Amber

Od coopercroft

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James Emory è un giovane avvocato di successo, ma la sua vita personale è in frantumi. Il suo matrimonio sta... Více

Prologo: La diagnosi
Amber
Margot
James Emory
Lo studio Wallace & Roberts
Benedict e Gabe
La collera
Ossessione
Una notte tranquilla
Chiarimenti dolorosi
L'incidente di Benedict
Dov'è James
L'incontro con Margot.
Benedict è la mia famiglia.
Rapporti complicati
Prendersi cura
Amber è in pericolo
Il passato è il nostro segreto.
La scelta di Benedict
La parte nascosta di James
Ricucire gli strappi
Riportare a casa Gabe.
Il filo rosso del destino
Lise
Nuove responsabilità
Il dolore
Fine di un incubo
Une jolie petite fille
Giorni di tristezza e di desiderio
Siamo dei lussuriosi...degni dell'inferno dantesco
La nostra famiglia.

La rabbia di Gabe

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Od coopercroft


L'ambulanza arrivò al Saint Bartholomew molto prima di James.

I paramedici avrebbero avvertito e informato Gabe di ciò che era accaduto. Infatti, la loro unione civile, celebrata davanti al giudice, riconobbe Benedict come compagno, garantendogli tutti i diritti legali acquisiti.

Parcheggiò in preda all'angoscia e corse dentro, raggiunse l'accoglienza dove fu indirizzato al pronto soccorso.

Varcò la porta a vetri che portava all'interno degli ambulatori, ma fu fermato e sgridato da una solerte infermiera che lo riaccompagnò nella saletta di attesa. Lo fissò guardinga e gli chiese se fosse ferito. Il suo aspetto appariva spaventoso, la camicia era sporca e le mani insanguinate.

Balbettò senza fiato.

"Mio fratello Benedict ha sbattuto la testa, l'ho aiutato, il sangue è suo. Il dottor Fulton è mio cognato, credo sia con lui."

Lei annuì comprensiva.

"Aspetti qui, vedrà che appena ci sono notizie, il dottore la informerà." Fece un sorrisetto di circostanza. "Vada a ripulirsi nel bagno." Gli indicò la posizione alzando la mano.

Sospirò, non poteva stare in quelle condizioni, andò dentro alla toilette a sistemarsi.

Lo specchio rifletteva il volto pallido e tirato, si ripulì alla meglio, ma quando vide l'acqua mista al sangue, barcollò.

Che comportamento da idiota! Ben lo aveva avvertito di non accettare provocazioni e invece c'era cascato come un pivello, mettendo in pericolo la sua vita.

Si lavò il viso, si asciugò. Si strinse le tempie tremando, prima di uscire sperò che il cognato lo perdonasse.

La saletta appariva incolore e deserta, si sedette ad aspettare, non riusciva a distogliere gli occhi dalla porta a vetri, aspettando di vedere Gabriel.

Non si dava pace per il susseguirsi degli eventi: dal bacio forzato a Margot, alla corsa angosciata nella notte da Amber. Alla discussione del mattino e, infine, l'atroce incidente a villa Wallace.

Benedict rischiava la vita per colpa sua. Nascose il volto fra le mani, portò il capo sulle ginocchia pervaso da un senso di nausea. Lo stomaco era sempre stato il suo punto debole.

Suo fratello era tutto ciò che gli rimaneva, non aveva titubato nemmeno un secondo nel mettersi in mezzo per proteggerlo dalla furia di Henry.

Il cuore accelerò ricordando la morte dei genitori, in quel periodo si aggrappò a Ben, e lui non si sottrasse nel sostenerlo.

Non si rese conto del tempo che passava. Avvertì dei passi provenire dagli ambulatori, sollevò la testa e intravide la figura robusta di Gabe.

Con due falcate lo raggiunse, si tolse la mascherina con un gesto di stizza. Indossava la protezione verde e il copricapo. James, fu percorso da un brivido e la nausea aumentò.

Si liberò del berretto e si diresse verso di lui, guardandolo dritto in faccia

Si alzò incerto e non indietreggiò quando si accorse della collera che gli attraversava lo sguardo.

"Come sta?" sussurrò abbandonando le braccia lungo i fianchi. Gli occhi gli bruciavano.

"Piccolo idiota viziato!" Esplose il medico con il corpo tremante.

"Ti riempirei di schiaffi per la tua stupidità e aver disobbedito ai miei ordini trascinando Ben nei tuoi problemi."

