La Fantasma ~E l'articolo NON...

By Yuwy_ghost

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🏆STORIA VINCITRICE DEL PREMIO WATTYS 2023 MIGLIORI PERSONAGGI🏆 Vi siete mai imbattuti in una situazione imb... More

✨Riconoscimenti✨
Intervista dedicata
Informazioni utili (o forse no)
~Parte prima~
Prologo
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
~Parte seconda~
Ventuno
Ventidue
Ventitré
Ventiquattro
Venticinque
Ventisei
Ventisette
Ventotto
Ventinove
Trenta
Epilogo

Venti

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By Yuwy_ghost

«Dimmi dove lo hai messo, ora».

Sono irritata, ho perso il mio braccialetto preferito, lo stesso che fu raccolto da Charlie tanto tempo fa, agli inizi di una relazione di cui non sapevo ancora la piega che avrebbe preso.

«Zilla, ti ho già detto che non l'ho preso io».

Lewis mi guarda imbronciato e con lo sguardo offeso, mentre tiene le mani nella tasca della felpa di Star Trek che gli calza lievemente larga.

É sabato pomeriggio, sono passate all'incirca tre settimane da quando ho chiarito con Eddie il discorso sulla sua relazione con quel ragazzo. Da quando si é sistemato tutto, improvvisamente é spuntato fuori Lewis, adesso passa molto più tempo a casa nostra, anzi, volendo proprio guardare viene qui quasi tutti i giorni.

Mi viene un po' da sospettare che fosse Eddie a non volere che Lewis venisse qui, per il semplice motivo che magari, vedendolo sempre a casa nostra, iniziassi a capire e a rimuginare qualcosa, ma mi rendo conto che tutti questi siano giudizi completamente infondati. Mi sento una stronza a solo pensarlo, a puntare il dito a casaccio contro qualcuno che può essere tranquillamente un angioletto con la lira e i boccoli d'oro. Decido perciò di ritirare tutte le accuse e lasciare il povero Eddie in santa pace.

«Lewis, avanti! Ti conosco troppo bene!».

Fa spallucce, ha l'aria simile a quella di un santo, tant'è che riesco a scorgere una lieve aureola formarsi sopra ai suoi capelli biondicci.

Lewis é così, é tanto timido e taciturno, ma quando rientri nelle sue grazie diventa la persona più simpatica e dolce di sempre, una vera e propria anima della festa.

So che ha rubato il mio braccialetto per farmi uno scherzo, a lui piace stuzzicarmi e farmi ridere. É entrato così tanto in confidenza con me che, nonostante non l'abbia mai guardato negli occhi più di tanto, ci parlo volentieri e gli voglio molto bene, ancora di più ora che fa parte della vita sentimentale di mio fratello.

«So che ce lo hai tu! Prima di andare in bagno lo avevo appoggiato sul letto accanto a te e guarda a caso adesso é sparito»

«Non sono stato io a prenderlo!»

«Ah sì? E allora chi? Il Colonnello Mustard in veranda con la spranga? Oh aspetta, magari il Professor Plum in cucina con il veleno!».

Sghignazza e mi rendo conto di quanto la sua risata, anche se calda e vivace, non si avvicini minimamente a quella di Charlie.

«E va bene mi hai scoperto» sorride e sfila le mani dalla tasca della felpa, rivelando il mio braccialetto nel palmo della sua mano.

Lo prendo, soddisfatta, neanche fossi stata Sherlock Holmes e avessi appena risolto uno dei più importanti e difficili casi dell'intero pianeta.

Eddie entra nella mia stanza con un vassoio pieno di leccornie, tra cui patatine e bibite di ogni tipo.

«Scusate il ritardo, non trovavo i popcorn» dice, porgendomi una delle tre ciotole contenenti quei soffici fiocchi bianchi e salati.

«Te l'ho detto tre volte che erano sulla mensola vicino al frigo» constato, mentre aggrotto la fronte quasi contrariata.

Eddie alza gli occhi al cielo. Lo fa sempre quando sa di avere torto, piuttosto che dire «hai ragione», come ci si aspetterebbe da tutte le persone normali. Ma gli Allen, si sa, vivono un po' nell'orgoglio, una brutta bestia tanto quanto onorevole.

