I Temibili 10

By GiulSma

5K 262 7.4K

•Terzo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• «We are here...» Negli Stati Uniti si sta ve... More

Prologo
1|Proprio come Eleven
2|Kitsune
3|Strizzacervelli
4|Di nuovo coi guardiani
5|Il MMantello
6|Chi è L. Degare?
7|Terapia di coppia
8|Team Anti-Killer X
9|Un gelato a marzo
10|L'avventuriera
11|Un pomeriggio col principino viziato
12|Killer X
13|Sebastian
14|Resisti
15|Una pessima babysitter
16|Fuggire dai problemi
17|Biscotto?
18|Necessario per vincere
19|Marta, sei un genio!
20|Petali blu
21|Pagina bianca
22|Segreti
23|Sta succedendo
24|Chiamata alle armi
25|Odi et amo - R&D
25|Odi et amo - B&J
25|Odi et amo - E & A/S
25|Odi et amo - D & T
25|Odi et amo - G & T
25|Odi et amo - Loro...
26|Salvare i salvatori
27|Requiem
28|Sei il nostro piccolo Sole
29|Harron
30|Pace?
31|Regina dei mostri
32|In viaggio per Zurigo
33|Il succo è la mia debolezza
34|C'è un asino dietro di te! Ah no, è Nicholas
35|Basta bugie
36|Il tempo scorre
37|Impossibile tocco di due dita
38|Chiromante
39|Non si torna più indietro
40|Non dimenticare le calze
41|Che la missione abbia inizio
42|Φιλία
43|È finita
44|Duo mortale
45|Esprimi un desiderio...
Epilogo
⚜️ Curiosità ⚜️
Ringraziamenti

25|Odi et amo - M&A

88 4 100
By GiulSma

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
- Catullo (carme 85)

MEGAN & ANTHONY

Camp Eagle Hill
Ricordo che c'era scritto questo sulla maglietta che indossavo fieramente quella calda mattina di metà luglio. Mi ero svegliata presto per metterla e immaginare le strabilianti avventure che avrei vissuto al mio primo summer camp. Mamma e papà avevano finalmente ceduto alle mie preghiere e mi avevano iscritta al Camp Eagle Hill, a due ore circa da New York City.

Avevo compiuto tredici anni ormai da due mesi ed ero pronta ad assaggiare un po' della libertà che mi era stata promessa. Basta allenamenti, basta Città Aurea, basta responsabilità.
Mi meritavo una pausa, almeno per quell'estate.

Julian quella mattina aveva sfoggiato il suo miglior broncio. Mi seguiva per tutta la casa, con le braccia conserte e lo sguardo fisso su di me.
Aveva provato persino a nascondermi i miei occhiali da sole preferiti, quelli con la montatura viola con i fiorellini bianchi che ormai non trovo più (sospetto perché Julian li avesse rotti per sbaglio qualche tempo fa, spiegherebbe perché evita sempre l'argomento).

Non voleva che io partissi e lo lasciassi solo. Mamma e papà concentravano le loro attenzioni sulle piccole Camille e Marika, lasciandolo un po' in disparte, specialmente quando quelle due piccole pesti iniziavano a fare i capricci.

Io ero l'unica a dargli tutte le attenzioni in più che necessitava, raccontandogli le storielle della buona notte rigorosamente piene di elementi bizzarri e sovrannaturali o preparando di nascosto uno spuntino nel cuore della notte che consumavamo in cucina con l'ansia di essere scoperti.

A volte se non riuscivamo a dormire, in estate quando il clima lo permetteva, ci sdraiavamo sopra delle poltroncine sull'ampio terrazzo della nostra penthouse ad ammirare le stelle e a creare nuove costellazioni che chiamavamo come i nostri insegnanti preferiti.

Il Campus durava poco, o almeno, lo durava per me. Di solito si stava un mese, io avrei fatto solo un paio di settimane perché ovviamente avevo dei "doveri", sempre che venire strapazzata dal mattino alla sera alla Città Aurea si possa definire così.
Ma per Julian, due settimane senza di me sembravano un anno intero da come mi guardava con quegli occhietti carichi di tristezza, desiderando di potersi infilare nel mio borsone e seguirmi.

