Redamancy: "L'Amore che ritor...

By AnnabelBlack129

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"Ho perso tutto, ogni cosa io abbia mai amato, mi è scivolata tra le dita, come sabbia in un giorno di vento... More

.Prologo.
.Capitolo 1.
.Capitolo 2.
.Capitolo 3.
.Capitolo 4.
.Capitolo 5.
.Capitolo 6.
.Capitolo 7.
.Capitolo 8.
.Capitolo 9.
.Capitolo 10.
.Capitolo 11.
.Capitolo 13.
.Capitolo 14.
.Capitolo 15.
.Capitolo 16.
.Capitolo 17.
.Capitolo 18.
.Capitolo 19.
.Capitolo 20.
.Capitolo 21.
. Capitolo 22.
.Capitolo 23.
.Capitolo 24.
.Capitolo 25.
.Capitolo 26.
.Capitolo 27.
.Capitolo 28.
.Capitolo 29.
.Capitolo 30.
.Capitolo 31.
.Capitolo 32.
.Capitolo 33.
.Capitolo 34.
Spazio autrice
.Capitolo 35.
.Capitolo 36.
.Capitolo 37.
.Capitolo 38.
.Capitolo 39.

.Capitolo 12.

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By AnnabelBlack129

<<ti rendi conto che non ti ho neanche toccato? Ci vuoi stare fermo? Tanto ce l'hai tu il sacchetto con le medicazioni, finchè non me lo dai, non ti posso fare nulla!>> mi rimproverò dolcemente Agnese, mentre io ero aggrappato al divano con le unghie come un gatto bagnato, stringendo a me quel sacchetto come se ci fosse dentro il Sacro Graal, la Sindone e la pietra Filosofale tutte assieme!
<<calmati Sirio...te l'ho già detto, non ti tocco finchè quando ti senti pronto, si va avanti con i tuoi tempi>> mi sorrise amorevolmente, accarezzandomi il braccio, come faceva sempre, aiutandomi a rilassarmi un pò.

Io non riuscivo ad uscire da quello stato emotivo infernale di paura e panico, non mi era mai successo di stare così. Era come se il mio corpo lo facesse apposta, nonostante la mia testa lo stesse supplicando di farla finita con 'ste scene da bambino di 5 anni!!! È una puntura Zeus cane, le hai già fatte, perchè oggi sei così!!!!
Mi sorprese l'immensa pazienza e calma che stava dimostrando Agnese, le mie reazioni erano irrazionali, ma lei non si scomponeva e insisteva a rassicurarmi e a coccolarmi.
<<se aspettiamo i miei tempi, non lo farò mai, lo sai?>> le dissi, con rabbia e rassegnazione nella voce. Non puoi controllare questo disastro donna!
<< piano piano.... io non sto aspettando i tuoi tempi riguardo il lasciarti medicare, ma aspetto che tu ti fidi abbastanza di me da farmi avvicinare.... insomma come hai fatto prima!>> mi rispose, lasciandomi interdetto.

<<come cazzo fa a non darti fastidio?>> le ringhiai. Lei mi guardò perplessa:<< cosa dovrebbe darmi fastidio?>> mi chiese, con nella punta nella voce di un non so che di rimprovero. <<questo!>> indicai tutto me stesso, fradicio di sudore, con il cuore a mille e sull'orlo di un attacco di panico.
Lei sbuffò, dandomi una patacca sulla coscia, che neanche per sbaglio mi aveva fatto male, ma era palesemente uno schiaffo correttivo:<< la pianti di darti addosso così? Non mi da fastidio che stai male, o che ti stai comportando in questo modo.... sei stato traumatizzato da piccolo, hai l'immagine di Selene stare male impressa a fuoco nella tua testa, sarebbe sciocco da parte mia pretendere che tu stia calmo e fermo in una situazione simile. Lo capisco, e infatti aspetto con pazienza che tu ti sia calmato abbastanza per provare a farti medicare...poi io ho la mano ferma e veloce, ci penso io a fare presto!>>

Non feci in tempo a dire nulla che lei mi precedette:<< quello che mi da fastidio è che tu insisti nel insultarti, quando i tuoi comportamenti sono normalissimi in relazione a quello che hai passato. Datti tregua stellina.... su... >> e anche qui, prima che potessi fare qualcosa mi ritrovai tra le sue braccia. Rimasi un attimo interdetto, non aspettandomi un abbraccio così, a caso, ma presto la necessità di sentire qualcosa di diverso dal freddo, da dolore e dalla solitudine, mi costrinse a ricambiare, nascondendomi, senza volerlo, con il viso nell'incavo del suo collo. Cercai di impormi un pò di serietà, ma quando mi toccava lei, si svegliava una parte di me ignota, una zona del mio cervello molto viscerale che non si era mai svegliata prima di Agnese e dei suoi "agguati emotivi".

