Come le Maschere di Pirandell...

By shin_eline

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Dove Christian non si rende conto di quanto Mattia gli somigli. More

La prima volta 1/2.
La prima volta 2/2.
Chiasso.
Aspetterò.
Sei mio 1/2.
Sei mio 2/2.
Non andare.
Staccare la spina.
Stupido ego maschile.
Sfortuna, o no?
Paranoie.
Come le Maschere di Pirandello.
Come il sole e le foglie.
In ogni modo.
Amici.
Simili.
Chiamata. 1/2
Chiamata. 2/2
Come il fumo di una sigaretta.
Un po' meno nero.
Rose rosse.
Colazione.
Tornare a casa.
Quando le bugie crollano.
Videochiamata.
Amore.
Ti importa ancora?
Il meglio di me. 1/2
Il meglio di me. 2/2
Un cuore in due.
This Side of Paradise.
La persona adatta.
Uno sporco profumo.
La cosa giusta.
make you mine.
Tra apatia, rabbia e amore.
Un palmo dal cielo.
Mettere in moto.
A pranzo da amici.
Lezioni di ballo.
Prepararsi insieme.
Presentazioni.
Non ci sarebbe stato Universo alcuno.
Mattina.
Non abbiamo età. 2/2
Ogni posto ti conosce.
L'aria di famiglia.
Povera mente.
Ogni secondo di più.
Promettimelo.
Nonni. 1/3
Nonni. 2/3
Nonni. 3/3
La banalità del male.
Il bello dell'amico.
Non so se stringerti o lasciarti andare.
Pasta e gelosia.
In a dream, I saw my mother...
Complici.
Complici. 2

Non abbiamo età. 1/2

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By shin_eline

Avvertenza:
nei seguenti capitoli sono presenti scene di violenza leggera; i capitoli possono essere saltati senza avere alcuna ripercussione ai fini della trama.





Mattia strinse le dita intrecciate con quelle del suo ragazzo, mentre saliva veloce i pochi gradini che separavano il viale di casa sua dalla porta di casa.

Inserì le chiavi nella serratura e con una mano sola le sfilò dopo averla aperta, e trascinò il moro -che nel frattempo aveva un sorriso enorme sul volto- dentro l'abitazione.

Il proprietario di casa non aspettò nemmeno che i loro corpi si accorgessero del cambio di temperatura fra l'ambiente esterno e quello interno che sbattè Christian contro il legno della porta, baciandolo.

Gli occhi chiusi, le mani che si lasciarono per aggrapparsi al volto candido, le labbra che si muovevano come se volessero assaporare ogni centimetro di quella bocca.

Stefanelli impuntò le sue dita ormai libere sui fianchi dell'altro, fece forza e ribalzò le posizioni, facendo incontrare la schiena del più basso contro la porta.

Mattia fece un passo in avanti sentendo la mancanza del corpo dell'altro, e il più alto fece scontrare i loro petti mentre lo sbatteva di nuovo contro la porta d'ingresso.

Inclinò il viso di lato mentre il biondo spostava il suo dall'altro, e le loro lingue si ricercarono fameliche, i loro sospiri si fecero pesanti, la pelle dell'altro sembrò bruciare contro la propria.

Mattia strinse una mano dietro alla schiena del suo ragazzo, spingendolo nella sua direzione, e l'altro capì immediatamente quale fosse il desiderio del diciassettenne: lasciò incrociare le loro gambe, infilando la propria fra le cosce del più piccolo, e quello gemette roco nel bacio.

Christian sbattè il palmo della mano destra contro la porta, come per darsi equilibrio, come se ne avesse bisogno perché sulle sue ginocchia non potesse più contare, e mentre faceva scivolare le mani dai fianchi al fondoschiena del suo fidanzato, prese a muovere il bacino contro di lui, facendolo strusciare contro la sua gamba.

Mattia ansimò pesante, inalando aria dalla bocca rumorosamente, in un verso che Christian voleva sentirgli fare più spesso, e tirò la testa all'indietro.

Quel piacere dovuto all'attrito gli diede alla testa già provata da quegli shottini che aveva bevuto in precedenza, e tirò la testa all'indietro, mentre allungava le labbra in un sorriso.

«Oddio sì...»
Lo istigó ridendo, mentre sentiva il corpo del suo uomo, del suo ragazzo, contro di lui, contro il suo corpo ancora vestito.

Christian rise insieme a lui, fermandosi solo per far scendere entrambe le mani e afferrargli con forza i glutei, e Mattia rilasciò l'ennesimo verso di piacere.

