Redamancy: "L'Amore che ritor...

由 AnnabelBlack129

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"Ho perso tutto, ogni cosa io abbia mai amato, mi è scivolata tra le dita, come sabbia in un giorno di vento... 更多

.Prologo.
.Capitolo 1.
.Capitolo 2.
.Capitolo 3.
.Capitolo 4.
.Capitolo 5.
.Capitolo 6.
.Capitolo 7.
.Capitolo 8.
.Capitolo 9.
.Capitolo 10.
.Capitolo 11.
.Capitolo 12.
.Capitolo 13.
.Capitolo 14.
.Capitolo 15.
.Capitolo 16.
.Capitolo 17.
.Capitolo 18.
.Capitolo 19.
.Capitolo 20.
. Capitolo 22.
.Capitolo 23.
.Capitolo 24.
.Capitolo 25.
.Capitolo 26.
.Capitolo 27.
.Capitolo 28.
.Capitolo 29.
.Capitolo 30.
.Capitolo 31.
.Capitolo 32.
.Capitolo 33.
.Capitolo 34.
Spazio autrice
.Capitolo 35.
.Capitolo 36.
.Capitolo 37.
.Capitolo 38.
.Capitolo 39.

.Capitolo 21.

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由 AnnabelBlack129

Le mie insicurezze mi avevano avvolto in una spirale strettissima, che continuava a domandarmi perchè glielo avessi detto, perchè avessi deciso di infilare Agnese in 'sta storia!
Con tutto il casino che era saltato fuori, scintilla che aveva scatenato tutta quella serie di comportamenti folli e degenerati da parte mia, sicuramente lei....
<<chi è Tito?>> mi domandò incuriosita.
Io rimasi basito, come faceva a non saperlo? << non....non hai sentito nulla del puttanaio che è successo da Louis?>> le domandai.
Agnese scosse la testa, sinceramente sorpresa della mia domanda:<<in realtà no.... ho sentito urlare, poi tu sei uscito dal suo studio fuori di te dalla rabbia, lanciandomi come un boomerang, ma il vetro della porta e le pareti erano così spesse che era impossibile capire le singole parole mentre eravate dentro...perchè? Sono correlate le due cose?>>

Sospirai, la vocina della mia testa mi diceva di starmene zitto, di buttarla in cagiara, di far finta di niente, ma qualcosa, più nel profondo, mi suggeriva che forse era proprio lei l'unica persona che potesse conservare questo segreto e forse persino aiutarmi a togliermi dei sensi di colpa:<< Tito....beh....si è parte dell"'argomento cassapanca"... Louis l'ha nominato e per questo mi ero agitato...parecchio...>> sussurrai titubante, quasi spaventato che lei potesse dirmi chissà cosa. Insomma parlarne non era facile sapendo che lei mi aveva visto esplodere e spappolare la mano contro il muro....non una delle mie reazioni più pacate a riguardo!
Ma invece di sentirla allontanarsi dall'argomento, subito mi ritrovai davanti un piattone di pasta al ragù, e Agnese tutta tranquilla si sedette accanto a me con la sua amata tisana, anche perchè l'avevo un pò fatta arrabbiare prima che mi menasse, quindi era lecito si dovesse calmare e concentrare per darmi tutte le sue attenzioni.

<<lo sai che non sei obbligato a dirmelo se non te la senti, vero?>> mi disse mentre il perdevo la mia dignità buttando giù la pasta come un aspirapolvere. Riuscii a malapena a fare una faccia del tipo:" non gliene frega un cazzo, ecco!" Che lei mi corresse:<< non ti dico questo perchè non mi interessa! Te lo dico perchè so che è una cosa per te importante e delicata, non devi sentirti costretto, non devi giustificarti per "tutto questo", se la vuoi condividere con me mi fa piacere... ma lo devi volere tu!>> mi disse, per poi impugnare il famigerato tovagliolo per pulirmi amorevolmente il viso dal sugo.
<< come ti è passato per la testa di fare la fame per 3 giorni? Non potevi, che ne so, darmi fuoco al giardino???>> mi sgridò ridacchiando.

