Come le Maschere di Pirandell...

By shin_eline

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Dove Christian non si rende conto di quanto Mattia gli somigli. More

La prima volta 1/2.
La prima volta 2/2.
Chiasso.
Aspetterò.
Sei mio 1/2.
Sei mio 2/2.
Non andare.
Staccare la spina.
Stupido ego maschile.
Sfortuna, o no?
Paranoie.
Come le Maschere di Pirandello.
Come il sole e le foglie.
In ogni modo.
Amici.
Simili.
Chiamata. 1/2
Chiamata. 2/2
Come il fumo di una sigaretta.
Un po' meno nero.
Rose rosse.
Colazione.
Tornare a casa.
Quando le bugie crollano.
Videochiamata.
Amore.
Ti importa ancora?
Il meglio di me. 1/2
Il meglio di me. 2/2
Un cuore in due.
This Side of Paradise.
La persona adatta.
Uno sporco profumo.
La cosa giusta.
make you mine.
Tra apatia, rabbia e amore.
Un palmo dal cielo.
Mettere in moto.
A pranzo da amici.
Lezioni di ballo.
Prepararsi insieme.
Presentazioni.
Non ci sarebbe stato Universo alcuno.
Mattina.
Non abbiamo età. 1/2
Non abbiamo età. 2/2
Ogni posto ti conosce.
L'aria di famiglia.
Povera mente.
Ogni secondo di più.
Promettimelo.
Nonni. 2/3
Nonni. 3/3
La banalità del male.
Il bello dell'amico.
Non so se stringerti o lasciarti andare.
Pasta e gelosia.
In a dream, I saw my mother...
Complici.
Complici. 2

Nonni. 1/3

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By shin_eline

Christian aprì gli occhi.

Li richiuse appena un attimo dopo, venendo accecato dalla luce presente nella stanza, e si mise una mano sul viso per proteggersi.

Che bella dormita.

Si sentiva come se avesse fatto la dormita migliore degli ultimi suoi anni, come se avesse dormito per mesi e solo ora stesse ritornando ad aggiornare la sua vita.

Si stiracchiò debolmente, tirando le braccia in direzioni opposte, quando si accorse di una presenza nel suo letto.

Si voltò verso destra.

Ah, ecco perché aveva dormito bene.

Mattia riposava tranquillo a pancia in giù, con il viso schiacciato contro il materasso e sul cuscino, sparsi, i suoi capelli biondi.

Gli guardò la schiena nuda, coperta in maniera scomposta dalla coperta bianca, e guardò il soffitto ricordando la serata del giorno prima.

Mattia lo aveva invitato a salire a casa sua, dicendogli che "ormai è tardi, i miei dormono".

Ricordava di aver anche insistito per rimandare quella notte insieme, con qualche scusa tipo "non è proprio il caso", ma con qualche supplica in più alla fine aveva ceduto.

Ricordava pure come il biondo fosse stato capace di convincerlo a rimanere a dormire lì, dato che i suoi genitori la mattina seguente sarebbero andati a lavoro o qualcosa del genere.

E Christian, stanco morto dalla giornata passata, stanco morto da tutto e da tutti, pensò che le braccia del suo fidanzato fossero un premio che si meritava.

Perciò si era accoccolato al suo petto, dopo aver fatto l'amore, e Mattia aveva riso dolce fra i suoi capelli e glieli aveva accarezzati con cura, mentre con la mano libera gli stringeva le spalle e gli lasciava qualche grattino anche lì.

Sì, Mattia era decisamente la risposta a tutti i suoi malanni.

E sinceramente non sapeva nemmeno come fossero finiti per separarsi, ma ormai aveva appurato che entrambi si muovevano molto durante il sonno.

Quindi, dopo buoni dieci minuti passati a riflettere su tutto ciò che era successo il giorno prima, finalmente riuscì a connettere con il cervello e invogliarlo a fare qualcosa che lo connettesse al presente.

Perciò si allungò, prendendo il suo cellulare sul comodino.

Andò su whatsapp.

C'erano dei messaggi da parte di Luigi, così controllò.

L'amico gli aveva mandato una foto di un graffio sulla portiera di una macchina.

Luigi Strangis:
Modi per nasconderlo???
[08:10.]

Christian Stefanelli:
Ma che è successo?
[08:32.]

La risposta arrivò appena un secondo dopo, segno di disperazione.

Luigi Strangis:
NON LO SO, TE LO GIURO NON LO SO.
[08:33.]
La macchina era parcheggiata male che Alex ieri andava di fretta e l'ha messa a cazzo, allora dato che dormiva e il vicino mi ha chiesto di spostarla sono sceso io.
[08:34.]
Perché okay che sono stato bocciato due volte all'esame, però l'ho portata spesso, NON DOVEVA ESSERE NIENTE DI DIFFICILE.
[08:35.]
Ti prego dimmi come lo devo nascondere.
[08:35.]

