Chiasso.

8.6K 301 200
                                    

Ho letto molti commenti a cui sarebbe piaciuto un proseguo di questa trama, così vi ho accontentati.
Non ho idea se questa prenderà la piega di una storia; cercheró di scrivere sempre capitoli autoconclusivi così da non deludere mai.
Vi voglio bene, grazie per i commenti. Sono stati davvero d'ispirazione e di supporto; credevo di aver scritto troppo e troppo dettagliato e di essere stata troppo volgare o peggio, di esser andata fuori contesto. Mi avete dato molta fiducia, grazie❤.

Scrivendo questo capitolo ho pensato alla frase di una canzone.

Sono un altro con il chiasso dentro,
se mi parli non lo sento più.

Tornare a casa con la consapevolezza di aver tradito una delle poche persone che ci tiene a te, ti crea un peso sul cuore.

E tornare a casa sua era stato più difficile del previsto.

Era stato difficile entrare per quella porta ed osservare le pareti di una casa che aveva ospitato mille volte in meno di quattro mesi, la splendida ragazza che si ritrovava come fidanzata. Si sentiva come se le pareti lo guardassero male perché consapevoli del peccato di cui si era macchiato, e si sentiva come se anche il divano si fosse fatto più freddo per farlo penare ancora di più per ciò che aveva fatto. Quella casa era fredda, così come le sue mani e le sue guance, ora che si era allontanato da quel letto.

E più ripensava alle scene che prendevano vita e forma nella sua testa, più pensava che tutto quello non se lo meritava.

E per "tutto quello" intendeva le attenzioni di qualcuno, partendo dalla sua ragazza e finendo ai suoi amici più stretti a cui aveva iniziato a dare l'appellativo di "fratello."

Christian non ebbe nemmeno la forza di cambiarsi o di slacciarsi le scarpe quel giorno; si mise davanti alla televisione, al centro del suo divano, e non si permise di prendere il telecomando.

Non aveva voglia di distrarsi e un po' quel silenzio lo creava per autocondannarsi; doveva affogare nei pensieri di una persona sola che fa di tutto per continuare ad esserlo.

I sensi di colpa erano macigni sopra al petto, e Christian non riusciva a toglierseli di dosso.

La sua mente non la smettiva di vagare ovunque.

Pensava che avrebbe potuto fare come aveva sempre fatto: fingere il nulla e continuare a fare le robe che fanno i fidanzati, anche se quelle non gli erano mai riuscite bene.

Sospirò, tornando a pulire la tavola del grande soggiorno della casa; aveva continuato a lavorare per la famiglia Zenzola, e a quanto pare Mattia non aveva accennato nessun tipo di parola ai suoi genitori. Né in negativo, né in positivo: come se quel pomeriggio non fosse mai esistito e Christian non poteva esserne più grato.

Aveva provato ad evitarlo, ma solo ora che provava ad evitare quel ragazzo si rendeva conto di quanto lo guardasse spesso: a volte gli capitava di sentire una voglia quasi irrefrenabile di seguire con lo sguardo il percorso che l'altro stava facendo, e solo ora che si tratteneva si accorse che probabilmente, prima, lo faceva senza nemmeno pensarci.
E quando l'altro passava davanti a lui, lui girava la testa e se necessario si sporgeva anche per guardarlo.

Ma ora era tutto più complicato; era complicato osservarlo e trattenersi dal farlo; oppure guardarlo mentre parlava con i genitori di un argomento che riguardava anche lui e fingere di posare gli occhi su di lui come se fosse semplicemente il figlio dei suoi datori di lavoro.

Era difficile, immensamente difficile, eppure a Mattia sembrava così facile.

E gli venne spontaneo sbuffare, quando pensò che se era stato così facile sedurlo e dimenticarsi di lui, voleva dire che non era per niente la prima volta.

Come le Maschere di Pirandello. Where stories live. Discover now