Si accomoda accanto a Lewis, dal lato opposto al mio, porgendogli con gentilezza una ciotola di popcorn.

Li spio con la coda dell'occhio, attenta a non farmi beccare. Si stanno guardando con affetto, un immenso affetto, riesco quasi a percepire come un magnete potentissimo che gli sta lentamente avvicinando, fino a farli incollare. Eddie lascia un piccolo bacio sulla guancia di Lewis e posa la testa sulla sua spalla, le guance leggermente rosse e gli occhi rivolti altrove per il lieve imbarazzo. Dio quanto sono carini! A furia di guardarli mi sento un'esplosione di melassa, zuccherini e caramelle, tant'è che sento di star per avere un attacco di diabete.

Afferro il telecomando della televisione.

«Bene signori e signore, che film ci spariamo quest'oggi?»

«Uh uh! Io! Propongo io!» Eddie esce improvvisamente dalla sua parte timida, cercando di allungarsi e afferrare il telecomando stretto fra le mie mani.

Lo allontano, sollevandolo sopra alla mia testa.

«Ehi, la camera è mia, la televisione anche, sono io che dirigo».

Eddie sbuffa annoiato e torna composto.

«Ci guardiamo "Lilly e il Vagabondo"?»

«Assolutamente no! Sarà la centoventunesima volta che vediamo sto maledetto film. Mi ha ufficialmente rotto tre quarti di coglioni»

«Ah sí? E allora che hai di meglio da proporre?»

«"La sposa cadavere"»

«Ah be', effettivamente anche questo lo abbiamo visto poche volte. Un bambalucco scappa in una foresta solo perché non sa ripetere a memoria uno stupido giuramento per un matrimonio, finendo poi accalappiato con uno zombie»

«Non chiamare la mia Emily "zombie", cane bastonato che non sei altro. Niente e nessuno può superare la magnificenza di quel film».

Sbuffo, di questo passo non riusciremo mai a trovare un accordo. Vedo già il pomeriggio passare velocemente tra litigi e contese fra me e mio fratello e alla fine, quando finalmente ci saremo dati una tregua, sarà tempo per Lewis di andare, senza aver visto uno sputo di film.

«Sceglie l'ospite» sentenzio, cacciando con velocità il telecomando in mano a Lewis «vostra maestà, ecco lo scettro del potere, colui che toglie i peccati dal mondo».

«Ma non...!» fa per ribattere, ma chiude la bocca non appena incrocia il mio sguardo furente e quello assassino di Eddie. «Va bene... Se proprio devo, scelgo questo».

Si mette a digitare velocemente lettere sulla barra di ricerca, quando, la magia di internet, trova il film e lo fa partire.

«Dirty Dancing? Lewis, spero tu stia scherzando» borbotta Eddie, accasciandosi quasi sofferente sulla sua spalla.

«Siete stati voi a dirmi di decidere e io ho deciso questo»

«Sí, ma con "decidere", intendevamo qualsiasi film che non fosse vecchio quanto i Moai sull'Isola di Pasqua».

Faccio appena in tempo a finire la frase perché una cuscinata non troppo gentile mi arriva sulla zucca, destabilizzandomi per qualche istante.

«Ok, ok, sto zitta» mormoro, avventandomi sui popcorn.

Ed eccola, Baby, la protagonista in viaggio su una macchina con la sua famiglia, entusiasta di raggiungere il campo vacanze in cui (secondo statistiche) passeranno una meravigliosa estate. Oddio, Baby non ha una faccia tanto felice, anzi, credo che in quel momento preferisca di gran lunga ficcarsi un cactus nel culo piuttosto che starsene lì, ma é abbastanza comprensibile: con una sorella del genere, che sì e no possiederà il quoziente intellettivo di un fungo, chi non vorrebbe gettarsi fuori dalla macchina in corsa?

Prendo un sorso di succo ai mirtilli e involontariamente me ne verso addosso un poco. Che rincoglionita e imbranata che sono, non so nemmeno bere come Dio comanda. Forse mia madre ha ragione: ero meno impiastro da piccola, i miei vestiti duravano molto di più.

Mi asciugo furtivamente con un tovagliolo, che si tinge leggermente di viola.

Ora Baby sta trasportando un cocomero per tutto il campo, il motivo non l'ho seguito molto bene, ma eccolo lì, Jhonny, l'intrepido pezzo di manzo che conquisterà la nostra filo-cactusomane.

