Come le Maschere di Pirandell...

By shin_eline

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Dove Christian non si rende conto di quanto Mattia gli somigli. More

La prima volta 1/2.
La prima volta 2/2.
Chiasso.
Aspetterò.
Sei mio 1/2.
Sei mio 2/2.
Non andare.
Staccare la spina.
Stupido ego maschile.
Sfortuna, o no?
Paranoie.
Come le Maschere di Pirandello.
Come il sole e le foglie.
In ogni modo.
Amici.
Simili.
Chiamata. 1/2
Chiamata. 2/2
Come il fumo di una sigaretta.
Un po' meno nero.
Rose rosse.
Colazione.
Tornare a casa.
Quando le bugie crollano.
Videochiamata.
Amore.
Ti importa ancora?
Il meglio di me. 1/2
Il meglio di me. 2/2
Un cuore in due.
This Side of Paradise.
La persona adatta.
Uno sporco profumo.
La cosa giusta.
make you mine.
Tra apatia, rabbia e amore.
Un palmo dal cielo.
Mettere in moto.
A pranzo da amici.
Prepararsi insieme.
Presentazioni.
Non ci sarebbe stato Universo alcuno.
Mattina.
Non abbiamo età. 1/2
Non abbiamo età. 2/2
Ogni posto ti conosce.
L'aria di famiglia.
Povera mente.
Ogni secondo di più.
Promettimelo.
Nonni. 1/3
Nonni. 2/3
Nonni. 3/3
La banalità del male.
Il bello dell'amico.
Non so se stringerti o lasciarti andare.
Pasta e gelosia.
In a dream, I saw my mother...
Complici.
Complici. 2

Lezioni di ballo.

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By shin_eline

Luigi scoppiò a ridere, tirandosi indietro con la schiena facendola finire sullo schienale del divano e battendo le mani.

«No, devi inarcare la schiena!»

«Ma che signific-.»

«Butta il culo indietro!»

«Aaah- così?»

«No così sembra-.»
Mattia si interruppe, scoppiando a ridere ed abbassando la testa.

Ormai avevano finito di mangiare da un po', e dato che erano in quattro era stato semplice ripulire tutto ciò che avevano sporcato e rimetterlo al proprio posto.

E ora si ritrovavano in salone, più precisamente Luigi e Christian sul divano, mentre Alex e Mattia in piedi di fronte al loro, proprio davanti alla televisione.

Inizialmente era tutto partito da qualche semplice domanda a tavola su che cosa facesse il biondo nel tempo libero, e quando aveva risposto "ballo", Alex si era da subito mostrato molto interessato.

Inizialmente.

Poi aveva iniziato a prendere sempre più confidenza, fin quando quelle domande curiose non diventarono sempre più sarcastiche ed ironiche, e Mattia, alzando un sopracciglio divertito -poichè a quel punto, pure lui si era sciolto- lo aveva invitato a fargli vedere cosa invece fosse in grado lui di fare.

E Christian si era morso il labbro, perché se da fuori sembrava una semplice affermazione giocosa, lui sapeva che Mattia era non solo tremendamente competitivo, ma che bruciava dentro ogni volta che si mettesse in dubbio, anche scherzando, quello che lui faceva.

E lui lo trovava dannatamente sensuale quando sfidava con lo sguardo qualcuno.

E lo aveva trovato dannatamente sensuale quando lo aveva visto sicuro di sè, mentre parlava con Alex.

E così quei due si erano ritrovati nella posizione in cui si trovavano in quel momento, dove Mattia era letteralmente il simbolo della perfezione con ogni punto al posto giusto, ed Alex- ...beh, Alex un po' meno.

«Devi inarcarla, non piegare la schiena. Cioè, se butti solo il bacino indietro e poi ti abbassi non serve a niente.»

«Non ho capito.»

«Madò, meno male che non hai scelto ballo.»
Lo prese in giro il biondo, facendo scoppiare a ridere Luigi che finalmente vedeva il bel caratterino del fidanzato del suo migliore amico.
«Inarca la schiena, non ci vuole niente-.»

«Sì ma perdo equilibrio se metto i piedi così-.»

«Ma che devi perdere equilibrio-?»
Corrugò la fronte.
«Ma vuoi inarcare 'sta schiena?»

«Ma non possiamo passare al prossimo passo?»

«No, perché già sto chiudendo un occhio sui piedi che-.»

