Questione di fiducia

By Ellaa_aa45

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QUESTIONE DI FIDUCIA Per tutti quei bambini che sono cresciuti prima del dovuto. Una mattina di fine settembr... More

T R A M A
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D A M I À N

Era sabato pomeriggio, avevo fatto il turno di notte ed ero stato costretto ad alzarmi da della musica per bambini precisamente alle dieci e quarantacinque di mattina, questo significa che avevo meno di quattro ore di sonno, e come se non bastasse, Liam ha avuto un incidente, e devo andare a trovarlo.

Odiavo vivere col timore che quello spericolato potesse suicidarsi involontariamente da un momento all'altro, da fuori può sembrare una persona superficiale, introversa, ma in realtà è tutt'altro.

Senza contare che devo dare le mie scuse ad Ella, vale a dire darle ragione, so che non la conosco abbastanza per non sopportarla, ma è come se credesse di sapere tutto di tutti, li osserva da dentro, li penetra con lo sguardo inosservatamente, per imparare le loro personalità, e scoprire le loro insicurezze più nascoste.

Tipo i serial killer dei film.

Lo sapevo perché a volte lo facevo anch'io, lei sembra risultare fastidiosa, parla inutilmente, fa collegamenti strani e parla senza stancarsi mai.

Oppure inizia a soffrire all'improvviso di mutismo selettivo e sociopatia.

-Signorina Smith, va tutto bene? Di solito è più attiva- chiese il professore.

-Si, non si preoccupi- rispose Ella.

-Ma mi sta ascoltando?

-Certo.

Non aveva parlato per il resto della giornata.

E di certo non stava ascoltando.

Di solito la prendevano in giro per i suoi discorsi attivisti, ma lei rispondeva a tono, chiudendoli letteralmente nel cesso.

*****

-Non ho intenzione di studiare un'opera del cazzo scritta nel 700' su una cagna in calore attratta da quelli più grandi- risi istintivamente alla sfacciataggine del mio compagno di classe.

-Come puoi ridurre Shakespeare così con la tua insulsa bocca?- rispose Ella.

-Bhe, poteva farsi i cazzi suoi, studiala tu questa roba- disse lanciando il libro sul banco.

-L'ho studiata, appunto.

-Ti pareva che la leccaculo della classe non poteva perdersi tra le pagine romantiche dell'autore più amato della storia?- disse prendendola in giro.

-Non ti ho mancato di rispetto ne nulla Javier, per favore, non cadere in basso, e fa lo stesso‐ disse lei per non reagire in altro modo.

-Sta per arrivare il professore Javier, piantala- mi intromisi sedendomi leggermente sul banco, esattamente quello dietro di Ella che si era alzata infuriata.

-Oh mio Dio, ti sei alzata? Ed ora cosa vorresti fare?- chiese mimando con la mano la sua altezza- Cosa c'è? Troppo maschilismo Ella? Ah no, è body yaming, giusto?

-Shaming. Body Shaming.

-Quello che cazzo dici, ora torna a studiare, leccaculo!

-Almeno la leccaculo della classe non finirà a chiedere prestiti a sua madre a trent'anni perché avrà un minimo di cultura ed avrà un lavoro stabile.

-Andrai anche tu a spiegare Shakespeare ai nostri figli?

-Andrò a curare persone come i tuoi genitori, che ti hanno cresciuto in questo modo- questa era bella.

-Senti nano da giardino, non ho...

-Lasciala in pace Jav- mi lasciai uscire.

-Adesso difendi le donzelle in pericolo, Romeo?

-Appunto Harrison, grazie, ma so difendermi da sola- Oh lo so bionda, lo so.

-Prego- dissi alzando le mani.

-Non ti ho dato tutta questa confidenza per rivolgermi questo tono!- esclamò- E per tua informazione, Giulietta non era affatto una cagna in calore, come tua madre la notte in cui ti ha concepito!

