L'Ultima Strega

By Trachemys

4.6K 525 3.4K

Avere sedici anni non è mai facile, questo Chiara lo sa bene. Tra interrogazioni, primi amori, genitori appre... More

Premessa
1.1 Chiara Accolti Marchesi
1.2 Chiara Accolti Marchesi
2.1 Piccoli Incidenti
2.2 Piccoli Incidenti
3.1 La Festa
3.2 La Festa
4.1 Progressi
4.2 Progressi
5.1 Amore e Altri Misteri
5.2 Amore e Altri Misteri
6.1 Vacanze di Natale
7.1 Streghe
7.2 Streghe
8. Scomparsi
9.1 Cambio di Carte
Premessa Parte II
9.2 Cambio di Carte
10.1 Vita da Strega
10.2 Vita da Strega
11.1 Passato
11.2 Passato
12.1 Salvataggio
12.2 Salvataggio
13.1 Ricucire lo Strappo
13.2 Ricucire lo Strappo
Epilogo

6.2 Vacanze di Natale

160 19 197
By Trachemys

Quella settimana furono tutti presi dalle interrogazioni, e poi arrivarono le vacanze. 

Insieme alla presenza di Gennaro e Lorenzo, in quei giorni aveva fatto alcuni progressi. Era diventata abbastanza brava a indirizzare gli incantesimi più semplici, anche se doveva ancora lavorare sulla gestione dello stress.

Al momento, comunque, le sue magie accidentali sembravano essersi parecchio ridotte.

Anche quando la situazione le scappava di mano non era mai un’esplosione o il volo di sedie e altri mobili, poteva essere una lampadina che si fulminava, una porta che sbatteva, e in generale interferenze che non avrebbero rischiato di uccidere nessuno. 

Dopo aver archiviato gli incantesimi più semplici, cioè distruggere e riparare gli oggetti e aprire e chiudere le porte, lei e Edoardo si concentrarono sull’invisibilità, un incantesimo che, tra quelli per i principianti, era tra i più difficili.

Il fatto che suo fratello venisse a ficcanasare senza bussare e che suo padre le avesse vietato di tenere la porta chiusa a chiave con un ragazzo in camera rendeva le cose più complicate.

«Hai capito che ho detto?» domandò Edoardo, seduto alla sedia della scrivania. 

Chiara era a gambe incrociate sul suo letto e doveva ammettere che, senza i ragazzi tra i piedi, non le dispiaceva stare vicino a Edoardo, anche se non aveva più provato a darle un bacio.

«Sì» annuì con decisione. «Devo vergognarmi a morte. Desiderare di sparire.»

«Esatto. Devi pensare alla cosa più imbarazzante che ti sia mai successa, deve venire voglia di sotterrarti dalla vergogna.»

«Non sarà difficile» rispose Chiara. «Io faccio un sacco di figure di merda.»

Edoardo fece un sorrisino. «Non stento a crederci. Conosco qualche storia imbarazzante su di te anche io.»

«Lo stai dicendo solo per condizionarmi, così mi verrà più facile. Ma tanto non ci casco.»

«Oh, tu credi? Forse non ti ricordi che la tua amichetta è uscita per sei mesi con Gennaro. E lei ha la lingua lunga…»

Chiara sgranò gli occhi. «No, stai bluffando. Rebecca non racconterebbe mai le mie cose in giro.»

«In giro no, ma al suo ragazzo? E sai che tutto quello che arriva a Gennaro arriva anche a me. Senza eccezioni.»

«No, no, no, no» scosse la testa. «Stai cercando di farmi vergognare, come quando per farmi spaventare mi stavi buttando dalla finestra. Non mi avrai, non stavolta.»

«Ah sì? Allora non è vero quello che mi ha raccontato della vostra vacanza in Trentino… quando sei stata male…»

«No!» gridò, saltando in piedi sul letto. «Smettila! Non dire altro! Basta! Non ti sto ascoltando, non ti ascolto più!»

Il sorriso di Edoardo si allargò. «Quella capsula aveva la forma davvero strana, vero?»

«Io la ammazzo! Quella stronza la ammazzo!»

«Ma quindi è vero?» Edoardo aveva iniziato a ridacchiare. «Non volevo crederci!»