«Che hanno i piedi che non va?»

«Dovresti poggiare le punte per terra adesso, perché solitamente si usano le scarpe con un leggero rialzo.»

«Madonna santa.»
Si lasciò andare il ventitrenne, facendo ridere di nuovo il biondo e il migliore amico, e Zenzola si voltò verso Stefanelli.

«Ma possibile che non riesce ad inarcare una schiena?»

«Sono rigido, non ci posso fare nulla!»
Esclamò Rina, non sapendo più in quale altro modo dirglielo.

«Ma non si tratta di rigiditá, si tratta di stupidità!»
Lo rimproverò, gesticolando.
«Che ci vuole a curvare una schiena?»

«Così?»
Ci riprovò ancora una volta il castano, provando ad imitare la posa che poco prima aveva assunto il riccio, e il diciassettenne sospirò.

«Sì, te la faccio buona.»
Si mise di nuovo accanto a lui.
«Alza il braccio sinistro e con la mano destra ti tocchi di lato, all'altezza dello stomaco.»
Descrisse la posa che aveva assunto, e si voltò verso Alex per vedere se stesse facendo bene.

«Così?»

«Sì, bravo.»

«Anche gli incoraggiamenti.»
Lo prese in giro Alex.

«Modestamente hai un grande maestro a fianco.»
Intervenne Christian, con un sorriso da far invidia dipinto sul volto.

«Ma guardalo come si vanta di questo metro e settanta.»
Lo prese in giro Alex.

«Settantacinque.»
Lo corresse Mattia.

«Settantaquattro.»
Lo corresse Christian.

«Centimentro in più, centimetro in meno.»
Alzò gli occhi al cielo il biondo, prima di rivolgere un'occhiataccia ad Alex.
«Lui ha molto di cui vantarsi.»
Parlò, riferendosi ovviamente a se stesso.

Rina fece una pernacchia, e Mattia fu davvero tentato di dargli uno schiaffetto dietro la nuca nemmeno così leggero, ma si trattenne.
«Allora? Prossimo passo?»

«Fai un passo in avanti-.»
Fece un passo in avanti, cambiando posizione delle braccia e sentendo Alex accanto a sè fare la stessa cosa.
«Metti i piedi nella stessa linea.»
Allineò i piedi.
«Poi li allontani.»
Fece come detto.
«Poi scendi e muovi il bacino.»
E fece come stava spiegando, piegando appena le ginocchia per rimarcare il suo ruotare il bacino.

Alex lo guardò.

Allontanò i piedi fra loro.

Scese nemmeno la metá di come Mattia era sceso piegando le ginocchia, e mosse appena appena il bacino, in movimenti fin troppo lenti e spigolosi.

Tutti scoppiarono a ridere, e solo in quel momento si accorsero che Luigi aveva appena registrato un video iniziato chissà quando, e probabilmente quello sarebbe finito nelle sue storie di Instagram.

Mattia guardò Stefanelli che continuava a fissarlo con il suo classico bel sorriso, mentre teneva i gomiti poggiati sullo schienale del divano e nella mano destra manteneva la bottiglia di birra che ancora doveva svuotare dal pranzo.

Il più piccolo si mise in piedi, composto, prima di raggiungere il proprio ragazzo.

«Da quanto tempo balli, ricordamelo?»

Alex lo indicò.

Il riccio alzò un sopracciglio, arrivando davanti al moro.

«Latino-americano da sette, otto anni.»
Si morse il labbro, preparandosi alla cavolata che l'altro stava per sparare.

«E dimmi, come ci si sente ad essere battuti dopo così tanti anni di allenamento da un principiante?»

Luigi si sbattè una mano sulla fronte, mentre Mattia rise.

«Immagino che non lo saprò mai.»

Lo provocò, ed Alex scoppiò a ridere, prima di avvicinarsi anche lui al divano.

Christian diede qualche schiaffetto sul retro della coscia del proprio ragazzo, quasi per attirare la sua attenzione, e ridacchiò.

«Ma senti quanto si vanta.»

Parlò, non riuscendo a nascondere negli occhi quello sguardo orgoglioso che aveva messo su mentre lo aveva visto ballare.

«Quand'è meritato, è ovvio.»

Si sedette accanto a Stefanelli, alla sua sinistra, mentre Alex si posizionava alla sua destra e Luigi rimaneva dov'era seduto.