Come lo zittisce?
Mi piace.
Mi piace troppo.

-Mia madre per lo meno non ha cresciuto una secchiona depressa alta un metro ed un tappo.

-Tiri fuori le tue insicurezze per abbattermi Javi? Cosa c'è? Ti manca il papà?- ma come cazzo...

Conoscevo Javi dalle elementari, non avevamo mai legato, ma sapevo per certo che suo padre era scomparso da tempo, da lì però nessuno a parte la sua famiglia e le persone più strette lo sanno, quindi come faceva Ella a saperlo?

-Non scherzare su queste cose Ella, non è divertente- alcuni della classe la guardarono male, è allora iniziò a diventare rossa.

-Oh cazzo, non dirmi che davvero... mi dispiace Jav, non volevo, non... non ne avevo...

-Sta' zitta, oca! Mio padre non è scomparso, fatti i cazzi tuoi e torna a masturbarti con i tuoi cazzo di libri!

Vidi qualcosa rompersi in lei, non voleva, e d'altronde, aveva fatto bene a rispondere a Javi, era uno di quelli che anche se ti fai i cazzi tuoi, ti vengono a rompere, e da quando era arrivata Ella, ancora di più.

La cosa più stressante?
Che Ella era pacifica, estremamente pacifica, ciò significa che se Javi o qualsiasi altra persona stava male, anche se era il suo peggior nemico, lei gli andava vicino, per aiutarlo.

-Sei stupida Ella? Ti tratta di merda e gli passi i compiti?- chiesi alla bionda davanti a me.

-Si, non ho problemi- disse disinvolta.

-Ma ti tratta di merda.

-Non sono una persona... rancorsa, ecco.

-Scommetto che a me non li avresti passati- affermai.

-Perché è così- disse convinta.

-Sei una stronza.

-Grazie- mi sorrise, e notai i denti bianchi e dritti sotto le labbra carnose, sembravano idratate ed umidite dal labello che portava nell'astuccio, ciliegia, mi piace.

Sono solo attento ai dettagli, nulla di che, ma questo era un evento più unico che raro.

-Tu che mi sorridi? Il multiverso.

-La tua faccia non mi esprime chissà quanta serietà, quindi...

-Cosa vorresti insinuare? Non sono mica un pagliaccio.

-Parole tue, non mie- disse sorridendo si nuovo, a mani alzate.

Aveva I denti dritti, un bel sorriso, come se non potesse soffocarlo, era naturale, per questo mi convinceva.

-Guarda che non ti passo i compiti perché so che sei intelligente, non ne hai bisogno- chiarì in modo serio, girandosi verso di me, mi guardò per qualche secondo negli occhi, poi iniziò ad osservare il centro di essi, affinché non si notasse che aveva distolto lo sguardo.

Non mi freghi Ella.

-Javi non lo è?

-Non ho detto questo- disse dispiaciuta.

-Vorresti insinuare che ha qualche demenza?- finsi d'essere serio, ed iniziò a preoccuparsi.

-Certo che no, cosa...

-Non si fa Ella, sai che delle persone ci soffrono davvero?- dissi inarcando le sopracciglia e gesticolando.

-Damiàn, che cazzo, il demente qua sei tu, sto solo dicendo...- iniziai a sorridere con la bocca chiusa, per farle capire che la stavo solo prendendo in giro- Sei un grandissimo cogli... stupido, un grandissimo stupido Damiàn, vaffanculo- disse ridendo per poi girarsi in avanti dandomi le spalle.

Non era così male se ci parlavi per cinque minuti.

*****

E dopo aver fatto capire che tipo di persona è questa bambina che mi sta occupando la mente, facendomi sentire in colpa per avergli dato della puttana, posso tornare al punto di partenza.

Mi avviai verso casa di Nate, mi cagava il cazzo farmi accompagnare da quel signor io, dato che lo faceva solo per sfoggiare il suo lusso, ma ne approfittavo.