«Ti prego, smettila. Ti prego, smettila. Ti prego…»

«Oh, andiamo! Succede a tutti. Insomma, chi non ha mai preso una pastiglia come se fosse una supposta perché aveva una forma strana? È geniale!»

«Oddio, credo di stare per svenire…»

Chiara ricordava bene quelle vacanze. Aveva passato la settimana bianca con Rebecca e i suoi genitori, ma le era venuta l’influenza. La madre di Rebecca le aveva consigliato di prendere una pastiglia e lei, notando la sua forma allungata, l’aveva scambiata per una supposta, così anziché ingoiarla l’aveva assunta in modo alternativo.

Era stato l’anno prima, aveva quindici anni allora, già troppi per questo tipo di stronzate. Lei aveva dato la colpa alla febbre e quando l’aveva confessato a Rebecca si era fatta giurare di non dirlo a nessuno.

«Vorresti sparire, vero? Vorresti sotterrarti. E non sai tutto quello che so, tutto quello che mi ha detto…» incalzò Edoardo, che non aveva distolto lo sguardo per un attimo. «Ti fisserò e ti parlerò di questo sinché non sparirai. Te lo giuro, Chiara, non smetterò di fissarti e di prenderti in giro sinché non ce l’avrai fatta.»

La ragazza scostò le mani dal volto e lo guardò. Edoardo non poteva sapere quella storia. Non doveva saperla. La verità era inaccettabile. 

In quel momento desiderò davvero sparire dalla faccia della terra. 

«Fallo, Chiara. Fallo. So che puoi.»

Lei esitò.

«Altrimenti continuo, sai. Come quella volta con Matteo Bertini, quando–»

«Finiscila!» protestò, rannicchiandosi sul letto per nascondersi. 

Avrebbe dovuto uccidere Rebecca. Eccome se l’avrebbe uccisa.

Voleva solo che Edoardo se ne andasse, o voleva essere lei a scappare, era la stessa cosa. Voleva solo che la smettesse di guardarla, di parlarle, di esistere.

Lo sentì esultare e alzò lo sguardo di nuovo. 

Si era alzato in piedi, aveva i pugni verso il cielo e un sorriso vittorioso. «Grande! Funziona! Sono un genio! Sono il dio dei tutor, cazzo!»

«Cos’è questo chiasso? Pensavo doveste studiare» esclamò Raffaele, aprendo la porta senza preavviso.

Era la regola nel caso di ragazzi in casa, per evitare che Chiara finisse per fare chissà quali attività sul letto della camera.

«Signor Marchesi, scusi, stavamo solo…»

«Dov’è Chiara?»

Solo quando lo chiese con la fronte aggrottata, osservando con sguardo inquisitorio la stanza, lei realizzò il significato delle parole di Edoardo.

Funziona.

Si osservò le mani, riusciva ancora a vederle. La maglia che aveva addosso, i jeans, tutto. 

Eppure, nessun altro era in grado di farlo.

«Uhm, lei è… in bagno.»

«In bagno c’è Nicola, ci sono appena stato.»

Vide Edoardo che alzava le spalle. «Che ne so io? Lei mi ha detto che andava in bagno, mi avrà detto una bugia.»

Raffaele lo osservò con scetticismo per qualche secondo. «Cos’era tutto quel chiasso?»

«Guardavo un video su YouTube. Un video di esplosioni. Molto divertente, anche.»

«Non dovreste studiare?»

«Stavamo studiando, ma poi Chiara è andata in bagno e mi sono messo al cellulare. Quando torna riprendiamo.»

«Mh» commentò Raffaele, squadrandolo con sospetto un’altra volta. «Comportati bene.»

«Sì, signor Marchesi» rispose Edoardo, sfoggiando un sorriso smagliante.

L’uomo fece una piccola smorfia e si ritirò, socchiudendo la porta dietro di sé.

«Oh, cazzo» sussurrò Edoardo, cadendo sulla sedia della scrivania con un sospiro. «Mio padre è lo stregone capo del Gran Consiglio, eppure il tuo è molto più spaventoso. Ci sei ancora?»

«Sì» disse Chiara, lui sobbalzò.