«Siamo piacevolmente soli, noto.»

Constatò Christian, realizzando solo in quel momento che se Zenzola lo avesse invitato a casa sua a quell'orario, era perché aveva la certezza che i genitori non ci fossero.

Gli occhi azzurri lucidi per la situazione si scontrarono con quelli liquidi dell'altro, e con quel sorriso tentatore sempre sul viso, il biondo si allontanó da lui.

«Soli soletti.»
Fece scivolare una mano sul suo petto, prima di allontanarsi con la sua solita innata grazia.
«Fino a domattina.»

Si staccò definitivamente, camminando con quei passi così eleganti che a Christian sembrò che stesse danzando in quel momento, piuttosto che camminare come un normale umano.

Si lasciò andare contro la porta, poggiando la spalla su quest'ultima, mentre guardava da dietro il suo ragazzo come se fosse una visione, come se non fosse reale, come se non appartenesse a quel mondo.

Forse era solo l'alcol.

Mattia si voltó solo col viso verso di lui, ormai arrivato alla porta, e poggiò una mano sullo stipite, accennando un sorriso da capogiro.

Christian gli sorrise di rimando, o forse già stava sorridendo- a dir la verità nemmeno lo sapeva, e si leccò le labbra.

«E cosa facciamo soli soletti?»

Zenzola alzò gli occhi al cielo, fece le spallucce e poi incrociò di nuovo i suoi occhi.

«Non so, perché non chiedi ad Aurora?»

Il moro sorrise, mentre tirava il viso all'indietro, e si ritrovò a poggiare entrambe le spalle alla porta, con la vista provata a causa dell'alcol.

«Lei mi darebbe una risposta concreta.»

Si voltó verso di lui.

Mattia alzò le sopracciglia, sempre ridendo.

«Oh, io ne sono certo.»
Alzò di nuovo le spalle.
«Il problema è che a te non piacerebbe.»

Gli rispose, prima di scomparire dietro quella porta.

E a Christian sembrava d'esser tirato da una corda dietro quello stipite, dietro quelle mura per inseguire il suo sogno ad occhi aperti.

Si diede una spinta con le spalle, prima di avviarsi verso la porta della cucina ed entrare.

Vide il biondo avvicinarsi al frigorifero.

«C'è da bere?»

«Vuoi bere ancora?»

Domandó Mattia, mentre si voltava nella sua direzione con un sorriso.

Forse perché in realtà era quello che stava cercando anche lui.

«Sai che mi basta un goccio e non riesco a fermarmi.»

Mattia si poggiò al frigorifero, mentre scuoteva la testa.

«No, non lo so.»

Christian alzò le sopracciglia, mentre poggiava le mani dietro di lui, i palmi sulla lunghezza e le dita sopra allo spessore del tavolo.

«Non lo sai?»

Il biondo scosse la testa, prima di far finire lo sguardo sul corpo dell'altro.

Sorrise mentre guardava senza pudore ciò che più gli pareva, e si mordeva il labbro lasciando la fantasia muoversi al posto suo, mentre immaginava quelle mani sul suo corpo, attorno al suo collo, mentre immaginava quel bacino spingere di nuovo contro di lui come aveva fatto contro quella porta.

«Mi sa che ci sono solo birre.»

Disse d'improvviso, mentre si riprendeva e si allontanava dal frigorifero dietro di lui, e aprì la porta.

«Solo?»

Chiese Christian, sporgendosi nel tentativo di guardare.

«E del vino, ma non penso sia il caso.»

«Quante birre ci sono?»

«Due.»

«Allora prendilo, sono poche due.»

Mattia fece come detto, prima di rialzarsi e chiudere con il piede il frigorifero dietro di lui.

«I tuoi dove sono?»

Domandó Christian dal nulla, mentre lo guardava preparare.

«Mamma doveva fare qualcosa col lavoro, e papà aveva dei parenti in quella città.»
Spiegò, mentre apriva un mobile e da quello prendeva una busta di patatine.
«Accompagna lei e va pure a trovare i suoi parenti.»

«Figo.»

«Una rottura di palle.»
Rise.
«Fortuna che sono grande adesso e non devo più seguirli.»

Il moro sorrise, socchiudendo gli occhi.
«Sì, sei grande?»

