L'Ultima Strega

By Trachemys

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Avere sedici anni non è mai facile, questo Chiara lo sa bene. Tra interrogazioni, primi amori, genitori appre... More

Premessa
1.1 Chiara Accolti Marchesi
1.2 Chiara Accolti Marchesi
2.1 Piccoli Incidenti
2.2 Piccoli Incidenti
3.1 La Festa
3.2 La Festa
4.1 Progressi
4.2 Progressi
5.1 Amore e Altri Misteri
5.2 Amore e Altri Misteri
6.1 Vacanze di Natale
6.2 Vacanze di Natale
7.1 Streghe
7.2 Streghe
8. Scomparsi
9.1 Cambio di Carte
Premessa Parte II
9.2 Cambio di Carte
10.1 Vita da Strega
11.1 Passato
11.2 Passato
12.1 Salvataggio
12.2 Salvataggio
13.1 Ricucire lo Strappo
13.2 Ricucire lo Strappo
Epilogo

10.2 Vita da Strega

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By Trachemys

Fu così che Gennaro spiegò tutto nei minimi dettagli. Quando avrebbero dovuto prendere il treno, per quale fermata, da che strada passare, gli incantesimi da fare per non essere notati, i contrattempi dei guardiani al Consiglio che avrebbero permesso loro di accedere. Si accordarono per ritrovarsi un’altra volta prima del giorno designato, per ripassare il piano e controllare che non vi fossero novità – il futuro soleva cambiare, spesso e volentieri – e Gennaro se ne andò, lasciandole sole.

Chiara era dubbiosa alla prospettiva di partire per Gorizia, non avrebbe voluto rubare altri Libri agli stregoni, sapeva che era sbagliato, ma non sapeva proprio come evitarlo. 

Dopo cena, prima di andare a dormire, fu il suo turno di portare fuori la spazzatura. Prese la busta del vetro e scese per le scale del palazzo, per gettarla nel cassonetto condominiale presente nel giardino sul retro. Dopo aver imboccato l’ultima rampa aprì la porticina che dava sul cortiletto interno, quando una voce la fece sobbalzare.

«Ci hai messo tanto.»

Soppresse un grido, e la busta del vetro le cadde a terra, portando alcune bottiglie a sbriciolarsi con un gran fracasso. «Genny! Sei pazzo, forse?»

«Fai piano, ti sentiranno tutti così!» esclamò il ragazzo, nascosto proprio dietro la porta del giardino.

«Mi hai spaventata! Come… come sei entrato?»

«Non sono mai uscito. Senti, non c’è  tempo. Se ci metteremo più di due minuti si accorgeranno che qualcosa non va e verranno a cercarti qua sotto.»

«Non dovrei parlare con te di nascosto. Me ne vado.»

«Tu non vai da nessuna parte» sibilò lui, brusco. «Ora mi ascolti e cerchiamo di rimediare al disastro che hai combinato.»

«Io non ho combinato nessun…»

«Sarò sincero con te. Il tre febbraio non andremo a Gorizia. Ho mentito.»

Chiara trattenne il respiro. «Ma hai detto…»

«Ho detto una cazzata, ecco cosa ho detto. Ho scelto il tre febbraio come data perché la mia visione del futuro si interrompe al giorno prima, il due. Dopo il due febbraio di quest’anno non vedo più il futuro, né il mio né il tuo né quello di nessun altro.»

«Com’è possibile?»

«Ci sono solo due spiegazioni plausibili per questo. La prima, quella più probabile, è che il due febbraio sarà il giorno della mia morte.»

Chiara lo guardò, gli occhi azzurri spalancati. Lo aveva detto con naturalezza e pragmatismo, come se fosse un’eventualità  che aveva accettato da tempo. Alla ragazza si fermò il cuore nel petto. «E la seconda?»

«La seconda è che ci riusciremo. Andremo indietro nel tempo a sanare lo strappo. Posso vedere il futuro, non il passato, quindi se tornassimo al 1520 non potrei vederlo.»

«Questa opzione mi piace di più.»