Mamma e papà gli avevano permesso di rimanere con me, almeno per l'andata, per passare altre due ore insieme prima che io iniziassi la mia piccola ed entusiasmante avventura.
Così dovetti sorbirmi un bimbetto di dieci anni cantare a squarciagola tutte le canzoni di Taylor Swift che papà metteva. Era lui che mi aveva accompagnata, la mamma invece era rimasta a casa con le mie sorelline e la signora delle pulizie, una tenera donna del New Jersey che conoscevamo da quando mi ero trasferita nella penthouse con la mia famiglia, all'età di cinque anni.

Ereditare gran parte del patrimonio degli Uriel perché la sacerdotessa bianca aveva predetto che sarei stata una prescelta ci aveva cambiato la vita. Ma i miei genitori non si sono mai fatti corrompere dal lusso e dai soldi, anzi, li hanno visti solo come un'opportunità per garantire a me e ai miei fratelli una vita felice e un futuro solido.

Non avevamo mai affrontato il discorso della mia futura morte prematura, loro non se la sentivano di perdermi e come dar loro torto, nessuno vorrebbe essere a conoscenza di una tale disgrazia.
Così facevano finta di nulla e mi permettevano di vivere la mia vita al massimo, purché io non eccedessi o facessi stupidate irrimediabili.
Ed era per questo motivo che mi avevano permesso di divertirmi al Camp Eagle Hill.

Durante il tragitto mi ero immaginata tutta la mia vacanza ideale al campus: avrei incontrato un gruppo di amici fantastici, avrei imparato ad arrampicarmi sugli alberi senza temere di toccare degli insetti, avrei scaldato dei marshmallow vicino a un enorme falò e infine avrei custodito ogni memoria della mia esperienza in un posto speciale nel mio cuore e nella mia mente.

Sì, doveva essere meraviglioso, proprio come vedevo nelle serie TV. Le migliori amicizie si formavano sempre in posti del genere.

All'inizio non fu così. I gruppi si erano già formati prima che io arrivassi, dato che molti dei ragazzi al campus si conoscevano già. Così ero rimasta da sola per un giorno intero, chiedendomi se fosse stata una buona idea andare là. Forse mi ero fatta troppe aspettative, troppi sogni ad occhi aperti che non si sarebbero realizzati.

E infine, la sera del primo giorno, quando ormai mi ero arresa all'idea di passare due settimane da sola, un ragazzo della mia età con una finestrella tra i denti, i capelli bruni e scompigliati e la faccia da combinaguai si era avvicinato a me.

"Hai un ragno sulla maglietta" fu la prima cosa che mi disse Anthony.

Ricordo di essere saltata in piedi, urlando per la paura. Tutti mi guardavano divertiti.

"Scherzetto" aveva detto poco dopo, sghignazzando.

Furiosa gli avevo tirato un pugno sulla spalla e mi ero allontanata dalla vista di tutti, sperando che si dimenticassero in fretta della mia figuraccia.
Non contento di avermi umiliata, il ragazzo mi aveva seguito facendo il verso di un'oca starnazzante per tutto il tragitto.

"Vuoi lasciarmi in pace?"

"No." Mi aveva risposto con tutta la disinvoltura del mondo.

"Cosa ti ho fatto?"

"Sei colpevole di essere troppo bella."

E dopo averlo detto entrambi eravamo arrossiti fino alla punta delle orecchie, indietreggiando per l'orrore.
Da piccola ero parecchio allergica al romanticismo, basta pensare che nei film mi voltavo sempre dall'altra parte quando due personaggi si baciavano.

L'unico amore che tolleravo era quello tra i miei genitori, un sentimento sincero e dolce come i baci che si davano di nascosto quando pensavano che io e Julian stessimo dormendo e invece li osservavamo danzare lentamente nel corridoio al ritmo di una canzone che conoscevano solo loro, tenendo vicini i loro cuori e le loro labbra.

Dopo quella mezza dichiarazione, Anthony aveva cercato di rimediare all'errore spingendomi per terra, con l'unico risultato di sbilanciarci entrambi e di rotolare giù per un piccolo dirupo.

"Ma perché lo hai fatto?"

"Perché tu... tu non mi piaci!"

"Ma che diamine di problemi hai?"

