L'Ultima Strega

By Trachemys

4.6K 525 3.4K

Avere sedici anni non è mai facile, questo Chiara lo sa bene. Tra interrogazioni, primi amori, genitori appre... More

Premessa
1.1 Chiara Accolti Marchesi
1.2 Chiara Accolti Marchesi
2.1 Piccoli Incidenti
2.2 Piccoli Incidenti
3.1 La Festa
3.2 La Festa
4.1 Progressi
4.2 Progressi
5.1 Amore e Altri Misteri
5.2 Amore e Altri Misteri
6.1 Vacanze di Natale
6.2 Vacanze di Natale
7.1 Streghe
7.2 Streghe
8. Scomparsi
9.1 Cambio di Carte
Premessa Parte II
9.2 Cambio di Carte
10.1 Vita da Strega
10.2 Vita da Strega
11.2 Passato
12.1 Salvataggio
12.2 Salvataggio
13.1 Ricucire lo Strappo
13.2 Ricucire lo Strappo
Epilogo

11.1 Passato

142 17 107
By Trachemys

Arrivò la mattina del due febbraio. Gennaro si presentò altre volte a casa di Veronica e delle altre streghe, per istruirle sul viaggio a Gorizia che Chiara sapeva non avrebbe avuto luogo.

Si allenò, Veronica le fece da tutor come Edoardo e Lorenzo non troppo tempo prima, in modo più organizzato e funzionale, e imparò più a fondo a dominare le emozioni e a controllarle, e un grande numero di incantesimi vennero aggiunti al suo bagaglio personale.

Sapeva di conoscere ancora poco del mondo magico, ma anche che tornando nel passato avrebbe dovuto mettercela tutta per ricucire lo strappo e porre fine per sempre alla frattura tra streghe e stregoni.

L’idea che la missione sarebbe potuta saltare, che Lorenzo avrebbe potuto fallire, che l’incantesimo sarebbe potuto restare tra le grinfie del Gran Consiglio e che Gennaro semplicemente sarebbe morto non le era mai passata neanche per la testa, sino a quel giorno. Quel giorno era il giorno in cui sarebbero dovuti tornare indietro, e né Lorenzo né Edoardo avevano dato loro notizie, il che iniziava a renderla ansiosa.

Lasciò Cassandra andare verso il banco con Gennaro, e lei si diresse a quello con Edoardo. Come sempre, lui non la salutò nemmeno, ancora offeso per come li aveva lasciati nei guai e si era alleata con le streghe, che avevano portato via il suo amico.

Eppure la sorprese. L’insegnante di storia dell’arte entrò in aula e iniziò a spiegare, e Chiara vide il suo compagno scrivere sul suo quaderno, come se stesse prendendo appunti. Non lo faceva mai, quindi il suo sguardo indugiò su di lui, confuso. 

Il ragazzo finì di scribacchiare la sua frase e poi le porse il quaderno. Sulla pagina bianca c’era solo una riga scritta in traballante inchiostro blu. ‘Abbiamo l’incantesimo. Dove possiamo vederci dopo scuola?

Chiara socchiuse le labbra dallo stupore. Sarebbe successo, dunque. Sarebbero tornati nel 1520 e avrebbero riparato quel che c’era  da riparare.

A casa di mia nonna, sta in centro. Lì non c’è nessuno.’ Annotò in fretta quelle parole sul quaderno e glielo restituì. 

Lui lesse in fretta e scrisse un’altra  frase. ‘Allora andiamo là dopo le lezioni. Non torniamo neanche a casa, o non vi farebbero uscire. Dobbiamo farlo subito.’

Grazie.’

Lo faccio per Genny e Lorenzo, non per te.’

Dovresti farlo perché così streghe e stregoni vivranno in pace. Dovresti farlo perché è la cosa giusta.’

Edoardo non rispose a quella provocazione. Si tenne il quaderno tra le mani e portò gli occhi verso il professore, che spiegava una chiesa romanica di cui Chiara non aveva sentito nemmeno il nome. La ragazza sospirò, posando i gomiti sul banco e appoggiando il mento ai suoi pugni. Edoardo ancora non voleva saperne di lei, e poi c’era la questione Cassandra, che le confondeva il cervello e la portava a non capirci più niente. 