«Mh-Mh.»
Rispose, prima di avvicinarsi al suo ragazzo con due bottiglie di birra in una mano, e la bottiglia di vino e la busta di patatine nell'altra.
«Non ci credi?»
Sussurrò ritrovantosi ad un respiro dalle sue labbra, fissandogliele senza alcun pudore, perché voleva farlo sapere a Christian quanto sì, fosse grande, fosse un adulto che sapeva i migliori trucchetti per farlo cedere, per farlo impazzire, per fargli alzare gli occhi dal piacere e fargli venire i brividi dal piacere.

«Non so, dovrei verificare.»
Rispose vago, mentre abbracciava di nuovo il suo corpo con una mano sola, perché Cristo quanto avesse bisogno di quel corpo non poteva nemmeno immaginarlo.

Infilò una mano nei suoi jeans e nei suoi boxer, stringendo forte il suo sedere fra le mani, perchè lo eccitava il solo pensiero di poter fare di quel corpo ciò che preferiva, ciò che voleva, perché Mattia lo lasciava fare come se niente stesse facendo.

«Sai, sei la mia perversione preferita con le bottiglie d'alcol fra le mani.»

«Dici? Credevo di esserlo mezzo nudo con le bottiglie in mano.»

«Nella mia testa sei già senza vestiti.»

Mattia sorrise e abbassò appena le palpebre, alzò il mento consapevole del proprio potere, e si avvicinò di più.

«Sì?»

«Mh-mh.»
Si leccò le labbra il riccio, mentre faceva di nuovo cadere lo sguardo sulla sua bocca.
«Ti ho spogliato già mentre eravamo all'ingresso.»

«E allora che aspetti a scoparmi?»

Christian rise sulle sue labbra, prima di mordersi le proprie perché non poteva crederci che quel diavolo tentatore fosse così impertinente.

Ma il biondo si allontanò, facendogli sfilare quella mano dai suoi jeans, e si avvicinò alla porta.

«Prendi due bicchieri.»

Uscì senza guardarsi indietro, perché già sapeva che Christian dopo aver fatto ciò che gli aveva detto lo avrebbe seguito senza fiatare.

Salirono le scale, e Christian non si stupì quando vide il biondo dirigersi verso camera sua.

Il più alto lo vide camminare da dietro, e non potè trattenersi dal pensare che avrebbe voluto vederlo gironzolare sempre per casa sua, che avrebbe voluto vederlo mezzo nudo mentre camminava tranquillo sul pavimento del suo appartamento, che avrebbe voluto vederlo dopo averlo scopato con forza muoversi privo di vestiti per quelle mura.

Si morse il labbro a quei pensieri, mentre vedeva il biondo entrare in camera sua solo per sorpassare il letto e avvicinarsi alla parete di fronte.

«Dove vai?»

«Fuori.»

Rispose Mattia, mentre apriva con il gomito la maniglia della porta ed usciva fuori al balcone.

Christian il balcone della stanza di Mattia lo conosceva bene: ricordava che la prima volta che lo vide spalancò gli occhi e si chiese come fosse possibile che il balcone di una stanza potesse essere così ampio.

Alla sinistra, vicino al muro si trovava un tavolino in vetro, e Mattia si diresse lì per poterci poggiare sopra tutto ciò che aveva preso.

Christian fece lo stesso.

«Oggi è stata una bella serata.»

Sussurrò Mattia, e Stefanelli si accomodò su una delle poltroncine.

Il biondo si sedette su quella libera, poggiando le gambe sul bracciolo nero e la schiena contro l'incavo del bracciolo e lo schienale.

«Sì, ci siamo divertiti.»

Confermò il più alto, mentre faceva cadere l'occhio sulle piante dentro ai vasi che abbellivano gli angoli di quello spazio.

Chiuse gli occhi, prima di tirare il viso all'indietro e poggiare la testa sul muro dietro di lui.

Lì fuori si stava proprio bene.

«Era arrivata ora che tu uscissi insieme ai miei amici.»

«Alex e Luigi giá li conoscevo.»

«Sì, ma non li avevi mai visti in pista.»
Si mise a ridere, mentre si allungava per afferrare una birra.

Mattia sbuffó.
«Merda, mi sono scordato lo spila-birre.»
Mormorò, prima di allungare una mano.
«Dai qua.»

Christian frugò nella propria tasca.
«Per chi mi hai preso?»
Cacció l'accendino, prima di fare pressione con la parte bassa dell'oggetto con il tappo, e la aprì facilmente.

Zenzola fece un mezzo sorrisetto, afferrò la bottiglia di birra che era rimasta e ci poggiò le dita sopra. Fece coincidere l'anello del medio con la fine del tappo della bottiglia, fece pressione, e l'aprì.