Il moro si mise a ridere silenziosamente.

Christian Stefanelli:
Ma che stupido mio Dio...
[08:36.]
Niente, non fare niente, torna sopra e fingi che non sai niente di niente. Probabilmente Alex se ne accorgerá tra un mese e crederà di averlo fatto lui.
[08:36.]

Luigi Strangis:
Okay, okay, va bene, va bene.
[08:37.]

Christian rimase a sorridere allo schermo ancora un po', prima di controllare le altre chat.

Nessuna era della sua famiglia ma c'era da aspettarselo.

C'era stata solo una chiamata persa, il giorno prima, mentre era con Mattia, ma per non insospettirlo non aveva risposto.

Erano i suoi nonni.

Lo avevano chiamato probabilmente con l'intenzione di avere spiegazioni, probabilmente loro non avevano creduto che avesse completamente torto in quella situazione.

Stranamente loro continuavano ad avere la credenza che quel loro nipote fosse più buono di quello che il resto della famiglia pensava, e perciò cercavano sempre spiegazioni dietro i suoi comportamenti.

Pensò che fosse decisamente il caso di andarli a trovare.

Così, controllato per l'ultima volta l'orario e dettosi che i suoi nonni ormai sarebbero stati svegli, decise di chiamarli.

Si mise il telefono fra la spalla e l'orecchio, trovando i boxer fra le lenzuola del letto e infilandoseli.

Ci vollero cinque squilli prima che rispondessero.

«Pronto?»

Rispose con voce roca suo nonno.

«Ehi, no'... tutto bene? Mica vi ho svegliato?»

Domandò a bassa voce, con l'intenzione di non svegliare il suo ragazzo.

Si alzò dal letto, avvicinandosi alla porta finestra della stanza.

«Chri- Ohi, no, no, siamo svegli da un po'. Ma tu tutto bene? Stai bene? Sei a casa tua adesso?»

«Sì, sì, sono- sì, a casa.»
Mentì, anche perché sarebbe stata troppo difficile da spiegare la situazione.
«Sto bene, io sto bene... voi? Voi come state?»

«Noi stiamo bene Chri, ieri ti abbiamo provato a chiamare ma tu non hai risposto...»
Mormorò, visibilmente dispiaciuto nella voce.

Christian chiuse gli occhi, massaggiandosi con il pollice e il medio le due tempie.

Non sapeva proprio comportarsi con chi si preoccupava per lui.

«Ma non fa niente! Adesso l'importante è che ci hai chiamato.»

Si aggiunse una seconda voce, stavolta femminile: sua nonna.

Il nipote fece un piccolo sorriso, annuendo al niente.

«Ieri sono stato con un amico, non avevo sentito il telefono. Mi dispiace.»

«Non ti preoccupare, non fa niente.»

«Sentite se... più tardi volessi passare a casa vostra, voi ci siete o dovete andare da qualche parte?»

Domandò, mettendo ben in chiaro che voleva dar loro le spiegazioni che meritavano.

«No, no! E dove dovremmo andare? Vieni quando vuoi.»

Il moro sorrise, guardando il suo ragazzo che dormiva beatamente.

«Va bene, allora... a più tardi.»

«A dopo Chri, ti aspettiamo.»

E con quest'ultima frase, il diciannovenne staccò la chiamata.

Si era tranquillizzato nell'immediato appena aveva sentito che i suoi nonni non erano arrabbiati con lui.

Cacciò un piccolo sospiro di sollievo, prima di avvicinarsi al proprietario di casa.

Si sedette sul letto, accanto a lui, iniziando a guardare la sua schiena.

Dio, poteva un essere umano essere così bello?

Bello da ispirare chi non sa disegnare a dipingerlo.

Bello da togliere il fiato a chi ha la battuta sempre pronta.

Bello, bello, bello.

Sorrise a quei pensieri, ammirando la linea della colonna vertebrale, illuminata dalla luce del giorno, attraversargli la schiena.
Si chinò lentamente.

Prese a dargli dei baci sulla nuca, e poi scese fino ad arrivare al solco della colonna, e poi scese ancora riempiendolo di baci.

E poi risalì, deviando e arrivando sulla sua spalla, e la baciò mille volte, prima di arrivare al suo collo.

E poi scese verso il braccio che il biondo teneva piegato sotto il suo petto, e poi risalì fino ad arrivare di nuovo alla spalla.

E quando ci arrivò, vide che Mattia aveva sorriso, ad occhi ancora chiusi.

Il suo cuore fece le capriole.

Si mise a ridere, dandogli mille e più baci sulla spalla e sulla guancia, stavolta più rumorosi e sparsi, e sentì la sua vittima iniziare a ridere pure lei.

Gli prese un braccio girandolo verso di sè, facendogli finire la schiena contro il materasso, ma Mattia continuava a tenere gli occhi chiusi.

