Painful melody

By Sofiacuofano

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ATTENZIONE: SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO E DI VIOLENZA!!! Lei è nata nell'agio della famiglia più p... More

PROLOGO
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33
CAPITOLO 34
CAPITOLO 35
CAPITOLO 36
CAPITOLO 37
CAPITOLO 38
CAPITOLO 39
CAPITOLO 40
CAPITOLO 41
CAPITOLO 42
CAPITOLO 43
CAPITOLO 44
CAPITOLO 45
CAPITOLO 46
CAPITOLI 47
CAPITOLO 48

CAPITOLO 4

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By Sofiacuofano

MIHAI

Dodici anni prima.

Strimpellavo le corde della mia chitarra ammaccata mentre i miei occhi si perdevano sulla grande Los Angeles puntinata di luci colorate e gente di tutte le età che passeggiava per mano sui marciapiedi, si amava seduta sulle panchine o correva sulle strisce per attraversare la strada. Tutto ciò su cui i miei occhi si soffermavano era la realizzazione del mio più grande sogno e in caso si fosse rivelato veramente per ciò che era desideravo che nessuno mi svegliasse mai, avevo tutto finalmente. Fama, soldi e tutto grazie a ciò che mi piaceva fare di più, era tutto così surreale che persino dopo anni non ci credevo ancora, sapevo solo che me lo sarei goduto per sempre fino a che le mie dita non si sarebbero corrose dalle volte che suonavo la chitarra, e la mia voce fosse venuta a mancare. Dalle mie labbra fluivano in piccoli sussurri le parole di alcune mie canzoni che canticchiavo distratto mentre pensavo a ciò che mi stava attendendo, era ormai molto tempo che mi esibivo sui palchi di tutta la California e all'estero, ma ogni volta era come se fosse la prima perchè non mi sarei mai potuto abituare ad una cosa tanto grande. L'ansia tramutava in pura adrenalina, la gioia si ingrandiva fino a far battere il cuore alla stessa velocità dei rintocchi del mio batterista, la paura si azzerava soltanto quando salivo su quel palco davanti a migliaia di persone che acclamavano il mio nome. Non avevo mai amato il mio nome così tanto, fino a quando non ho sentito la gente urlarlo ai miei concerti, era sconvolgente sentirsi così desiderati e a me quella fama piaceva da impazzire. Era tutto così perfetto che mi sembrava quasi di star volando tra le nuvole su un mondo tutto mio.

Mio fratello intanto accanto a me guidava per condurci fino allo stadio della città, lui contrariamente a me ogni volta era costantemente teso ma d'altronde era lui quello dei due che prendeva con più serietà queste cose, per me suonare era un gioco oltre ad essere la mia più grande passione. Mi divertivo e basta senza pensare ad altro, mi vivevo il momento completamente gustandomi ogni istante della mia gloria come fosse l'ultimo. Ero conscio che forse un giorno tutto quello poteva giungere ad un termine, ma non me ne importava, io vivevo e basta giorno per giorno. Alexei mi diceva sempre che ero un pazzo che credeva di avere nove vite come i gatti, ma a me non interessava, ero pazzo sì, e proprio perchè lo ero sapevo che tutto iniziava e tutto finiva quindi mai mi sarei privato di gustarmi a pieno la mia vita.

<<Il concerto durerà due ore, ho controllato io stesso ieri che fosse tutto apposto e pronto per stasera, effetti a sorpresa, casse, microfoni, tutto è sistemato e pronto per la serata quindi niente potrà andare male.>> Era costantemente in ansia, puntiglioso e attento che ogni cosa andasse per il meglio e che non potesse accadermi nulla, io ero una testa calda, lui quello un po' più razionale. Lo prendevo sempre in giro per questo, era peggio di una donna, se tutto non andava come diceva lui sarebbe stato capace di far smontare tutto dai tecnici e far ricostruire tutto da capo. <<Nu-ți face griji, nu trebuie să fii anxios.>> Non serviva che fosse così ansioso, sarebbe andato tutto alla grande come sempre, io avrei spaccato il palco a metà e la gente avrebbe acclamato il mio nome con ancor più grinta. <<Non parlare in rumeno Mihai, devi abituarti all'inglese.>> Mi rimbeccò facendomi sbuffare stufo, tutte le mie canzoni erano in inglese ma non per questo avevo intenzione di perdere la mia lingua originaria, io non cambiavo a seconda di dove andavo, io rimanevo io anche sulla luna. Eravamo moldavi e mi irritava che lui si ostinasse a dimenticarselo.