Il moro gemette a quella vista.
«Merda, per questo sei il mio ragazzo.»

Il biondo rise, mentre beveva un sorso.
«Perchè so aprire una bottiglia di birra con un anello?»

«E anche per il culo.»

Lo indicò, prima di bere un sorso anche lui.

Zenzola ridacchió, prima di tornare a guardare davanti a lui.

Era così rilassante quella sera.

Era così rilassante tornare a casa dopo quella lunga serata in discoteca e godersi l'ebbrezza delle tre del mattino da soli con la persona giusta a fare stupide battutine e a bere.

Si sentiva a suo agio, e si sentiva come se avesse il mondo in tasca anche se ben poco stava facendo.

Inizió a scuotere in movimenti circolari la bottiglia che aveva fra le mani, mentre fissava la punta degli alberi di fronte a lui.

«È stato strano incontrare Aurora in discoteca.»

«Fottutamente strano.»
Confermò Christian, mentre ricordava la faccia del suo ragazzo quando aveva visto -mentre erano seduti su un divanetto- la ragazza in mezzo alla folla.

Lei era con altre sue amiche, ma Mattia sembrava conoscerle: tant'è vero che si alzó di corsa trascinando Stefanelli per la mano, approfittando del fatto che Alex e Luigi erano andati al bancone per parlare con Luca.

Dubitava del fatto che Zenzola avesse davvero tutta quell'urgenza e tutto quell'entusiasmo nel salutare tre semplici ragazze, ma l'idea che quella felicità era dovuta al fatto che si era mostrato in compagnia di Christian che poteva essere definitivamente chiamato come "il suo ragazzo", beh, si fece spazio nella sua mente e non lo lasciò più.

E dopotutto, come poteva pensare altro quando Mattia aveva un sorriso da far paura mentre salutava quella Carola e quell'Aisha dicendo "lui è Chri, il ragazzo di cui vi è parlato- ora è diventato finalmente il mio ragazzo sapete? Stiamo insieme!"

Probabilmente quella parlantina era dovuta anche al fatto che avesse già bevuto un drink, però gli aveva fatto ugualmente piacere leggere tutta quella felicità sul suo volto.

"Il ragazzo di cui vi ho parlato."
"Ora è diventato finalmente il mio ragazzo."

Dio, come aveva fatto a non accorgersi prima della cotta che quel moccioso aveva nei suoi confronti, se ne parlava così tanto a chiunque potesse?

«Era bella stasera, no?»

Domandò d'improvviso Mattia.

«Mh, carina.»

Rispose Christian, mentre sentiva la birra essere più leggera.

La guardò: era già a metà.

Sapeva perché il biondo gli avesse fatto quella domanda: da quando dopo al lento al diciottesimo di quell'Anna aveva confessato al suo ragazzo che forse la sua amica gli stava un po' troppo appiccicata, era iniziata la guerra fredda.

Inizialmente Mattia aveva dato uno schiaffetto sulla nuca a Christian, dicendogli di smetterla di credere che tutto il mondo girasse attorno al suo pene, e gli aveva ricordato che la ragazza in questione fosse molto espansiva con tutti, e con lui stava cercando solo di fare amicizia.

E Stefanelli nel corso della serata gli aveva dato ragione: quell'Aurora gli si avvicinava spesso e spesso si aggrappava al suo braccio, spesso lo abbracciava senza alcuna ragione, spesso lo invitava a ballare con lei, ma faceva spesso domande su Mattia e lui, su come avessero iniziato a frequentarsi, e su tantissime cose.

Problema? Mattia era diventato geloso.

Sapeva che l'amica non ci stesse provando, ne era assolutamente certo, ma voleva aggrapparsi lui al braccio del moro, non un'estranea.

E mentre quello friggeva a guardarli da lontano, Aurora rivelava a Christian piccoli aspetti del carattere di Mattia: tipo che le mattine di febbraio in cui ancora non si parlavano chissá quanto, il biondo le elencava i turni di lavoro di Stefanelli e finiva per aspettare impaziente il giorno lavorativo; oppure che prima di tutta quella storia Zenzola disegnasse dei cuori sul banchetto dove ci incideva dentro "M+C", oppure che all'inizio era sempre Francesco ad andare a casa di Mattia e raramente il contrario, ma il punto di ritrovo si era trasferito a casa del castano cossichè il diciassettenne potesse passare del tempo con lui in macchina.