«Sì, anche a me. Hai idea di come potremmo fare?»

«Io… io… forse sì» mormorò. «Ho avuto un’altra  visione stamattina. Isabella dice che non c’è  più tempo, che ha nascosto l’incantesimo al Gran Consiglio. Solo che non so come arrivarci.»

«Le tue amiche non mi fanno più avvicinare al Consiglio e agli stregoni. Dovrai prenderlo tu.»

«Io? Cassandra non mi molla un attimo, l’hai vista! Non posso farlo!»

«Devi trovare un modo. Tocca a te sanare lo strappo, dobbiamo ricucire questa frattura tra streghe e stregoni alla radice, è l’unico modo. E poi, se non torneremo indietro nel tempo, vorrà dire che dovrò morire. Sinceramente non ci tengo tanto...»

Chiara lo guardò, sperò che scherzasse ma sembrava più serio che mai. La ragazza ci pensò, allora, alla sua morte. Pensò a Edoardo e Lorenzo, li avrebbe fatti a pezzi, e pensò ai suoi sensi di colpa. No, la sua perdita della vista non poteva riferirsi alla sua morte. Doveva essere per forza segno che sarebbero tornati nel passato.

«Troverò un modo. Torneremo indietro nel tempo e saneremo lo strappo, come vuole Isabella. Ci riusciremo.»

Gennaro le sorrise. «Quello che volevo sentirmi dire. Ora vado, e tu butta quella roba e torna su a casa, che inizieranno ad allarmarsi presto.»

Detto questo, girò i tacchi e si allontanò verso l’uscita.

Il giorno dopo, a scuola, Chiara era uno straccio. Non aveva dormito nulla, immagini di Cassandra e Edoardo, di baci e carezze, di Gennaro e Isabella e minacce di morte si erano susseguite nella sua testa, senza darle tregua sino a notte fonda. All’ora di fisica la professoressa interrogò un gruppetto di suoi compagni, così si scusò per andare in bagno e si sciacquò il viso, osservandosi allo specchio con aria sbattuta. 

Quei giorni erano stati intensi per lei. Aveva cambiato casa e la sua famiglia le mancava; Edoardo ce l’aveva  con lei e la presenza di Cassandra la confondeva; c’era  il problema dell’incantesimo e di Gennaro. Tutto questo senza contare la scuola. Sentiva di avere troppo a cui pensare, e troppo poco tempo per farlo.

Uscì in corridoio che l’acqua in volto le aveva schiarito le idee, quando andò a sbattere a qualcuno che non vedeva con chiarezza. Si inforcò gli occhiali, che si era tolta per lavarsi il viso, e lo vide.

Lorenzo era proteso verso di lei, un braccio appoggiato al muro, e la inchiodava alla porta del bagno. «Dimmi cosa gli avete fatto.»

Chiara sentì le porte dei bagni sbattere con violenza, una magia accidentale dovuta allo spavento improvviso. Si concentrò e tentò di calmarsi, ormai era una strega da un po’, non poteva più permettersi magie accidentali come quella.

«Coletti, io… io…» sapeva che Lorenzo non poteva farle alcun male. Gli avevano rifilato un neutralizzatore, era senza poteri, mentre lei disponeva ancora dei suoi. Eppure averlo nel suo spazio personale, fuori di sé dalla rabbia, le faceva paura.

«Voglio sapere perché non mi guarda neanche più in faccia, e voglio saperlo adesso

Fu allora che le venne l’idea. «Tu» gli disse. «Tu devi aiutarci.»

«Forse non hai capito, quindi lo ripeterò un’ultima volta» disse, scandendo bene le parole e facendo un passo in avanti, schiacciandola ancora di più sulla porta. «Ho detto…»

«Gennaro è in pericolo» soffiò, con un filo di voce. «E tu puoi aiutarmi a salvarlo.»

Lorenzo sbatté le palpebre. «Cosa?»