Con un sospirone, le passai il sacchetto:<< cerca di fare alla svelta, prima che cambi idea....>> le dissi, controvoglia. Il muso mi passò alla svelta quando lei, dopo aver preso il sacchetto, mi diede un bacione sulla guancia, facendomi sciogliere (ma che è 'sta donna, un microonde?!?).
Lei poggiò il sacchetto sul tavolino, per poi fermarsi un secondo pensierosa. Si alzò di scatto, andando verso le camere.
<<Che vai a fare? Cambiato idea? Chiami il pronto soccorso?>> le domandai, stupito.
<<Ma no scemotto, che discorsi che fai! Non ti libererai così facilmente di me, e poi mi è venuta un'idea....>> mi rispose tutta indaffarata a cercare una cosa in uno degli armadi.
<<Hai delle manette avanzate da uno dei tuoi amanti?>> dissi senza pensare, giusto per darle noia.

<<SIRIO!>> mi sgridò senza dire altro, con un urlo secco e moderato, che non aveva bisogno di spiegazioni, nonostante il suo sguardo promettesse sculacciate 
<<VA BENE, scherzavo....>> sbuffai, incrociando le braccia e sotterrandomi nel divano, scoglionato come non mai.
Agnese riprese a parlarmi, come se fosse niente:<< forse mi è venuta un'idea per tenerti tranquillo mentre ti medico.... c'è un profumo che potrebbe aiutarti? Ho degli oli essenziali da parte...>> mi disse, portandomi una scatola.
<<e questi dove dovrei metterli?>> le risposi scontroso come sempre.
Lei non si scompose:<< pensavo di metterti un asciugamano sugli occhi, se non vedi quello che ti sto facendo forse riesci a stare più tranquillo.... infatti pensavo di metterci qualcosa, un paio di gocce di olio, così ti concentri su quello...>> mi spiegò.

L'idea non era pessima, ed era anche l'unica a nostra disposizione per evitare che sclerassi:<< basta che i suddetti odori non siano lavanda o gelsomino, perchè lì darei di matto, e a me va bene tutto!>> le risposi sbrigativo, mentre lei andava a prendere un asciugamano piccolo.
<<su cerca di concentrarti, che profumo associ a qualcosa di bello? A un ricordo, una sensazione....>> mi spronò a pensare Agnese, sedendosi accanto a me.
Riflettei un attimo, mentre lei sapientemente preparava tutto il necessario per medicarmi, riempiendo le mille mila siringhe con il contenuto delle fialette, evitando ovviamente di farmi vedere gli aghi:<< queste sono da mettere nella soluzione salina della sacca, tranquillo..>> rispose al mio sguardo perso.

<<...l'odore di agrumi...>> dissi di punto in bianco. Agnese mi guardò sorprendentemente stupita, ma non disse nulla. <<non mi chiedere cosa centra ....non lo so. Mi.....mi piace...tutto qui>> le risposi, senza pensare troppo.
Lei mi sorrise, bagnando l'asciugamano di qualche goccia di olio essenziale:<< pronto?>> mi domandò. Presi un respirone profondo, e non so con quale forza di volontà mi sdraiai:<< più o meno...>>
La sentii ridacciare, mentre mi copriva gli occhi con l'asciugamano, rendendo tutto buio:<< dai che facciamo prestissimo. Ti farebbe stare più tranquillo se ti dicessi quello che sto facendo, magari se mi senti scartocciare....>> mi suggerì. Io stavo cercando di non esplodere, contenendo il panico che voleva scappare da dentro di me:<< sì! Sì, mi aiuterebbe....>>

La sentii ridacchiare, e presto una mano si appoggiò sul mio petto, muovendosi con movimenti circolari:<< andrà tutto bene, tu lasciati andare e rilassati....>>
Un parolone "RILASSATI".
Agnese si mise a parlare di tutto e niente, chiaccherando di dolci e cucina per tenermi occupato e distratto, avvisandomi se scartocciava qualcosa o meno. Qualcosa le aveva fatto capire che prendermi per lo stomaco era quasi sempre la soluzione giusta. La cosa più bella erano i suoi crecchi, me li faceva abbastanza spesso, accarezzandomi il petto o il viso. Aspettate, "bella"?!? Ma che mi prende?
Ero così coinvolto dalle sue coccole che neanche sentii che mi aveva afferrato la mano, pronta a metterci l'agocannula.

