I Temibili 10

By GiulSma

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•Terzo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• «We are here...» Negli Stati Uniti si sta ve... More

Prologo
1|Proprio come Eleven
2|Kitsune
3|Strizzacervelli
4|Di nuovo coi guardiani
5|Il MMantello
6|Chi è L. Degare?
7|Terapia di coppia
8|Team Anti-Killer X
9|Un gelato a marzo
10|L'avventuriera
11|Un pomeriggio col principino viziato
12|Killer X
13|Sebastian
14|Resisti
15|Una pessima babysitter
16|Fuggire dai problemi
17|Biscotto?
18|Necessario per vincere
19|Marta, sei un genio!
20|Petali blu
21|Pagina bianca
22|Segreti
23|Sta succedendo
24|Chiamata alle armi
25|Odi et amo - M&A
25|Odi et amo - R&D
25|Odi et amo - B&J
25|Odi et amo - E & A/S
25|Odi et amo - D & T
25|Odi et amo - G & T
25|Odi et amo - Loro...
26|Salvare i salvatori
27|Requiem
29|Harron
30|Pace?
31|Regina dei mostri
32|In viaggio per Zurigo
33|Il succo è la mia debolezza
34|C'è un asino dietro di te! Ah no, è Nicholas
35|Basta bugie
36|Il tempo scorre
37|Impossibile tocco di due dita
38|Chiromante
39|Non si torna più indietro
40|Non dimenticare le calze
41|Che la missione abbia inizio
42|Φιλία
43|È finita
44|Duo mortale
45|Esprimi un desiderio...
Epilogo
⚜️ Curiosità ⚜️
Ringraziamenti

28|Sei il nostro piccolo Sole

83 5 114
By GiulSma

La nuova divisa le calzava a pennello.
Nera e viola scuro, non troppo stretta e non era nemmeno così pesante come pensava.
Marta si guardava allo specchio mentre si allacciava il mantello che si era ripresa da casa sua.

Al diavolo l'Avventuriera, al diavolo Gregor e al diavolo la sua famiglia.
Lei aveva fatto la sua scelta e ora avrebbe condotto una vita nuova con gente che la trattava non più come una bambina ma come una ragazza in grado di prendere le sue decisioni.

Accarezzò il metallo dei medaglioni che univano con una catenella i due lembi del mantello, passando le dita guantate sul doppio uroboro inciso sopra.
Si era interrogata per giorni sulla storia di quel mantello e del suo precedente possessore, ma ora non le importava più nulla. Chiunque fosse stato, ora non c'era più e il mantello era ufficialmente suo.

Sfiorò la seta nera mentre si affacciava all'ampia finestra della sua nuova stanza. La Torre di Ossidiana era così alta che se guardava giù riusciva solo a vedere un enorme nuvolone scuro e tempestoso che di tanto in tanto lampeggiava di viola.

Quella era la sua nuova casa. Guadagnandosi la fiducia di Lidia, aveva conquistato anche quella del Mezzosangue e di Scorpione, ma non era una fiducia pura e innocente come pensava da piccola, no, era un filo sottile pronto a spezzarsi in qualsiasi momento e lei doveva fare di tutto per rafforzarlo, persino cose che non si sarebbe mai sognata di fare.

Non aveva mai ucciso qualcuno e tremava all'idea di doverlo fare, ma se il Mezzosangue glielo avesse ordinato? Cosa avrebbe fatto? Valeva la pena rinunciare alla sua nuova famiglia per mantenere viva una vita?

Per ora non doveva preoccuparsi di questo. Lidia aveva fatto un bel discorsetto al suo padrone sostenendo che Marta fosse troppo giovane per macchiarsi la coscienza e lui le aveva promesso che non le avrebbe mai ordinato di fare una cosa del genere pur di non vedere più Lidia preoccupata in quel modo.