«Non ti facevo tipo da questi film romanticoni» dico ad un certo punto, rivolta a Lewis.

Il ragazzo fa spallucce, abbozzando un leggero sorriso sulle labbra.

«Visto? Riservo qualche sorpresa anche io ogni tanto».

Giurerei di aver sentito Eddie mormorare: «Tu sei sempre pieno di sorprese» in modo molto sdolcinato, ma non ne sono sicura, sono troppo impegnata a seguire la scena in cui Baby e Jhonny sono immersi nelle acque di un lago per insegnare a lei come fare un fottuto salto. Ma non ce la fa, Baby non si fida delle braccia forti di Jhonny e continua a crollare in acqua in stile "balena di Moby Dick".

«Perché non inviti anche Charlie ai nostri "pome-film"?» domanda Eddie a un certo punto, totalmente riemerso dal suo coma da dipendente di cinema.

Mi irrigidisco, e fingo di non aver sentito, troppo presa dalla scena del ballo di Jhonny e Baby.

Mi piacerebbe davvero tanto invitare Charlie, ma... Ma l'idea di avercelo qui, nella mia casa, nella mia stanza, mi fa venire una strana sensazione allo stomaco, come se la mia abitazione non fosse abbastanza per ospitare un essere quasi divino come Charlie.

«Sí... Magari un giorno si potrà anche fare».

Inizio a pregare affinché la discussione finisca e non prenda più luogo, anche perché ho l'assurda voglia di ficcare la faccia nella ciotola di popcorn e morire soffocata a causa di questi ultimi.

«Un momento, chi é Charlie?» domanda Lewis. Il suo sguardo va da me a Eddie e da Eddie a me, curioso, in cerca di risposte.

La voglia di infilarmi popcorn nelle narici e nella bocca si fa più intensa, ma la domo, costringendomi a parlare.

«Charlie é... Il mio ragazzo. Già, é proprio il mio ragazzo...».

Lewis sgrana gli occhi, sorpreso. Si volta verso Eddie per trovare un segno di conferma nei suoi occhi. Probabilmente lo deve trovare in fretta, perché si volta nuovamente verso di me.

«Non ti facevo tipa da ragazzi» mi canzona, probabilmente per vendicarsi della frase simile che gli ho detto prima.

Mi decido ad alzare lo sguardo su di lui, evitando i suoi occhi. Ha l'aria serena, come se fosse molto felice per me, e ciò mi dona un leggerissimo senso di sollievo.

«E come fa di cognome questo Charlie? Magari lo conosco, anche solo di vista».

Mi schiarisco la voce: «Gray».

Gli occhi azzurri di Lewis si fanno ancora più grandi, stavolta di una sorpresa più negativa rispetto a quella di prima.

«C-Charlie Gray? Quel Charlie Gray?» si volta di nuovo verso Eddie, sempre in cerca di un segno di conferma.

«E che cazzo ragazzi! Non é mica Voldemort, il suo nome potete dirlo!»

«No é che... Scusa... Ho sentito certe cose sul suo conto che mi hanno lasciato un po' a bocca aperta, per questo non mi aspettavo che...»

«Sí hai ragione, é stato espulso da una scuola» lo interrompo «ma é una persona totalmente differente da come lo descrivono le voci, é calmo, altruista e simpatico»

«Wow, allora sono proprio curioso di conoscerlo! Quando lo inviti?»

«Non... La prossima volta, sempre di sabato» non ho scampo, so che questa volta non posso lasciar perdere, non posso chiudermi nel mio bozzolo. Che male c'è d'altronde? É Charlie, il mio Charlie. Verrà a casa mia, per la prima volta, e ci divertiremo, ci terremo per mano ed entreremo in sintonia, come sempre.

Nessuno può mettere Baby in un angolo.

O almeno, spero...

***

Guardo il telefono stretto fra le mie mani, completamente in ansia. Ho avuto una fottuta settimana per dire a Charlie del pome-film di sabato pomeriggio, ma ho sempre rimandato al giorno dopo sfruttando le tipiche scusette: "Questa volta meglio di no", "Tanto posso farlo sempre domani", "Ho ancora qualche giorno a disposizione", "Chissenefrega, posso sempre dirglielo domani".
E invece eccomi qui, di venerdì sera, con ancora sul gobbo tutto questo.

