39|Non si torna più indietro

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Un blocco di acciaio si accartocciò su se stesso, producendo un rumore assordante.

Lidia si levò le cuffie antirumore e mostrò il pollice in su a Marta, che aveva ancora le cuffie.
La ragazzina se le tolse e ammirò ciò che era riuscita a fare. Erano passati solo cinque giorni da quando aveva abbandonato i Celestiali e si era unita al Mezzosangue e aveva iniziato il suo allenamento. In quei pochi giorni aveva imparato a incanalare la magia nel suo bracciale e a rilasciarla con precisione.

Aveva iniziato con delle lattine, le accartocciava o le bucava perfettamente nel centro, quel giorno era passata a qualcosa di più grande e i risultati erano stati spettacolari.

Marta era un prodigio e Lidia sembrava contenta di avere un'allieva promettente come lei.
Finalmente c'era qualcuno che la valorizzasse e che le permettesse finalmente di tirare fuori il suo vero potenziale.

«Ben fatto, Marta» Le appoggiò fieramente una mano sulla spalla. «Direi che per oggi può bastare, sembri stanca»

«Non sono stanca! Posso benissimo continuare»

Ma il suo volto completamente rosso e il fiatone che cercava di nascondere tenendo socchiusa la bocca sembravano dire il contrario.

La sua tenacia era ammirevole, Lidia non aveva mai avuto un'allieva così testarda e prodigiosa come lei, motivo per cui aveva in mente di aumentare il livello di difficoltà del suo allenamento. Voleva rendere Marta ben più di una semplice maga, voleva renderla una vera e propria macchina da guerra. A Madrigale avrebbe fatto di sicuro piacere avere un altro elemento potente nella sua cerchia ristretta, adorava quando le persone attorno a lui sapevano intimidire il nemico con la loro sola presenza. Aumentavano la paura nei confronti della sua immagine da Mezzosangue, cosa che gli permetteva di sottomettere più facilmente le sue - come adorava chiamarle - pedine.

Insomma, Marta aveva molto potenziale, e questo si è capito. Il problema è: cosa avrebbe fatto con tutto quel potere? Sarebbe cambiata?

Lidia non voleva che lei cambiasse, era l'unica a portare un po' di gioia nella vita sua, di Scorpione e persino – anche se non lo voleva ammettere – del Mezzosangue.

"Non cambiare mai" pensò Lidia allontanando la mano dalla sua spalla.

«Per oggi basta, è quasi ora di cena e ti voglio pulita e in ordine. Ah, e con dei vestiti normali»

«E perché?»

Lidia sorrise. «Perché andiamo a mangiare fuori, ecco perché»

Il volto di Marta si accese di gioia. «Davvero?!»

Per la prima volta dopo giorni avrebbe messo finalmente piede fuori dalla Torre. L'emozione era indescrivibile.

Certo, le piaceva quel posto: tutti le portavano rispetto, la trattavano gentilmente e la facevano sentire apprezzata, però era perennemente buio in quella terra desolata e tempestosa, voleva rivedere il mondo normale.

«Su, ora andiamo a prepararci, ci aspetta una favolosa serata tra ragazze»

Marta si mise l'asciugamano sulla spalla e afferrò la sua borraccia che aveva lasciato cautamente per terra in un angolo. L'ultima che possedeva l'aveva fatta esplodere per sbaglio durante uno degli esercizi con le lattine perché l'aveva messa troppo vicina a loro.

Seguì Lidia fuori dalla sala d'addestramento e proseguì per un lungo corridoio dalle pareti color grigio scuro, illuminate dalla luce fredda di alcune strisce sottili di pannelli led che correvano lungo le pareti e il soffitto.

Passarono di fianco a una porta e la loro attenzione venne catturata dagli sbuffi di Madrigale mentre sollevava un'asta di metallo con ai lati due pesi da cinquanta chili e due da venti. Lo faceva sembrare così facile.

I Temibili 10Where stories live. Discover now