«Dove sei?»

«Ancora sul letto. Davvero non mi vedi?»

Il ragazzo scosse la testa. «Sono un fottuto genio, te l’ho detto.»

«Come faccio a tornare normale?»

Si strinse nelle spalle. «Ti deve passare l’imbarazzo, tutto qui.»

«Grandioso. Quindi non succederà mai. Resterò invisibile per sempre e i miei genitori mi daranno per dispersa…»

«Nah, tra un po’ ti calmi e ti passa» disse, mettendosi più comodo. Tirò fuori il telefono dalla tasca e si mise a scrollare i messaggi. «Guarda, Colo e Genny hanno scritto di nuovo nel gruppo!»

«Mi sorprende che dopo ieri sera non siano in coma etilico» commentò Chiara, prendendo il cellulare. Appena lo afferrò, si accorse di non vedere il suo riflesso sullo schermo. Ghignò soddisfatta.

«Nah, sono abituati a queste cazzate…» commentò Edoardo.

I due ormai intasavano la loro chat di gruppo solo con immagini di cibo e di alcol, e il giorno prima avevano dato il meglio di loro sino alle quattro del mattino, inviando foto di shots per poi sparire nel nulla.

Dato che ormai scrivevano solo per quello, Chiara intuì che dovevano essere resuscitati in tempo per il pranzo.

Infatti fu proprio così.

«Ma quelli pensano solo a mangiare e a bere? Saranno andati alla grotta della Sibilla?» chiese, con uno sbuffo.

«Se anche fosse non l’avrebbero scritto. Non è sicuro parlarne al telefono, non si sa mai. Quando torneranno sapremo cos’hanno combinato di utile, non prima.»

«Sarà, ma a me sembra che non stiano facendo un cazzo…»

«Fidati di loro, sono sicuro che stanno facendo il possibile» disse Edoardo, per poi sorridere. «Ed eccoti di nuovo!»

«Sono riapparsa?» chiese, controllando il suo riflesso sullo schermo.

Riconobbe i suoi occhi celesti sul vetro e tirò un sospiro di sollievo.

«In tutto il tuo splendore» annunciò Edoardo, stiracchiandosi sulla sedia. «Ti preferisco così, sai. Che posso vederti.»

Chiara ricordò le parole di Lorenzo quel giorno al parco giochi. Comunque lui ci sta. E per le vacanze sarete voi due soli. Quindi fossi in te mi darei una mossa.

«Anche io preferisco così» rispose in un soffio, «che possiamo vederci.»

Edoardo si alzò dalla sedia e si sedette insieme a lei sul letto. Lei sentì il materasso che si abbassava sotto il suo peso, e il suo cuore d’un tratto accelerò.

Poteva farcela. Non avrebbe fatto esplodere nulla, ormai era migliorata tanto. Sì, il momento era opportuno.

Il ragazzo mise la mano sulla sua, posata sul letto, lei restò immobile.

«Penso che ormai ti sappia controllare abbastanza» confermò lui a bassa voce. «Che dici?»

«Abbastanza per cosa?» chiese, in un sussurro.

«Secondo te a che mi riferisco?»

In un improvviso slancio di coraggio, Chiara strinse la mano che ora teneva nella sua. Si avvicinò a lui tanto da sentirne il respiro sulla pelle. «Penso che–»

La porta si spalancò di nuovo, e i due schizzarono ai due lati opposti del letto.

Raffaele era apparso alla porta con un cipiglio seccato. «Il pranzo è pronto. Il che significa che tu devi andartene.»

Chiara avrebbe voluto strozzarlo.

«Uhm, sì, signore. Subito, signore» balbettò Edoardo, che si alzò in piedi e corse a raccattare i suoi libri, portati sin lì solo per fare scena. 

«Papà» sbuffò Chiara, mentre Edoardo finiva di riempirsi lo zaino, «non fare il maleducato, per favore.»

«Non sono maleducato. È ora di pranzo, quindi hai da fare. Si era detto che sarebbe rimasto sino a pranzo.»

«C’è modo e modo di dire le cose…»

«Non fa niente!» si affrettò a dire Edoardo. «Tanto avevamo finito.»