«Ma sei un cazzo di ghiro, mica li apri 'sti occhi?»

Si mise a ridere il moro, alzandosi solo per stendersi completamente su di lui e prendere a baciargli tutto il viso.

Incredibile, più donava amore e più si sentiva coccolato.

Com'era possibile?

Mattia continuava a sorridere lasciandogli fare tutto ciò che voleva, almeno fin quando Christian non decise di scendere sul suo collo e fare delle bolle d'aria con la bocca.

Il biondo si mise a ridere, soffrendo il solletico, e provò ad allontanarlo.

«Ah, ora ti svegli?»

Domandò ironico l'ospite, facendo scendere le mani sui suoi fianchi per fargli il solletico.

«Nooo, no, no, altri due minuti e mi sveglio dai, due minuti...»

Mormorò con la voce impastata dal sonno Zenzola, abbracciando il corpo del suo fidanzato nella speranza che così avesse pietà di lui.

Per sua fortuna il riccio era una persona magnanima, e lo lasciò stare.

Portò le braccia dietro di lui, sotto la sua schiena, e lo strinse.

Mattia cacciò un verso di approvazione, mentre Christian riprese a lasciargli baci sulla guancia.

«Ti piacciono i baci?»

Domandò con voce da bambino, e Mattia annuì sorridendo.

«Ma quelli di tutti o solo i miei?»

«Solo i tuoi.»

«Mhh non ti credo.»

«Lo giuro.»

«E su chi lo giuri?»

«Lo giuro con tutto il mio cuore.»
Ripetè ancora col sorriso, recitando quella formula che si dice da piccoli.

«Oh, allora ti credo.»
Annuì convinto, sporgendosi un po' di più per arrivare alla sua guanciotta e dargli un ulteriore bacio.

«E quanto ti piacciono da uno a dieci?»

«Un milione e duecento.»

Christian si mise a ridere.

«Un milione e duecento?»

L'altro annuì di nuovo.

«È tantissimo.»

Sussurrò, fingendosi sorpreso, poi gli diede ancora un altro bacio e si alzò dal suo corpo.

«Mhhh.»

Mattia mugolò, sollecitandogli con qualche colpetto la spalla.

Christian alzò gli occhi verso di lui.

«Altri baci.»

Richiese, e il moro alzò un sopracciglio.

«No, ora basta, ora ci alziamo e andiamo a fare colazione.»

«Noooo, è presto...»

«Sono quasi le nove.»

«É prestissimo!»

«Ma poi- ma tu non avevi scuola oggi?»

Mattia aprì gli occhi.

«Secondo te quando ti ho invitato ieri a salire da me, avevo intenzione di andare a scuola il giorno dopo?»

«Non starai facendo un po' troppe assenze?»

«É la forza dell'amore.»

«La forza dell'amore un paio di palle, vedi di non superare il limite.»

Mattia lo lasciò andare, buttando le mani sul materasso.
«Sei così palloso, ti odio.»

«Sono noioso perché mi preoccupo per te?»
Gli liberò i fianchi dalla sua presa.

«No, sei palloso perché non vuoi stare con me e poi butti la scusa della scuola.»
Mormorò.
«Non mi ami come io amo te.»

«Ah no?»
Domandò con un mezzo sorrisino, prima di poggiarsi sui polsi dell'altro, bloccandoglieli.

«No.»
Tirò il viso dall'altro lato.
«Io metto a repentaglio la mia carriera scolastica per te, e tu invece? Tu che fai per me?»

Beh, ho picchiato mio cugino per te, sono andato contro la mia famiglia per te, sono andato contro me stesso per te.

Christian ridacchiò.

«Niente.»

Rispose, scendendo sul suo collo.

«Ecco, vedi? Lo hai ammesso pure tu.»

«Mh-mh.»

Rispose, prima di mordergli un lembo di pelle, e poi scendere sulla clavicola.

Salì sul collo con i baci, fino ad arrivare al suo mento e poi alle sue labbra.

Le baciò senza permesso, e figuriamoci se ne avesse avuto bisogno.

Si allontanò lentamente, dopo aver sentito la morbidezza loro morbidezza.

Mattia sorrise.

«Voglio questo buongiorno tutte le mattine.»

Christian sorrise a sua volta.

«Lo avrai quando andremo a vivere insieme.»

Gli liberò i polsi, poi gli diede qualche colpetto con la mano sul fianco.

«E ora alzati, su.»

______________

Se una televisione avesse potuto fare un verso, avrebbe probabilmente fatto "ew."

E se avesse potuto parlare avrebbe chiesto che dannazione l'avessero accesa a fare, se l'unica cosa che Christian e Mattia stavano facendo in quel momento era perdersi nei continui baci che si stavano dando.

Tre ore per scegliere un film e poi nemmeno lo stavano guardando.