La strega ci teneva alla sua piccola allieva e alla sua innocenza. Sapeva cosa significasse dover privare della vita le persone e, per quanto ci avesse fatto l'abitudine ormai, ricordava perfettamente quanto fosse stato orribile uccidere l'uomo che aveva distrutto il suo villaggio. Le era piaciuto all'inizio, si sentiva invincibile e ciò era dato anche dall'aver assorbito la magia di un grimorio potente, ma presto quella sensazione era scomparsa ed era subentrata la paura. Era un'assassina ora, cosa le impediva di diventare un mostro come l'uomo che aveva raso al suolo la sua città?

La sua àncora era stato il Mezzosangue che le aveva impedito di impazzire ed era rimasto al suo fianco per secoli, aiutandola ogni volta che ne aveva bisogno.

Ma se Lidia aveva il Mezzosangue, Marta chi aveva? Forse Lidia, forse Scorpione, forse lo stesso Mezzosangue, ma in realtà un nome le brillava di una luce malinconica nella mente.

Unendosi al Mezzosangue aveva deluso Julian e non gli aveva fornito alcuna spiegazione. Lo avrebbe fatto, doveva solo trovare l'occasione giusta. Era il suo migliore amico, non voleva accettare l'idea di averlo perso per sempre.

Sospirò sconsolata e si buttò sopra al suo nuovo e soffice letto. Chissà cosa avrebbe detto Gregor di lei, vestita in quel modo, o Giulia che sembrava odiare quel mantello.

Chissà quali facce meravigliosamente spaventate avrebbero fatto i suoi genitori ora che era lei a reggere il coltello dalla parte del manico.

Li aveva in pugno finalmente e presto avrebbe avuto modo di vendicarsi di loro una volta per tutte, ma la strada per la vendetta era lunga e andava di pari passo col suo nuovo allenamento volto al potenziamento delle sue abilità.

Lidia le aveva promesso che quella sera le avrebbe insegnato un nuovo incantesimo e lei non vedeva l'ora di impararlo e, chissà, magari provarlo sui suoi genitori.
Sorrise all'idea, ma poi ripiombò improvvisamente di fronte alla realtà dei fatti.

Fantasie a parte, sarebbe riuscita veramente a ferire fisicamente i suoi genitori? Ne avrebbe avuto il coraggio? Cosa ci avrebbe ricavato oltre alle solite sgridate? Di certo non erano persone che si sarebbero messe a pregarla in ginocchio pur di risparmiarli, ma con un po' di allenamento tutto era possibile. L'unico problema era capire se le grida disperate dei suoi genitori le sarebbero piaciute proprio come il Mezzosangue le aveva raccontato.

A quanto pare lui adorava sentire i nemici urlare, diceva che era una bella sensazione. Vi lascio immaginare quanto fosse in disaccordo Lidia. Quello era il motivo per cui gli aveva fatto quel lungo discorso.

Giocò con la sua magia, evocando una piccola nube nera sulla sua mano. Le solleticava le dita mentre si espandeva sempre di più, nutrendosi delle sue emozioni negative.

«A cosa pensi, maga?» disse Scorpione in un americano un po' incerto. Voleva essere carino e provare a parlare in una lingua che la ragazza potesse capire facilmente, anche se era una Celestiale e poteva tradurre automaticamente tutto.

«A quanto sarebbe bello entrare subito in azione» rispose Marta sbuffando. «La Torre è affascinante, ma mi annoio a restare in camera mia. Così tanto potere, sia fisico che gerarchico, e nessun modo per sfruttarlo»

Scorpione scosse la testa. «Tu smettila di bugia»

«Mentire» lo corresse Marta.

«Mentire...» ripeté Scorpione, come segnandosi mentalmente quella nuova parola.