James, frastornato dalla sua furia, non riuscì a connettere e chiese di nuovo. "Come sta?"

Gabe parve calmarsi, ma fu acido. "Ora è stabile, ma ha un taglio sulla nuca e un ematoma subdurale che deve riassorbirsi. Abbiamo dovuto sedarlo."

Si avvicinò al giovane. "Tutto questo per la tua idiozia!" sibilò schioccando la lingua.

Non rispose e abbassò lo sguardo. Vedere Gabriel in quelle condizioni, lo devastava. "Mi dispiace per quello che ho fatto, ma almeno è vivo." Balbettò affranto.

Il cognato si irritò e infierì con parole aspre. "Ti dispiace? Poteva morire per la tua imprudenza! Ti approfitti del suo affetto senza riflettere!"

"È stata colpa mia. Non dovevo trascinarlo con me. Ben mi aveva avvertito di non rispondere alle provocazioni di Henry." ammise a voce bassa, si massaggiò la nuca con la testa china.

Gabe strinse così forte la mascella che gli parve di sentire i suoi denti stridere, le mani erano a pugno, le nocche bianche.

"Ben ti ha sempre protetto perché ti ama sopra ogni cosa! Anche oltre a me. Avresti dovuto esserci tu al suo posto!"

Gridò rosso in volto. "Sai quello che penso? Tu volevi rivedere Margot, il recupero dei vestiti era una scusa. Sei soltanto un egoista! Sarai contento del casino che hai causato."

Gabe aveva perso la calma, lo afferrò per la giacca stringendolo con forza.

James impallidì. "Ora te ne vai, dammi la chiave di casa e non farti vedere fino a quando non decido io."

Ansimò incalzato nella morsa del cognato, si spaventò per quell'imposizione che lo allontanava da Benedict.

Singhiozzò aggrappandosi alle sue braccia robuste.

"Posso vederlo? Ti prego, è mio fratello!"

Il medico si liberò dalla presa e lo spinse via.

"Ti avevo avvertito che ti avrei cacciato alla prima stupidaggine! Ben ora riposa e non ho intenzione di farlo soffrire! Sai che è stabile e ti deve bastare."

"Non so dove andare." mormorò, accettandone la rabbia. Perdere la sua fiducia era grave, ora ne pagava le conseguenze. Ma sapeva che Ben era al sicuro. Frugò in tasca della giacca e prese la chiave elettronica e gliela porse.

"Non è un mio problema, fuori di qui, hai già fatto abbastanza casini per oggi. Vedi di crescere."

"Gabe..." lo implorò allo sbando. "Quando si sveglia digli che gli voglio bene, e che sono con lui..."

Gli concesse un breve cenno del capo, e tornò dentro al pronto soccorso.

Si fermò in piedi al centro della saletta, svuotato da ogni pensiero. La testa gli faceva male, lo stomaco bloccato. Non poter riabbracciare Ben era una punizione insopportabile.

Si accasciò nella sedia davanti alla porta a vetri sperando che il cognato ci ripensasse. Lì rimase per quasi un'ora, ma non uscì nessuno. Chiuse gli occhi e aspettò.

Dalla finestra filtravano le prime luci della sera. Non sapeva che fare e si attardò ancora.

Un tocco gentile si posò sulla spalla, sussultò girando il capo.

"James vieni, andiamo." Riconobbe la voce, e vide il volto di Amber che lo scrutava attenta.

"Stai bene?" gli chiese sedendosi vicina.

Gli uscì una risposta rauca. "Come mi hai trovato? Perché sei qui?"

Gli mostrò il cellulare, c'era un messaggio che le aveva inviato Gabe.

"Mi ha raccontato quello che è successo." Lo prese sotto al braccio e lo aiutò ad alzarsi.

"Usciamo, Benedict sta meglio, lo vedrai domani. Devi riprenderti anche tu."

La fermò trattenendo la mano. "Amber, non vuole che lo veda!"

"Gabriel è spaventato, ha avuto paura di perderlo. Lo ama e l'amore non lascia spazio ad altro, nemmeno a un fratello." sorrise, gli occhi verdi lucenti, "non ti ha abbandonato, mi ha chiamato ed è un buon segno. Dagli il tempo di calmarsi."

La seguì senza opporsi, guardò un'altra volta l'ingresso che lo separava da Ben.

La donna lo tranquillizzò. "Va tutto bene, vieni a casa mia fino a quando la bufera non sarà passata."

