La Fantasma ~E l'articolo NON...

By Yuwy_ghost

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🏆STORIA VINCITRICE DEL PREMIO WATTYS 2023 MIGLIORI PERSONAGGI🏆 Vi siete mai imbattuti in una situazione imb... More

✨Riconoscimenti✨
Intervista dedicata
Informazioni utili (o forse no)
~Parte prima~
Prologo
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciotto
Diciannove
~Parte seconda~
Venti
Ventuno
Ventidue
Ventitré
Ventiquattro
Venticinque
Ventisei
Ventisette
Ventotto
Ventinove
Trenta
Epilogo

Diciassette

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By Yuwy_ghost

Avevo baciato un ragazzo, ma non un ragazzo qualsiasi, avevo baciato Charlie Gray. Ci era davvero mancato poco che svenissi tra le sue braccia nel momento in cui ci siamo separati, ero qualcosa come al settimo cielo, ma anche al settimo smarrimento di cervello e di ogni funzione cognitiva appartenente a esso.

Credo sia stata una delle esperienze più belle, ma dannatamente imbarazzanti, della mia intera esistenza.

Sospiro e mi agito per un po' sul materasso del mio letto per scaricare la tensione che ancora mi avvolge. Mi sento un po' come una di quelle cheerleader americane che si vedono nelle serie TV, intente a saltellare di gioia per tutta la stanza, perché il rugbista più figo gli ha chiesto di uscire.

Certo, Charlie non è un rugbista, ma di certo è qualcuno che ha fatto battere forte il mio cuore difficile da conquistare.

Forse era davvero questo ciò che volevano dirmi i miei sensi, il mio coraggio continuo durante tutte quelle volte in cui sono riuscita a guardarlo negli occhi, a farmi toccare da lui, a sentire il suo sguardo sul mio corpo senza sentire troppo fastidio. Questo era: l'amore. Io amavo Charlie Gray, ma la mia mente non lo voleva capire, dando per scontato che fosse solo un affetto provato nei confronti della sua amicizia, nulla di più, nulla di meno.

Fisso il soffitto per lunghi attimi, mentre stringo forte il telefono in una mano. Nell'aria vola un ottimo profumo di frutti rossi, segno che Eddie ha acceso una delle sue settecento candele profumate.

Ha da sempre avuto una passione smisurata per quei corpi di cera di ogni misura e diametro, talvolta colorati, che spigionano un ottimo profumo non appena gli dai fuoco. Ormai ne possiede all'incirca una quindicina, tutte utilizzate almeno una volta nel corso del tempo. Un giorno addirittura aveva rischiato di incendiare mezza casa perché si era dimenticato di spegnerne una. Nostra madre si era arrabbiata tantissimo, talmente tanto che gli aveva sequestrato tutte le candele, giurando di buttarle via, ma fortunatamente, dopo un paio di settimane, gliele aveva restituite, ammonendolo di usarle con testa perché altrimenti "a sua sorella sarebbero venute in mente strane idee", neanche fossi stata una piromane sul punto di far saltare in aria mezzo mondo. Ma nostra madre è fatta così: teme che qualsiasi comportamento possa influenzarci negativamente, ancor di più ora che siamo degli adolescenti.

Mi sporgo dal letto e frugo al di sotto di esso, alla ricerca del mio fidato diario. Oggi è uno di quei giorni in cui devo assolutamente scrivere qualcosa, non voglio dimenticare nemmeno una virgola di quello che ho provato in quel momento, stretta fra le braccia di Charlie.

Stringo il diario fra le mani e lo appoggio sulle mie gambe, accarezzando la copertina di pelle con i polpastrelli. Lo avevo comprato un bel po' di tempo fa in un negozietto che vendeva specialmente cancelleria. Ricordo con fermezza che ci ero andata insieme a Eddie per cercare delle carte colorate decenti da piegare. Era un periodo in cui ci eravamo entrambi fissati con gli origami, talmente tanto che eravamo soliti a guardare un sacco di video tutorial su come farli.