Che codardo. «Ci vediamo il ventisette, allora» sospirò lei. «Ti accompagno alla porta.»

«Non c’è bisogno» la interruppe Raffaele. «Scommetto che si ricorda dove si trova.»

«Okay…» mormorò Edoardo, sembrava a disagio. «Allora sì, al ventisette.»

«Ci vediamo» rispose Raffaele, guardandolo uscire dalla stanza con un sorriso affettato e allontanarsi.

«Papá» ripeté lei, quando fu uscito, «mi metti in imbarazzo.»

«Non mi piace quel damerino» borbottò l’uomo. «Non fa per te.»

«Si può sapere che problemi hai? Mi stava solo aiutando a studiare!»

«Beh, non mi piace comunque. Ora vieni, su, il pranzo è pronto, se lo facciamo freddare tuo fratello si arrabbia. Sai che non ha pazienza quando si tratta di mangiare.»

Chiara alzò gli occhi al cielo ma lo seguì.

Dato che era il ventitré di dicembre, quella sera non si esercitò e non studiò, si sforzò di non pensare a incantesimi o a libri di storia che prendevano fuoco, ma soprattutto si sforzò di non pensare a Edoardo. 

Le uniche volte in cui si ricordava della sua esistenza erano quando Lorenzo e Gennaro postavano le loro foto sul gruppo e lui rispondeva dando vari buongiorno, buon appetito, e i suoi altri commenti da vecchio.

Raccattò la sua buona dose di euro dai parenti per Natale, i genitori finalmente si decisero a regalarle la borsa che voleva, e il comportamento di suo padre tornò alla normalità.

Il ventisette dicembre arrivò, e Chiara decise che con Edoardo non avrebbero potuto continuare a vedersi a casa sua. Le possibilità che qualcuno entrasse proprio mentre stavano facendo qualche incantesimo erano troppo alte, e suo padre non sopportava Edoardo.

Si diedero appuntamento alla biblioteca comunale, che durante le vacanze di Natale era sempre quasi deserta. 

Quando Chiara arrivò, Edoardo era già lì. Le mandò un messaggio dicendole di raggiungerlo nella stanza dei classici russi, l’ultima sulla destra, e lei camminò per i corridoi vuoti senza sapere che aspettarsi.

Essendo un luogo pubblico non avrebbero potuto fare nulla di eclatante, eppure Edoardo le aveva promesso che aveva in mente per lei “qualcosa di figo”.

Erano gli unici ospiti della biblioteca, oltre alle due ragazze all’ingresso, e la sala era deserta.

Edoardo era seduto a uno dei tre tavolini disponibili, e quando lei entrò alzò la testa da un grosso libro dall’aspetto ammuffito e le rivolse un sorriso abbagliante.

«Eccoti! Vieni, dai, ti ho portato una cosa!»

Lei si avvicinò, perplessa, facendo cadere lo zaino sul pavimento e sedendosi sulla sedia accanto a lui.

«Ciao» disse, senza riuscire a trattenere un sorriso. «Che c’è di nuovo?»

«Colo e Genny saranno qui tra qualche giorno, quindi per la fine di queste lezioni private ho pensato di farti vedere questo. Guarda» le disse, facendo un cenno verso il libro che aveva davanti.

Era chiuso, dalla copertina nera in pelle un po’ rovinata, con sopra una stella a cinque punte in rilievo in oro. 

«Cos'è?»

«È un Libro di un Gran Consiglio del passato, è del cinquecento. Il più antico che abbiamo ancora in archivio. Ha bisogno di manutenzione continua, mio padre ci fa incantesimi di riparazione due volte a settimana perché non si rovini troppo. Se sapesse che l’ho fatto uscire di casa mi taglierebbe la testa…»

A Chiara sembrava che quel lavoro di manutenzione non stesse funzionando benissimo, il libro era piuttosto malridotto, ma le sembrò maleducato farlo notare e quindi non lo disse.

«L’ho portato perché è l’unico libro italiano ancora intatto in cui sono menzionate delle streghe. Ho pensato che ti avrebbe potuto fare piacere. Sai, noi parliamo di stregoni di qua e stregoni di là, ma era pieno di streghe, una volta. Streghe come te.»