Erano seduti sul divano di casa Zenzola, era ormai pomeriggio e in assenza di cose da fare entrambi avevano deciso di aprire Netflix e scrollare fra i vari titoli proposti.

Mattia aveva le gambe appoggiate su quelle di Christian, girato completamente verso di lui, mentre Christian gli abbracciava i fianchi e gli accarezzava le cosce.

Quella mattina la primavera aveva probabilmente scaldato i loro cuori e li aveva aperti alla dolcezza, dato che da quando si erano svegliati non avevano smesso un secondo di baciarsi.

Si baciavano, ridevano, si prendevano in giro e poi si baciavano di nuovo.

Mattia accarezzò dolcemente la guancia del suo ragazzo, prima di staccarsi.

«Stai capendo qualcosa del film?»

«No, in realtà no... dovremmo rimetterlo indietro?»

«È già la terza volta che lo mettiamo indietro e io ho capito solo che il protagonista si chiama Lucas.»

«Lucas non è il padre?»

«Ah allora non ho capito nemmeno quello.»

Christian si mise a ridere, lasciandogli un bacio sulla fronte e prese il telecomando.

Mattia rise insieme a lui, prima di catturare le sue labbra nell'ennesimo bacio e salire sulle sue gambe, dando la schiena alla televisione.

E- okay, Christian posò immediatamente il telecomando.

«Non ho voglia di vedere film.»

«E perchè me lo hai fatto mettere?»

«Per compagnia, il silenzio è brutto.»

«E chi ha detto che saremmo stati in silenzio?»

Sorrise furbo, infilandogli le mani sotto la maglia.

«Mhhh...»
Il proprietario di casa si mise a ridere, tirando la testa indietro.

E mamma, a Christian sembrava un angelo.

Si avvicinò al suo pomo d'Adamo, ora esposto, lasciandoci dei baci sopra.

E appena sentì quella scia di attenzioni, la mano di Mattia si mosse di riflesso fra le ciocche ricce del suo fidanzato.

Ormai perso completamente per quel ragazzo.

Bastava un suo tocco per fargli tornare la voglia di fare l'amore con lui.

Bastava un sorriso e una frase che si lasciava completamente andare, senza nemmeno sentire stanchezza.

E così scoppiò a ridere quando Stefanelli lo spinse di schiena contro il divano, facendolo stendere, e poi salì su di lui con un sorrisone su di lui.

«Devi smetterla di essere così bello, hai rotto il cazzo.»

«Ma hai rotto il cazzo tu.»
Gli diede un pugno sulla spalla, e arrivò a dire solo quello prima che le sue labbra venissero di nuovo bloccate da quelle del maggiore.

E ancora, con al foga di chi di una persona non si stanca mai, quello iniziò a baciargli il collo veloce, e Mattia spostò il viso dall'altro lato sorridendo, aprendo le gambe per accogliere il corpo dell'altro.

Dio, Christian Stefanelli era il paradiso.

Ansimò pesante quando le mani del più alto si infilarono dietro la sua schiena per stringerlo con forza a sè, e allora la inarcò per accompagnare ogni suo movimento.

«Chri...»

Si lasciò andare in una flebile risata, mentre conduceva il moro nei punti che più gli piacevano, e con la mano sinistra, quella libera, fece scendere la mano lungo la sua schiena.

Fece un paio di volte su e giù, fin quando non iniziò ad alzargli la maglia.

Stefanelli si allontanò, sfilandosela, e tornò di nuovo sull'altro.

«Mhh...»
Gemette a bocca chiusa Mattia, mentre apriva di più le gambe in cerca di contatto, e con la mano arrivava ai pantaloni del suo ragazzo.

Fece scendere ancora la mano, entrando nei jeans, e strinse la sua natica per spingere il bacino nella sua direzione.

Stefanelli rise al suo orecchio in un gesto di eccitazione, mentre prendeva a seguire gli ordini dettati da quella stretta.

Il biondo fece allontanare il moro, prendendogli il mento fra le dita, e scese sul suo collo.

Il più alto gemette.

«Ti lamenti se ti lascio i segni io ma tu puoi farlo?»

«Io posso tutto su di te.»
Rispose tranquillo il diciassettenne, come se fosse la cosa più scontata del mondo, mentre stringeva le gambe attorno ai suoi fianchi.
«Tu sei mio.»

E Christian, dal canto suo, mentre si sentiva toccare in quel modo, mentre si sentiva stretto in quel modo, mentre si sentiva baciare in quel modo, cacciò un sorriso.

«Mai sentita cosa più vera.»

E sentì il riccio sorridere sulla sua pelle, prima di poggiare le mani sul suo petto ed allontanarlo.

Christian si mise in ginocchio, guardandolo mentre si sfilava la maglia.

«Ma cosa ho fatto per meritarti?»

Domandò fra sè e sè, mentre fissava il suo fisico.

Mattia trattenne a stento una risata.
«Essere bravo a letto.»

