CAPITOLO 26

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KEIRA


Dodici anni prima...

Mi sentivo strana, tanto che non riuscivo a trattenere il nervoso ma al tempo stesso mi sentivo così diversa che mi sentivo bene eppure ero sempre io, era difficile da spiegare e forse era per quello che mi saliva il nervoso, non riuscivo a spiegarmi come mi sentivo.

E la sua assenza mi rendeva ancora più irrequieta.

Il corpo era ancora indolenzito dalla notte prima e quelle immagini non riuscivano a cancellarsi dalla mia mente, come non riuscivo a dimenticare neppure il rumore sterile della porta che si chiudeva di botto dietro di lui, dopo che se n'era andato il calore tra quelle lenzuola sembrava esser svanito.

Mi ero sentita in colpa, non ero riuscita a dirgli nulla e me ne vergognavo perchè anche per me era stato importante ciò che avevamo fatto ma non mi aveva nemmeno dato il tempo di ragionarci su, era tutto così nuovo per me, avevo così tante cose a cui dover pensare che stavo andando nel pallone. E lui di certo non mi era stato d'aiuto.

Ero seduta ad uno dei tavoli del ristorante di quell'hotel che a breve avremmo dovuto salutare, con la mia migliore amica e suo fratello che chiacchieravano e si cibavano della loro colazione in calma pace, chiacchierando dei piani previsti per la giornata. Inconsapevoli del caos che sopravviveva tra i miei pensieri.

Ci saremmo dovuti recare sulla pista d'atterraggio meno di mezz'ora dopo per un viaggio lungo, interminabile che sarebbe durato nella mia testa pochi secondi dall'ansia che mi stava divorando, desideravo che il momento di dover rimettere piede in quella casa arrivasse il più tardi possibile ma ero certa che il pensiero di dover rivedere la mia famiglia avrebbe fatto durare tutto più poco di quanto avrei desiderato.

Di Mihai e di mio fratello però ancora non se ne vedevano neanche le ombre, quest'ultimo probabilmente ancora dormiva ma ero certa che il primo non avesse chiuso occhio tutta la notte, proprio come me, che sentivo il sonno pesare sulle palpebre come macigni.

Il cibo non mi invogliava neanche un po', avevo lo stomaco chiuso e la testa che pesava sorretta da una mano spinta contro la guancia, ero stanca, demoralizzata e triste del fatto che quel sogno stesse per terminare, perchè la mia vita non poteva essere nient'altro che il continuo di quel paradiso?

<<Tesoro, non mangi?>> Stef mi risvegliò dal mio stato di dormiveglia distraendo le mie attenzioni dalla fetta di torta al cioccolato che mi aveva preso, che stavo smozzicando strappandone pezzetti minuscoli, distratta dai continui pensieri che mi vorticavano in testa. Lei contrariamente a me era raggiante, Alexei la rendeva felice e io non potevo che essergliene grata, erano meravigliosi insieme.

<<Non ho molta fame.>> Sentivo le budella contorcersi alla sola idea di dover infilare qualcosa in bocca, il nervoso mi chiudeva lo stomaco e così finivo per non mangiare, cosa che accadeva spesso e che mi era successa quasi ogni giorno quando ero più piccola. <<Okay racconta, che è successo?>> Posò la forchetta sul bordo del piatto e si volto verso di me prendendomi una mano tra le sue, riusciva sempre a capirmi e a comprendere i miei stati d'animo senza che gliene parlassi minimamente. Forse era per quello che eravamo così amiche, con lei non servivano parole futili. <<Niente, tranquilla.>> Non volevo rovinare gli animi di tutti e due con una nottata iniziata meravigliosamente bene e finita bruscamente, erano così tranquilli che mi sentivo fuori posto ad appesantirli con i miei problemi, per quanto sicuramente Mihai avrebbe raccontato tutto al fratello quando si sarebbe degnato di farsi vivo. <<Se sono segreti da donne non preoccuparti Kei, ho la bocca cucita.>> Mi fece presente il suo fidanzato facendomi sogghignare divertita, a volte credevo che mi odiasse, altre invece era sempre così gentile e comprensibile che mi tranquillizzava, come in quel momento.

Painful melody Kde žijí příběhy. Začni objevovat