E parlando di del Diavolo...

-Abbassa i toni mocciosa, nessuno ti dà il diritto di parlare così- sento dire dalla voce squillante di Nate.

Edith? Cosa ci fa qui?

-Abbassare i toni? Vedi di chiudere questo cesso che hai al posto della bocca, e ringrazia che non sia andata alla polizia!-

-Alla polizia? E per cosa? Sentiamo...- sapevo ciò che era successo attraverso Dylan, ma non sapevo se Edith gli avesse detto tutta la verità- per averti toccato senza avere il tuo consenso? Perché non ti ho toccato, giusto?

-Tu... tu l'hai fatto, eccome se l'hai fatto- riesce a dire lei mentre vedevo la furia di Ella raggiungere il limite, cercava di stare zitta, ferma, con le braccia incrociate, ma i suoi occhi bruciavano.

-Non l'ho fatto- afferma con calma guardandola negli occhi.

-Cosa dici Nate? Non mentire!- esclama sconcertata- Mi hai insultata, aggredita e mi hai lasciata da sola in mezzo...

-Hai delle prove?

-Lascialo perdere Edith, sta cercando di manipolarti- scoppia l'altra.

-Manipolarmi? Non può manipolarmi, ho ragione io- voleva piangere, lo sentivo.

-Lo sta già facendo Dith, svegliati, stai dicendo cose senza senso- risponde cruda.

-Io manipolare qualcuno? Vedi troppi film, girasole.

-Di un'altra parola e ti taglio le palle- avverte mentre il incrocia il suo sguardo col mio- sempre che tu le abbia... Damiàn?

-Ella- salutai - Nate, Liam ci sta aspettando.

-Liam sta aspettando anche noi- afferma Edith con un tono rotto.

-Per questo, vedete di tornare al vostro posto ed usare la bocca per cose utili- dice lui.

-Oh, tipo gli orgasmi che fai emettere alle tue puttanelle?- sbocca Ella.

-Tipo quando fra meno di un mese finirai anche tu a succhiarmi il ca...

-Okay calmiamoci- dico io- cosa succede?

-Casa succede? Chiedilo pure a questa depressa con qualche disturbo mentale.

-Succede che nessuno ti dà il diritto di metere le tue sporche mani sulla mia amica, idiota del cazzo- spiega lei.

-Sai cosa mocciosa? Sembri uno di quei robottini telecomandati che prendi dai cinesi, urlano da dar fastidio e non servono a niente.- dice lui con aria di superiorità.

-Nate, l'hai davvero molestata?- chiedo pronto a rompergli la faccia, sapevo che avevano litigato, ma molestata?

A fermarmi fu il pensiero che non posso mettermi nei guai, sono già pieno di problemi.

-Certo che no, sta facendo tutto lei, questa pazza.- dice Nate e Ella lo guarda con una faccia indignata- Ascolta, la tua amica quanto io volevamo scopare, ma lei credeva che ci fosse qualcosa in più, e ci è rimasta male prima che potessi entrarle dentro.

-Tutto da sola? Le hai detto che non era abbastanza carina da rifiutare le persone solo perché non voleva venire a letto con te, gli hai detto che una come lei dovrebbe farsi sbattere e zitta.
Tutti dovrebbero sapere quanto fai schifo, ecco cosa succede- urla lei come una furia.

-Già, ti sarebbe piaciuto essere al suo posto, vero? -vedo Ella che si libera molto facilmente dalla presa di Edith e si avvicina sempre di più a Nate.

Hai intenzione di fare qualcosa o rimarrai fermo a guardare?

Vado a prendere i popcorn.

-Siete per strada, dovete calmarvi. Entrambi.- dico invano.

-Ni me va ni me viene, dónde estamos! Se nessuno ti ha mai detto in faccia che fai schifo, sembra che sia giunto il momento per te di farlo da solo!