«Devi trovare un incantesimo per me, al Gran Consiglio. Un incantesimo che mi faccia tornare indietro di cinquecento anni. Isabella lo ha nascosto nei documenti del Gran Consiglio e io non so come fare a trovarlo. Tu e Edo avete libero accesso, dovete trovarlo voi.»

«Perché mai dovrei aiutarti a rubare un incantesimo al Gran Consiglio dopo tutto quello che hai fatto?»

«Perché se non lo trovi Genny morirà.»

«Non ti credo.»

«È stato lui a dirmelo. Non vede più il futuro dopo il due di febbraio, il futuro di niente e di nessuno. Dice che può voler dire solo due cose: che morirà o che torneremo indietro nel tempo. Per tornare indietro nel tempo c’è solo quell’incantesimo, quindi è la nostra unica possibilità.»

«Come faccio a sapere che non lo stai dicendo perché alle tue amiche streghe serve quell’incantesimo? Come faccio a sapere che non mi stai usando e questa non è la verità?»

«Non puoi saperlo. Ma pensaci, se avessi ragione? Sei davvero disposto a rischiare la sua vita?»

Lorenzo fece un passo indietro, lasciandole spazio per respirare. «Merda» imprecò, tra i denti, portandosi le mani al volto.

«Ricordi le mie visioni? Quelle che mi avete provocato tempo fa? Già allora sapevamo che saremmo dovuti tornare indietro. Ecco, questo è il momento. E né io né Genny possiamo avvicinarci al Gran Consiglio, dovrai farlo tu. E presto, il due febbraio al massimo dovremo partire.»

Lorenzo restò immobile, prendendo respiri profondi nel tentativo di calmarsi. Non aveva bisogno di disinnescare, non più non avendo i poteri, e Chiara capì che stava cercando di non dare di matto e iniziare a urlare come suo solito, per non dare nell’occhio.

«Stai calmo, adesso» gli disse, afferrandogli il braccio. Si aspettò che si scostasse, ma non accadde. «Risolveremo tutto. Vedrai che…»

«Calmo?» sibilò, togliendo le mani dal volto e guardandola con aria stravolta. Chiara non l’aveva mai visto così. «Mi hai detto che il mio ragazzo sta per morire e dovrei anche stare calmo?!»

«Non ti ho detto che il tuo ragazzo sta per morire, ti ho detto che dobbiamo tornare indietro nel tempo.»

«Certo, la fai facile! Non sono nessuno al Consiglio, non posso entrare come se niente fosse, e non ho neanche i poteri! E ora se non riesco a farlo… se non ti porto quell’incantesimo lui potrebbe…»

«Ma tu ce la farai. Edo ti aiuterà. Lui è figlio del grande capo, può farcela. Prenderete quell’incantesimo e andrà tutto bene. Torneremo al 1520, ricuciremo lo strappo, nessuno morirà.»

Il ragazzo prese una boccata d’aria. Si sfregava le mani in preda al nervoso, Chiara fece un passo indietro per buona misura. «Giuro che se gli succede qualcosa ti uccido. Ti uccido, capito?»

Lei aprì la bocca per balbettare qualche scusa, quando sentirono passi avvicinarsi e si voltò per seguire il rumore. Laura, la nuova compagna di banco di Lorenzo, una ragazza un po’ sciatta che dell’amore per i cavalli ne aveva fatta tutta la sua personalità, si affacciò sul corridoio e andò verso di loro.

«Chiara, la prof mi ha mandata a vedere perché ci metti tanto.»

«Ho solo il ciclo» mentì. «Non mi sento tanto bene. Ora arrivo.»

Guardò Lorenzo sollevando le sopracciglia per chiedergli se avesse capito tutto quello che c’era da capire. Lui resse lo sguardo con allenata superiorità e annuì.

Chiara seguì una annoiata Laura verso la classe, lasciando Lorenzo al bagno a pensare.

Almeno, dopo quello che lei gli aveva detto su Gennaro, non avrebbe avuto scelta: avrebbe cercato l’incantesimo per lei. 

