43|È finita

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Cinque dita guantate si strinsero attorno al suo collo.

Sentì la pelle dei guanti stridere nel tentativo di soffocarla.

Lacrime scendevano sulle sue guance.

«Ti... prego...» Le sue parole rotolavano via senza sfiorare il suo assassino.

Vide il suo ghigno e il cuore le si spezzò in mille pezzi. Un sentimento di profonda tristezza la pervase e per la prima volta desiderò di morire perché avrebbe fatto meno male.
E venne accontentata.

La mano strinse.

Il ghigno sul volto dell'assassino si allargò. «Addio»

Strinse ancora.

Strinse di nuovo.

L'aria uscì dal suo corpo, abbandonandola per sempre. E morì.

Eleonora aprì gli occhi terrorizzata e si rannicchiò nelle coperte, tremando.
Il sogno era lo stesso del giorno prima, ma la paura era più intensa.
Era scossa da fremiti continui mentre le lacrime le scendevano copiose sul viso.

Non si era mai sentita così impotente.

Si alzò dal letto barcollando e uscì dalla stanza per prendere una boccata d'aria e sciacquarsi il viso.
Aveva bisogno di far scivolare via quelle sensazioni.

"Non sono reali... Non sono reali..." ricordò a se stessa.

Ma lo diventeranno. L'oscura voce della sua coscienza la fece rabbrividire. Non l'aveva udita per davvero, l'aveva percepita, e forse era anche peggio.
Perché una voce si può dimenticare, ma un pensiero o una sensazione era più difficile da oscurare.

"È solo un sogno" si ripeté.

Fece pochi passi prima di arrivare alla porta del bagno. Entrò dentro, chiuse la porta e scoppiò.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Ero stregata dalla bellezza delle stelle.

Finalmente ero sulla panca vicino alla finestra ad arco, immersa nel buio, ad osservare indisturbata le stelle nel cuore della notte.

Non avevo sonno. Come facevano gli altri a dormire?
Forse non si erano resi conto di ciò a cui stavamo andando contro, oppure non volevano semplicemente pensarci.

Piacevole vivere raccontandosi bugie, dona una sicurezza apparente che in quel momento invidiavo tanto.

Perché se gli altri potevano ancora raccontarsi bugie, io non potevo più farlo. La verità era un mostro che mi lacerava da dentro e diventava un peso impossibile da sopportare. Non potevo condividerlo con nessuno, non avrebbero mai capito, erano troppo diversi da me e io ero troppo diversa da loro.

Puntai gli occhi su una stella particolarmente luminosa quella sera. Non era in nessuna posizione che conoscessi. Non ero un'esperta di astronomia, sapevo a malapena individuare la Stella Polare e il Gran Carro, il resto mi era totalmente sconosciuto.
Tuttavia la bellezza delle stelle era ipnotica, uno spettacolo che pochi sapevano apprezzare.

Continuai a fissare quella piccola stella fino a che non sentii una porta aprirsi.

Vidi Eleonora uscire dalla sua stanza. Tremava come una foglia ed era così pallida che per poco non la scambiai per un fantasma.
Percorse il corridoio nella mia direzione, senza vedermi, ed entrò in bagno sbattendo la porta scorrevole.

Ringraziai silenziosamente che Mira e Damiano avessero il sonno pesante, altrimenti la situazione si sarebbe fatta piuttosto imbarazzante se fossimo intervenuti tutti nello stesso momento.

I Temibili 10Where stories live. Discover now