Nel mentre scorrevo lo sguardo sugli scaffali, alla ricerca di quegli stramaledetti foglietti, lo vidi, rosso come il fuoco, dalle pagine a righe leggermente ingiallite, pronto per essere sfiorato dalle mie dita e scarabocchiato dei miei pensieri da ragazza lamentosa quale sono.

Sono quasi certa che, se il mio diario potesse parlare, mi direbbe che preferirebbe gettarsi dall'empire state building a New York ed essere calpestato da miliardi di persone, piuttosto che essere il mio sfogo personale di lamentele e delusioni. Meno male che i diari non possiedono una bocca... Tuttavia, se proprio un giorno gliene spuntasse una e iniziasse a darmi contro tutte le pene che ho potuto fargli patire, posso difendermi con il fatto di avere ben una pagina su circa duecento, in cui scrivo di un avvenimento che mi ha fatto sentire bene, e non di una solita lamentela.

22 Gennaio

Ho baciato un ragazzo. Sì, inizio proprio così. Non amo girare troppo intorno alle questioni, mi piace dirle così, faccia a faccia, o faccia a carta se vogliamo essere puntigliosi. Non ho mai creduto che l'amore possa essere così bello, da sempre non ho fatto che soffermarmi sul fatto di quanto fosse doloroso, o peggio, disgustoso, e infatti lo penso ancora un pochino... MA ora ho capito quanto sia bello sapere di avere qualcuno, non troppo lontano, che ti ama per così come sei, magari perché entrambi siete persone rotte e bisognose di essere aggiustate l'uno dall'altro. E' questo che voglio fare con Charlie: aiutare a farlo stare meglio, così come lui fa con me tutti i santi giorni, da quando l'ho trovato steso a terra come un imbecille sul punto di morte. In fondo l'amore potrebbe definirsi anche così, no?

Guardo la mia grafia (pari a quella di una persona che sta scrivendo mentre sta avendo un'infarto) e sbatto ripetutamente gli occhi per un paio di volte, quasi avessi la voglia di creare un'uragano solamente con l'ausilio delle ciglia.

Piego la testa e impugno nuovamente la matita.

Ma ho abbastanza paura... E se non fossi all'altezza delle aspettative di Charlie?

Ecco, la punta di amarezza era obbligatoria, altrimenti non sarei stata io, ma una versione di me in stile "Barbie fairytopia", vale a dire vestita di rosa e con un sorriso plasticoso fissato perennemente sulla mia faccia.

Qualcuno bussa alla porta e con uno scatto faccio scivolare il mio diario sotto al letto, fingendo poi di essere alle prese con una complicata lettura di un libro pesante quanto un mattone. Non vorrei mai che qualcuno scorgesse il mio diario... Chi mi può garantire che poi non lo voglia leggere? Insomma, c'è un motivo se lo imbosco sempre nell'angolo più nascosto e buio del mio letto.

La porta si apre e la figura slanciata di Eddie sbuca da dietro di essa. Si è cambiato d'abito rispetto stamattina, ora sta decisamente meglio, il suo nuovo outfit valorizza ancora di più la naturale bellezza con la quale stordisce le ragazze.

«Salve uomo delle candele, posso aiutarla?» sfodero un sorrisetto di scherno, a cui Eddie risponde on un'alzata di spalle.

«Volevo solo avvisarla, donna delle critiche, che sto per abbandonare il nido per recarmi da un mio coetaneo, nonché mio caro amico».

Annuisco, scatto in piedi e afferro una felpa abbandonata sul pavimento. Sento lo sguardo di Eddie fissarmi mentre la sto indossando, forse ha già capito quali sono le mie intenzioni, e infatti la domanda non tarda ad arrivare:

«Anche tu esci?»

«Sì, mi hai fatto venire voglia di abbandonare il nido»

«Strano, di solito tu ami restare nel nido»

«Anche i pulcini ogni tanto devono fare un volo di prova» lo guardo con aria compiaciuta, mentre lui assottiglia le labbra.