«Vogliamo guardare un film?»

Domandò Luigi, più perché gli occhi sembravano iniziare a starsi chiudendo da soli dopo tutto quel ben di Dio che avevano mangiato che per voglia vera, e fu una fortuna trovarli tutti d'accordo.

Così si alzò in piedi mentre Alex prendeva il telecomando ed accendeva la televisione e spense la luce.

Si posizionò di nuovo accanto al proprio coinquilino mentre quello entrava nel suo account di Netflix, e iniziò a leggere i titoli dei film che Rina selezionava.

Christian guardò di sottecchi il cespuglio di capelli biondi che aveva di fianco, e mentre fingeva indifferenza fece scendere il braccio che aveva lungo lo schienale del divano, sulle spalle del ragazzo.

E quando lo fece Stefanelli si sentì come se avesse appena completato una missione in un ipotetico videogioco dove a breve avrebbe potuto riscattare un premio.

Era vero che non era niente di che- insomma, era solo un braccio attorno alle spalle, solo... non avevano ancora attraversato la fase delle piccole attenzioni carine in pubblico.

E infatti sentì Mattia titubare un po' nel posto ma poi, forse incoraggiato dal buio della stanza -dato che le tapparelle erano state abbassate-, poggiò la testa sul petto del moro.

E Christian, cercando di ignorare il batticuore che lo fece sentire prossimo all'infarto, si avvicinò il collo della bottiglia alle labbra e ne bevve un sorso, forse per fingere quell'indifferenza che a quel punto della loro relazione doveva essere normale.

Alex piegò una gamba, mettendo poi la coscia dell'altra sopra alla caviglia della prima -il massimo dei suoi movimenti-, mentre Luigi incrociò le gambe sopra al divano tranquillamente.

«Che genere?»

Domandò Strangis, non staccando gli occhi dalla televisione.

«Per me è uguale.»

Rispose Mattia, forse perché voleva già difendersi dalle insistenti possibili domande che gli avrebbero continuato a fare.

«Nessuno l'ha chiesto a te.»

Rispose Alex, non distogliendo lo sguardo da ciò che stava facendo, e il biondo alzò gli occhi al cielo.

«Mamma mia, sei peggio di Christian.»

«Che c'entro io adesso?»
Si giró verso il proprio fidanzato.

Mattia alzò la testa per guardarlo.
«Anche tu diventi irritante quando stringi amicizia.»

«Io non sono irritante.»

«No, tu vai a giorni alterni.»
Lo criticò, prima di tornare a guardare gli elenchi dei film.
«Ma sapete che io non ho mai visto "Io sono leggenda"?»
Se ne uscì, guardando la locandina davanti a loro.

«Nemmeno io.»
Concordó Luigi.

«Manco io.»
Se ne uscì Christian.

«Fatevi una cultura.»
Passò avanti il più grande dei tre, preferendo eliminare quelle affermazioni dal proprio cervello.
«È uno dei must del cinema, andiamo.»

«Ma in realtà mica tanto...»
Mormoró Luigi.
«Dipende sempre dalla classifica. Uno dei must dovrebbe essere anche Forrest Cump e fa cagare-.»

«L'ho visto mentre ero a casa di Francesco-.»
Intervenne Mattia.
«Però ci ha annoiato, aspettavamo un plot twist che non é mai arrivato.»

«Infatti.»
Si grattò un occhio.
«Scegliamo almeno il genere: comico?»

«Non mi fanno ridere i film comici.»

«Nemmeno a me.»
Rispose Alex.

«A noi non interessa.»
Lo prese in giro Mattia.

Christian fece uscire un verso di frustrazione, prima di tirare la testa all'indietro.
«Madó, cane e gatto.»

«Ma infatti.»
Concordò Luigi, stremato pure lui.

«È lui che ha iniziato.»
Borbottó Mattia come un bambino.

«Sì ma tu hai continuato.»
Rispose Christian, mentre iniziava ad accarezzargli la spalla con il pollice.

E a quella carezza, il biondo si fermò e lo fissò con i suoi occhioni azzurri.

Il più grande gli fece un sorrisino, e il cuore dell'altro si sciolse.

«I film d'azione vi piacciono?»

«Sì, sono fighi.»

«Oppure quelli delle investigazioni-.»

«Oppure uno di quelli d'avventura.»