Almeno Lorenzo aveva mantenuto la promessa. Almeno aveva trovato l’incantesimo, con l’aiuto di Edoardo, e sarebbero potuti tornare indietro nel tempo. Quella notte sarebbe andata a dormire nel 1520, e l’idea la spaventava e la eccitava al tempo stesso.

Arrivò la ricreazione ed Edoardo si voltò indietro, verso il banco di Lorenzo e Laura. Chiara si alzò e andò a quello di Gennaro e Cassandra.

Sentiva lo sguardo di Rebecca su di sé, ferito e deluso dal fatto che ancora una volta l’aveva trascurata per andare dalla sua nuova amica. Si ripromise di farsi perdonare, di chiederle di uscire, di presentarle per bene Cassandra – se si fossero conosciute meglio era sicura che le sarebbe piaciuta – ma non in quel momento. In quel momento doveva passare un’informazione importante.

«L’hanno trovato» sibilò, col sottofondo di un cicaleccio dei suoi compagni di classe. «Abbiamo l’incantesimo. Dopo scuola andremo da mia nonna e partiremo.»

«L’ho visto» rispose Gennaro. «Sino a qualche ora fa c’era ancora un indeciso, le visioni continuavano a essere sbiadite, a cambiare, ma ora vedo che andiamo da tua nonna e poi più nulla. Credo che funzionerà.»

Chiara sospirò di sollievo, e vide che invece Cassandra si irrigidiva a quelle parole. Era chiaro che lei avrebbe preferito il fallimento del piano, attenersi al volere di Veronica e Coumba, andare a Gorizia e rubare il Libro degli stregoni per ricattarli.

«Andrà tutto bene» le disse, cercando di tirarla su. «Vedrai che non te ne pentirai.»

«Si può sapere perché l’hai detto anche a lei?» sbottò Gennaro. «Avrebbe potuto dirlo alle altre!»

«Io non l’ho detto proprio a nessuno.»

«Lo so. Se l’avessi fatto lo saprei. Ma Chiara non poteva saperlo, e non capisco perché si sia fidata di te.»

«Forse perché lei sa che sono una affidabile!»

«Beh, ci ho visto giusto, comunque» liquidò Chiara. «L’importante è che Veronica e Coumba non sappiano nulla. Alla fine della scuola vi guiderò da nonna e torneremo indietro nel tempo, andrà tutto secondo i piani.»

La ricreazione finì, e così la giornata scolastica. Alla fine delle lezioni si ritrovarono tutti in cortile, intorno a Chiara, che disse loro di seguirla e iniziò ad avanzare verso casa. Edoardo e Lorenzo lasciarono i loro motorini a scuola, e Gennaro intimò di fare in fretta. «I miei capiranno che non sono tornato alle tre meno dieci, Veronica che qualcosa non va alle tre e cinque. Tuo padre, Edo, inizierà a chiamarti alle tre e un quarto perché non vi siete presentati a prendere il neutralizzatore giornaliero.»

Non disse una parola su chi si sarebbe accorto dell’assenza di Lorenzo, però lo guardava, e il ragazzo rispondeva agli sguardi. I due si osservavano camminando verso il centro, con Edoardo e Cassandra in mezzo a loro, non si parlavano da giorni ormai e il disagio era palpabile.

Chiara camminò a passo spedito, e così gli altri dietro di lei. Erano un gruppo male assortito, Lorenzo ed Edoardo odiavano Cassandra e lei odiava loro, Gennaro non aveva potuto parlare più ai suoi amici per giorni e Chiara aveva discusso con gli stregoni e aveva con Cassandra un rapporto strano. Nonostante questo, giunsero a destinazione sani e salvi, anche se non avevano parlato quasi nulla durante il percorso.

La ragazza aprì il cancelletto con le chiavi e attraversò il giardino, seguita dagli altri. Oltrepassò il roseto ormai allo stato brado, e infilò le chiavi nella porta d’ingresso. La spalancò e i ragazzi entrarono tutti di fretta, per poi farle chiudere la porta alle loro spalle.

Si concesse un attimo per rilassarsi, le spalle ai suoi compagni, gli occhi verso la porta chiusa. Erano arrivati, sino a quel momento era andato tutto bene. Ora non restava che lanciare l’incantesimo. Prese un profondo respiro e si voltò. 