Tanti piccoli dettagli di quella vita pre-Christian che rendevano l'amore che Mattia provava nei suoi confronti indubitabile.

E talvolta si chiedeva se il suo amore fosse al pari dell'altro.

Poi bastava guardarlo negli occhi per avere risposta.

«Carina e basta?»

«Sì, le sta bene il verde.»
Mormorò, mentre beveva ancora un po' da quella bottiglia.

«Io penso le spenga il viso.»

Christian alzò le spalle.

«Forse non te ne sei reso conto perché non le guardavi il viso.»

Lo punzecchiò, e Stefanelli fece uscire una risatina mentre guardava la sua bottiglia contenere gli ultimi sorsi di birra.

Sentiva la testa più leggera.

Si voltò verso di lui.

«No, infatti.»

«E che guardavi?»

«Vuoi proprio saperlo?»

Domandò Christian, sorridendo.

E Mattia sorrise insieme a lui.

«Sì, voglio saperlo.»

Disse tranquillo, mentre univa quelle gambe e agile scendeva dalla sedia.

Christian poggiò entrambe le braccia sui braccioli della poltrona, mentre vedeva il biondo farsi strada davanti a lui e senza alcun ripensamento, piegare le ginocchia ai lati delle sue coscie.

Si sedette su di lui, a cavalcioni, con ancora quella bottiglia in mano, e Christian doveva rettificare: la sua perversione preferita era Mattia che beveva mentre era sopra di lui, sicuro.

Poggiò le mani sui suoi fianchi, schiavo di quel corpo, perché avrebbe potuto mentire a parole quanto voleva, ma le sue azioni avrebbero sempre parlato per lui.

Mattia sorrise, inclinando il viso di lato.

«Avanti, parla.»

Il moro sorrise anche lui, con i pochi neuroni che riuscivano ancora a connettere, e si domandò se avesse il cervello a puttane per l'alcol o per l'effetto che Mattia gli faceva.

«Sei così provocante.»

Si lasciò andare Christian, perché ciò che pensava quello diceva, e lo fissó dal basso come se fosse l'ottava meraviglia del mondo.

E lo era probabilmente.

«Pensavi a questo mentre vedevi Aurora ballare?»
Domandò, mentre poggiava la mano libera sul suo petto.
«Che sono provocante?»

«Lo penso adesso, questo.»
Pronunciò sincero, mentre posava la sua birra sopra al tavolino di fianco a loro.

«Lo devi pensare sempre questo.»

Rimarcò duro.

«Fidati, lo faccio più spesso di quanto tu creda.»
Sussurrò, e poggió la testa al muro.

Mattia gli sorrise furbo, prima di incollare le labbra alla bottiglia e riprendere a bere.

Non beveva per gustare, beveva per finire, e se ne accorse Christian mentre fissava il liquido dal vetro scendere e diminuire velocemente.

Si fermò dopo sei o sette sorsi, ed era così bello per il moro mentre lo vedeva scomposto, disorientato dall'effetto dell'alcol, rosso sugli zigomi per il calore, affannato per aver bevuto velocemente.

Mattia incrociò i suoi occhi, e Stefanelli la vide bene quella scintilla: la scintilla che si accendeva sempre nelle pupille di Mattia quando era sopra Christian, quando aveva il controllo, quando teneva in mano le redini del gioco.

E cazzo, Christian voleva definitivamente essere tutto ciò che Mattia voleva.

Voleva dannatamente stare sotto a Mattia mentre lo cavalcava, mentre gli mordeva il collo, mentre prendeva senza chiedere quel piacere utilizzando il suo corpo.

Si sistemò sulla poltroncina, scendendo leggermente con la schiena fin quando non arrivò a piegare il collo all'indietro, poggiando la testa allo schienale e non più al muro.

Mattia fece leva sulla mano sul suo petto, e inizió a muovere il bacino avanti e indietro.

Christian chiuse per qualche secondo gli occhi, stringendogli con forza i fianchi mentre lo lasciava fare.

«Sì, così...»

Si lasciò scappare mentre rialzava le palpebre e iniziava a fissare il movimento di quel corpo che amava, e inclinò il viso prima da un lato e poi dall'altro, osservando quei jeans a contatto con i propri.

Mattia si morse il labbro, perché amava la sensazione che gli attraversava il corpo quando le falangi del moro gli stringevano in quel modo i fianchi, quando la sua schiena si inarcava per strusciarsi in quel modo, quando lui era sopra e il suo ragazzo sotto.