«Ho voglia di riguardarmi Shameless.»
Mormorò Luigi, prima di sbuffare.
«Peccato che Netflix non ce l'abbia.»

«Aspetta, tu hai visto Shameless?»
Domandò Mattia, spostandosi dal fianco del ragazzo per sporgersi.

«Certo che sì!»
Rispose l'altro, eccitato di avere finalmente qualcuno con cui parlare della famosa serie tv.
«Lo conosci?»

«L'ho visto decine di volte!»
Sorrise entusiasta, prima di sistemarsi sul divano.
«Pensa che mi sono affezionato così tanto che ce l'ho addirittura come sfondo del telefono.»

«Ah era di questa serie la fan art?»
Parlò il moro.

Il riccio annuì sorridendo.
«Tu non l'hai mai vista?»

Christian scosse la testa.

«Guardiamola insieme, secondo me ti piace.»

«Mh... va bene, quando avremo tempo la guarderemo.»

E Luigi fissò la scena, prima di sbattere rumorosamente la schiena contro il divano, lasciandosi andare un sospiro.

Erano anni che tentava di convincere il diciannovenne e il ventitrenne accanto a lui a provare almeno a guardare i primi episodi, e si era sempre visto rispondere un secco "no", mentre ora era bastato che lo chiedesse Mattia che quell'innamorato perso del proprio migliore amico dicesse subito di sì.

E quando riaprì gli occhi prestando attenzione a cosa aveva attorno, beccò Alex a guardarlo, con un leggero sorriso, quasi come se fosse divertito anche lui dalla scena.

Luigi gli sorrise di rimando, alzando gli occhi al cielo e poi incrociando di nuovo i loro sguardi, e Rina rise sotto i baffi, prima di continuare a cercare un film decente.

«E qual è il tuo personaggio preferito, Luigi?»

Domandò Zenzola dal suo posto, giusto per riempire il silenzio che si era creato.

«Mah- preferito non credo ci sia, perché ognuno è entrato nel mio cuore-» -fece un cuore con gli indici- «-in maniera diversa l'uno dall'altro, però... boh, quello che mi piace di più penso sia Lip.»

«Lip? Davvero?»
Si mostrò sorpreso il biondo.

Christian li guardò.
«Spiegate, voglio entrare anch'io nella conversazione.»

Zenzola ridacchiò.
«Praticamente la serie parla di una famiglia di sette persone che vive all'estremo, dove sono sei fratelli che-.»

«Sei fratelli? Sette persone-.»

«La mamma é una situazione particolare, poi lo vedrai quando ci guarderemo la serie.»
Sorrise.
«Lip è quello intelligente della famiglia, però non so, avrei scommesso ti piacesse Kev.»

«Kevin? Credi che io non sappia leggere?»

«No, però-!»

«Non sa leggere?»

«Sì non sa leggere.»
Si voltò verso Luigi.
«Intendo che emanate le stesse vibes.»

Il castano corrugò la fronte, sorridendo, chiedendo maggiori informazioni tacitamente.

«Sembrate entrambi molto dolci, e mettete felici-.»

«Smettila di prenderlo per il culo.»
Intervenne Alex, che fino a quel momento era stato in silenzio.

«No intendo-.»

«Lo sappiamo cosa intendi, volevi essere gentile ma l'hai sparata troppo grossa, non fa niente Matti, non ti preoccupare.»
Fece finta di accarezzarlo Christian.

«Ma vi state zitti tutti e due?»
Intervenne Strangis.
«Continua Mattia.»
Lo incoraggiò, sentendosi lodare.

«Raga, vi va bene questo?»
Interruppe il più grande, selezionando un film.

«Fai leggere la trama.»
Chiese l'amico di fianco a lui, e dopo aver letto le quattro o cinque righe di introduzione, annuì.
«Per me va bene, sembra interessante.»

«Anche per me va bene.»

«Idem.»

E così Rina cliccò sul film, facendolo ufficialmente partire.

Si posizionò comodo sul divano.

Luigi si accucciò poggiando la testa sullo schienale, ma non riuscendo a trovare una posizione che gli stesse bene, sospirò.

Alex, sentendo i fruscii provocati dall'altro, si voltó verso di lui.

«Trovi pace?»

Luigi lo ignorò, prima di prendersi un cuscino, mettendo al lato della coscia del migliore amico, metterci la testa sopra e sdraiarsi completamente, facendo uscire le gambe fuori dal divano.