«Va bene» dice alla fine «ma mi raccomando: vedi di controllare l'orario e di...»

«Non fare tardi» concludo io, sorpassando la sua figura e fermandomi qualche centimetro davanti a lui. «Sta' tranquillo, stavolta non mi caccerò nei guai, promesso»

«Sarà meglio per te».

***

Suono il citofono e attendo qualche istante, le mani in tasca e una lieve agitazione che mi scuote dentro e scalda il mio corpo. Credo sia una cosa buona, dal momento che l'ho provata anche quando... Quando ero sul tetto con Charlie.

«Chi è?».

Trattengo a stento un sorriso che mi cresce dall'interno.

«Io».

Dal citofono proviene un piccolo risolino contenuto.

«Io chi?»

«Il vicino maniaco che desidera metterti le mani addosso, rapirti e smutandarti in pubblico».

Il citofono emette di nuovo una risata, stavolta completa, non trattenuta. E' una risata calda, piacevole, che riesce a mettermi di buon umore e specialmente che è riuscita a rimanere impressa nel mio cuore.

Il cancello si apre con un rumore metallico, mentre la porta della casa di Charlie si spalanca con un leggero cigolio.

«Smutandarmi eh?» dice lui con un sorriso impresso sul suo volto. «Sei proprio crudele».

Sorrido a mia volta mentre lo guardo negli occhi e mi piazzo davanti a lui, sventolandogli sotto al naso il sacchetto di plastica che tengo stretto in una mano.

«Wow, ne ho sempre desiderato uno!» esclama sarcastico lui, cercando di strapparmi il sacchetto dalle mani.

Con uno scatto lo allontano velocemente dalla sua mano, mentre scuoto da destra a sinistra l'indice davanti al suo viso.

«No, no, no, vedrai che sorpresa ti faccio adesso».

Lo supero con convinzione e mi fiondo in casa, prima che lui possa fare altre domande. Mi sistemo in cucina e appoggio il sacchetto sul tavolo, iniziando ad estrarre da esso ciò che ho comprato prima: zucchero, uova, gocce di cioccolato e burro.

Charlie mi raggiunge e si pianta dall'altra parte del tavolo, lo sguardo fisso sugli ingredienti che ho appena disposto in fila su di esso

«Non dovevi farmi così tanti regali...» commenta ironico «Ma dunque... Che si fa?».

Digito sul telefono la ricetta e lo appoggio sul piano, dando la possibilità a Charlie di vedere la gigantesca immagine dei biscotti che occupa metà schermo.

«Coockies americani?» mormora lui fissando l'immagine «Notevole».

Mi lego i capelli e mi dirigo verso il lavandino per lavarmi le mani. Ho come l'impressione che mi stia guardando, sento il suo sguardo puntato sulla mia schiena, ma devo ammettere che non mi sto sentendo a disagio... Anzi... Mi piace, spero non finisca mai.

Sgrano gli occhi, mentre fisso la schiuma del sapone raccogliersi vicino allo scarico e diminuire di volume man mano che l'acqua scende e la travolge.

Mi volto, asciugandomi le mani sopra a uno straccetto e guardo Charlie: avevo ragione, mi stava guardando, lo sta facendo tutt'ora. Guarda insistentemente la mia testa, con occhi meravigliati. Sembra essere in fissa.

«Charlie? Tutto ok?».

Sembra risvegliarsi d'improvviso, abbassa lo sguardo in preda all'imbarazzo mentre prende a giochicchiare con il pacchetto di farina.

«No... Nulla, è che non ti ho mai visto con i capelli legati... Stai... Ehm... Davvero molto bene».

Sento le guance in fiamme, una parte di me mi sta urlando contro di rintanarmi sotto al tavolo e non uscire mai più. Rimango rigida, sul posto, nel vano tentativo di calmare le mie emozioni fuoriuscite senza alcun preavviso.