Edoardo e Cassandra si guardavano in cagnesco, Gennaro aveva la fronte poggiata sulla spalla di Lorenzo, abbandonato a lui, il braccio di Lorenzo intorno al fianco.

«Dove possiamo sederci a parlare? Vi spiego quello che abbiamo scoperto.» La voce di Edoardo, che ignorava caparbio le effusioni tra i suoi due migliori amici, le diede una svegliata. 

«Faccio strada» disse, andando verso la sala da pranzo. 

Edoardo e Cassandra la seguirono, Gennaro e Lorenzo restarono come incollati all’ingresso, sembrava che non si fossero accorti che loro avevano ripreso a camminare. Lei si voltò per richiamarli, ma Edoardo scosse la testa e la spinse a desistere.

«Lasciali un po’ in pace» sibilò, «se lo sono guadagnato.»

Chiara si infilò nel corridoio e indicò la via per la sala da pranzo, ignorando il salotto in cui neanche da bambina entrava mai, coi divani costosi e gli oggetti preziosi e fragili. Li fece accomodare al tavolo, una tavolata lunga che usavano quando venivano tutti gli zii a pranzo per Natale. 

Edoardo si sedette a capotavola, posò lo zaino per terra e lo frugò, tirando fuori il sacchetto di tela che Chiara aveva imparato a conoscere, che conteneva i sassi neri che facevano da catalizzatori magici. 

«Vi dico subito cosa abbiamo scoperto» disse, una volta che le due ragazze si furono sedute ai due lati del tavolo. «Il tre febbraio 1520, Isabella Bagarotta, strega capo del Gran Consiglio dell’epoca, venne giustiziata proprio qui a Castelcaro. Cinquecento anni fa esatti a domani è morta e, per risparmiare quella sofferenza a future compagne, ha lanciato una maledizione interrompendo la stirpe di streghe in tutto il continente. Si dice che dietro la denuncia che ne ha portato l’esecuzione ci fosse Leonardo Carbone, che poi è diventato stregone capo del Gran Consiglio successivo. Leonardo ha denunciato Isabella per prendere il potere al Consiglio, sfruttando il sospetto naturale dell’inquisizione verso le donne e la loro fiducia nella parola di un uomo. Le streghe, vedendo che neanche il capo del loro Gran Consiglio era al sicuro, che gli stregoni sfruttavano il loro privilegio contro le streghe anche potenti e stimate, si sono date alla fuga. Hanno lasciato i Consigli, e da quel momento è stata guerra aperta. È stato questo, la morte di Isabella, che ha causato tutto. Il grilletto che ha fatto partire il proiettile. Per questo lei, oltre a terminare la stirpe delle streghe, ha creato un incantesimo per riportare qui la strega della profezia, la prima dalla fine della sua maledizione. L’avrebbe condotta lì, e lei avrebbe fermato la sua esecuzione, l’avrebbe salvata e avrebbe impedito che streghe e stregoni cominciassero una guerra durata secoli.»

«Quindi noi torneremo indietro di cinquecento anni esatti» disse Chiara. «Un giorno prima dell’esecuzione. Come facciamo a fermarla?»

«Non lo so. Isabella non lo dice. Ma nell’incantesimo è compreso tutto, persino la lingua. Riusciremo a comprendere tutti quelli che abbiamo attorno, e loro ci comprenderanno. È un incantesimo molto complesso, doveva essere potente. Durerà ventiquattro ore, dopodiché sarà troppo tardi per tornare indietro. Dovremo fare tutto in un giorno solo.»

«Come faceva Isabella a sapere dell’ultima strega?» chiese Cassandra, che sembrava aver dimenticato che odiava Edoardo e gli stregoni e ascoltava con la massima attenzione.

«La Sibilla del tempo aveva predetto il futuro tempo prima. Aveva annunciato della rottura tra streghe e stregoni, che le streghe si sarebbero estinte in Europa, e il fatto che cinquecento anni dopo ne sarebbe arrivata una che avrebbe riportato la pace, dopo secoli di guerra. Nessuno aveva dato credito alle sue parole, streghe e stregoni erano molto uniti all’epoca, ma quando i rapporti hanno iniziato a deteriorarsi era diventato ovvio che quella profezia era la verità.»