Il più grande lo guardò, chiedendosi quanto gli fosse conveniente quella posizione per cui solo al guardarla avvertiva mal di schiena, poi decise di tornare a guardare la televisione.

Intanto, Mattia e Christian non riuscivano a fare lo stesso.

Non riuscivano a prestare attenzione a quel film che sembrava pure interessante, ma la loro mente era fin troppo occupata a pensare ad altro.

Si sentivano così in imbarazzo.

Si stavano stringendo e quella era probabilmente la cosa più innocente che avessero mai fatto, ma sapere che c'erano altre due persone accanto procurava loro una strana sensazione.

Ma il punto era che se non erano in grado di lasciarsi andare nemmeno al buio con due loro amici mentre guardavano Netflix, come avrebbero potuto fare coming out quella stessa sera davanti a decine di persone?

Mattia cercó di guardare di sottecchi il proprio ragazzo, che invece continuava a fissare davanti a sè.

Voleva solo che si rilassasse.

Percepiva tutta la preoccupazione di Christian, anche se era in silenzio, anche se non parlava.

La percepiva perché sapeva benissimo che quel braccio attorno alle spalle gliel'aveva poggiato solo per cercare di aprirsi di più con lui in pubblico, ma così facendo si era messo a disagio da solo.

Se non era il momento, non bisognava forzare le cose.

Zenzola fece salire lentamente la mano destra, fin quando con le dita non sfiorò quella di Christian.

Nel suo posto, il più alto, smise ufficialmente  di guardare ciò che i suoi occhi vedevano.

Sentì il diciassettenne accarezzargli distratto le nocche, quelle che erano ancora provate dal pugno alla parete della sera prima, e sentì un leggero bruciore quando il piccolo passò un dito sopra le croste.

E poi, il calore di due labbra.

Un bacio senza schiocco lasciato sulle sue dita.

E a quel punto Stefanelli non si trattenne, e si voltó verso il proprio ragazzo.

Quello lo guardava già, e quando il contatto visivo si formò, il biondo gli rivolse un caloroso sorriso.

Il sorriso di chi ci è passato già.

Si sentì capito, ancora una volta, da quel ragazzino che aveva paura di ferire.

Rilassò il proprio sguardo, e solo in quel momento si rese conto di quanto la presa sulle sue spalle fosse stata rigida.

Mattia gli sorrise di nuovo, prima di lasciargli un altro bacio silenzioso, per poi prendergli il pollice con tutta la propria mano e poggiare la testa sulla sua spalla.

Christian si sentì sciogliere.

Si allungò, mettendo la bottiglia ormai vuota di birra sul tavolo, e ritornò nella sua iniziale posizione.

Allontanò la mano di Mattia dalla sua, gli strinse la spalla e se lo attirò a sè, stampandogli un bacio sopra i capelli.

Quando si avvicinó alla sua chioma, riconobbe il profumo con cui aveva dormito tutta la notte precedente.

Lo fece sentire a casa.

Anche se "casa" non aveva di certo le proporzioni di un campo d'erba o di un telo steso in maniera disordinata.

E poi fece scendere quella mano.

Dalla spalla percorse il suo busto, fino a fermarsi sul suo fianco, grazie cui attirò di più il suo ragazzo a sè.

Poggiò la mano libera sulla propria coscia, con il palmo rivolto verso l'alto, e non ci volle molto perché il proprio fidanzato gliel'afferrasse con tutte e due le proprie e intrecciassero le loro dita.

Mattia si morse il labbro, cercando di contenere quell'enorme sorriso che ora aveva sul volto.

Quella era decisamente la presa di Christian.

A volte bastava niente per dare coraggio a Christian.

A volte bastava solamente ricordargli che non era solo, e che le persone che erano attorno a lui erano lì perché sceglievano di stargli accanto, e lo facevano perché la loro intenzione era capirlo.

A Christian bastava solo qualcuno che lo capisse.

Qualcuno che già sapeva cosa pensava, cosa voleva, cosa realmente provava.

Il biondo tornò a guardare il film, mentre quel calore che gli faceva battere forte il cuore lo faceva viaggiare con la fantasia.

Voleva donare il mondo al proprio ragazzo.

Voleva dargli tutto ciò che era in suo possesso e andare oltre solamente per mostrargli quanto ne valesse la pena tutto ciò che c'era tra loro.