Prendo a gironzolare per la stanza, in agitazione. Mi stupisco di come, nonostante abbia tantissima confidenza con Charlie, mi senta ancora così tremendamente in imbarazzo con lui. Ah giusto, mi ero scordata del fatto che verrà qui a casa mia. Dio santissimo che ansia assurda!

Mi dirigo verso la finestra e la apro, con l'intento di prendere una boccata d'aria fresca per calmarmi, ma non appena sono lì, con il vuoto sotto la mia faccia, capisco che buttarmi giù, in fondo, non sarebbe poi così una brutta idea.

Mi allontano, abbandonando le mie malsane idee e chiudendo le ante, prima di abbandonarmi fra le braccia del mio materasso.

Prendo coraggio, cerco il contatto di Charlie e lo premo. Tremante mi porto il telefono all'orecchio e attendo. Inizia a squillare con un suono vuoto e piatto, mentre sento il mio petto scaldarsi e il mio cuore accelerare sempre di più. Credo che da un momento all'altro arriverà a rimbombare talmente tanto veloce da fungere da martello pneumatico e bucare la mia cassa toracica.

«Pronto?».

Ansia, questa è l'unica parola che conosco e posso scandire in questo momento.

«Ehm... Ciao. Stavi andando a dormire? Ti ho disturbato?»

«Zilla, nemmeno uno di novant'anni andrebbe a dormire alle otto di sera, perciò tranquilla, non disturbi affatto. Avevi bisogno di qualche cosa?».

Sta usando quel suo tono di voce, quello gentile, caldo e fantastico, quello che mi rende le gambe molli e mi dona la capacità di volare.

«Domani è sabato, giusto?».

Ok, sono una cretina, ormai è deciso.

«Se nessun essere sovrannaturale ha modificato il tempo, credo proprio di sì».

Come fa a tirare fuori tutte queste battute? Come fa ad avere a che fare con me?

«Haha, già... Giusto... E' che ogni sabato io ed Eddie abbiamo l'abitudine di invitare qualcuno a casa nostra per guardare un film e sfondarci di cibo e bibite... Mio fratello ha invitato il suo ragazzo e mi chiedevo se... Tu...»

«Volentieri» risponde, ancora prima che io possa finire. Ciò mi rende immensamente grata: mi ha evitato di fare altre possibili figure di merda nel concludere la proposta.

«B-bene... Allora a domani»

«A domani. Ti amo».

Sento la faccia andare a fuoco, neanche fossi una donna con le caldane da menopausa, sganciata in pieno deserto, con il sole di mezzogiorno in picchiata sulla testa.

Faccio per rispondere un debole "Anch'io", ma appende prima che possa farlo. Maledetto! Questo era senz'altro un modo per vendicarsi di quello che gli avevo fatto davanti allo Starbucks, prima di andare via. Mi ha fatto assaggiare la mia stessa medicina!

La notte e la mattina successiva passano velocemente, un susseguirsi di momenti monotoni e quotidiani che non hanno un senso.

Sistemo velocemente la mia camera, preparando la televisione, i cuscini e le coperte, quando mi accorgo che le 14:00 sono passate da un bel pezzo. Sento l'agitazione salire e accecare lentamente qualsiasi funzione vitale del mio cervello.

«Spero non ti dispiaccia se mi siedo vicino alla testata del letto».

Caccio un urlo e mi volto verso la voce che mi ha appena parlato, che identifico come quella di Charlie.

«C-che ci fai qui?!»

«Mi avevi inviato tu»

«Sì, lo so! Ma da quanto sei qui?! Da dove sei entrato?!»

«Dalla porta di ingresso? Ho suonato il campanello e tuo fratello è venuto ad aprirmi. Mi ha detto dov'eri e ti ho raggiunto».

Mi accascio sul materasso, con quattro anni di vita in meno per lo spavento.

«Dio, Charlie, non farlo più, mi hai fatto prendere un infarto».

Sorride e mi pare quasi di riacquisire quei quattro anni di vita in un batter d'occhio.

«E non ho nemmeno urlato come avevo avuto la tentazione di fare. Che avresti fatto in quel caso?» domanda scherzoso, sedendosi accanto a me e scostando una ciocca di capelli dalla mia faccia.