Stefanelli, leggermente destabilizzato dalla risposta, lo guardò accennando un sorriso.
«Solo?»

«È la prima cosa che ho avuto il piacere di approfondire fin da subito.»
Si mise a ridere.
«Madò, queste sono cose da pazzi, dobbiamo inventarci una storia d'amore più romantica.»

«No perché è romatico fare l'amore, cedere alle tentazioni, il non saper resistere all'altro, la chimica, l'alchimi-.»

Mattia gli tirò un cuscinetto in faccia.
«Ma smettila.»

«Oh ma guarda che stronzo che sei.»

E tornò sul corpo del più basso, mordendogli la pelle per fargli un dispetto, mentre quello si dimenava per allontanarlo.

«Prima mi dici che non sono mai romantico, poi quando lo sono mi tratti così?»

«Ma quanto sei permalosoo.»

Se la rise Mattia, riattirandolo per la nuca nella sua direzione e baciandogli famelico le labbra.

Come fosse possibile alternare le risate alla passione non lo sapevano nemmeno loro, ma sapevano esattamente che l'altro era l'insieme di quelle due cose: era scherzo e affetto, era divertimento e amore, era gioia e passione.

Il biondo fece scendere una mano lungo il collo dell'altro, prima di stringerlo debolmente.

Christian sorrise perverso sulle sue labbra, ancora ad occhi chiusi, mentre con la mano libera slacciava il nodo della tuta dell'altro.

Glieli tirò verso il basso, infilando le dita anche nei boxer per poter fare lo stesso, e li fece finire a metà delle sue cosce, mentre ancora lo baciava.

Mattia si allontanò poco dopo, con il fiato corto.

Ma non sembrava essersi allontanato per quello, no.

E infatti la risposta Christian la trovò appena un attimo dopo, quando vide il suo ragazzo avvicinarsi l'indice e il medio alle labbra.

E quando vide che no, la mano che si stava inumidendo non era affatto la propria, ma la sua, si mise a ridere e si avvicinò al suo orecchio.

«Oggi facciamo da soli?»

Zenzola cacciò le dita dalle labbra gonfie, sospirando.

«Dio quanto parli.»

Scese fino alla sua entrata, e con lentezza si penetrò.

Il moro se la rise, alzandosi con la schiena.

Gli allargò le gambe per poter godere di quello spettacolo, per poter godere di un ragazzo che si stava preparando per accoglierlo, e quasi fece male da quanto lo eccitasse quella situazione.

«A te non piaceva parlare durante il sesso?»

Domandò, giusto per prenderlo in giro, giusto per sentirlo in difficoltà, mentre poggiava una mano sinistra sulla sua coscia per aiutarlo a tenerla distante dall'altra.

«Solo quando non dici- mh...»

«Non dico?»
Lo prese in giro.

«Scemenze.»
Completò sospirando.

Stefanelli si sbottonò i pantaloni e si abbassò i boxer.

Una volta liberatosi, si prese in mano, muovendola lentamente.

E quando Mattia lo notò, non si trattenne dal sorridere, mentre velocizzava i movimenti della sua mano.

«Amo quando ti tocchi mentre mi guardi.»

Sussurrò in un ansimo, e Christian sorrise con le guance rosse dall'eccitazione.

«Sì?»

Il biondo si morse il labbro mentre annuiva.

Il moro si avvicinò ancor di più a lui, arrivando a toccarlo, e gli prese una sua gamba per poggiarsela sulla spalla.

Riprese i suoi movimenti con la mano, non staccando il contatto visivo.

E Mattia tenne gli occhi fermi sull'erezione dell'altro, e quasi gemette mentre vedeva quella mano percorrere quella lunghezza, quel braccio muoversi veloce in quel gesto così mascolino.

E tutto per lui.

Cacciò le dita.

«Entra tu...»

Sussurrò lasciandosi andare con la schiena sul divano.

Christian, che nient'altro aspettava se non quello, sputò sulla sua mano e bagnò di nuovo l'entrata, prima di delineare la sua erezione ed entrare.

Entrambi sospirarono.

Stefanelli ormai nemmeno aspettò che l'altro si abituasse, avendo già imparato a memoria i tempi del suo fidanzato e sapendo fin troppo bene che in quell'occasione, di aspettare, non ne avrebbe avuto voglia.

E infatti il biondo si mise a ridere dall'eccitazione della fretta, mentre sentiva il suo ragazzo prendere velocità.

Gli strinse le gambe dietro i suoi fianchi, e ad ogni spinta un gemito nuovo gli contornava le labbra.

Il sesso non era mai stato così bello prima di Christian.

Mai, mai, mai e mai.

Non aveva mai raggiunto una tale connessione mentale, non aveva mai raggiunto un piacere così grande.

«Dio C-Chri, sì, così...»

Quello scese nuovamente su di lui, baciando le sue labbra in modo scomposto e disordinato, non arrestando mai le sue spinte.