Grazie a tutti gli allenamenti che ero stata costretta a fare sin dall'età di cinque anni, riuscivo ad orientarmi anche in un bosco totalmente buio. Così ero riuscita a ritornare su e per pura pietà avevo aiutato quel combina guai.

Era un tipo strano, ma era stato l'unica persona a parlarmi quel giorno, dovevo accontentarmi di lui.

"Non dire a nessuno che mi hai salvato" Mi aveva ordinato. "I miei amici mi prenderebbero in giro se sapessero che una femmina mi ha aiutato."

La sua onestà era insolita. Non avevo mai conosciuto una persona che dicesse con una tale sincerità tutto ciò che gli passava per la mente e credo che fosse stato proprio quello a spingermi a restargli vicino quella sera e a stringere un piccolo patto con lui.

Ci impegnavamo entrambi a supportarci per quelle due settimane, organizzando scherzi (alcuni un po' crudeli) ai ragazzi e talvolta anche agli istruttori.
Ci inimicammo tutto il campus? Sì. Ci pentimmo della nostra scelta? Assolutamente no.

Io ed Anthony ci eravamo guadagnati il soprannome di 'fabbricanti di scherzi' e lo stavamo difendendo alla grande.

Ma tra una risata e l'altra, le due settimane passarono ed era arrivato per me il momento di tornarmene a casa.

La macchina di mio padre aveva appena parcheggiato sul terreno pieno di sassolini grigi e aghi di pino quando Anthony mi aveva tirato un pezzetto di carta e se n'era andato senza dirmi più nulla.

Dentro quella pallina c'era il suo numero di telefono e insieme a quello aveva scritto "Buon viaggio, Meganoide. Hai un ragno sulla maglietta."

Ammetto che ci cascai anche quella volta, ma per fortuna Anthony non era lì per vedermi sobbalzare.

Avrei voluto che quel giorno fosse rimasto per salutarmi di persona. Avevo bisogno di lui per un altro po', che fosse stata solo un'ora o un secondo.

Avevo bisogno del mio Anthony. Del dolce, piccolo, spensierato combina guai sempre pronto a buttarsi in mezzo al pericolo e a dire la verità qualunque essa fosse.

Avevo bisogno di lui e solo lui, non del mostro che avevo davanti.

Ora era diverso.

I suoi capelli erano spettinati come sempre, nessuno sarebbe mai riuscito a riordinarglieli, ma quel sorriso sadico non gli si addiceva per nulla.

Ci trovavamo in mezzo a una strada deserta, piena di spazzatura che si era sparsa in giro quando la folla aveva buttato a terra i cestini durante la fuga. Il capo degli Infernali, era stata lei a portarci lì con uno schiocco di dita dopo aver ordinato ai suoi compagni di ucciderci. Se prima potevo scorgere ancora un po' di umanità negli occhi del mio amico, ora non c'era altro che odio dentro quelle pupille completamente rosse e tutto per colpa di un ordine e di un destino ingiusto.

Non riuscivo a combatterlo, era impossibile eliminare ogni ricordo positivo che avevo con lui. E pensare che fino a un paio di giorni prima lo avevo abbracciato a scuola, per festeggiare i nostri ottimi voti in biologia dopo che ci eravamo impegnati tanto per studiare.

Possibile che lui avesse rimosso tutto con tanta facilità? Possibile che ora mi odiasse?

Doveva esserci sicuramente una spiegazione, ma non riuscivo a ragionarci su, non se il mio migliore amico mi stava per uccidere.

Piombò su di me, provando a tranciarmi in due con la sua enorme spada a due mani. La mia sciabola non poteva fare molto contro un'arma del genere.
Evocai della luce dal palmo della mia mano e gli coprii gli occhi con quella, sentendo le sue urla.

Vederlo soffrire mi straziava il cuore.

«Mi dispiace» sussurrai stringendo la presa sulla mia sciabola. Dovevo colpirlo. Ma non ci riuscii. L'arma mi cadde a terra e iniziai a singhiozzare. L'idea di perderlo era impossibile da sopportare. Volevo morire io piuttosto, anche se era una scelta egoista.

Mi spinse via, facendomi rotolare sull'asfalto gelido.

«Muori»

Non serviva una spada per uccidermi, era bastata quella singola parola. Rimasi in ginocchio, con gli occhi chiusi in attesa di sentire il metallo della sua spada a due mani tagliarmi in due.
Ma non arrivò mai.