<<Vorbesc cum vreau.>> Sillabai facendogli roteare gli occhi, mi divertiva andare contro al suo volere e poi doveva darsi una calmata, non serviva a niente essere così tesi soprattutto perchè ero io a dover salire sul palco di fronte a migliaia di persone, non di certo lui e contanto che io ero calmissimo lui doveva esserlo anche più di me. <<Puoi provare ad essere serio per un secondo?>> Ringhiò irritato facendomi sbuffare, avevamo la stessa età peccato che lui ne dimostrava molti di più per quanto era petulante e rompipalle a volte, non riusciva a darsi una calmata. Era il mio manager, dove andavo io veniva anche lui come d'altronde facevamo anche prima che io iniziassi a cantare ma era snervante il suo essere così sempre e costantemente attento a tutto. Non stavamo andando a morire fino a prova contraria. <<No, sto volando fratello, le mie ali non si fermeranno più.>> Ero su un altro pianeta nella mia testa, vivevo tra le stelle e non avrei mai abbandonato la loro luce, io vivevo brillando con i piedi alzati da terra e non ci avrei pensato proprio a tornare per terra, mi ero costruito tutto da solo e me lo sarei goduto fino alla fine. <<Provvederò a tagliartele prima o poi, possibile che non hai paura di niente?>> Forse sembravo troppo spaccone ma la verità era che appunto nulla mi spaventava, oltre a lui non avevo niente da perdere, le mie giornate erano un continuo susseguirsi di successi e così sarebbe stato fino alla fine dei miei giorni. <<Purtroppo per te no, comunque cambiando discorso.>> Non mi andava di bisticciare ancora. <<Quali sono i piani post-concerto?>> Non bevevo nulla al di fuori di qualche birra, non mi era mai piaciuto ubriacarmi e l'unica volta che lo avevo fatto avevo passato la nottata a vomitare l'anima, ma di certo non mi sarei tirato indietro ad un po' di festa. Caos seguito da caos, vivevo di questo. <<Andiamo a berci qualcosa con Stefany e Henry.>> Grandioso, adoravo quei due e lui amava la prima, aveva una cotta per lei da svariati mesi e anche se non glielo aveva ancora detto era palese agli occhi di tutti che le sbavava dietro. <<Bine.>> Sospirai soddisfatto accasciandomi sul sedile mentre le mie dita accarezzavano la mia chitarra, era la chitarra che mia madre mi regalò prima dell'incidente che ce la portò via insieme a nostro padre. Non ne avrei mai comprata una nuova per quanto fosse consumata e graffiata, funzionava da Dio e nessuna avrebbe mai suonato come lei per me. Era la mia fedele bambina, mi sentivo vuoto quando non l'avevo addosso. <<Ti vogliono far conoscere una persona comunque.>> Mi informò con uno strano sorrisetto sulle labbra che quasi mi fece confondere, tentavano in tutti i modi di trovarmi qualcuno e a me andava bene, volevo stare con una donna, ma erano tutte così dannatamente noiose e ammaliate dal mio successo che ci avevo messo una pietra sopra. <<Care este?>> Ero curioso di sapere a chi avevano pensato questa volta per soddisfare le mie volontà, avevano molta fantasia quei tre, lui, Stef e Henry erano pericolosi quando si alleavano. <<Keira, la sorella di Henry.>> Il mio entusiasmo si spense tutto d'un colpo proprio con la stessa velocità con la quale mi aveva riacceso, questa volta mi avevano proprio deluso, avevano finito la lista delle persone che potevano interessarmi?