Sentiva il freddo della mattina accarezzargli il volto ma lui sentiva di andare a fuoco, mentre all'aria aperta, sul balcone della stanza di casa sua, si ritrovava a prendersi quel piacere senza pudore.

Si sentiva così vivo mentre muoveva il bacino, mentre il suo ragazzo lo guardava e si lasciava andare sospiri senza preoccuparsene, e gli venne da ridere se pensava che avevano bevuto così fottutamente tanto che se un vicino si fosse accorto di loro e li avesse guardati in quel momento, nemmeno se ne sarebbero accorti.

E avrebbe dovuto pensarlo Mattia al fatto che se un vicino li avesse visti, sarebbero stati guai seri per lui; eppure in quel momento pensò solo che fosse dannatamente eccitante.

Che merda sì, voleva essere visto mentre si muoveva sul cazzo di Christian Stefanelli, che voleva far sentire a tutti quanto forte sapesse gemere e quanto facesse godere il suo fidanzato.

E perciò rise.

Iniziò a ridere perché l'adrenalina gli stava attraversando le vene, perché si sentiva vivo, così dannatamente vivo, perchè voleva vivere quel momento per sempre.

«Merda, cosa sei...»

Sussurrò Christian, e Mattia sentì la testa girare.

Voleva ricevere quei complimenti per sempre.

Voleva sentirsi ripetere che era fottutamente bravo a letto.

Voleva sentirlo gemere.

Voleva sentire Christian all'estremo.

Spostò la mano che Christian aveva sul suo fianco, facendola finire sul suo fondoschiena.

«Cosa? Cosa sono?»

Domandò retorico, mentre lasciava al più alto completa disponibilità del proprio corpo, come se niente stessero facendo.

E il riccio lo guardò, afferrandogli le natiche con entrambe le mani, e ansimò a bocca aperta.

«Sei...»

Iniziò a ridere.

«Sei proprio una troia...»

Aveva appena raggiunto l'orgasmo.

Pensò ironico Mattia, mentre si fermava vittima di una scarica di puro piacere, e si morse il labbro.

Dio, ripetilo ancora.

Il biondo fissò il suo ragazzo, fissò il suo collo esposto, fissò il suo pomo d'Adamo, e glielo afferrò con la mano libera, stringendo.

«Sì, Christian?»

«La peggiore.»

Rispose divertito l'altro, mentre si beava di quelle attenzioni, e avrebbe voluto anche spogliare l'altro per poter fare davvero quello che l'altro stava simulando, ma non ce la faceva.

Era tutto troppo bello per fermarlo.

Era tutto troppo meraviglioso.

Mattia rallentò d'improvviso, iniziando a muoversi lento e deciso sul suo corpo, molto più pesantemente, e spostò la mano.

Gli afferrò con forza i capelli, spingendolo nella sua direzione.

«Tutto questo te lo potrebbe mai dare Aurora?»

E a Christian eccitava così tanto il fatto che Mattia ripetesse quelle domande retoriche.

Retoriche sì, perché non avevano bisogno di una risposta.

Il biondo lo spinse verso il suo collo.

«Succhia.»

Ordinò.

E Stefanelli obbedì, chiudendo gli occhi, beandosi del suo profumo, beandosi del piacere che gli stava venendo donato e iniziando a succhiare lembi di pelle esposta.

Mattia lo fece fare, mentre beveva gli ultimi sorsi della sua birra.

Chiuse gli occhi mentre sentiva la gola prendere a bruciare molto più rispetto a prima, e fu un fastidio così forte che dovette chiudere gli occhi.

Strinse le braccia attorno al collo del moro, con ancora la bottiglia vuota nella mano destra, e si lasciò andare a quelle attenzioni di Christian.

D'un tratto il mondo era sparito, i vicini di casa pure, era rimasto solo quel ragazzo.

Solo quel magnifico ragazzo sotto di lui.

Quando quel fastidio finì, riaprì gli occhi.

Posò la bottiglia sul tavolo, e Mattia, fermando il bacino, tirò la testa all'indietro cercando di controllare quel giramento di testa.

Christian lo guardò fare, e si leccò le labbra come per gustarsi le ultime briciole del sapore dell'altro, e sbattè un paio di volte la mano sulla sua coscia destra.

«Fammi alzare.»

«Alzami tu.»

Rispose Mattia sorridendo ad occhi chiusi, e tirò un piccolo urletto divertito quando si sentì afferrare davvero dal suo ragazzo ed essere alzato mentre quello si alzava, per poi spingerlo di nuovo sulla poltrona.