Le sorrisi, effettivamente era stata un'idea del cazzo. Il mio stomaco non l'approvava dall'inizio...
<<a qualcuno devo dirlo chi era Tito, e cosa c'è stato tra di noi....  forse così la smetto di riempirmi il cervello di puttanate e false aspettative...>> le dissi sospirando.
<<false aspettative????  Del tipo?>> mi domandò.
<<emh .....quello che mi ha detto Louis.....che la gente se sta con me ci deve essere per forza un motivo, non può essere così per puro amore... perchè è rarissimo... e solo Tito l'ha fatto....sai com'è la statistica no ....e lui era.... insomma Tito .....Tito era....praticamente mio padre...>> dissi con cautela, godendomi la faccia estremamente confusa di Agnese.
<<cioè? Mi sono persa qualcosa...>>

Sospirai, guardando il piatto vuoto davanti a me, che mi riportò indietro nel tempo, alla fame e solitudine dell'orfanotrofio, anche perchè proprio da lì sarei dovuto partire...
Agnese però evitò che mi partisse lo schizzo inverso, togliendomi il piatto da davanti:<< prima di raccontare, ne voi ancora? Un pò di prosciutto? Mozzarella e pomodoro???>> mi disse con il tono da oste.
Ridacchiai, e scossi la testa:<< no no, sto apposto... >> le risposi, così lei si mise davanti a me a sbucciarsi della frutta, pronta ad ascoltarmi.
<< bene cominciamo....

Devi sapere che nell'orfanotrofio dove stavo, i bambini che non potevano essere adottati, all'età di 6-7 anni venivano portati in paese e affidati a un professionista: un fabbro, sarto, macellaio, insomma qualcuno che avesse bisogno di un aiuto in bottega ma che potesse anche darci una preparazione lavorativa in vista del futuro. L'istituto ci copriva fino agli anni del liceo, ma poi dopo saremmo stati da soli. Infatti molti rimanevano, dopo i 18 anni, al villaggio, iniziando a lavorare in quelle stesse bottege o iniziavano un attività loro. I soldini che guadagnavamo da quel "tirocinio", un pò se li tenevano le suore e un pò ce li mettevano da parte per darci qualcosa alla nostra maggiore età per non finire sotto un ponte. Io scelsi di lavorare alla caserma che era lì in paese....>>

<<e che facevi in una caserma? Insomma cosa può fare un bambino di 6 anni in un ambiente militare... tieni!>> mi domandò per poi mettermi davanti un piattino con la frutta sbucciata e tagliata. Rimasi un attimo basito, non se l'era fatta per lei? Che ci dovrei fare io con sta frutta insomma???
Lei mi guardò stupita, e mentre un velo di tristezza le attraversò gli occhi, mi venne ad abbracciare, lasciandomi ancora più confuso:<<non....non ho capito?>>
Agnese mi baciò la fronte, prima di spiegarmi:<<.... emh... tagliare la frutta è una cosa che di solito si fa per bambini, sai che non possono maneggiare con sicurezza i coltelli... diciamo che a me interessa poco l'età, che tu sua grande o piccolo è un vizio che mi è rimasto. Lo faccio anche con Ginevra ed Elia, quando non vogliono più nulla da mangiare, io gli preparo la frutta, almeno sono sicura che la mangino!>>

Presi un respiro profondo, realizzando quello che mi aveva appena detto, per poi abbracciarla con affetto. Lei mi spupazzò un pò, per poi darmi un bacione sulla fronte e tornare a sedersi:<< scusa se ti ho interrotto, continua....>> mi disse gentile.

Mi schiarì la voce, mangiando un pezzettino di mela e scandendo un "grazie" con il labiale, per poi riprendere:<< beh io in caserma potevo lucidare le scarpe, sistemare le attrezzature, quando hanno imparato a conoscermi consegnavo messaggi e documenti, ero piccolo e veloce, correvo attraverso il campo come un fulmine, poi ho imparato anche a preparare le arene per le esercitazioni, e via dicendo. Qualche volta facevo delle commissioni per i soldati, correndo anche fino al paese a prendere cose, ritirare divise dal sarto o alle poste. Insomma ero un piccolo tutto fare!

Presto iniziai ad imparare anche un pò "l'etichetta" e il linguaggio militare, i ragazzi avevano visto che li osservavo mentre stavano sull'attenti e marciavano, così mi hanno istruito. Immaginati un nanetto di sei anni, con vestiti troppo grossi per la sua stazza, che arriva marciando, ti fa il saluto militare e poi con la sua vocina squillante ti dice: "colonnello Magalli, ho un messaggio per lei da parte del sovraintendente Lughi  ho il permesso di recapitarglielo? Agli ordini signore!">> dissi con vocina squillante, facendo amorevolmente scoppiare a ridere Agnese.