<<Una bambina?>> Squittii inorridito e contrariato dalla loro stupida idea. <<Ha sedici anni.>> Ridacchiò sotto i baffi scuotendo il capo, ma io ribadii incredulo. <<Una bambina?>> Avevamo quattro anni di differenza che poi alla fine non erano poi molti ma a vederla nelle foto sembrava ancora una ragazzina, non l'avevo mai vista dal vivo ma non conoscere Keira Martin era impossibile. Compariva ovunque ogni giorno con la sua famiglia, era la solita ragazzina piena di soldi che attendeva solo di abbindolare un uomo per accoppiarsi. L'avevo già inquadrata. <<Ma smettila, a quanto dice Henry è la migliore e poi è bella, non puoi dire il contrario.>> Mai detto, non l'avevo neppure mai pensato, sarebbe stato da sciocchi dire che quella ragazzina fosse brutta. Aveva un corpo divino, due natiche sode, un seno pieno e un fisico da Dea. Due occhi cerulei identici ai miei, un bel sorriso, dei capelli scuri e lunghi e quel nasino piccolo alla francese ma per me non andava bene. Era troppo piccola. <<Rimane lo stesso una bambina.>> Cambiò marcia con un movimento fluido riportando entrambe le mani sul volante, guidava con molta attenzione rispettando i semafori e ogni regola stradale. Ecco io ero totalmente l'opposto. Che senso aveva possedere una bella macchina e non usarla al pieno delle sue potenzialità? <<Beh che tu lo voglia o meno stasera ci sarà anche al concerto, quindi ti consiglierei di non giudicare senza prima vederla dal vivo.>> Era ormai troppo tardi, nella mia testa quella non era altro che una ragazzina viziata, io mi ero costruito la mia fama da solo giorno per giorno, a lei avevano regalato tutto il giorno della sua nascita senza che se lo meritasse neppure.L'avevo ben inquadrata, era bella sì, ma niente che non si fosse già visto. Era una come le altre solo con qualche soldo in più. <<E' una viziata, c'è poco da giudicare.>> Non ci tenevo poi molto a conoscerla, ci sarebbe stata, bene, avrebbe fatto scena muta al post-concerto e si sarebbe divertita come tutti sentendomi cantare visto che non esisteva nessuno che non si lasciasse trasportare dalla mia musica. Ma poi sarebbe scomparsa totalmente dalla mia vita. <<Pensavi questo anche di Henry, e poi siamo diventati migliori amici.>> Le donne non erano come gli uomini, e lo pensavo non perchè fossi un maschilista, ma perchè avere i soldi pesava su questi ultimi in maniera differente. Henry non aveva mai ostentato il suo benestare, lei già me la immaginavo mentre si sventolava con qualche centone. Svoltò all'incrocio per introdursi nella strada che portava allo stadio e seguire il percorso che portava all'entrata secondaria dove non potevano passare i miei fan. Li adoravo eh, ma prima di ogni concerto preferivo vedere solo le persone che arricchivano le mie giornate quotidianamente. Erano una specie di portafortuna. <<Non cambierò idea fratello, puoi scordartelo.>> Sogghignò di nuovo come se continuasse anche lui a credere il contrario ma ero certo che a sbagliarsi fosse come al solito lui, ero troppo geniale per sbagliarmi. <<Sei un coglione.>> Ridacchiò. <<Non dire le parolacce Alexei.>> Non sopportavo la volgarità, avevo sempre pensato che non servissero le parolacce per rendere un uomo più virile, solo gli idioti lo credevano e lui di certo non aveva bisogno di esse per sentirsi più uomo.