«Quindi, fammi ricapitolare» disse Chiara, a cui le troppe informazioni iniziavano a darle alla testa. «Isabella era capo del Gran Consiglio, Leonardo uno stregone con un buon nome nella comunità. La ha denunciata alle autorità per liberarsene e prendere il potere, approfittando dell’essere un uomo e avere la sua parola contro quella di una donna. Ha funzionato, l’hanno uccisa, e da quel momento lo strappo tra streghe e stregoni è stato insanabile. Le streghe si sono date alla macchia, gli stregoni hanno iniziato la caccia, e le hanno uccise.»

«Esatto. Salviamo Isabella, diamo il benservito a Leonardo, convinciamo gli stregoni a non dare la caccia alle streghe e salviamo il mondo magico.»

«Una passeggiata, insomma» borbottò Cassandra, incrociando le braccia. «In un giorno appena, poi!»

«Beh, non è mica colpa mia.»

«No, soltanto dei tuoi antenati stregoni.»

«Io non ho mai fatto niente contro le streghe.»

«Hai appoggiato un sistema che le ha represse e nascoste, cacciate per secoli.»

«Io non lo sapevo!»

«Tuo padre…»

Chiara si alzò, facendo strisciare la sedia all’indietro e creando un baccano infernale. I due litiganti tacquero. «Vado a chiamare Genny e Coletti, così andiamo. A breve i genitori di Gennaro si accorgeranno che non è tornato, dobbiamo sbrigarci.»

Lasciò Cassandra e Edoardo a discutere come sempre e tornò verso l’ingresso.

Lorenzo e Gennaro erano ancora là, le mani di Lorenzo sui fianchi dell’altro e quelle di Gennaro aggrappate alla felpa del compagno, proprio sul petto. Si stavano baciando, ma non con l’adrenalina della prima volta che li aveva visti farlo.

Si stavano baciando come due persone che non dovrebbero lasciarsi mai più.

Fu sul punto di schiarirsi la voce, ma un attimo prima che lo facesse, sapendo che l’avrebbe fatto, Gennaro si separò da Lorenzo, pur continuando a guardarlo. «Sono venuti a chiamarci» gli disse, incapace di distogliere lo sguardo.

Lorenzo aveva l’aria inebetita, un sorrisino sulle labbra, e teneva ancora le mani sui suoi fianchi. «Beh, di’ loro che possono anche andare a fanculo.»

Chiara alzò gli occhi al cielo, sulle labbra di Gennaro si formò un sorriso divertito. «Non posso. Stanno per venire a cercarci, dobbiamo andare.»

Lorenzo sbuffò, lasciandolo andare controvoglia.

Gennaro si voltò verso di lei e le disse «Andiamo!»

Anche Lorenzo si voltò, guardandola con aria annoiata. «Marchesi. Sei tu.»

«Coletti» rispose Chiara, fredda.

Li guidò alla sala da pranzo e si sedettero intorno al tavolo. Edoardo aveva disposto le pietre levigate a formare un triangolo in mezzo a loro, e quelle vibravano di energia magica.

«L’incantesimo può funzionare soltanto oggi. Ci porterà in un varco che si aprirà solo una volta. Abbiamo una sola possibilità» disse Edoardo, una volta che tutti si furono accomodati. Chiara rabbrividì a quelle parole. «L’emozione che dobbiamo provare è il rimpianto. È diverso dal rimorso, attenzione. Il rimpianto è il senso di colpa per non aver fatto qualcosa che si sarebbe dovuto fare. Il rimorso è il senso di colpa per aver fatto qualcosa che non si sarebbe dovuto fare. Sono agli opposti.»

«Come potete farlo se avete il neutralizzatore?» chiese Cassandra, alzando un sopracciglio.

Edoardo alzò le spalle. «Ce lo propinano sempre dopo la scuola, l'effetto sta svanendo proprio in questo momento. Per questo verranno a cercarci se non ci presentiamo.»

Lorenzo si sgranchì sulla sedia e si scrocchiò le dita in modo rumoroso. «Bene, ora muoviamoci. Rimpianto, non rimorso. Capito, Marchesi?»

«No. Mi sta venendo il mal di testa…» mormorò Chiara, abbattuta.

«È facile, in realtà» commentò Gennaro. «Rimpianto è, per esempio, non aver difeso qualcuno che aveva bisogno di aiuto. Rimorso è aver commesso un crimine, invece. Rimpianto: colpa per non aver fatto; rimorso: colpa per aver fatto.»