-Ella cara, in pochi mesi ti prendi la briga di sfrantumarmi il cazzo che la tua bella amica voleva fra le cosce fino a ieri, sappi che sto fermo solo perché sei una donna- dice Nate.

Questa volta sono io a prendere il braccio di Ella, affinché non commetta sciocchezze, ma si toglie la mia mano di dosso guardandomi malissimo, come se avessi commesso un crimine.

-Non toccarmi mai più- mi dice con aria fulminante- Cosa c'è Nate? Papà ha sempre preteso che facessi ciò che non ti piace? O forse sei uno di quei bambini speciali che si sono sviluppati tardi ed hanno avuto il palo dalla ragazza carina della classe?

Mi sorpresi per l'eccitazione che mi scatenò, era piacevole vedere come lo distruggeva, era geniale il modo in cui riusciva a farlo e attraente il modo in cui si poneva, lei era attraente.

Era strano da dire, ma era come se mi sentissi orgoglioso di lei.

Nate era un figlio di papà, avrebbe potuto tranquillamente rivoltare la frittata e farla finire in qualche guaio, ed Ella sarà anche intelligente o astuta, ma non aveva lo stesso potere dei soldi.

Alle sue parole Nate si avvicina a distanza di bacio, impugnando la mano così lo tiro indietro.

-Ma che cazzo fai?- gli dico brutalmente.

-Credi di sapere qualcosa sulla mia vita? Bhe ti sbagli, fattene una tua, lesbica di merda.

-Ora basta Nate, non parlarle così- dice Edith, perché Ella aveva ignorato le suppliche di quest'ultima, avvicinandosi a Nate e piantandogli uno schiaffo dritto sulla guancia, che si dimenticò della sua brutale forza, e le diede una spinta che la buttò dritta a terra, cosa che mi costrinse a spingere Nate dall'altro lato della strada, impugnando il pugno verso il suo viso.

-Ti devi calmare cazzo, e voi andatevene!- urlai, non potevo ucciderlo, da Nate dipendeva il mio stipendio.

Aveva generato qualcosa in me che non provavo da tempo, voglia di picchiare qualcuno, un qualcosa che non sia un sacco, ma non potevo, chi pratica sport del genere non può iniziare delle liti, a meno che non sia lui ad iniziare, ed avevo una voglia di essere sfiorato da lui in questo momento, perchè non ci avrei messo nulla a spaccargli la faccia, con gusto, tanto gusto.

Non continuò, sapeva che se avessi voluto lo avrei ucciso.

Quando mi girai, Ella era già in piedi più arrabbiata di prima.

-Ma chi diavolo credi di essere? Stupido, lurido donnaiolo! E ancora più stupide sono le donne che ti vengono dietro, sapendo cosa le aspetta, e ti sostengono! Alcune hanno dei sentimenti!- disse d'un fiato- e non ti azzardare mai più a parlarmi così, o veramente dimenticherò di essere una brava persona.

-Così anche la tua amichetta è diventata una idiota guardandomi tutto quel tempo.

Io intanto pensavo ad Edith, ed ai suoi occhi così pieni di lacrime che lottavano per non uscire.

Mi avvicinai e le accarezzai la spalla, volevo abbracciarla ma forse non era il momento più opportuno.

-Non provare nemmeno a dire che è...

-Ora basta! Se volete uccidervi, andate altrove.- Urlo più forte che posso, facendo indietreggiare Ella, e mettere Nate sulla difensiva.

-Impicvione!- Mi grida Ella.

-Que te calles!- le grido più forte.

A mí no me callas nunca en tu vida!-grida lei, e in un altro momento mi verrebbe da ridere, deve alzare la testa per guardarmi in faccia...

-Ora basta, Ella.- dico seriamente.

-Métete en lo tuyo.

-Non ho intenzione di continuare a discutere con un nano da giardino con qualche DSA- vidi l'energia di Ella spegnersi.

-Okay ora basta, andiamocene, e tu fatti I cazzi tuoi- affermò Dith porgendosi verso Ella.