«Sarei direttamente esplosa, cretino».

Ride di gusto, contagiando anche me. Lo abbraccio, lasciando che le sue braccia mi avvolgano completamente, come una calda tana che aspetta solo di essere occupata da un animaletto in cerca di riparo dal freddo.

Ci separiamo svelti poiché sentiamo qualcuno salire. Eddie e Lewis entrano in stanza, mano nella mano. Non appena Lewis si accorge di Charlie, si irrigidisce e cerca di scappare da Eddie, come per camuffare il tutto con il fatto di essere semplicemente amici. Ma Eddie non lo lascia andare, anzi, noto che avvinghia con più prepotenza le dita alle sue.

Mi ritrovo a sorridere automaticamente: che Eddie si sia convinto di mostrare al mondo ciò che é senza vergognarsi?

Lewis si arrende, lascia che le loro dita rimangano intrecciate e si rivolge con tono vivace:

«Tu devi essere Charlie, giusto? Sono felice di poterti finalmente conoscere! Zilla mi aveva parlato la scorsa volta di te ed ero rimasto curioso di vedere che faccia avessi»

«Lewis, magari un po' più di delicatezza? Sai com'è: non é carino dire a una persona che volevi vedere solo la sua faccia» lo incalza Eddie con sguardo severo.

Lewis fa per aprire nuovamente la bocca, contrariato, ma Charlie lo ferma con il suo solito fare gentile e amichevole:

«Nessun problema! In effetti la prima cosa che vedi di una persona é la faccia, no?»

«Esatto! Era proprio questo che volevo dire!»

«Certo, certo, ci crediamo proprio tutti».

Finito il siparietto anche gli ultimi due prendono posto, consegnando a tutti la rispettiva porzione di popcorn e patatine.

Mi sento a mio agio, stranamente. Dico stranamente perché di solito in situazioni del genere mi imbarazzo talmente tanto da dovermi chiudere in bagno per qualche minuto, con il solo scopo di ritrovare la calma e la lucidità che ho perso. Invece tutto sembra andare così bene: Eddie e Charlie si sono parlati e non é scoppiata nessuna rissa, Lewis se ne sta tranquillo, nessuno sta litigando e tutti sembrano godersi al meglio questo pomeriggio.

«Il film chi lo sceglie stavolta?» domanda ad un certo punto Eddie

«Già, chi? Magari Charlie? Ti va di sceglierlo tu?» chiede a sua volta Lewis. Inizio a domandarmi se quei due non siano in combutta...

«No tranquilli scegliete v...» gli caccio in mano il telecomando, con una tale furia da rompergli quasi un dito.

«Troppo tardi, caro, ecco lo scettro del potere» sorrido divertita, mentre lui si ritrova costretto ad accettare il mio dono irruente.

«Malefica» borbotta, iniziando a scorrere i film presenti.

Si sofferma per un secondo a pensare, poi, alla fine, sceglie Spiderman. Be' c'era da aspettarselo da un amante di supereroi come lui...

Mi accoccolo contro il braccio di Charlie, avvolgendo i nostri corpi in una delle calde e morbide coperte che ho messo a disposizione.

Ad un certo punto sento la calma impossessarsi di me, i suoni emessi dalla televisione farsi ovattati e la stanza oscurarsi sempre di più. Il film va avanti, riesco a percepirlo, ma con la testa sono altrove, su un'altra sponda.

Dopo quelli che a me paiono solo insignificanti minuti, qualcuno mi tocca una spalla e mi scuote leggermente. Apro gli occhi di soprassalto, in preda al caos. Non sono più appoggiata alla spalla di Charlie, sono direttamente squagliata fra le sue braccia.

Mi alzo di scatto, imbarazzata come non mai.

«Che è successo?» chiedo

Lewis ed Eddie ridono divertiti.

«Ti sei addormentata a neanche venti minuti dall'inizio, vecchietta» mi schernisce Eddie, mentre roteo gli occhi al cielo.

«È un peccato che tu ti sia addormentata, ti sei persa una delle più belle scene... Ma mi dispiaceva svegliarti... In compenso ti ho fatto da cuscino per tutto il tempo» dice Charlie, con un sorriso innocente stampato sulle labbra

Borbotto: «Ho notato».