«E comunque non sto mentendo»

L'assassino avanzò verso di lei. I suoi passi non emettevano alcun suono, era come se camminasse sospeso per aria. «Sento il palpitazione di tuo cuore» Si sforzò di dire. «Veloce, quindi bugia»

Marta strinse i pugni e guardò altrove. «Voglio solo rendermi utile, essere trattata come una di voi»

«Tu non sei una di noi» La ragazza sembrò ferita da tale affermazione, ma solo perché non lo aveva fatto finire di parlare. «Tu essere il meglio. No uccidere, no cattiva, cuore buono» La accarezzò gentilmente. «Sei il nostro piccolo Sole, Marta»

La ragazzina sorrise lievemente, un po' imbarazzata da quel complimento.
Scorpione era un uomo dal cuore tenero, ma sapeva anche essere un assassino spietato e nessuno avrebbe mai voluto trovarsi tra le sue lame, anche se le sue uccisioni erano così veloci da non dare il tempo alla vittima di soffrire troppo.

All'inizio Marta ne aveva paura. Lo aveva conosciuto all'Accademia e lì era spesso taciturno e serio, un atteggiamento freddo che le aveva dato l'impressione che lui fosse un uomo crudele senza un briciolo di umanità.
E invece eccolo lì, poco più di un anno dalla fine dell'Accademia, seduto accanto al suo nuovo letto e propenso a coccolare la nuova arrivata.

Lui frugò nella sua borsa sul cinturino ed estrasse una piccola mollettina d'argento a forma di farfalla.
«Portafortuna» disse porgendoglielo.

La ragazza tenne tra le mani la molletta, ammirandola da vicino. «È bellissima, Scorpione»
«Sono un abile... ehm...» Mimò il gesto del fabbro che colpisce col martello un pezzo di metallo rovente sull'incudine.

«Ah fabbro!»

«Fabbro...»

«Ci sai fare con il metallo, sei molto bravo!» Marta si mise la mollettina e sorrise fiera. «È perfetta, sei fantastico»

Le orecchie leggermente a punta di Scorpione si tinsero di un rosa intenso. «Grazie»

La guardiana si avvicinò all'assassino, facendo tintinnare la catenina che univa i due lembi del mantello.

All'inizio Scorpione non ci aveva fatto caso, era troppo concentrato sulle parole che doveva dire e l'ordine in cui doveva metterle per osservare attentamente la ragazza che aveva di fronte.
Ma ora la stava guardando e quel mantello gli riportò alla mente ricordi oscuri che avrebbe voluto rimanessero sepolti.

«Cosa succede?» gli chiese la guardiana notando il suo sguardo assente.

«Quel mantello» disse Scorpione nella sua lingua natia. Marta riuscì a capirlo lo stesso, anche se con un po' di fatica. «Apparteneva ad una persona di mia conoscenza»

«Chi?» All'improvviso tutta la sua curiosità su quel drappo di seta ritornò in superficie.

«La mia vecchia padrona» ammise, sospirando sconsolato. «Io ero un dono. La mia regina, che voi conoscete come la regina del Quinto Regno, aveva stretto un patto con l'Ordine delle Maschere d'Argento, più precisamente con una persona al vertice dell'Ordine. Questa persona si era guadagnata il soprannome di "Mano della Morte". Avevo sentito molte storie su di lei e mi immaginavo che fosse una donna fredda e spietata...»

«E com'era in realtà?»

Scorpione sorrise lievemente. «Era solo una ragazzina. Le voci che si erano sparse in giro avevano demonizzato la sua figura, anche se era veramente capace di fare quelle cose terribili che sentivo, ma non per volere suo. Comunque, ai tempi ero uno tra i migliori guerrieri delle mie fila e venni scelto come dono per sigillare la loro alleanza»

Marta si sedette a gambe incrociate sopra il letto, continuando ad ascoltarlo con attenzione.

«Ero finito schiavo di una ragazzina» ridacchiò. «Ma lei non mi trattò mai da tale. A differenza di quello che dicevano in giro, era una ragazza gentile ed educata che amava stare in solitudine e di tanto in tanto se ne usciva dalla sua piccola stanza per vedere cosa facevano gli altri alchimisti dell'Ordine»

«E questo mantello dici che è suo?» chiese la guardiana.