Scrollo il capo e torno davanti al tavolo, lo sguardo piantato sul piano di legno.

«Ce l'hai una ciotola?» mormoro

«E' quella cosa concava dove... Ci... Ci metti le cose, vero?»

«Sì».

Normalmente lo prenderei in giro, ma in questo momento sono terribilmente in imbarazzo e ciò che desidero è solo starmene zitta e cucinare i biscotti con calma e tranquillità.

Charlie torna poco dopo con una ciotola abbastanza capiente per l'impasto, una frusta e una bilancia. Ringrazio il cielo che ci sia arrivato da solo a capire che altro servisse, se non l'avesse fatto, sarei stata costretta a domandargli di portare gli strumenti mancanti e di conseguenza interagire con lui e sprofondare ancora di più nell'imbarazzo totale.

Inizio a pesare gli ingredienti, mentre Charlie mi dà una mano nell'aprire gli imballaggi e nel chiuderli. Lentamente la tensione si lascia andare e torniamo a essere quelli di prima. Ridiamo, scherziamo, lui tenta di mangiarsi un pezzo enorme di impasto, ma lo fermo subito, bacchettandolo con la frusta come una nonna con il suo nipotino.

Alla fine, dopo insistenze continue, mi arrendo e gli permetto di assaggiarne un piccolo pezzo.

«Basta che la smetti di disturbare la mia povera anima» borbotto, mentre sistemo le palline di impasto sulla teglia.

Charlie finisce di leccarsi le dita, soddisfatto come un bambino che ha catturato una farfalla con il suo retino, e raccoglie le stoviglie sporche per lavarle.

«Non ci pensare nemmeno» dico, fiondandomi da lui e impedendogli di fare anche solo un altro movimento «lavo io queste cose, tu vai a sederti»

«Ma...»

«Se proprio ci tieni a fare qualcosa inforna i biscotti, qua ci penso io. Su, pussa via».

Charlie alza gli occhi al cielo, divertito, mentre fa dietro front verso il tavolo.

Inizio a lavare e ad asciugare tutto con cura, ormai abituata dalle faccende domestiche che svolgo tutti i giorni.

Poso tutto accanto al lavandino e mi lascio scivolare sulla sedia, stanca, ma soddisfatta.

Dopo una quindicina di minuti i biscotti sono finalmente pronti. Hanno riempito tutta la casa di un dolce profumo di cioccolato e burro, mi viene subito l'acquolina e il mio stomaco inizia a brontolare.

Charlie si alza e va a sfornarli, rischiando per poco di non ustionarsi un braccio. Subito li sistema su un piattino bianco con dei motivi floreali.

«Hanno un aspetto molto invitante... Ti va se ce li mangiamo con un po' di tè?» domanda lui ad un certo punto, mentre posa delicatamente i biscotti sul tavolo.

«Volentieri» gli sorrido, guardandolo per l'ennesima volta negli occhi.

Per un veloce istante, poco prima che lui si giri per verso i fornelli, noto che la faccia di Charlie si tramuta in un'espressione piena di... Affetto...? O forse amore? Non saprei dirlo, mi imbarazzo anche solo a pensarlo.

Rimango immobile sulla sedia, gli occhi puntati sulla schiena di Charlie, intento a preparare il tè. Lo osservo attentamente, ogni tratto, ogni movimento, nulla sfugge al mio occhio. Mi sento come ferma in un'epoca differente rispetto alla mia, ghiacciata in un tempo che non mi appartiene. Ma non appena Charlie si volta verso di me, vengo come scongelata da questo periodo secondario che mi tiene prigioniera e torno a essere la normale Zilla, quella che non vede l'ora di abbuffarsi di biscotti, neanche fosse rimasta a digiuno chissà quanto tempo.

Charlie prende posto accanto a me, posando le due tazze fumanti sul tavolo.

«Grazie a te ora non posso più fare a meno del tè alla vaniglia» dico, annusando quel dolce profumo inebriante.

Charlie sorride, una mano protesa verso i biscotti.