<< in pochi mesi, ero diventata la mascotte della caserma. Lavoravo molto ed era estremamente stancante, ma mi divertivo un sacco, non hai idea! Poi un giorno, arrivarono le nuove reclute, e tra loro c'era Tito.... aveva 26 anni... non cambiò molto all'inizio, fino a quando uno dei ragazzi non realizzò che potevano corrompermi..... devi sapere che Tito stava facendo l'apprendistato per diventare artificiere, e i suoi addestramenti spesso ruotavano intorno all'avere questa "finta bomba",  saperne disinnescare il meccanismo in breve tempo e applicando tutte le varie norme di sicurezza bla bla bla... beh i suoi amici mi pagarono ben 500 lire per far si che io mi imbucassi di nascosto durante una di questa simulazione e gli saltassi sulla schiena urlando "BOOM". Non solo lui si prese un infarto, ma il suo istruttore per poco non svenì dal ridere.

Inutile dirlo, da quel giorno ho iniziato a rompergli le scatole urlando "BOOM" alle sue spalle ogni qual volta lo beccassi girato, e iniziò un tacito gioco tra me e lui, che dopo poco iniziò ad acchiapparmi e a sollevarmi in aria, giocando con me ogni volta che andavo a dargli noia. Lui fu uno dei primi a prendersi cura di me, trovandomi cibo e vestiti, portandomi in paese con lui e le altre reclute e pagandomi il gelato. Sai, un ufficiale doveva sempre venirmi a prendere davanti l'orfanotrofio, per assicurare alle suore che andassi a lavorare, dopo un pò iniziò a venire Tito! Mi insegnò di fare il triste e serio davanti alle suore, ma appena giravamo l'angolo e quelle stronze non potevano più vederci, o mi prendeva per mano o mi caricava in spalla, e facevamo sempre tappa ai negozi per un dolcino o qualcosa da mangiare...

Gli anni passarono e gli abusi delle suore iniziarno a farsi vedere: i segni delle frustate se rientravo tardi, i digiuni, e via dicendo. La caserma non poteva giuridicamente togliermi di lì, ma mi diedero, sotto consiglio proprio di Tito, una branda nella stanza delle caldaie, così che non morissi di freddo, dei vestiti da lavoro adatti al clima della stagione e il permesso di mangiare alla loro mensa, oltre al fatto che affidai parte dei "guadagni secondari" dalle commissioni che svolgevo extra, tipo quelle 500 lire, al generale che dirigeva quel posto per tenerli al sicuro, così che non si dimezzassero per la tassazione delle suore.
Con la scusa che erano sempre in arrivo nuovi cadetti e quindi i miei servizi erano richiesti maggiormente, riuscivo a dormire in caserma la maggiorparte della settimana, anche se spesso sgarraiolavo proprio da Tito, nella sua branda, per avere un pò di compagnia.

E una volta che mi fui fatto un pò più grande, Tito passò dall'essere fratello maggiore ad diventare mio insegnante, entrai a 14 anni in accademia, 4 anni prima del normale, e iniziai il mio addestramento. Ero più piccolo ma mi facevo valere! E fidati, se tu pensi di passartela male con me in questo stato, non hai IDEA di cosa ho fatto passare a quel pover uomo!

Ero diventato il contrabbandiere della caserma, le reclute mi supplicavano di trovargli oggetti e articoli illegali, e avendo la nomea dai miei anni di tutto fare di brao ragazzo, allora quando andavo in paese per le commissioni dei generali e colonnelli, trafficavo varie cosucce!>> dissi con un ghigno, mentre Agnese mi guardava sconvolta, ma in modo positivo.

<<TU! Il professore più severo di tutto il nostro liceo, contrabbandiere???>> mi urlò sorpresa, facendomi ridere.
<<eccerto! Non solo ci facevo un sacco di soldi, ma era un pò il mio modo per ribellarmi all'autorità, dopo tutti quegli anni passati in catene. Tito mi beccò, seguendomi dietro negozio mentre contrabbandavo giornaletti di intimo alle matricole. Non fu molto contento..... ed essendo Tito diciamo che non gli risposi neanche tanto bene al farmi beccare.... all'epoca stava aspirando alla carica di generale, era Tenente e per questo non si fece scrupoli a punirmi severamente anche se non proprio da manuale... presi non poche cintate da parte sua per il mio "business" illegale.>> dissi, stringendo i denti al pensiero di quel dolore, così famigliare ma quasi nostalgico.