-Farmi i cazzi miei? Fottiti Edith, grandemente, sei un'ingrata del cazzo- disse l'altra arrabbiata.

-Non ti ho chiesto di metterti in mezzo o difendermi.

-Stai scherzando? Lo faccio perché ti voglio bene...- rispose delusa- bel modo di ringraziarmi per esserci per te.

-Ella? Ti rendi conto di cos'hai detto?- chiese l'altra sorpresa, ma Ella era furiosa.

-Si, e te lo ripeto, va a farti fottere, magari la prossima volta con uno che abbia per lo meno le palle di scoparti prima e poi dirti che non vali niente per lui!

Oh, questo non me lo aspettavo.

-E tu dovresti esserci per lei? Bella merda, bionda, fai proprio schifo- mi lasciai uscire con disprezzo.

-Te l'ho chiesto?

-Ella, per favore...- chiama l'altra - Voglio andare via.- afferma supplicante.

-Andiamo- dice l'altra pentita, e per un momento mi fece tenerezza, aveva buone intenzioni... più o meno.

Aveva gli occhi lucidi dalla furia dell'ingiustizia, occhi ambrati che rivolse a Nate con quella che sembrava empatia.

Si stava calmando, ed io stavo facendo quello che lei non riusciva a fare, capire se stessa.

Sono geniale, lo so.

-Spero che il tempo ti insegni quanto queste cose siano insignificanti per le nostre vite, quanto sia inutile fare del male e distruggere l'autostima a qualcuno- dice con dolcezza.

E questo cambio d'umore improvviso?

-Quella ha bisogno di scopare- sento sussurrare a Nate.

-Sei nel torto.- gli dico- datti una regolata.

-Io regolarmi? Quella è una psicopatica- dice- una scopata le farebbe bene.

-Ha ragione, ti sei comportato da bastardo.- dico senza scrupoli.

-Credimi amico, la sua è tutta invidia.- guardo Ella mentre Nate continua a parlare di cose senza senso.

-Amico? E chi mai vorrebbe essere amico tuo, non voglio rivolgerti nemmeno la parola solo pensando a ciò che hai fatto- Nate, non te lo ripeterò due volte, non azzardarti mai più in tutta la tua fottuta e miserabile vita, a mettergli una cazzo di mano addosso, o sarà l'ultima cosa che riuscirai a fare prima di morire.

-Non mi dire che non vuoi risparmiarti nemmeno la bionda.

-Non devo dirti proprio un cazzo, non devo volermi scopare qualcuno per difenderlo.

-Ha le cosce che sembrano quelle di un palestrato, Damiàn, porterà una quarta di seno, andiamo...

Ella non era grande, e di certo non lo era per me, cazzo se non lo era, più che grande la definirei muscolosa, o comunque non del tutto.

Aveva l'addome piatto, la vita molto più stretta dei fianchi, che invece erano larghi quanto le spalle, le cosce non erano snelle, ma nemmeno grasse, bensì robuste, muscolose, seguite dal seno prospero e sodo, invitante ma serio, di quelli difficili da cui ottenere il permesso per essere toccato.

-Non ho intenzione di rimanere qui a discutere del corpo di una ragazza, ne tanto meno di continuare ad avere rapporto con qualcuno del genere, da oggi considerami licenziato.

Potrà essere insopportabile ma non avrebbe mai fatto una scenata del genere per invidia, e questo lo avevo capito.

*****

Alla fine da Liam ci andai a piedi, non avrei avuto a che fare con persone del genere, mia madre era stata molestata da giovane, e solo il pensiero di stare in compagnia di qualcuno che non avrebbe problemi a fare una cosa del genere, mi faceva rabbrividire, in sintesi quello stupido dagli occhi verdi si era rotto il braccio e fratturato la gamba, questo perché attraversa la strada come se avesse sette vite, rimasi da lui per circa un'ora e mezza, una macchina l'aveva investito di ritorno a casa, e per mia sorpresa non fu del tutto colpa sua, il guidatore era brillo.