Mattia chiuse gli occhi.

Voleva esser fatto suo in questo modo per sempre.

Sospirò, voltandosi verso il film che avevano messo.

Completamente inutile.

Si lasciò andare dei gemiti scomposti.

Si sentì afferrare le natiche quasi a fargli male, quasi a lasciargli il segno delle dita, e quando poi il moro lasciò, schiaffeggiò quella parte.

E lo stesso fece per i fianchi, e poi per le cosce, poi per il busto e per le braccia con cui lo abbracciava, mentre baciava, leccava e gemeva sul suo collo.

Sarebbe morto in mezzo a tutte quelle attenzioni.

Passarono i minuti, e loro si sentirono sempre più vicini.

Christian gemeva all'orecchio del più basso, che gli teneva i capelli come per portarselo più vicino.

«C-Cazzo, cazzo...»

Il moro si allontanò, uscendo velocemente dalla sua entrata, mentre si toccava cercando di emulare il piacere della penetrazione.

Mattia voltò lo sguardo nella sua direzione, e vedendo ancora quella scena sorrise.

Christian premette la coscia destra contro il divano, facendogli torcere il bacino in quella direzione mentre il busto era rivolto a lui.

Mattia si mise a ridere, lasciandosi muovere a piacimento dell'altro, mentre con la mano libera si dava da solo piacere.

E Christian, ora che aveva una migliore visuale del suo sedere si mosse più energico fin quando, dopo qualche secondo di troppo, non venne sulla sua pelle, seguito a ruota dal biondo.

E poi entrò nuovamente in lui, gustandosi le ultime briciole di quel piacere, per poi uscire definitivamente.

Il biondo ansimò stanco, poggiandosi con la testa sul cuscinetto del divano.

«Mio Dio, mi stai distruggendo...»

Sussurrò Christian, dando un piccolo schiaffetto sulla coscia dell'altro, mentre si sedeva con ancora il fiatone.

«Io???»

Domandò ironico, prima di muovere appena il bacino.

E a quel movimento, gli occhi di Christian caddero inevitabili di nuovo sullo stesso punto.

Sorridendo, si avvicinò alla sua coscia, tra il gluteo e il fianco, prendendo a lasciare sopra qualche bacio.

«Vai a prendere dei fazzoletti...»

Mormorò Mattia.

«Ma valli a prendere tu.»

«Ma sono sporco! Vai tu che sei pulito.»

«Ma scusa leccalo.»

Mattia si alzò sui gomiti per guardarlo sconcertato.

«...Lo fai quando sei in ginocchio, fallo anche adesso no?»

«Ma tu fai proprio schifo.»

Lo guardò schifato, prima di alzarsi e andare da solo a prendere un fazzoletto.

«Ma- Ma perché che ho detto di male?»
Domandò Christian, sporgendosi per cercare di seguirlo con lo sguardo.
«E- senti, ne porteresti un paio anche a me?»

Nessuna risposta.

«...Matti??»

Niente.

«Ma non dirmi che te la sei presa-.»
Si alzò.
«Dai amore ma che c'è di male-?»
Si alzò i boxer, riabbottonandosi i pantaloni.
«E senti non è che mi daresti anche un cambio? Perché vorrei farmi una doccia e-.»

Mattia gli chiuse in faccia la porta della cucina prima che potesse entrare.

«MA DAI! Dai Mattiaa!»
Bussò più volte.

_____________

Alla fine, si sa, l'amore trionfa sempre.

L'amore e la pace.

Christian sbuffò.

«Puoi smetterla di tenermi il broncio?»

Mattia si passò le mani sul viso.

«Non sono arrabbiato perché tu mi hai dato del cane-.»

«Non ti ho dato del cane!»

«Hai detto che avrei dovuto leccare il tuo sperma sul mio corpo Christian.»

«Ma era una battuta!»

«Eri serissimo! Mi hai pure detto "ma cos'ho detto di male, é la verità"!»

«Ma che cambia se è su di te o sul mio-.»

«Cambia che non si dicono queste cose ad una persona!»
Si voltò verso di lui per guardarlo male.
«Ma ancora peggio é che dopo tutto questo, non posso nemmeno riposare cinque minuti sul mio letto!»

Il moro si massaggiò la fronte stanco con una mano, mentre guardava la strada.

Stava guidando e teneva un braccio piegato fuori dal finestrino; ora che era pomeriggio faceva caldo.

«Cinque minuti? Ti rendi conto a che ora ti sei svegliato stamattina?»

«Gesù Christian, erano le otto e mezza!»
Gesticolò.
«È prestissimo!»

«Non per uno che ha problemi con il sonno.»

«I tuoi problemi con il sonno tieniteli per te, io volevo dormire.»
Sbuffò di nuovo, incrociando le braccia.
«Posso sapere almeno dove stiamo andando?»

«È una sorpresa.»