«La fai facile tu» intervenne Cassandra. «Non hai nemmeno i poteri. Non sei tu che devi fare questo incantesimo, comodo così.»

«Occhio a come parli» abbaiò Lorenzo. «Prima che ti stacchi la testa a morsi.»

«Mi piacerebbe vederti provare.»

«Basta litigare» era stato Edoardo a parlare. «Pensate a qualcosa per cui provate rimpianto, e poi al 1520. Il rimpianto dev’essere intenso per funzionare, mi raccomando.»

Un telefono iniziò a vibrare. Gennaro lo tirò fuori dalla tasca e diede un’occhiata al nome sullo schermo. «È mio padre.»

Cassandra si sistemò sulla sedia, per stare più comoda, e sospirò per farsi forza. «Muoviamoci. Tuo padre non può localizzarci, ma Veronica e Coumba sì. Si accorgeranno che non siano tornate da scuola come al solito a minuti.»

«Va bene. E rimpianto sia» disse Chiara, chiudendo gli occhi e provando a concentrarsi. 

Non fu difficile trovare qualcosa da rimpiangere. Era da giorni che era consumata dalla colpa di non aver salvato Edoardo, Gennaro e Lorenzo dalle grinfie del Gran Consiglio, loro che le avevano fatto da tutor, spiegato tutto quello che sapeva, che l’avevano  accolta nel loro gruppo di amici e non l’avevano mai consegnata, anche se per Edoardo mentire al Gran Consiglio significava mentire a suo padre.

Si concentrò su quel momento e, come sempre, il suo cuore venne stretto da una morsa.

Sentì Lorenzo dire «Meglio alzarci in piedi, o quando arriveremo cadremo come degli idioti» e poi rumore di sedie che si spostavano. Seguì alla cieca il movimento, alzandosi senza aprire gli occhi.

Aveva cercato di evitare il pensiero per tutti quei giorni, invece in quel momento lasciò che la immergesse, facendola sentire male. 

Ho sbagliato, si disse. Sarei dovuta restare, affrontare il Gran Consiglio e poi avrei trovato l’incantesimo comunque. Almeno ora lui non mi odierebbe. Forse staremmo ancora insieme.

Non aveva avuto il coraggio di restargli accanto, e ora Edoardo la odiava. 

Poi si concentrò su Isabella. Prese quell’angoscia, quella colpa che la consumava, e la riversò su di lei e su dove doveva andare. La rivide, sporca e dalle vesti stracciate, impaurita eppure decisa. Era lei che voleva, era lì che il suo cuore la portava.

«Sta funzionando, non vedo più niente» la voce di Gennaro era un concentrato d’ansia. «Non vedo…»

Note autrice
Che sarà successo? L’incantesimo sarà riuscito?
Chi lo sa. Lo scopriremo nel prossimo capitolo. Certo, il titolo dà qualche hint a riguardo lol.
Intanto, almeno Gennaro e Lorenzo hanno avuto una gioia. Che sia destinata a durare? Speriamo!
Non si può dire lo stesso per Chiara, che è in ansia e divorata dai sensi di colpa, oltre che incasinata tra la mancanza per Edoardo e i sentimenti contrastanti che prova per Cassandra.
Tutto può ancora succedere! Continuate a seguire la storia e vedrete!

Continue Reading

You'll Also Like

2.4K 201 31
⚠️QUESTA È SOLO UNA TRADUZIONE I CREDITI ORIGINALI VANNO HA @minsungiehoe IO L'HO SOLO TRADOTTA ⚠️ Han jisung è un dolce innocente ragazzo che è un...
Sweet Hell By enJoy

Teen Fiction

134K 4.7K 60
Kyla ha sempre avuto una vita ordinaria, niente di nuovo. Sempre i soliti quattro amici, esce una sola volta a settimana, a detta di tutti: una pall...
6.1K 295 16
il più semplice dei legami proibiti. due ragazzi che si conoscono da tanto tempo. lei è sempre stata innamorata di lui, ma mai l'ha rivelato ad anima...
4.8K 314 17
Parte due, seguente alla parte uno, ovviamente. Nulla qui forse ci sarà anche un po' di Chariox perché si, punto decido io. ••• Nessuna delle immagin...