Voleva portargli tutto ciò che più di prezioso c'era al mondo solo per mostrargli che ciò che lui scatenava in Mattia aveva un valore, e quel valore non aveva prezzo materiale.

Non sarebbero bastate collane, non sarebbero bastati anelli nè bracciali, non sarebbero bastati diamanti o smeraldi e nessuna pietra della Terra avrebbe mai potuto esser solamente paragonata alla bellezza pura e genuina di un ragazzino che fermo sul divano di un quasi amico, era semplicemente stretto al petto del suo fidanzato e sentiva di non poter stare meglio.

Mattia guardò di nascosto il ragazzo accanto a lui.

Pensò che avrebbe voluto regalargli qualcosa.

Qualcosa che potesse fargli almeno comprendere quanto per Mattia fosse speciale.

E mentre lo fissava con aria sognante, fece finire lo sguardo sui due migliori amici di Stefanelli.

Quei due sembravano esser davvero interessati al film.

Si voltó anche lui.

Forse sarebbe stato meglio guardarlo anche lui.

________________

Alex fece uscire un verso infastidito, prima di aprire ufficialmente gli occhi.

Odiava quando si svegliava e non riusciva a dormire di nuovo.

E purtroppo per lui, gli capitava fin troppo spesso.

Allontanò la schiena dal divano prima di inarcarla e stendere le braccia per stiracchiarsi: solo in quel momento si ricordò di non-ricordarsi in che condizioni si era addormentato.

E perciò si voltò alla sua destra, accorgendosi che il suo migliore amico e il suo ragazzo erano intenti a dormire tranquilli.

Quello lo rincuoró un po'.

Almeno non aveva fatto nessuna figuraccia.

Si voltò verso la televisione, vedendo il film che stava ancora venendo riprodotto.

Aveva dormito poco, almeno.

E infine si voltò alla sua sinistra, ma come era facile immaginarsi, non trovò nessuno.

Si alzó dal divano, attento a non fare rumore, e lanciò un'ultima occhiata ai due ospiti per assicurarsi di non averli disturbati, prima di sparire nel corridoio.

Luigi, che nel frattempo era nella sua camera, dalla porta aperta vide passare Alex.

Stava anche per dirgli qualcosa, ma quando lo sentì dirigersi verso l'ingresso del bagno, capì avesse altri bisogni in quel momento.

Perciò tornò a fare quello che stava facendo.

Pochi minuti dopo, sentì lo scarico esser tirato, e Alex comparve dalla porta.

«Ehi, bell'addormentato.»

Lo prese in giro Strangis, guardandolo con un mezzo sorriso divertito.

«Oh.»

Lo salutò distratto il moro, mentre iniziava a grattarsi un occhio.

Entrò nella stanza, arrivando fino al letto del più piccolo d'eta e sedendosi sopra.

«Che fai?»

«Stiro, non si vede?»
Domandó retorico l'altro, mentre poggiava il ferro sopra al copriasse da stiro e sistemó l'indumento che aveva fra le mani.

«Quella è la mia camicia?»

«Sì.»

«E perché la stai stirando?»

«Christian l'aveva chiesta prima, forse gli serve.»
Rispose, mentre continuava a stirare le pieghe sulla parte bassa della camicia, prima di sbuffare.
«Ale, bisogna aggiustare questo coso, il piede non poggia bene a terra e balla in continuazione.»
Sbuffó, riferendosi all'asse che più volte i due avevano provato ad aggiustare ma con scarsi risultati.

Il coinquilino incrociò le gambe sul materasso, alzando le spalle.

«Forse dovremmo buttarlo e comprarne un altro direttamente.»

«Quando lo dissi io mi mandasti a quel paese.»
Lo guardò male.
«"Faccio io", "faccio io", "fosse per te compreremmo tutta la casa daccapo".»
Imitò la sua voce.

Alex sbuffò, portandosi una mano sul viso per massaggiarselo, mentre la forza di rispondergli sembrava abbandonare il suo corpo.

A saperlo rimaneva seduto su quel divano, a far finta di dormire.

Sentì Luigi allontanarsi dalla posizione iniziale e fare qualche passo verso di lui; perciò a quel punto lo guardò, e lo vide allungarsi per prendere una stampella sopra al letto.

Ci sistemó sopra la camicia, e la appese nel proprio armadio.