<<mi sta già simpatico questo Tito, sai?>> disse Agnese con un sorrisino. Io le risposi in modo maturo, facendo la linguaccia: << non ne avevo dubbi!>> e massaggiandomi un pò il fondoschiena, ancora frizzantino delle "poche" sculacciate che avevo ricevuto.
<<no, lui diventò molto severo quando iniziai l'accademia, voleva vedermi eccellere e salire di rango in fretta, così da avermi con sè, ma.... all'epoca non lo capii e la presi malissimo, pensando che anche lui si fosse tramutato in una copia delle suore, aprendo un circolo vizioso in cui venivo punito, mi ribellavo perchè ero stato punito, facevo una cazzata e venivo punito di nuovo.
Per fortuna con il tempo, e tante TANTE sculacciate, imparai che lui voleva solo il meglio per me e mi rassegnai a fare il bravo ragazzo.>> sospirai, appoggiandomi alla sedia.

Agnese sorrise, era contenta di sentire questa storia:<< e come l'hai capito?>> mi domandò.
Io mi guardai intorno un secondo, mentre strappai un lembo del tovagliolo, facendo una pallina:<< vedi tappo della bottiglia sopra il lavello?>> le domandai, raccattando uno dei mille elastici per capelli che invadevano casa, dato che lei aveva i capelli lunghi ma sempre raccolti.
Agnese annuì, e io, con precisione assoluta, lanciai la pallina di carta contro di esso, a 3m di distanza, facendolo cadere. Lei ovviamente mi guardò scolvolta, mentre io ridacchiavo:<< ho una mira infallibile....Tito vide le mie capacità già da quando ero piccolino, e la prima volta che mi misero in mano un fucile, diedi il meglio di me! Quando iniziai a prepararmi per diventare un cecchino, lui si fece più presente, assistendo anche alle mie esercitazioni notturne e private, che facevo nei campi pr allenare la vista al buio, ma anche più di sostegno, supplicandomi di non mandare a puttane quel dono.... e lì capii che ci teneva veramente, e una sera da poco sobri gli chiesi di smetterla di essere super severo e di mostrarsi un pochino più morbido e di darmi un pò di supporto, e io avrei smesso di far cazzate. Ovviamente questi non vuol dire che non mi continuò a sculacciare di tanto in tanto, ma almeno stavolta non me le andavo proprio a cercare....>> conclusi, facendo le spallucce.

<< in guerra eri un cecchino quindi...>> domandò implicitamente Agnese.
<<già... "la stella del mattino" mi chiamavano, poichè facevano in tempo a vedere il brillare del proiettile che cucù, erano andati su!>> dissi indicando il cielo.
Lei sorrise, chiedendomi di continuare.
Io sospirai pesantemente, poichè stava arrivando la parte brutta:<< ai miei 18 anni, quando uscii dell'orfanotrofio, c'era lui ad aspettarmi fuori dalla porta. Mi ricordo ancora che corsi ad abbracciarlo e andammo verso la caserma, dove mi disse che era stato scelto per andare in guerra in Bosnia-erzegovina. Non....non la presi bene. La mia vita sarebbe dovuta cominciare adesso, e la persona che più amavo stava per andare a morire in guerra. Non gli parlai per giorni, e quando partii mi arruolai di nascosto e mi imbucai nel camion che ci avrebbe trasportati a Sarajevo. Inutile dire che mi ha ammazzato di cintate quando l'ha scoperto! Ma almeno non sarebbe morto solo lui..... almeno non...sarei rimasto solo .....
[Trigger warning]
La guerra si fece sempre più dura, ioscalai i ranghi fino a quello di generale, combattevamo insieme, facendo il cecchino non stavo dentro la guerriglia urbana ma proteggevo gli altri dall'alto, eliminando i nemici prima che potessero attaccare. Mi ricordo ancora che.....ci accampammo accanto all'insediamento dei Serbi, senza sapere cosa facevano alle donne bosniacche..... quelle urla.... Dio, me le sogno ancora la notte! Tutto il giorno, senza sosta, assistevano a stupri, pestaggi, uccisioni e soprusi, senza poter fare nulla. C'era un Serbo in particolare... un generale.... prese una bambina di 8 anni per i capelli, le strappò il vestito davanti ai nostri occhi, la violentò, e le sparò in testa, il tutto mentre la madre stava guardando, tenuta ferma da un soldato. Non....non ne potevo più. Una sera, eravamo esausti, così esausti e stremati da quella situazione, che dopo anni io e Tito ci mettemmo a dormire vicini. Lo abbracciai, rievocando quei bei ricordi di quando ero piccolo, e lui mi passò la mano tra i capelli, ma quando si addormentò, impugnai il fucile, lasciai la medaglia con i gradi sulla mia branda, e andai a salvare quelle ragazze.