Fermò la macchina lungo la strada per scendere seguito da me e dare le chiavi al parcheggiatore privato mentre io mi sistemavo la chitarra nella sua custodia nera in stoffa chiudendo con attenzione la cerniera per poi caricarmela in spalla grazie alla bretella imbottita. Una volta fatto mi incamminai insieme al mio gemello verso l'entrata adocchiando in lontananza tre teste. Erano già lì.

Stefany ci dava le spalle mentre dalla nostra prospettiva potevamo scorgere solo il volto di Henry che nascondeva con la sua stazza la sorella. Quando il moro ci vide i suoi occhi si illuminarono e dopo aver detto qualcosa all'amica lei si voltò notando che stavamo arrivando. Lei indossava un pantaloncino sbrillucicoso e un top molto corto che le fasciava proprio bene le tette, mentre il nostro amico era vestito come al solito con dei jeans scuri e un maglione bianco. Non metteva altro che maglioni quello lì.

Ma solo quando si diramarono per avvicinarsi a noi la riuscii a vedere bene.

Mi fermai di colpo.

Alexei lo notò immediatamente e quando ne capì il motivo seguendo il corso del mio sguardo scoppiò a ridere, riavvicinandosi a me. <<Una bambina eh?>> Mi sussurrò facendosi beffa delle mie parole precedenti mentre io me ne rimanevo impalato cercando di non ascoltarlo.

Era diversa da come usciva in foto sui giornali. Era ancora migliore dal vivo. Quelle sue gambe lunghe dalla pelle chiara sembravano ancora più slanciate e toniche grazie ai tacchi a spillo neri che portava con grazia camminando come se fosse su una passerella. Il suo corpo a clessidra era letteralmente perfetto. I fianchi tondeggianti al punto giusto, l'addome stretto e piatto, il seno stretto in uno di quei reggiseni in pizzo di cui si intravedeva solo il bordo. Il tutto avvolto in un tubino indecente con le bretelle a gioiello.

I capelli le cadevano morbidi sulle spalle esili e il viso magro sembrava disegnato, era truccata, ma non mentivo nel dire che non le serviva. Il suo sorriso brillava nel buio e quegli occhi azzurri erano sicuri, arroganti, penetranti.

<<Cazzo.>> Sibilai stringendo nella mano la bretella imbottita della custodia della chitarra con forza, sentendo mio fratello ridere ancora come un'idiota.

<<Non dire le parolacce Miahi.>>

_____________________________

Oggi.

Infilai il quaderno nel borsone che conteneva le tre cose che mi appartenevano tra indumenti e oggetti personali, non mi ero fatto portare nient'altro in carcere, non mi serviva niente che non fosse la mia penna e quel contenitore in pelle ricolmo di pagine. Spesso mi era capitato di osservare gli altri detenuti tornare a casa, era sempre una festa per loro abbandonare queste mura e mi sentii nuovamente un ingrato nel non gioie allo stesso modo della cosa. Ma per me non faceva alcuna differenza. Uscire da lì dentro mi faceva solo sentire in colpa consapevole che non meritavo di andarmene, in quegli anni non avevo capito altro se non che tutto accadeva per un buon motivo e se ero finito lì dentro voleva dire che me lo meritavo.

Non volevo macchiare la gioia che si celava fuori da quelle sbarre con il mio vuoto, avrei rovinato persino quel poco di bello che vi era al di fuori di quello schifo sporcandolo con le mie colpe, avrei rovinato il bello con il dolore e avrei solo accumulato altri sbagli. Ma se il mio tempo lì dentro era finito avrei lasciato che le cose andassero così. Come avevo già detto, la mia gabbia non sarebbero mai state quelle sbarre, ma la mia mente. Mi sarei punito abbastanza già da solo quindi non serviva che mi fermassi ancora lì.

