. Tutt'apposto."

"Ah ragazzo, ho il triplo della tua età. So ben riconoscere quando qualcosa non va, i tuoi occhi urlano, lo sai? Anche se non li senti."

Si volta a guardarlo, mentre posa gli ultimi libri che ha nelle mani.

"Ho fatto anche la guerra, ti ricordo."

"Si, ricordo..."

"Magari hai paura che giudico— ma non mordo, se lo faccio perdo quei pochi sani denti che mi son rimasti." ride, e Mimmo non può fare a meno che rispondere con un piccolo accenno di risata.

Sospira. "Mi manca una persona Domé, mi manca assai. E— non so che fa'." si mette seduto su un puffo che si trovava al centro del negozio.

"Son quattro anni, quattro, che non la vedo né sento, eppure la a—" si stoppa subito, come se le parole si fossero bloccate in gola. "gli voglio bene ancora, tanto."

Il signor Lopresti, seduto dall'altra parte del bancone, lo ascolta con calma. Un po' con difficoltà, lo ammette, ormai le sue orecchie non sono più quelle di una volta, né tanto meno gli occhi, non a caso porta degli occhiali buffi, per via delle lenti spesse.

i remember it all too wellWhere stories live. Discover now