<<ma perchè lo sai fare? Dico mettere le flebo e tutta sta combriccola...>> le domandai, cercando di non pensare a niente, ed per essere più precisi, proprio al fatto che mi stava per dimostrare la sua "bravura" in materia.
<<diciamo che ho dovuto imparare per prendermi cura dei miei figli... potresti sentire un pizzico, hai un taglietto sul dorso della mano e ti devi disinfettare...>> mi rispose vaga.
Mi scervellai pensando a cosa potessero significare le sue parole, sorgendo le labbra per il bruciore alla mano, bello pungente.
<<e che hai usato come disinfettante, la benzina?>> domandai un pò irritato, respirando con affanno per evitare che il dolore risvegliasse il panico. Un secondo dopo, persepii la colla di un cerotto, così sbirciai, sollevando l'angolo dell'asciugamano, per capire, dato che non mi tornava l'ordine degli avvenimenti, cosa fosse, e quello che vidi mi stupì: era l'ago cannula, l'aveva già messa.

Agnese mi sorrise, mentre io la guardavo per poi accarezzarmi il braccio:<< visto? Già fatto.... uno su due stellina, sei stato bravissimo!>>
Queste parole suscitatono in me una stranissima sensazione nel mio stomaco, che, con calore, rimescolò tutto.
<< facciamo subito le vitamine o vuoi aspettare un attimo per riprenderti?>> mi risvegliò dalla trance.
<<s-si, approfittiamone.....sul gluteo giusto?>> parlai in maniera automatica, ancora assuefatto da quelle sensazioni miste a confusione.
Quando lei annuì, mi girai sulla pancia senza pensarci.

Mentre lei, dopo avermi educatamente chiesto il permesso, mi scopriva un lembo di pelle dove fare l'iniezione, io misi la testa tra le braccia, cercando di nascondermi.
Avevo troppe cose per la testav: non riuscivo a classificare e a capire quelle emozioni che provavo, e la cosa mi faceva innervosire oltremisura! Appena sentii il bruciore dell'ago però, tutto il poco controllo che avevo andò a farsi benedire, il panico mi invase, prepotente come mai prima di allora!
Quel bruciore, così dannatamente familiare....non riuscivo ad identificare quelle nuove sensazioni, ma quello sì: ero tornato in infermeria, tenuto dalle suore, fermo sul lettino.
<<brucia....>>sussurrai con un filo di voce, un grido d'aiuto. Non sentivo più niente, mi fischiavano le orecchie così forte che ogni suono intorno a me era mutato. Presto vidi tutto nero, quei ricordi si fecero ancora più prepotenti, trascinandomi dentro un vortice che conoscevo fin troppo bene. Quel bruciore era diventato infernale, non sapevo quando sarebbe smesso e se ce ne sarebbero stati altri, sapevo solo che stavo per soffrire, e soffrire e soffrire. Era sempre stato così, le cose non erano mai cambiate...

Agrumi....
Quel profumo riuscì a tirarmi fuori da quell'incubo che la mia povera mente, debole e stanca, aveva creato.
Ero tra le braccia di Agnese, che mi strava stringendo forte a sè, mentre mi accarezzava la schiena. Prima che il mio sistema di difesa potesse scacciarla, mi rassegnai, e la abbracciai, cercandola. Volevo quel calore, quella sicurezza... avevo paura, ma non volevo combatterla.
Ero stanco di lottare, ero stanco soffire e dovermi rialzare da solo.
Agnese colse al volo il mio stato d'animo e non si limitò ad abbracciarmi, ma iniziò a baciarmi dolcemente la tempia, sussurrandomi cose dolci e gentili:<< va tutto bene stellina, sei qui.... sei qui al sicuro. Un brutto ricordo ti ha trascinato giù, ma ora stai bene. Domani chiami quel demente di Louis e vediamo se c'è un alternativa non in punture. Non ce la faccio a vederti così...>> in quell'esatto istante, lei mi asciugò le lacrime che mi stavano rigando una guancia. Senza rendermene conto mi ero messo a piangere, e non poco, stavo singhiozzando, ero terrorizzato.

Lei non mi scompose, e mi guardò con una tenerezza che quasi mi ferì, solo perchè per anni non pensavo che me la sarei meritata. Mi strinse di nuovo al suo petto, con altri baci, lasciando che i singhiozzi che mi scuotevano il petto si calmassero da soli, al sicuro. Nascosi il viso nell'incavo del suo collo, volevo sentirla mai come prima di allora. A un certo punto mi resi contl di una cosa, che mi aiutò a mettere insieme molti pezzi:

Il suo profumo sapeva di agrumi...

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