Quando Mattia sbattè con la schiena sulla poltrona in maniera scomposta, si mise a ridere e fissò il suo ragazzo.

Quello gli sorrideva, nonostante avesse mezzo rischiato di cadere mentre si rialzava -perché di sicuro tutto quell'alcol gli stava facendo effetto-, e si alzò, allontanandosi.

Mattia lo guardò poggiarsi al muretto, e affondò la testa nello schienale mentre guardava l'altro fare.

Quello si guardava attorno, forse in un momento di luciditá anche lui aveva pensato ai vicini, eppure non sembrava la faccia di uno che si stava pentendo di ciò che aveva fatto.

No, anzi.

Sembra più la faccia di uno che voleva andare piano per godersi ogni minimo momento.

E Mattia quanto lo avrebbe fatto godere, se solo avessero iniziato a farlo.

Voleva sentirlo perdere il controllo.

Voleva che gli afferrasse il collo da dietro mentre affondava in lui, voleva che spingesse tanto forte da fargli male, voleva che fosse violento quella sera.

E Mattia nemmeno realizzò che più pensava a cosa si sarebbe lasciato fare da Christian, più la sua mano scendeva sul cavallo del suoi jeans.

E Stefanelli non sembrò a disagio mentre sfilava un pacchetto di sigarette dalla sua tasca, mentre ne sfilava una e la intrappolava fra le sue labbra, accendendola.

Mattia voleva che quelle labbra fossero in mezzo alle sue gambe.

Christian si poggiò con i gomiti dietro di lui, e incrociò i piedi, guardandolo.

«Che stai facendo?»

Mattia lo guardò, poggiando poi il gomito del braccio destro allo schienale della poltrona, e la mano sulla guancia.

«Non lo so, cosa sto facendo?»

Domandò fintamente innocente, mentre quella stretta ora si faceva più decisa.

Christian lo guardò fare con un sorriso sulle labbra, e aspirò la calma di quella sigaretta, mentre rispondeva tranquillo.

«Ti stai toccando.»

Mattia a quel punto sorrise, mentre chiudeva gli occhi e annuiva, come se non fosse chiaro che sì, si stava toccando.

«Mi piaceva dov'erano le tue mani prima.»

Ammise il più basso, mentre si sbottonava i pantaloncini di jeans.

Christian lo guardò mentre se li abbassava senza cambiare il proprio sguardo, come se non stesse facendo nulla di chissà cosa, come se non si stesse spogliando in un luogo in cui sarebbe potuto essere ben visibile se solo non fossero state le tre del mattino.

«Sì, e dov'erano?»

Domandò piano il moro, mentre guardava il biondo poggiare una gamba sul bracciolo della poltrona, allontanandola dall'altra.

«Lo vuoi vedere?»

Domandò ridendo il più piccolo, mentre si iniziava a massaggiare da sopra ai boxer.

Il diciannovenne aspirò di nuovo dalla sigaretta, e sorrise appena quando pensò che quella scena fosse terribilmente uguale alla loro prima volta.

Mattia era sempre lo stesso diavolo tentatore che usava il suo corpo per ottenere ciò che voleva.

Cosa c'era di diverso?

Che Christian era più debole di prima.

Che Christian già sapeva cosa stava per provare e perciò si lasciava andare a quelle provocazioni, a quel piacere, a quelle gambe che avrebbe solo voluto prendere a morsi, a quel corpo perfetto, a quel sorriso malizioso.

E quando vide anche i boxer cadere a terra, sentì di nuovo la testa girare.

Mattia si era sistemato sulla poltrona, allargando le gambe in quei gesti eleganti che sembrarono così eterei, così divini, così perfetti.

Christian tirò la testa all'indietro, e vide le cosce dell'altro finire entrambe su un poggiolo diverso.

Il proprietario di quell'immensa villa era nudo e manteneva le gambe oscenamente aperte davanti a lui che semplicemente fumava.

Come se non lo toccasse, come se non gli facesse alcun effetto.

Sorrise, mentre fece cadere la cenere di quella sigaretta oltre il balcone.

«Ti ricordi la nostra prima volta, Chri?»

Domandò il più piccolo, mentre si leccava senza problemi una mano e se la portava in mezzo alle sue gambe.

«Ti ricordi quando ti inginocchiasti davanti a me?»

Chiese ancora, mentre si afferrava da solo e iniziava a darsi piacere.

«Perchè non lo fai di nuovo?»