"Ma perché ti occupi di me? Ti causerò solo danni! Mi conosci appena!" disse abbattuto per quei giorni convulsi.

"Non preoccuparti, credo di conoscerti ormai. Devo molto a Gabe, e tu adesso hai bisogno di aiuto. Sei stravolto."

Non rispose e si lasciò andare alla sua cura. Non dava segni di irritazione per il suo comportamento, ma era gentile e questo lo fece stare meglio.

Lasciarono l'ospedale, fu lei a guidare la Ford scura, era arrivata in taxi sapendo che doveva riportarlo in appartamento

Il giovane si abbandonò sul sedile, non si accorse della strada e del traffico.

Le tempie gli pulsavano forte, era stanco e finì per tremare, Amber si voltò senza distrarsi e gli accarezzò la mano.

Parcheggiò sotto lo stabile e lo aiutò a scendere.

"Non mi sento bene..." sussurrò con le mani strette sullo stomaco.

La donna prese il trolley, lo spinse sfiorandogli la schiena.

"Forza, cerca di resistere, ancora qualche gradino e ci siamo."

Si trascinò con fatica per le scale, nemmeno il tempo di aprirgli la porta che si liberò della giacca e corse in bagno.

Lo sentì vomitare, si tolse in fretta il cappotto, posò il bagaglio e andò a vedere.

Lo trovò inginocchiato sul pavimento con il volto rivolta al water, bianco come un lenzuolo.

"Sono qui." disse preoccupata, bagnò un asciugamano con acqua tiepida, si chinò e glielo appoggiò sul collo. Rabbrividì ed ebbe altri conati. Lo tenne stretto per le spalle temendo che sbattesse la fronte.

Aspettò che si riprendesse. "Va meglio?" chiese gentile.

"Sì, sto bene." mormorò privo di voce.

Lo fece girare, e lo lasciò seduto sul pavimento, gli slacciò la camicia macchiata dal sangue secco del fratello.

Lui spinse la nuca sul muro per sentire il fresco, socchiuse gli occhi ansimando.

"Scusa, che idiota che sono..."

"Sta tranquillo, rimani fermo finché non ti passa."

Ne approfittò per rinfrescargli la fronte, il viso, il collo. Quando riprese colore lo aiutò ad alzarsi.

"Sei stabile?" gli chiese con una strana dolcezza.

"Sì, credo di sì." Biascicò incerto.

"Ti lavo via le tracce di sangue, non puoi rimanere così." Lo aiuto facendogli appoggiare le mani al lavandino, gli tolse la camicia e la maglietta e lavò via i residui rimasti sulle braccia.

"È di Benedict." singhiozzò sfinito, "Se gli succedesse qualcosa, io..." non finì la frase vinto dall'emozione.

La donna gli accarezzò la guancia. "Hai passato una giornata devastante. Devi riprenderti, soprattutto per tuo fratello. Stai tranquillo perché c'è Gabriel con lui."

Annuì, scosso dai brividi.

"Prendo un pigiama. Stai fermo." Tornò poco dopo e lo rivestì, lo trascinò nella piccola camera degli ospiti. Lo fece distendere sul letto.

"Amber...non so se mi merito tutte le tue attenzioni."

Le afferrò la mano e la tenne stretta, sapeva che non voleva, ma doveva sentire un contatto fisico tra tanto dolore.

La giovane non si sottrasse, si sedette vicina per fargli compagnia.

"Scusami per l'ennesima volta." si sfregò con forza le tempie. "Perché è successo tutto questo? Margot mi deve delle spiegazioni."

"Ti chiarirai, ma ora cerca di dormire un po'. Puoi rimanere se vuoi, ti ho portato il trolley con le tue cose."

Chiuse gli occhi spossato. "Grazie, troverò una soluzione." sussurrò vinto dalla stanchezza.

Amber aspettò che il suo respiro si facesse regolare, in breve si assopì.

Non riuscì a trattenere una lacrima.

James gli ricordava la fiducia che Damien le aveva accordato, quando era una ragazza inesperta e che lei, per ambizione personale, tradì.

Più lo frequentava, più lo vedeva per quello che era, un uomo che cercava di reagire alle sue insicurezze, forse un ragazzino cresciuto troppo in fretta.

Si asciugò la guancia umida, gli rimboccò la coperta e abbassò la luce.

Uscì dalla stanza con il cuore in gola, non doveva lasciarsi andare al sentimento, convinta di non meritarselo.

"Starai bene James, ma non con una come me." 

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