Aprii un occhio, poi l'altro, e vidi Anthony barcollare sul posto, come uno zombie.

"Ora" mi dissi. "Ora o mai più." Ripresi in mano la sciabola. "Uccidilo... e poi..."

Il terreno tremò improvvisamente. Un enorme golem di cemento iniziò a formarsi dietro il mio migliore amico, che stava tenendo stretta nel pugno una pietra verde fosforescente.

«Anthony, cosa stai facendo?»

«Sto eseguendo gli ordini» disse con la sua solita sincerità. «Il capo vuole divertirsi a osservare la battaglia. Alzati in piedi e combatti, arrendersi subito è da deboli»

«Non voglio combattere contro di te!»

Lo vidi indugiare un secondo. Aveva bloccato una frase sincera, non l'aveva mai fatto. «Devi farlo»

«No» Lasciai cadere a terra la sciabola. «Non con te. Non qui. Non oggi»

«Devi farlo»

«Non combatterò contro il mio migliore amico facendo finta che tutti i miei ricordi insieme a te non esistano. Non eliminerò una parte importante della mia vita per colpa di una stupida battaglia»

«Devi farlo»

«Non posso ucciderti. Anthony...» Riuscii ad avvicinarmi abbastanza da potergli accarezzare la guancia. «...non sei costretto a fare tutto questo. Sei migliore di così, lo so»

Mi afferrò la mano e la strinse fino a spaccarmela. Gridai dal dolore mentre osservavo il mio arto diventare gradualmente nero e rosso.

«Devo farlo: ordini del capo»

Il golem dietro di lui prese la rincorsa e mi afferrò per i fianchi, inclinandomi qualche costola. Il dolore era terribile, ma non era nulla paragonato a vedere lo sguardo spento di Anthony. Credevo che ci potesse essere almeno una possibilità per salvarlo, ma mi sbagliavo.
E quell'errore mi era costato caro.

Il golem alzò il braccio dove mi teneva. Ora mi trovavo a cinque metri da terra.

«Anthony...» lo pregai.

Nulla. Non ricevetti alcuna risposta da lui. L'unica cosa che fece fu stringere la pietra fosforescente e lasciare che il golem mi lanciasse contro il suolo.
Dopo di quello: il vuoto.


Lo avete sentito? È il cuoricino di qualcuno che fa crack (e non è il mio ahahah).

Aldilà di quello che avete letto (per cui mi aspetto un paio di insulti o poco più e delle sciabole puntate al collo), è bene che io vi avverta di una cosuccia.
Ho suddiviso il capitolo 25 in 6 parti, per dare spazio a ogni storia di ogni vario prescelto. Lo so, può sembrare noioso, ma cerco di rendervelo il più pesante e soffer- EHM... il più leggero e piacevole possibile.

È l'unico modo che ho per farvi conoscere tutti questi individui. Mi spiace, ve li dovrete sorbire per forza.
Nel caso vi annoino, non sono fondamentali (oddio, un pochino sì ma non del tutto), quindi se proprio non avete pazienza ma siete arrivati dopo (quando avrò postato tutti i capitoli) allora vi do il permesso di saltare al capitolo 26.
Gli altri poveri lettori dovranno subirsi tutti i capitoli. Ehhh... pace.
Prometto di rendere più interessanti questi 6 capitoli puramente lovers to enemies.

Fine delle premesse! Siete congedati.
Un saluto da GiulSadic

Continue Reading

You'll Also Like

183 58 29
In un regno avvolto da segreti e misteri, la storia di Elena e James si sviluppa in un mondo dove la realtà e la magia si intrecciano. Tra giardini i...
295K 9.6K 49
Rosi una ragazza di 17 anni, dopo tanto tempo rivede suo fratello Harry. Lei è una ragazza molto allegra e vivace, riuscirà a crearsi nuove amicizie...
15.8K 1.3K 54
Fantasy romance a cavallo tra due mondi. Iris è irrequieta e imprevedibile, proprio come quell'oceano che fin da bambina l'affascina e nel cui abbrac...
4.3K 321 7
Tutto ciò che la separazione può portare non sempre è sofferenza, a volte rafforza e permette di comprendere ciò che vivendo quotidianamente ti facci...