Alex lo guardò da dietro.

«Oh.»

«Mh?»

«Hai il pantalone sporco.»

«Lo so, me lo sono sporcato prima a pranzo.»
Sbuffò, mentre inutilmente iniziava a strofinare il pollice sulla macchia dei suoi jeans larghi.

Per il ventitrenne non era una sorpresa aver trovato Luigi all'opera mentre lui e gli altri due dormivano: succedeva spesso.

Capitava che il castano fosse stanco e cercasse di riposarsi sul divano, ma alla fine la situazione era che Alex, anche senza aver sonno, si addormentava, mentre Luigi si rigirava in continuazione fin quando non decideva di alzarsi e fare qualcosa.

L'iperattivitá di Luigi cozzava parecchio con la pigrizia di Alex, ma la cosa positiva era che trovavano un loro equilibrio: per quanto il ventenne facesse tanto e pure troppo, il più grande prima di riposare svolgeva le proprie mansioni e la propria parte di compiti, quindi -almeno quello- non era quasi mai stato oggetto di discussione.

«Quei due dormono ancora?»

Chiese, più per spezzare il silenzio che per altro, Luigi, mentre si incamminava di nuovo verso la sua postazione e riprendeva a stirare i restanti indumenti.

Alex annuì.

«Si sono addormentati subito?»

«Sì, praticamente i primi dieci minuti di film.»
Prese una maglia, allargandola e poggiandola sopra al piano.
«Ci credo, non oso immaginare come hanno passato questa notte.»
Scherzò.

Il più grande fece un mezzo sorriso.

Era rilassante vedere il più piccolo armeggiare con i vestiti, vederlo ripetere quelle azioni meccaniche, prestare attenzione a quello che stava facendo, vedere il vapore che usciva dal ferro, sentire lo scricchiolio dei piedi dell'asse.

Sbadigliò di nuovo.

«Ho ancora sonno.»

«E vai a dormire.»

«Non riesco.»

«Sdraiati sul letto, forse è il divano che ti scomoda.»

«Mh, forse...»
Mormorò, prima di guardare l'orologio appeso sulla parete della camera.
«Secondo te dovremmo svegliare Christian?»

«Perchè, ha qualcosa da fare?»

«Inizia il turno alle quattro.»

«E ora sono?»

«Le tre e venti.»

«Aspetta altri dieci minuti.»
Piegò la maglietta, riponendola poi con cura sopra al letto.

Alex annuì, lasciandosi andare con la schiena e poggiandola sul materasso dietro di lui.

Si mise le mani sulla pancia, mentre si picchiettava lo stomaco con gli indici.

«Come l'hai visto?»

Domandò d'improvviso.

Luigi si fermò per qualche secondo, non capendo se fosse rivolto a lui o se stesse a telefono, poi capì che quello era un altro di quei momenti in cui Alex credeva che lui sapesse cosa gli passasse per il cervello e parlò.

«Ma chi?»

«Christian.»
Pronunciò con fare ovvio.
«Come l'hai visto?»

«...»
Luigi si guardò attorno.
«...Come devo vederlo?»

«Con Mattia.»

«Oh.»
Alzò le spalle.
«Innamorato perso.»

«Giá.»
Rispose veloce l'altro.
«Non ci vede più.»

«Sembrava un idiota mentre Mattia ballava.»
Si mise a ridere.
«Ho inquadrato più lui che voi due.»

Alex sorrise al ricordo di appena mezz'ora prima, e si passò più volte le mani sulla pancia, alzandosi la maglietta.

«E Mattia?»

«Mattia cosa?»

«Lo vedi innamorato?»

Luigi ci ragionò per qualche secondo, prima di stirare un altro indumento.

«Sì, lo vedo preso.»

«Innamorato o preso?»

Strangis sospirò.
«Non saprei, mi sembra abbastanza riservato-.»

«Più di Christian?»

«No, ma magari Christian con noi si apre di più, mentre per lui siamo pur sempre estranei.»
Sistemò bene la manica rosa, prima di passarci sopra il ferro.
«Perchè queste domande?»

«Così...»
Mormorò, mentre continuava a guardare il soffitto.

Luigi lo guardò, prima di sospirare, premere la levetta per spegnere il ferro e piegare la maglia.
«Sei ancora geloso di Christian?»