«Felice di averti creato una dipendenza allora».

Afferra un biscotto ancora tiepido e ci soffia sopra per farlo raffreddare.

«Non vuoi che ti canti la canzoncina di buon compleanno?» chiedo scherzosa, sbeffeggiandolo con un sorrisetto compiaciuto.

«No grazie, ma apprezzo comunque il pensiero».

Sorrido e afferro a mio volta un biscotto.

Charlie ne addenta un pezzo e inzia a masticare, prendendo poi ad agitarsi sulla sedia con gli occhi chiusi e la mano stretta a pugno chiusa sul petto.

«Ma quanto sono buoni?! Cazzo! Sono stratosferici!»

«Oh be', la ringrazio chef»

«Hai proprio un dono!».

Mi ritrovo a sorridere automaticamente, mi dà molta soddisfazione vedere quanto i miei biscotti vengano apprezzati, è una delle poche cose che so fare...

«Charlie...?»

«Sì?».

Faccio un grosso respiro, mentre fisso il vapore che fuoriesce dalla tazza bollente.

«Adesso che... Insomma dopo quello che è successo... Il nostro rapporto cambierà?».

Cala il silenzio. Ogni angolo del mio corpo ha raggiunto all'incirca i centocinquanta gradi centigradi, non oso immaginare lo stato delle mie guance in questo momento... Cerco di nasconderle sciogliendo la coda e posizionandoci sopra qualche ciocca di capelli.

«Non credo cambierà, sai?» dice ad un certo punto, risvegliandomi dal mio stato comatoso. «Noi provavamo le stesse emozioni di adesso, solo che non avevamo il coraggio o l'esperienza per capirlo e ammetterlo a noi stessi. Prima ci consideravamo solo amici, ma... Ma provavamo le stesse cose di adesso, solo in forma più lieve. Ora siamo qualcosa di più, e ciò non significa che bisogna per forza cambiare». Sposta lo sguardo su di me, i suoi occhi azzurri si perdono nei miei scuri. «Forse l'unica cosa che cambierà sarà questa...» si sporge verso di me e posa sulla mia fronte un delicato bacio al cioccolato, che non fa che aumentare di ottanta gradi la mia temperatura corporea.

Senza pensare a nulla, senza provare un briciolo di vergogna, mi lascio scivolare fra le sue braccia, che subito mi avvolgono e mi stringono con dolcezza.

«È il più bel compleanno di tutta la mia vita» sussurra.

***

La campanella di fine scuola suona e inizio a stiracchiarmi, stanca di aver seguito fin troppo attentamente tutte le lezioni. Da quando sono stata richiamata dal professore, infatti, convivo con la perenne paura di essere spostata in prima fila dove so di non poter resistere nemmeno una giornata, o peggio, nemmeno un'ora.

Ritiro con calma le mie cose, mentre osservo i miei compagni buttarsi l'uno sopra l'altro per raggiungere il prima possibile l'uscita.

Accendo il telefono e controllo le notifiche, c'è un messaggio di Charlie:

Charlie_Gray05: Oggi da Starbucks?

Sorrido, da quella volta io e Charlie abbiamo iniziato a frequentarci più spesso. Devo ammettere, però, che Charlie aveva ragione: il nostro rapporto non è cambiato molto, siamo sempre gli stessi, ci vediamo solo più spesso e ogni tanto ci diamo qualche abbraccio in più... Ma nulla di stratosferico.

ZillaAllen_33: Certo :)

Ci impiego molto tempo a inviare quel messaggio, combattuta dall'indecisione di inviare insieme alla risposta un cuoricino o una faccina. Indecisione davvero del cazzo, se posso permettermi. Equivarrebbe a dire di essere indecisi sul prendere o un bicchiere d'acqua fresca o un bicchiere d'acqua fresca con ghiaccio: non cambia nulla, se non per un minimo di temperatura.