E Christian alzò entrambe le sopracciglia, vedendo quanto quel ragazzo fosse disperato per lui.

Gli fece un mezzo sorriso.

«Se vengo lì ti scopo.»

Mattia sospiró a quella frase, mentre chiudeva gli occhi e aumentava appena la velocità.

Spostò il viso di lato, quasi per nascondersi nella sua stessa spalla, mentre si avvicinava un dito di quella mano ancora umida alla sua apertura.

«Ti stai già preparando?»

Domandò ironico Christian, mentre non poteva crederci a quanto impaziente fosse il suo ragazzo.

E solo lui sapeva quanto avrebbe volentieri spento quella sigaretta e lo avrebbe raggiunto, ma c'era altro.

Voleva vederlo mentre si fotteva da solo, mentre si masturbava, mentre si procurava quel piacere da solo.

Voleva vederlo disperato per lui.

Voleva vederlo sudato mentre lui era perfettamente composto, voleva vederlo ansimante e stanco mentre lui ancora doveva operare davvero, voleva vederlo al limite e poi fargli conoscere il vero significato di quella parola.

Perciò aspirò di nuovo dalla sigaretta, mentre Mattia iniziava a mugolare.

«C-Chri...»

Sussurrò l'oggetto delle sue attenzioni, mentre iniziava a spingere con più decisione dentro di sè.

Christian notò che aveva chiuso gli occhi.

«Che stai immaginando, Mattia?»

Il biondo tirò la testa all'indietro.

«T-Te.»

«E che faccio io?»

«Mi- mi... ah...»
Ansimó, mentre apriva gli occhi per guardarsi, per guardarsi da solo mentre si procurava quel piacere, e poi alzò lo sguardo per incrociare il suo.
«M-Mi prendi come piace a me...»

«E come piace a te?»

«Forte.»
Sussurró veloce, come se avesse avuto già la risposta pronta, come se fosse l'unica certezza che avesse nella vita, e aumentò il ritmo delle sue mani.
«V-Violento.»

«Violento?»
Fece finta di nulla il moro, mentre faceva di nuovo cadere la cenere dal muretto.

«S-Sì-ah- mh-...»
Gemette ancora il biondo, e chiuse gli occhi.
«T-Ti prego scopami Christian.»

«Come?»

«Qui- cazzo, qui, qui, su questa poltrona.»
Rispose, al limite delle forze.
«Ti prego, vieni qui e scopami.»

«Devo scoparti?»

«Sì- c-cazzo, sì, sì.»
Gemette di nuovo.
«Devi venire qui e devi lasciarmi i segni.»

«I segni di cosa?»

«Delle unghie, d-dei mor-ah- dei morsi.»
Ansimò arrabbiato, mentre stringeva la presa della mano sinistra.

Christian socchiuse gli occhi, sorridendo mentre lo guardava.

Vide che iniziava a fremere, che iniziava ad avvicinarsi le ginocchia tra loro, che iniziava ad inarcare la schiena, che rendeva fin troppo irregolari i propri movimenti.

Alzò il mento.

«Fermati.»

«E-Eh?»

«Fermati, ho detto fermati.»

Mattia riaprì gli occhi, fissandolo incredulo.

«C-Cosa?»

«Togli quelle mani, ho detto.»
Ripetè di nuovo.
«Non farmelo ripetere.»

Mattia lo odiava.

Lo odiava da morire.

Sospirò pesante, mentre faceva uscire le dita da dentro di lui.

Si poggiò le mani sulle cosce, poi le fece salire, fino ad arrivare al suo petto, sperando che il moro si avvicinasse a lui e quelle gambe se le mettesse sulle spalle.

Christian lo guardò soddisfatto, poi fece l'ultimo tiro di sigaretta incavando le guance, e spense la sigaretta contro il muretto.

Sbuffò il fumo fuori dalla sua bocca, prima di avvicinarsi a lui.

Mattia lo seguì in ogni suo passo con gli occhi grandi che lo guardavano impazienti.

Stefanelli gli si avvicinó, e poggiò una mano sul suo viso.

«Bravo piccolo.»

Gli sorrise dolcemente, prima di accarezzare con il pollice le sue labbra.

«Che ne dici di lasciare il posto a me, adesso?»

E Mattia non aveva aspettato altro.

Si alzò veloce, facendo ridacchiare il più alto quando gli concesse il posto così velocemente.

Il ragazzo più alto si sedette.

Mattia fece per mettere le ginocchia accanto alle sue gambe, ma Christian lo fermò.

«In ginocchio.»

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