Perché mi ha fatto da cuscino?! Charlie che cazzo! Dovevi lasciarmi stare! Lasciare che mi rotolassi nel sonno fino a volare dal letto, lasciarmi correre il rischio di cadere di testa, schiantandomi sul pavimento e aprendomi il cranio in due come un avocado! Sia dannato il tuo altruismo! Accidenti a te!

«Perlomeno ero comodo?» il suo sorriso si è fatto indecifrabile, ma secondo le mie conoscenze che ho su di lui quello è un sorriso maligno e abbastanza compiaciuto, di chi si sta godendo le sventure di qualcun altro.

È chiaro come l'oro: ha capito che sono molto imbarazzata e si sta prendendo affettuosamente gioco di me, a insaputa degli altri.

«Sì, molto» rispondo a denti stretti, mentre lo incenerisco con lo sguardo.

Il suo sorriso non scompare come avevo sperato, anzi, si va a espandere ancora di più. Faccio per ribattere qualcosa, ma la porta della mia stanza che si apre mi distrae all'ultimo. Mi irrigidisco, quasi spaventata: è mia madre. Possibile che siano già passate le sei?

«Oh, non sapevo che avessimo ospiti» dice, sistemando alcune mie felpe pulite e piegate sulla mia scrivania. Si volta e guarda prima Lewis, con sguardo neutro. «Lewis, è da un po' che non ti vedo, come va con la scuola?»

«Tutto bene signora Allen».

Con la coda dell'occhio scorgo Eddie appiattirsi leggermente contro al materasso, probabilmente turbato.

Lo sguardo di mia madre poi scorre, fino a posarsi su Charlie, ed è in quel momento che sento il mio corpo morire. Non ho mai raccontato a mia madre di Charlie, solo qualche piccolo aneddoto tanto per renderla partecipe della mia vita, ma la nostra storia, il nostro rapporto, non glieli ho minimamente accennati.

«E tu saresti...?» chiede, riducendo i suoi occhi in due piccole fessure.

«Charlie, signora, un amico di Zilla».

Mi rilasso leggermente: nonostante non ne avessimo mai discusso, Charlie ha tenuto nascosta la nostra relazione, ma suppongo l'abbia fatto anche con i suoi, ammesso che li abbia visti nell'ultimo periodo.

«Molto piacere, Charlie, Zilla mi aveva detto qualcosa sul tuo conto. Io sono Grace, la madre di Zilla ed Edward»

«Il piacere è tutto mio».

Si stringono la mano, come se fossero vecchi amici o compagni di università.

Rimango muta, a osservare la scena ancora leggermente sotto shock, ma il peggio deve ancora arrivare:

«Perché non vi fermate a cena, ragazzi? Ci farebbe piacere avere un po' di compagnia. E poi potrò cogliere l'occasione di conoscerti meglio, Charlie» lo guarda con sguardo di chi è in dubbio nel reputare qualcuno innocente oppure colpevole di un omicidio di massa. Sembra un po' la scena di "Chi ha rubato le mie crostate?" nel film "Alice nel paese delle Meraviglie", in quel caso mia madre sarebbe la regina di cuori e Charlie il ranocchio colpevole, ma stavolta non di avere osato mangiare le crostate di una regina, ma di aver rubato il cuore della figlia reputata timidina e poco affine al mondo dell'amore.

«Be', sempre che i tuoi genitori te lo permettano, non vorrei sequestrarti e poi finire in carcere» si mette a ridere ironica. Sul campo delle battute mia madre è davvero pessima.

«Oh, non si preoccupi, in questo momento i miei genitori si trovano a Shanghai per lavoro... Non credo che il mio cane e il mio gatto si offendano se mancassi per una volta a cena» il suo tono è spiritoso, il suo volto anche, ma conoscendolo so che dietro a tutto quello che ha detto si nasconde in realtà un macigno di dolore. Non appena mia madre se ne va, infatti, lo abbraccio con tutta la dolcezza possibile, posandogli anche un delicato bacio sulle labbra.

Charlie sembra cogliere appieno il significato dietro a quel gesto, mi stringe più forte e non fa domande al riguardo. Poi, poco dopo, sussurra debolmente al mio orecchio:

«Grazie, ti amo».

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