Scorpione annuì col capo. «Sì, è un modello piuttosto vecchio e inoltre è l'unico nero. Al vertice dell'Ordine infatti ci sono solitamente tre persone che rappresentano tre fasi alchemiche e  a queste tre sono associate dei colori. Rosso per lo Stregone Cremisi, e bianco e nero per i suoi collaboratori più stretti»

«E la ragazza era uno di questi» Marta cercava di stare dietro alla lingua natia di Scorpione, fatta di suoni che molto spesso non riusciva a carpire.

«Esatto» concordò. «Era la carta vincente dell'Ordine, un essere in grado di controllare il vuoto»

«Il vuoto?»

Scorpione annuì con più energia. «Il vuoto che c'è fra ogni particella e atomo esistente. Poteva espanderlo o restringerlo, ma non era semplice come sembrava. La vedevo spesso dare di stomaco dopo gli allenamenti troppo pesanti o le battaglie dove l'aveva usato troppo. Nell'ultimo periodo prima di scomparire, era riuscita a trovare un modo per rimuovere il senso di nausea dopo aver esercitato i suoi poteri»

«Tolto quello doveva essere invincibile»

«Lo era già da prima» la corresse. «Anche se poteva controllare il suo potere solo con la mano destra. Da qui il soprannome»

«E se avesse saputo controllarlo con entrambe?» chiese incuriosita.

«A quel punto sarebbe stato... com'è che dite voi della generazione Z? Game over. Ma lei avrebbe perso anche il doppio delle energie quindi era pressoché un bene che lei fosse "limitata"»

Marta passò le dita sulla seta nera del mantello. «Che fine ha fatto?»

Lo sguardo dell'assassino si incupì. «Scomparsa dopo un combattimento contro i guerrieri della Città Aurea, noti per uccidere i loro obbiettivi e farli scomparire definitivamente senza lasciare nemmeno un loro capello. È questa la punizione del tradimento...»

Vide la ragazza sussultare, spaventata all'idea che potesse fare la sua stessa fine.
Le mise una mano sulla spalla, cercando di essere il più confortante possibile.

«Tranquilla, i guerrieri non si avvicineranno a te, non glielo permetteremo» la rassicurò. «In futuro, con gli allenamenti di Lidia, non dovrai più preoccuparti di loro. Saranno i guerrieri ad avere paura di te»

«Tu dici?»

«Hai la stoffa e le abilità per diventare qualcuno di importante un giorno, che sia qui a capo dell'esercito del Mezzosangue o da altre parti» Gli angoli delle sue labbra sempre tese fecero un guizzo all'insù. «Mi ricordi la mia vecchi padrona, avete la stessa luce da combattente negli occhi»

Marta sorrise, lusingata da quel complimento. Per lei voleva dire molto più di quanto Scorpione potesse immaginare. Era tutto ciò che avrebbe voluto sentire e ricevere dai suoi genitori: incoraggiamenti e affetto. Tutto qui. Non sarebbe costato loro nulla, e invece avevano scelto la via più difficile.

Sospirò sconsolata, appoggiando quindi la testa sul braccio muscoloso di Scorpione. «Tu perché ti sei unito al Mezzosangue? La tua padrona faceva parte dell'Ordine, perché non sei rimasto lì?»

«Il Mezzosangue agli inizi me la ricordava molto. Ma l'ho seguito principalmente perché abbiamo accordo: io lo aiuto a trovare una persona e lui aiuta me a trovarne un'altra» Diede una breve occhiata all'orologio sul comodino della ragazza. «Devo andare»

Senza permetterle di fargli ulteriori domande, Scorpione uscì dalla stanza. Non fece un singolo rumore, nemmeno nel chiudere la porta. Sembrava un fantasma, forse perché era stato troppo a contatto con loro.
Li portava sulle spalle come dei pesanti fardelli, anche se cercava di dare pace alle loro anime ricamando qualcosa che potesse rendere loro onore.

Quindi era questo che significava uccidere?
Era questo il prezzo da pagare?