«Una sorpresa un paio di palle.»
Rispose irritato.
«Non mi hai fatto nemmeno preparare per bene.»

Christian scoppiò a ridere, tirandogli una guancia.
«Usi pure i termini che uso io? Guarda come cresci bene!»

Mattia si lamentò, tirandogli via quelle manacce.

«Tanto sei bello comunque, che devi prepararti a fare?»

«No, Chri ora sono nervoso, non scherzare.»
Si imbronciò, guardando fuori dal finestrino.

Il nominato si mise a ridere, rivolgendogli uno sguardo veloce.

«Perché ti ho dato del cane o perché non ti ho fatto preparare?»

«Perché ho sonno Chri, il sesso è estenuante, le persone normali dopo si coccolano e si addormentano.»
Si voltò verso di lui.

«Ma dai, abbiamo fatto di peggio.»

«Posso almeno sapere dove stiamo andando?»
Ripetè la domanda.

«In un posto speciale.»
Si voltó verso di lui sorridendo, poggiandogli una mano sulla gamba.

«Un posto speciale? E sarebbe?»
Alzò un sopracciglio.

«Vedrai.»

_____________

Christian scese dalla macchina dopo aver parcheggiato, e Mattia fece lo stesso.

Si guardò un po' attorno; avevano parcheggiato vicino al marciapiede, poco più avanti di un cancello verde.

Cercò di trovare familiarità con quel posto ma no, non lo aveva mai visto prima.

Le mura delle case di quel quartiere sembravano essere abbandonate a se stesse senza una manutenzione da ormai decine di anni, e a dir la verità Mattia credette che fossero inabitate.

O almeno, fin quando non vide una signora abbastanza anziana poggiata sul balcone, accanto ad un vaso di fiori, a fumare tranquilla una sigaretta.

Il biondo la fissò un po', incuriosito da lei, attratto da quello sguardo perso nel vuoto di una signora che non sapeva nemmeno chi fosse. La guardò, almeno fin quando quella non si accorse di quegli occhi azzurri e rivolse i suoi in quelli del riccio.
Il diciassettenne, beccato, distolse lo sguardo.

Finalmente lo riportò sul suo ragazzo.

«Che facciamo qua?»

Christian, che ben aveva notato lo sguardo del biondo, lo seguì, e quando vide quella signora le sue labbra si ampliarono in un sorriso.

«Buon pomeriggio signora Rosa.»
Alzò una mano per attirare la sua attenzione, e l'anziana gli rispose con un'elegante gesto della mano accompagnato da un sorriso.

Il moro si voltò verso di lui.

«La conosco da quando sono piccolo, è una brava signora anche se fa paura.»
Mormorò, con un sorriso gentile sul volto.

Il biondo annuì, poi seguì il suo ragazzo mentre si avvicinava ad un citofono.

«Ma dove siamo Chri?»

Lo fermò prima che potesse bussare, fermandolo per il braccio.

Stefanelli abbassò lo sguardo, incrociando i suoi occhi.

Prese un grosso respiro.

«Non impazzire.»

«Perché dovrei-.»

«Siamo dai miei nonni.»

Ah.

Lo sguardo del più piccolo si fece immediatamente più serio, mentre sentiva il cuore aver perso un battito.

Nonni? Perché erano dai suoi nonni?

Zenzola guardò di nuovo il cancello, poi guardò lui.

«Mi hai portato dai tuoi nonni senza dirmi niente?»

«Non... non ti ho portato dai miei nonni per presentarteli.»
Mormorò, abbassando lo sguardo.
«O almeno- cioè sì, presentarteli sì, ma non per presentare te come mio... cioè sì, lo sai.»

«Okay, e allora perché sono qui?»

Il moro si passò la lingua fra le labbra, nervoso.

«É che...»
Si passò una mano fra i capelli.
«Ricordi quando ti ho detto che domenica mattina avevo un impegno urgente?»

«Sì, ovvio.»

«Avevo un pranzo in famiglia.»

Mattia alzò le sopracciglia.

«All'inizio è andato tutto bene, poi...»
Sospirò.
«Ho fatto un casino.»
Portò lo sguardo sul citofono, poi di nuovo su di lui.

«Che genere di casino?»

«Niente di che...»
Sussurrò.

Il più basso si guardò attorno.
«Per questo ieri eri così triste? Per questa cosa?»

Christian annuì, poi si morse il labbro.
«Senti, so che non avrei alcun diritto per portarti qua senza permesso, ma... non lo so.»
Si morse il labbro.
«Credo di aver bisogno di... non so, un supporto, forse?»

Christian che chiedeva aiuto?

Wow.

Da segnare sul calendario quella giornata.

Il biondo annuì e- certo che avrebbe annuito, il suo fidanzato gli stava chiedendo una mano, come poteva non accettare?

«Certo- certo, non c'è nessun problema, anzi...»
Mormorò a bassa voce.
«Ma perché non me l'hai detto prima?»