Sì, se c’era  qualche speranza che si tornasse indietro nel tempo a sanare lo strappo era proprio nelle mani di Lorenzo Coletti, lei non aveva dubbi a riguardo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per trovarlo, lo sapeva.

Quel pomeriggio, a casa, si ritrovò in camera con Cassandra a fare una versione di greco, un brano di Per l’uccisione  di Eratostene, di Lisia. Avevano un Rocci e un GI, che si completavano, e avanzavano piuttosto spedite verso la sua fine. Chiara aveva cercato di isolare i pensieri, liberare la mente e non stressarsi troppo su Edoardo, la sua famiglia, l’incantesimo nascosto al Gran Consiglio, o il pericolo della morte di Gennaro.

La presenza di Cassandra accanto a lei, così vicina, faceva abbastanza per distrarla e confonderle la mente.

«Allora, il verbo della principale è ἔχειν, il che significa…»

«ἔχειν è un infinito, non può essere il verbo della principale. Il verbo della principale dev’essere νομιζω. Aspetta, fammi cercare.»

Chiara aprì il dizionario alla lettera “ni” e aguzzò la vista. Sentiva lo sguardo di Cassandra su di sé, una pressione addosso che le ricordava come si era sentita quando era andata in biblioteca a studiare con Edoardo, una sensazione di adrenalina e ansia serpeggiante, il cuore che le batteva forte nel petto e le guance in fiamme.

«Chiara…» le disse, a bassa voce. La ragazza alzò gli occhi dal vocabolario di greco per farle capire che aveva inteso. «Ma quindi, con Edo?»

«Con Edo che cosa?»

«Non state più insieme?»

La ragazza distolse lo sguardo. «Non so se lo siamo mai stati davvero. Te l’ho  detto, non ne abbiamo mai parlato.»

«E la cosa ti fa stare male?»

«Sì» rispose, guardando ovunque meno che lei, per vergogna e qualcos’altro  che non riusciva a identificare con chiarezza. «Sì, mi fa stare male. Stare con lui era… bello. Ero felice. E ora mi odia, pensa che io sia una disgrazia per lui.»

«Quello non capisce nulla. Cos’altro potevi fare? Restare con loro e finire nelle mani del Gran Consiglio? Potrebbe anche mettersi nei tuoi panni, se davvero tiene a te. Io lo farei.»

Quell’ultima  frase, quasi un sussurro, la spinse a guardarla negli occhi. Aveva sempre pensato che Cassandra fosse bella, di un’eleganza particolare, raffinata, e in quel momento lo sembrò ancora di più.

«Lo faresti davvero?»

«Sì. Non ce l’avrei mai con te per aver cercato di proteggerti.»

Fu allora che decise che gliel’avrebbe detto. Che seppe che lei non l’avrebbe mai giudicata, non si sarebbe arrabbiata, non avrebbe confessato a Veronica ciò che lei aveva da dirgli.

«Cassandra, io… devo confessarti una cosa. Ma voglio che tu te la tenga per te. Non devi dirla a nessuno, capito? Neanche a Veronica o Coumba. E voglio che non ti arrabbi con me.»

«Certo» la risposta arrivò prima della fine della richiesta. «Non ce l’avrò con te. Non preoccuparti.»

Il suo sguardo si era illuminato, e Chiara pensò che Cassandra potesse aver frainteso ciò che aveva da dirle. 

«Sto avendo delle visioni, la notte. È così che mi sono spuntati i poteri. Vedo una donna, Isabella, e lei mi parla. Mi dice che devo andare da lei, indietro nel tempo. È una strega del periodo in cui sono iniziati i roghi, ed è condannata a morte. Dice che per appianare le divergenze tra streghe e stregoni devo seguirla, andare da lei. Dice che ha nascosto un incantesimo al Gran Consiglio in cui si può tornare indietro di cinquecento anni. Ho mandato Lorenzo a cercarlo per me.»

«Oh.» La luce negli occhi di Cassandra si spense, e il suo volto si colorò di  incredulità. «Chiara, non… non puoi prendere queste iniziative da sola! Dobbiamo parlarne con Veronica, è una cosa troppo importante…»

«No! Non possiamo dirglielo. Veronica non vuole la pace tra streghe e stregoni, lei vuole vendetta. Cercherebbe di fermarmi.»