Ti evito i dettagli, poichè neanche io me li voglio ricordare, quella sera uccisi tanti di quegli uomini che probabilmente ho un posto con sopra il mio nome all'inferno. Ma le ho salvate Agnese.... 58 donne, bambine e ragazze... tra cui Selene.>> dissi con un sorrisino, mentre lei strabuzzava gli occhi.
<<eh sì.... lei in particolare me la ricordo non solo perchè aveva la pelle bianchissima e i capelli quasi bianchi da tanto che erano biondi, ma perchè non riusciva a camminare, e la portai fino al campo dell'ONU in braccio a me. L'ONU che tra parentesi, non stava facendo un cazzo....Mi fecero anche una foto, non so dov'è, forse su qualche rivista o giornale dell'epoca, ma c'è.
Quando tornai trionfante in accampamento, i miei uomini mi accolsero come un eroe! Tito....beh.....Tito per poco non mi ammazza... era così furioso che chiuse me e lui in una stanza, mi legò alla sedia e mi fece un dettagliato interrogatorio sulla cazzata impulsiva che avevo fatto a schiaffi, per poi smontarmi di cintate. Lo avevo spaventato a morte! Ma era così contento di vedermi vivo che voleva avere lui l'onore di ammazzarmi, parole sue!>> dissi un pò mesto, mentre Agnese ridacchiava un pò.

<<non lo biasimo, avrei fatto lo stesso! Ricordati per l'appunto che se provi di nuovo a toglierti la vita, te la tolgo io a sberle, chiaro?>> disse con voce piena d'amore, accarezzandomi il braccio facendomi sorridere per un attimo, e stranamente mi allungai per richiedere anche un bacino. Giusto il tempo di ricordarmi cosa accadde dopo......
<< poi ci fu la bomba.....>> dissi, atono.
Agnese mi guardò confusa così io ripresi a parlare, senza emozioni:<<.....qualcuno, forse i serbi, non lo so........ piazzò una bomba non lontana dall'accampanento. Tieni presente che eravamo in piena città e.... Tito andò a disinnescarla..... boom.>>

Il tempo si era fermato, non so come, dopo le mie ultime parole. Era la prima volta che parlavo di queste cose ad alta voce, e forse stavo proprio cercando di connettere le corde vocali alle orecchie e al cervello, per comprendere cosa avevo appena sentito uscire dalla mia bocca. Agnese si alzò con cautela, accogliendomi tra le sue braccia in un abbraccio protettivo, per aiutarmi nella realizzazione di quello che era successo.
Una parte di me mi supplicava di continuare a vivere in quello stato di negazione, in quella bugia così rassicurante che forse, per miracolo, Attilio era ancora da qualche parte, giù al bar del paese, accanto la caserma. Ma sapevo di dover prima o poi affrontare quella realtà, e adesso non ero solo per farlo, così strinsi Agnese forte a me, dicendole la verità:<< ....se io avessi fatto la cazzata di salvare quelle ragazze, forse nessuno avrebbe messo quella bomba, forse Tito sarebbe ancora qui! Mi avranno seguito quando sono tornato dal campo ONU, sapevano dell'accampamento e....>> dissi, tra le lascime.

Agnese mi passò la mano tra i capelli, con dolcezza, cercando di farmi ragionare un attimo:<< se avessero voluto attaccarvi, vi avrebbero fatto un imboscata armati, mettere una bomba a distanza  dall'accampamento avrebbe ucciso si e no 3 persone, non ha senso.... non è stata colpa tua>> quelle parole mi uccisero, come mille lame. <<tu hai fatto una cosa degna di grande onore, e soprattutto giusta! Sono sicura che Tito in persona te lo avrebbe detto se quello che avevi fatto era stata una cazzata che aveva messo in pericolo tutti... lui era solo felice che tu fossi vivo, e sono certa che era anche fiero di quello che ai fatto! E se ancora ne dubiti, quei 15 anni con Selene ne sono la prova....non è stata colpa tua......

....perdonati.....>>

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