Il secondino aprì la porta avvertendomi che era arrivata l'ora di andare, così afferrai il borsone e lo seguii fuori dalla mia cella per lasciarmi condurre lungo il corridoio. Avevo percorso quella strada svariate volte, l'avevo sporcata con il sangue che mi colava addosso dopo le risse che avevo fatto scoppiare, l'avevo sfregiata con la rabbia che mi portavo in corpo, ma soprattutto, ci avevo abbandonato il cuore sperando che qualcuno ne facesse un uso migliore del mio. Non ero mai stato capace di usarlo, e poi ormai non c'era più posto nel mio silenzio per il rumore fastidioso dei suoi battiti. A me non sarebbe più servito.

Alle mie orecchie arrivavano le frasi vergognose dei carcerati a cui passavamo davanti ma non le sentivo neppure, in me non riscuotevano nessun effetto e come avevo fatto in dodici anni, non avrei sprecato parole per gente che non le meritava anche perchè per me non volevano dire nulla. Le parole in primis.

Due guardie aprirono il portone del carcere facendo entrare la luce calda e potente del sole che mi portò ad assottigliare lo sguardo per nascondere a quel calore il mio gelo.

Quella luce era così in contrasto con il mio buio che mi irritava, ma ci avrei dovuto fare l'abitudine perchè ormai era ciò che mi aspettava. <<Mihai!>> La voce piena di felicità di mio fratello mi richiamò svegliandomi dai miei pensieri, ma non feci neppure in tempo a cercarlo che mi si buttò addosso stringendomi le braccia intorno al corpo. Mi abbracciò ed io mi sentii così fuori luogo in mezzo a tutto quell'affetto che mi irrigidii. E lui lo capì così si scostò immediatamente ma senza spegnere la sua allegria, tentava di capirmi mentre io non cercavo in nessun modo di assecondarlo.

<<Sono così felice di riaverti, te lo giuro.>> Mi strappò il borsone di mano per caricarselo in spalla senza la minima difficoltà, d'altro canto era praticamente vuoto ma il fastidio che mi punse il petto mi portò a riprendermelo con una cattiveria che non meritava. Ciò che conteneva era tutto ciò che mi era stato accanto in quegli anni, era come se provassi una gelosia malsana per quella roba da due soldi, ma Alexei me lo lasciò fare senza ribattere o far domande mentre mi faceva strada verso la sua auto. Era ancora la stessa. Una Mercedes nera. <<Non puoi capire quanto sia scalpitante Jacob all'idea di incontrarti, si è svegliato all'alba fremente e felice.>> Parlava di suo figlio con gli occhi brillanti, amava quel bambino più di sè stesso e ne parlava in continuazione e mi faceva piacere che avesse trovato gioia in un'altra persona che non fossi io, almeno non sarebbe rimasto deluso dalla mia freddezza.

Salimmo in macchina ed io anche in quell'istante mi tenni stretto sulle gambe il mio borsone sgualcito e sporco, mi sentivo così fuori posto in mezzo a tutto ciò che prima era per me ovvio che mi destabilizzava, non ero pronto a tutto quello e non lo sarei mai stato. Quello non era più il mio posto. La libertà non era più casa mia. <<Riesci a crederci? Stai tornando a casa Mihai!>> Festeggiava al settimo cielo, le sue mani addirittura tremavano mentre metteva in moto la macchina per fare manovra e avviarsi fuori dal cancello di quella che ormai era diventata la mia vera casa. Da solo, lì dentro, non avevo bisogno di altro.

<<Già.>> Fu tutto ciò che dissi rintanandomi nel mio silenzio.


SPAZIO AUTRICE:

Per i nostri due protagonisti si può dire che è stato un vero e proprio colpo di fulmine dodici anni prima. Oh almeno per lui ;)
Ed è così che per questo sabato vi lascio. Mihai è appena uscito di prigione e finalmente sta per rincontrare la vera vita ma la verità è che da qui in poi inizieranno i veri problemi.

Cosa ne pensate?

In ogni caso se la storia vi è piaciuta, se vi va potete lasciare una stellina e scrivermi un bel commento, vi ringrazio per la lettura e al prossimo capitolo.

Ciauuuu <3

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