«È meno cattiva di quel che credi.»

«Non penso sia cattiva, ma è arrabbiata, e vuole distruggere gli stregoni, tenerli in pugno. Io non voglio questo. Io voglio che entrambe le parti tornino a vivere insieme.»

«Stai collaborando con Lorenzo. Gli hai parlato di nascosto senza dircelo! Se le altre lo venissero a sapere…»

«Ma non lo sapranno. Perché tu non glielo dirai, giusto?»

«Oh, Chiara…»

«Voglio che tu venga con me. Vieni con me nel passato. Aiutami a sanare lo strappo, e ti prometto che se il piano fallirà, il tre febbraio andremo a Gorizia come programmato. Ti prometto che farò di tutto per fermare gli stregoni. Una volta che avremo provato alla mia maniera, se non funzionerà, giuro che sarò dalla vostra al cento per cento.»

«Non posso lasciartelo fare, non posso.»

Chiara, in uno slancio di coraggio, le prese la mano. La sentì irrigidirsi a quel tocco, e la pelle le bruciava là dove aveva la mano della ragazza nella sua. «È la cosa giusta da fare, devi saperlo. Se tornassi indietro, gli stregoni non avrebbero mai ferito le streghe. Tutto il male che gli stregoni hanno fatto svanirebbe. Tutto il dolore e la rabbia delle streghe non esisterebbero.»

«E tu pensi davvero che qualche tempo nel passato ci permetterà di cambiare cinquecento anni di discriminazioni?»

«È quello che pensa Isabella. È quello che sono destinata a fare.»

La vide chiudere gli occhi e prendere un profondo respiro. Li riaprì e la inchiodò con lo sguardo, annuì. «Va bene. Facciamolo. Ma se qualcosa va storto, quando torniamo nel presente la prima cosa che faremo sarà andare a Gorizia con Gennaro a prenderci un altro Libro. Non accetto obiezioni.»

«Nessuna obiezione. Ti giuro che se non riuscirò a sanare lo strappo la risolveremo a modo vostro. Se la via della pace non porterà da nessuna parte, allora gli stregoni avranno la guerra. Promesso.»

«Allora siamo d’accordo. Se Lorenzo troverà l’incantesimo torneremo indietro nel tempo, e avrai un’unica  possibilità.»

«Posso farcela. Lo so, lo sento. Sento che è la cosa giusta da fare.»

«Sai, io mi sono trasferita nella nostra classe per te» le disse, e Chiara trattenne il fiato a quelle parole. «Ti ho osservata a lungo, ho dovuto farlo, dovevo essere pronta quando avessi incominciato a manifestare i poteri. E voglio che tu sappia che è per questo che ti ho detto sì. Perché ho imparato a conoscerti, da lontano, e so che se sei convinta che è la cosa giusta da fare allora devo fidarmi di te. Io ti guardavo sempre, anche se tu non ti sei mai accorta di me.»

Io ti guardavo sempre, anche se non ti sei mai accorta di me.

Chiara non seppe proprio cosa rispondere a quelle parole, non era neanche sicura fossero del tutto vere. 

Strinse la mano che aveva ancora nella sua, e la ragazza rispose alla stretta. «Grazie.»

Note autrice
Chiara e Cassandra iniziano a legare sempre di più, tanto che Chiara le ha confessato tutto. Avrà fatto bene? Male? Spiffererà tutto alle altre?Accetto i vostri pronostici.
Intanto, Chiara ha incaricato uno sconvoltissimo Lorenzo di recuperare l'incantesimo, utilizzando l'ombra della minaccia che incombe su Gennaro. Speriamo che funzioni, se non vuole avere un morto sulla coscienza! Ci riuscirà? Chiara sembra non avere dubbi a riguardo.
Ci dirigiamo all'utlimo arco di questa storia, e tutti i nodi verranno al pettine presto.

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