Marta si buttò sul letto. Qualunque fosse, grazie a Lidia non lo avrebbe pagato presto, questo era poco ma sicuro.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Lidia si mise la mano sulla fronte mentre assisteva alla tragedia che il Mezzosangue stava inscenando.

Il ragazzo stava distruggendo le sue suppellettili, sfogando tutta la sua rabbia su quei poveri oggetti inanimati.

Be' sempre meglio quelli che le persone, anche se la strega temeva che non ci avrebbe messo molto a prendersela persino con loro.

«Lurido bastardo!» gridava prendendo in mano una lampada. «Io lo ammazzo!» La frantumò per terra. «Gregorio era uno dei pochi che sapeva della sua identità e me l'ha portato via proprio quando ero riuscito ad avvicinarmi a lui tramite quella stupida ragazzina. E le mie spie sono inutili! Sono dei dementi! Non riescono a tornare vivi da quella dannata città con le informazioni su di lei»

Irrigidì le dita e un armadio si aprì in mille filamenti gommosi che scoppiarono in mille schegge.
Lidia le evitò con un semplice passo a sinistra, sbuffando mentre aspettava che il suo padrone finisse.

«Non posso nemmeno evocarlo dal regno dei morti perché è finito in quella dannata Città d'Argento perché comunque ha prestato servizio ai Celestiali!» Scaraventò un bicchiere contro il vetro infrangibile della finestra. «Se solo potessi avere Gadreel tra le mani...»

Indicò Lidia. Il volto del ragazzo era rosso e tendeva al viola. Sembrava un bambino che si rifiutava di respirare se i genitori non gli avessero dato ciò che voleva.

Perché era così che lo vedeva Lidia: un ragazzino infuriato e leggermente -okay un po' più di "leggermente"- capriccioso.

«Gliela farò pagare» disse prima di scoppiare in una risatina nervosa che si tramutò ben presto in una risata psicotica. «Lo cancellerò dall'esistenza dopo averlo fatto soffrire! Trecento anni, sì lo imprigionerò e lo torturerò per trecento anni. Dovrebbero bastare per scontare la sua punizione» Si schiacciò violentemente la mano sulla faccia. «Ma che dico! Trecento anni sono pochi! Io sono immortale e anche lui! Posso tenerlo prigioniero per l'eternità!»

"Prima però devi catturarlo, e non mi sembra che tu abbia fatto molti progressi. Ogni volta che lo vedi ti trasformi in un ragazzino spaventato" pensò Lidia schivando un pezzo di legno.

Il suo padrone tirò un pugno ad un tavolino e lo scaraventò dall'altra parte, facendo attenzione nonostante la rabbia a non colpire le foto incorniciate. «Hanno oltrepassato ogni limite» ringhiò.

Si fermò per riprendere fiato, rimettendo indietro alcuni ciuffetti ingellati che gli erano andati davanti al volto. «È arrivata l'ora di mostrare loro che non sto scherzando e non sono uno da prendere alla leggera»

Lidia alzò gli occhi al cielo. "Eccolo che prende una pessima decisione."

«Siamo rimasti neutrali per troppo tempo, è ora di schierarci in questa guerra» Un ghigno si fece strada sul suo volto. «E gli Infernali sembrano un ottimo partito»

Benvenuti nella nuova puntata delle persone più idiote di tutti i tempi!

Io sono GiulSadic, la vostra presentatrice, e oggi intervisteremo una persona che ne ha fin sopra i capelli degli idioti stratosferici che prendono PESSIME decisioni quando sono arrabbiati.

*porge il microfono a Lidia*

Vuole dirci qualcosa?

Lidia: odio quando fa così. È... è... infantile!

Trecento anni di esperienza e come buttarli nel gabinetto, immagino. Qualcos'altro da aggiungere?

Lidia: credo che la mia espressione dica già tutto

Sì, effettivamente sembri molto provata...
BENE! Fine puntata, stacchiamo la linea prima che il Mezzosangue ci scopr-

Madrigale: CHI HA OSATO CHIAMARMI "IDIOTA STRATOSFERICO"????

... *l'autrice fugge via*

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