Sempre per mia sorpresa, a casa di Liam, ci trovai Am, che gli chiedeva ogni due minuti se avesse bisogno di qualcosa, tanto come io mi chiedevo quando avessero acquisito questa confidenza, certo, non c'è un minimo di chimica tra loro, ma una forte attrazione.

La questione di Nate mi rovinò la giornata, non potevo spaccarsi la faccia, anche se non ci avrei messo un minimo di sforzo, ma non potevo nemmeno rimanere senza far nulla.

Quanto a me, il mio bel finale era mia madre con il volto sereno, ed il sorriso di quel piccolo mostro che non appena sente le chiavi aprire la serratura, corre a salutarmi, quindi esattamente tra: tre, due, uno...

Cascarrabias!- le braccia di mia sorella mi avvolgono il collo, stampandomi un sorriso sulla faccia.

Certo, il soprannome è un tantino discutibile.

-Guarda un po' chi è tornato- sento il petto liberarsi da un peso vedendo di nuovo mia madre calma, come dovrebbe essere ogni giorno. Aveva ripreso con la terapia.

-Ho avuto un... inconveniente- affermo.

Un inconveniente rubio que quería agarrar por el cabello ad un altro inconveniente.

-Bhe, ora sei qui. Hai mangiato qualcosa, cariño?

-Si, non preoccuparti.- dico, poi guardo mia sorella e noto che ha indosso un vestito per uscire.- Dov'è che devi andare, così elegante?

Io e Abbie non eravamo molto diversi, avevamo gli stessi occhi azzurri, forse i suoi erano un po' più chiari, aveva i capelli biondi e ondulati, ma non troppo, con una pelle molto rosea, mentre i miei erano neri e lisci.

-È il compleanno di una sua amica.- afferma mia madre.

-Ma prima dobbiamo finire di vedere il film di ieri, me lo hai promesso.- ricorda.

-Una promessa è una promessa. Andiamo.- dico.

-Dam, rimani a cena?- domanda mia madre alle mie spalle.

-Non posso, lo sai. E in più devo coprire un amico.

-E allora?- domanda Abbie.

-E allora dovrò fare il suo lavoro.

-Ma non è giusto.- buona osservazione...- Perché devi farlo?

-Perché voglio e perché il mio capo potrebbe arrabbiarsi- spiego.

-Il tuo capo è uno stupido.- continua mia sorella.

-Solo a volte.- affermo con un mezzo sorriso.

-Allora. farai un doppio turno? Di nuovo?- domanda mia madre.

-Si, è un favore che faccio a Javi ma soprattutto al capo.

-Allora ti darà un extra, spero.

-Quizás...

-Come sarebbe a dire "Quizás"?- domanda nuovamente mia madre.

-Quizás, solo eso- è vero, forse davvero meriterei un extra per tutto ciò che faccio, ma non sarò io a chiederlo.

-Dam, per la prossima stagione, sai che...- si riinizia con la predica.

-Lo so mamma, lo so. Ma no.- Già sapevo cosa mi avrebbe chiesto, non avrei lasciato il lavoro.

-Ma con il mio stipendio non serve.- riflette.

-So anche questo, ma non voglio rimanere senza far nulla.

-Ma se fai un sacco di cose!- si avvicina e mi mette una mano sulla spalla- Solo... pensaci.

-Ci penserò.- mento. Ero saldo sulle mie decisioni.

Mi sembrava fin troppo strano che si intravedere così... stabile, dopo l'accaduto di ieri.

Prima di andare a lavoro finisco di vedere il film con mia sorella per distrarmi.

Pessimo errore. Sono una persona per bene, umile e matura, non avrei lasciato una brutta impressione ad Ella, quindi ho passato metà della fine del film a pensare alle parole giuste, che non sono arrivate.

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