Lo aprì con delicatezza, rivelando le pagine e pagine di stretta calligrafia a mano, lettere minuscole e tanto colme di svolazzi grafici che decifrarlo era quasi impossibile.

«Si dice l’abbia redatto una strega, Isabella, proprio qui a Castelcaro nel 1519. Ci dà tante di informazioni sulla vita delle streghe e degli stregoni del tempo. Il Gran Consiglio era misto allora, e Isabella ne era presidente. Era molto comune per le streghe ricoprire incarichi importanti.»

Chiara osservò le parole incomprensibili sui fogli ingialliti, sfiorando la superficie ruvida con il polpastrello. «È davvero stupendo.»

«Lo so» rispose Edoardo, che sembrava più di buon umore che mai. «Ho pensato di farti una piccola full immersion, dato che ora hai imparato a controllarti. Penso che quando torneranno gli altri potremmo indurti le visioni del passato, ci servono informazioni.»

Chiara trattenne il fiato. 

Ricordava quello che aveva provato quando era stata catapultata al porto, o nella sala delle tortura. Ricordava l’urlo spezzato della donna che osservava la compagna sui ciottoli della strada, il corpo straziato piegato in maniera innaturale.

«Noi staremo accanto a te tutto il tempo, non devi aver paura di nulla. E ti faremo tornare alla realtà se vedremo che ti agiti troppo.»

La ragazza annuì. «Hai fatto bene. È stata una bella pensata» disse, alzando lo sguardo. 

Edoardo non guardava più il libro, stava guardando lei.

«Sono contento che lo pensi» disse. «Mi mancherà stare da solo con te.»

Chiara sentì un calore al petto e d’un tratto si rese conto che anche lei non voleva che Gennaro e Lorenzo tornassero dal viaggio. «Anche a me.»

«Forse dovrei chiedere loro di restare un altro po’. Mi sembra che si stiano divertendo parecchio, in ogni caso!»

«Sapendo quanto sono permalosi, soprattutto Lorenzo, credo che smetterebbero di essere tuoi amici se dicessi una cosa del genere.»

«Accetterò il rischio, e comunque non ne sono così convinto» rispose lui. Chiara notò che il suo sguardo si era abbassato sulle sue labbra di nuovo. L’attimo dopo lo scostò di scatto e lo puntò di nuovo sulle pagine che avevano sotto al naso.

«Vedi» le disse, dopo essersi schiarito la gola, «prima c’erano un sacco di streghe e stregoni, qua in Italia. Almeno mezzo milione, a sentire papà, e la popolazione italiana era molta meno di quella di adesso. Beh, non si poteva parlare di Italia vera e propria, ma mi hai capito.»

«Quanti sono adesso?» domandò, incuriosita. «Insomma, in classe siamo già in tre. E mi pare di aver sentito che a scuola ce ne sono altri. Non mi sembra che ci siano pochi stregoni in giro.»

«Oh, siamo pochissimi. In tutta Italia saremo qualche migliaio, solo che siamo concentrati in gruppi ristretti. Qua a Castelcaro c’è una delle comunità più grandi in tutto il paese, siamo una ventina di famiglie. Un’altra sta a Gorizia, vicino Trieste. Una a Pozzuoli… una in Sardegna, vicino Nuoro… insomma, siamo pochi ma abbiamo qualche posticino per noi. E, per tradizione, i giovani stregoni frequentano il liceo classico. Non è una regola, non lo fanno tutti, ma per la maggior parte è così. Quindi diciamo che se fai il classico e abiti in una di queste città, è garantito che nella tua classe c’è almeno uno stregone. Non è una regola universale, però più o meno funziona così.»

«Come mai proprio questi posti? Perché non città più grandi come Roma o Milano?»

Edoardo si strinse nelle spalle. «Non ne ho proprio idea. Per dare meno nell'occhio, forse. Gli stregoni non se la sono passata bene, negli ultimi secoli.»

«Le streghe ancora peggio, a quanto pare.»

«Le streghe ancora peggio, già…» disse, anche se sembrava avesse la testa da un’altra parte. «In realtà furono bruciati al rogo anche alcuni stregoni maschi, solo che provare la loro colpevolezza era più difficile. E parliamo di una percentuale minima, comunque…» Sospirò. «Senti, devo dirti una cosa, altrimenti resto nervoso tutto il tempo» disse, dal nulla.