«Perché avevo paura che mi venissero di nuovo le paranoie e di rovinare l'atmosfera che c'era.»
Sussurrò, realmente dispiaciuto, perché per quanto ci provasse quelle sue paure c'erano sempre.
«É... é stato così bello oggi e io non volevo rovinare niente.»

Mattia rilassò le spalle, permettendosi di corrugare la fronte.

«Chri... ma quale rovinare...?»

Domandò dolcemente, e dovette trattenere l'impulso di afferrargli il viso per accarezzarlo.

«Non rovini mai niente tu, nemmeno se ci provi.»
Sorrise caloroso, facendo scappare un sorriso anche all'altro.
«Va bene allora... Cercherò di fare bella figura.»

Christian gli rivolse un ultimo sorriso, prima di avvicinarsi al citofono.

«Ma-.»

Si fermò, voltandosi.

«Ma... cioè, adesso ci sono... anche i tuoi genitori...?»

Domandò, timido e titubante.

E Christian si sciolse come neve al sole.

Aveva paura dei suoi genitori?

Si mise a ridere, scuotendo la testa.

«Se ci sono venuto é perché ho la certezza che i miei non ci siano.»

E se quella frase doveva tranquillizzare il biondo, ottenne l'effetto contrario.

Infatti mentre Christian bussava sul bottone arrugginito e alla domanda "chi è?" rispondeva col suo nome, Zenzola non poteva far a meno di chiedersi quanto ancora non sapesse della vita di Stefanelli.

C'era un pezzo che gli mancava, c'era proprio un buco della sua vita che non gli tornava.

Che rapporti aveva con la sua famiglia? Cos'era successo a quel pranzo e poi i suoi nonni che ruolo avevano?

Prima di entrare dal cancello e chiudersi il portone alle spalle, però, lesse i nomi accanto al tasto suonato dal suo fidanzato.

Stefanelli.

Erano i nonni paterni quelli.

Si chiuse il portone dai pezzi di vernice caduta alle spalle, seguendo l'altro che nel frattempo gli aveva fatto strada in mezzo ad un grande cortile.

Il cortile era molto ampio, a terra non c'era l'asfalto ma dei piccoli sassolini.

Era rilassante a camminarci sopra.

Creavano un piacevole rumore.

Sentì d'improvviso i passi di Stefanelli arrestarsi, e lui si fermò a qualche passo più indietro.

Il ragazzo si girò nella sua direzione, sorridendo.

«Ua, mi ricordo quante cadute ho preso qua.»

Si mise a ridere, con le mani nelle tasche.

Mattia sorrise al pensiero che l'altro stesse cercando di fare conversazione per metterlo a suo agio, e annuì come per farlo continuare.

«Quella bici che vedi lì, vicino a quella macchina.»
Indicò un'auto.
«Era la mia.»

«Ma che carina!»
Assottigliò gli occhi per vederla meglio da lontano.
«Di Spiderman?»
Intuì, dai colori blu e rossi che la caratterizzavano.

Christian si mise a ridere.
«Io adoravo quel supereroe, credimi, lo amavo.»

«Anche a me piaceva.»
Rispose Mattia, poi abbassò la voce.
«Ma proprio nel senso che mi piaceva piaceva, non che mi piaceva che volevo essere lui.»

Stefanelli alzò gli occhi al cielo.

Ogni volta che finivano a parlare di idoli reali o meno, Mattia ne aveva una cotta.

Ormai non ce la faceva più.
«C'è qualcuno di cui non sei stato innamorato?»

«Spiderman era la crush suprema, palese.»

«Proprio il mio supereroe preferito?»

«I miei gusti non cambiano, si evolvono.»
Alzò le sopracciglia.
«Tu sei uno Spiderman più reale.»

«...Cosa?»

«Ma sì, hai lo stesso carattere scherzoso, le stesse paranoie, siete simili.»
Annuì.
«Fidanzandomi con te ho esaudito il desiderio del piccolo me.»

Il riccio si limitò a guardarlo in un'espressione tra il confuso e lo stranito, poi, dopo qualche attimo di silenzio decise di ignorare dignitosamente quella conversazione come non fosse mai esistita.

Tornò sulla bicicletta.

«Comunque non so perché sia fuori dal garage la bici.»
Pensò ad alta voce, iniziando a ragionarci su.
«Cioè ormai nessuno-.»
Si bloccò.

«Nessuno?»
Domandò il più piccolo, girandosi nella sua direzione.

Il più alto smise di rispondere, sporgendosi di nuovo in direzione del cancello per poter guardare, sulla strada, una macchina a lui familiare.

Il biondo lo imitò, pensando che avesse visto qualcosa di strano, ma non trovò nulla di anomalo.

Perciò che cercava?

Ma per Christian, a quel punto, era ovvio che i suoi nonni non fossero da soli.

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