In questo caso la faccina vorrebbe dire "carino che tu me lo chieda" e il cuoricino "sei un tesoro, grazie per avermelo chiesto". Ma a ogni modo la faccina ha vinto, per una questione di fottutissima e cazzutissima insicurezza interiore.

Carico lo zaino in spalla e mi affretto a uscire. Ho passato più di dieci minuti sola come un cane in classe, in preda ai miei complessi mentali anormali e devo sbrigarmi: oggi sarei dovuta tornare a casa insieme a Eddie, mi starà sicuramente dando per dispersa.

Varco l'uscita e attraverso il cortile, ma di Eddie non c'è alcuna traccia.

Per un attimo credo di essere stata piantata in asso in malo modo, ma poi mi affido alla consapevolezza che Eddie non sarebbe mai in grado di comportarsi così tanto da stronzo. Sarà semplicemente in ritardo, come è già capitato.

Attendo pazientemente attaccata al cancello di ingresso. La scuola senza alunni sembra quasi il set di un film apocalittico, mette quasi i brividi.

Guardo l'ora: sono passati altri dieci minuti, in più le bidelle stanno iniziando a chiudere i battenti.

Mi si stringe il cuore: e se Eddie si fosse sentito male?

Con uno scatto corro di nuovo dentro.

«La scuola sta chiudendo» borbotta una bidella dall'aria cupa, mentre mi osserva rientrare.

«Io... Ho dimenticato una cosa, mi scusi» mormoro, mentre mi dirigo verso le scale che portano al piano della classe di Eddie.

Salgo, con il cuore in gola e cerco con lo sguardo la quinta H.

Mi blocco, c'è un ragazzo davanti me. Lo osservo meglio, mentre silenziosamente rimango ben nascosta alla sua vista. L'ho già visto da qualche parte... Ma certo! È Lewis, il migliore amico di Eddie. Si sono conosciuti in prima liceo e da allora sono diventati inseparabili. Lewis lo si potrebbe considerare un po' come il contrario di Eddie: biondo, occhi azzurri, per niente popolare, timido, non particolarmente bravo a scuola... Ma lo trovo comunque carino e con un cuore grande. Una volta, per il mio dodicesimo compleanno, mi aveva regalato un peluches enorme di Luna, il gatto di Sailor Moon, una serie di cui vado matta ancora tutt'oggi.

Mi avvicino di qualche centimetro, per salutarlo, quando mi accorgo di ciò che sta facendo: sembra come intento a baciarsi qualcuno. Mi sposto leggermente per osservare meglio la scena, ma non faccio in tempo a farlo che sia il cuore sia il respiro mi si fermano contemporaneamente: avevo ragione, Lewis si sta baciando con qualcuno, e quel qualcuno è proprio Eddie.

🌸Angolino dell'autrice iperattiva e con la bava alla bocca🌸

Che bello, finalmente sono tornata con i miei angolini del cappero!

La storia ha preso una piega un po' inaspettata, vero? Insomma, Eddie, ma spiegarcele un po' prima le cose no? Ti viene proprio difficile mi sa...

E voi? Vi aspettavate questa piccola rivelazione oppure no? Lo stavate sospettando fin dall'inizio, oppure sono riuscita a farvi rimanere con la bocca spalancata? Fatemelo sapere nei commenti!

Vi riporto qui la mitica ricetta di Charlie per il suo favoloso tè. Ebbene sì! Ha più varianti! Di solito cambiano in base al suo umore.

X 1 tazza di tè

🍂Acqua bollente (solitamente 150 ml)

🍂Una bustina di tè alla vaniglia (la lascia in infusione per circa 1 minuto, altrimenti diventa troppo amaro)

🍂Miele (solitamente un cucchiaio)

🍂Una foglia di menta (se è arrabbiato)

🍂Un goccio di latte d'avena (se è triste)

🍂Uno spicchietto di limone fresco (se ha la nausea)

🍂Una lieve spolverata di cannella (se è un giorno speciale)

🍂Zucchero di canna (al posto del miele, lo mette quando ha nostalgia di qualcosa)

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