«Wow, okay.»

Vide che si chinava e prendeva il suo zaino da terra, mettendoselo in grembo. «Ti ho portato un regalo. Per Natale.»

Dal tono in cui lo disse non sembrava una cosa bella. Ne parlava come se le stesse raccontando qualcosa di spiacevole.

«Oh» disse lei, a disagio. «Scusami, io non… io non ho…»

«Figurati, non fa niente. Non mi aspettavo niente, io… è una scemenza» borbottò, frugando nello zaino. Sembrava in evidente imbarazzo. 

Prese un oggetto dalla borsa e glielo porse.

Era una bottiglia di plastica, vuota persino, senza pacchetto né fiocco né alcun genere di decorazione.

Era una bottiglietta bizzarra, più piccola del normale, e stampato sull’etichetta c'era il personaggio di un anime.

«Questo è Levi dell’Attacco dei Giganti?» chiese Chiara, confusa. La accettò.

«L’ho ordinata dal Giappone! Sapevo che ti piacciono queste cose, quindi…»

«Quindi mi hai comprato una bottiglia di plastica vuota?»

«Oh no, quando l’ho comprata era piena. Ho rovesciato la soda nel lavandino.»

Lei aggrottò la fronte con aria perplessa. «Senza offesa, ma… perché?»

«Oh, ehm, vedi…» balbettò, «ho pensato che avresti potuto aver bisogno di qualcosa di facile da spaccare nel caso in cui non riuscissi a contenerti. Ho pensato che magari se te la porti dietro e senti che non riesci a controllarti puoi concentrarti sulla bottiglia e schiacciarla con la magia per limitare i danni. Una specie di uscita di emergenza se ti agiti troppo, per non distruggere nulla. Poi dopo che ti calmi ci soffi dentro e torna come nuova. Qualsiasi bottiglia di plastica va bene, certo, ma pensavo che per fare una cosa più carina avrei potuto, insomma, cercare qualcosa… di diverso.»

Chiara guardò la bottiglia, poi Edoardo, poi di nuovo la bottiglia.

Oltre al gran culo di aver azzeccato il suo personaggio preferito dell’anime, quello di Edoardo era stato un pensiero davvero carino. 

E utile.

Quando i poteri le fossero scappati di mano, avrebbe potuto portare con sé qualcosa da rompere per sfogarsi, per evitare danni più gravi. Era una cosa tanto intelligente che si stupì di non averci pensato prima.

Edoardo non la stava neanche più guardando in faccia, e forse se avesse tentato di diventare invisibile in quel momento ci sarebbe riuscito subito. Chiara notò che stava picchiettando le dita sul tavolino e capì che era nervoso.

Capì anche che non avrebbe fatto nulla se lei non si fosse data una mossa.

Quelli che potrebbero avere chi vogliono ma non fanno nulla mi stanno sul cazzo, le disse la voce di Lorenzo.

Così fece l’unica cosa che le venne in mente in quel momento.

Lo afferrò per il colletto della camicia bianca, lo tirò a sé e lo baciò.

Quando le loro labbra si incontrarono, le mani di Edoardo smisero di picchiettare e tre libri che stavano sugli scaffali dietro di loro si schiantarono nel muro.

Chiara lo allontanò di scatto senza neanche dargli tempo di reagire. «Scusa! L’ho fatto di nuovo, io–»

«Non sei stata tu» disse, aveva ancora gli occhi sgranati ed era persino più rosso di prima. «Colpa mia.»

Chiara metabolizzò le parole che aveva appena sentito, e ghignò. Il suo cuore batteva tanto forte che riusciva quasi a sentirlo martellare nel petto. «Forse dovrei regalarti anch’io una bottiglia da schiacciare quando sei agitato.»

«Cazzo, sì» rispose lui, e prendendole il volto tra le mani la baciò, sul serio stavolta.

Chiara si irrigidì, sorpresa, poi si lasciò andare. Fece scivolare le sue mani sul collo e poi dietro la nuca del ragazzo, tenendolo stretto. 

Edoardo approfondì il bacio, e lei lo assecondò con entusiasmo. Quel bacio di morbido in un modo che non si sarebbe aspettata, di una tenerezza che le allargò il petto.

Quando si separarono aprì gli occhi, non si era nemmeno accorta di averli chiusi. Pensò che Edoardo, visto così da vicino, fosse davvero bellissimo.

Si osservarono per qualche secondo, poi lui scoppiò a ridere. «Oddio, ho fatto un’accidentale come un bambino! Non ci credo!»

«Ora non puoi più prendermi in giro» stuzzicò Chiara, che ancora non aveva smesso di sorridere.

«Ti prego, non dirlo agli altri! Non mi lasceranno più vivere, davvero–» si bloccò a metà frase e restò in silenzio per un attimo. Aggrottò la fronte, pensieroso. «Forse è meglio non dire nulla agli altri.»

Sentire quelle parole le smorzò l’entusiasmo. «Perché?»

Doveva averlo detto in tono abbattuto, perché lui si affrettò a rassicurarla. «Non è che mi vergogno di te, o cose del genere» disse, «tutt’altro! Glielo direi, giuro, ma Colo è stato tanto depresso negli ultimi tempi, non vorrei sbatterglielo in faccia…»

Chiara stava per dire di fregarsene, che loro non dovevano a Lorenzo proprio nulla, ma si trattenne. Alla fine, era grazie al suo consiglio che lei si era decisa a fare qualcosa. 

Gli riservò almeno un minimo di gratitudine.

«Solo per i primi tempi, senza esagerare. Non è che dobbiamo vivere in segreto, giusto un po’ di discrezione, tutto qui.»

Lei sospirò. «Va bene. Ma per te, non per lui. Chiaro?»

«Limpido» rispose, sollevato. Le accarezzò una guancia col dorso della mano, e le sembrò di andare a fuoco solo per quel tocco innocente.

«Tuo padre mi odierà ancora di più, ora» sussurrò ancora lui, portando il volto più vicino.

«Dovrà adattarsi» gli rispose, e senza perdere altro tempo si perse di nuovo sulle sue labbra.

Note autrice
Fatto il misfatto!
Chiara e Edoardo hanno suggellato questa cotta assurda che abbiamo visto dall'inizio della storia – dal punto di vista di Chiara, com'è ovvio.
Genny e Lorenzo sono in viaggio a Pozzuoli, e sembra si stiano divertendo parecchio... avranno anche prodotto qualcosa di utile? Lo scopriremo!
C'entrerà qualcosa il fatto che Lorenzo negli ultimi tempi è un po' giù? E cosa? Inutile dirlo, scopriremo anche questo.
Chiara ha persino imparato a diventare invisibile ~
Questo capitolo non mi fa impazzire perché apprezzo questo libro per la sua coralità, mentre qui appaiono solo Chiara ed Edoardo... ma non temete, i due scapestrati torneranno già nel prossimo capitolo con grosse novità, e a breve si aggiungeranno ancora altri personaggi interessanti! Del resto ci dev'essere un’OT3 di mezzo, no? Nel prossimo capitolo potrei aver lasciato qualche piccolo indizio a riguardo... vediamo se riuscirete a coglierlo!
Invece, le bottiglie di plastica di AoT esistono davvero! Ecco un’immagine

Continue Reading

You'll Also Like

2.4K 201 31
⚠️QUESTA È SOLO UNA TRADUZIONE I CREDITI ORIGINALI VANNO HA @minsungiehoe IO L'HO SOLO TRADOTTA ⚠️ Han jisung è un dolce innocente ragazzo che è un...
42.6K 2.2K 58
⊱ C O M P L E T A !┊ dove Jade, è costretta a mandare le sue foto a Perrie per un mese. 13•12•18: #1 in perrie edwards, #2 in jerrie #3 in jerrie th...
151K 9.7K 12
The More I See You è una storia Larry AU, ambientata al "Centro di Riabilitazione per Giovani in Difficoltà di Westminster" dove Harry, cieco dalla n...
134K 4.9K 19
[COMPLETA] ~Storia lesbo~ Questa è la storia d'amore di due ragazze e...il resto lo scoprirete!