Il più grande distolse lo sguardo, sentendo il corpo percepire più calore del normale, e sentì l'imbarazzo salire pian piano.

Non era la prima volta che quel discorso veniva affrontato con il suo coinquilino.

Non era la prima volta che quello si ritrovasse a fargli quella domanda.

Ma il ventitrenne non la sopportava, lo metteva a disagio, lo imbarazzava, e forse gli faceva quell'effetto perché era vera.

Al suo non rispondere, il ventenne sospirò di nuovo, staccò la spina dalla presa e si avvicinò al letto. Sistemò le due maglie, prima di sedersi accanto al corpo dell'altro.

«Alex, Christian non ha due anni, e tu non sei suo padre.»

«Lo so.»
Rispose, freddo.

«E non sei nemmeno il fratellone che deve metterlo nella campana di vetro.»
Continuó, prima di poggiare una mano dietro di lui per reggere la schiena.
«Pensavo ti fosse passata questa cosa, non ce l'avevi più da Giulia.»
Nominò la seconda fidanzata che Stefanelli ebbe, ormai qualche anno prima.

«Perchè dopo di lei, non era mai una cosa seria.»
Mormorò Alex cercando, nonostante imbarazzato, a giustificare i propri sentimenti.

«Quindi hai paura perché ora la vedi una cosa seria?»

«Molto seria.»
Alex si voltó verso di lui.
«Guardami, non ho nemmeno gioito perché ho vinto la scommessa.»
Si indicò da solo, come se così l'altro potesse capire la gravitá della cosa.

E sì, Luigi capiva quando il maggiore facesse sul serio o meno quando smetteva di fare il cretino.

«Secondo me ti preoccupi troppo.»

Alzò le spalle, prima di guardarsi attorno e allungarsi verso il proprio comodino, afferrando un panchetto di Benson rosse.

Il ragazzo sdraiato lo guardò mentre sfilava una sigaretta dalla confezione.

«Fumi ancora in camera?»

«Non ho mai smesso.»

Rispose l'altro, mentre si metteva le mani nelle tasche alla ricerca dell'accendino.

Quando vide che non lo trovava, Rina controllò nelle proprie, e quando lo sfiorò con le dita lo prese in mano.

Strangis si avvicinò a lui con la sigaretta fra le labbra, e il maggiore fece partire la scintilla, accendendogliela.

Quando il castano aspirò prima di allontanarsi, Alex rimase a guardare le sue guance incavarsi, la sua fronte aggrontarsi leggermente per la posizione scomoda e poi mettersi composto, sbuffando una nuvola di fumo.

Luigi era un continuo contrasto fra i suoi tratti delicati e i suoi modi menefreghisti, il suo carattere dolce e il suo stile da duro.

Rina si allungó verso il pacchetto che l'amico aveva lasciato sul letto, ne estrasse una sigaretta, e se l'accese.

«Criticavi tanto me...»

Fece uscire una risata il minore, mentre lo guardava divertito.

«E mica sto fumando nella mia di stanza.»

Rispose con quel suo classico sorriso Alex, prima di aspirare dal filtro.

Luigi fece cadere lo sguardo sulle sue fossette profonde, prima di girarsi dall'altro lato e riprendere.

Fumare in compagnia lo aveva sempre rilassato.

Farlo con Alex o Christian ancora di più.

Diventava tutto calmo.

Diventava tutto così pacato.

E a volte bastavano le persone giuste, qualche canzone su spotify e delle sigarette per rendere ogni posto il posto giusto.

«In che senso mi preoccupo troppo?»

Domandò Alex, riprendendo il discorso di prima, mentre si faceva indietro nel letto per poter poggiare la testa sul cuscino.

«Intendo-.»
Sbuffò di nuovo.
«-che se Mattia non è quello giusto, Christian ha solo diciannove anni.»
Ridacchiò.
«Tu ne hai cambiate di ragazze.»

«Ma a me non frega di questo.»
Sospirò Alex, prima di guardarsi attorno.

Luigi, capendo cosa cercava, si alzò, andò verso la scrivania, prese il posacenere e tornò nella sua posizione.

«Intendo... è facile preferire sempre gli amici quando non ti frega molto della persona che hai accanto, no?»

«Oh mio Dio, non iniziare a fare questi discorsi, ti prego.»
Rise il più giovane.

«Non prendermi in giro.»

«Alex, tu pensi troppo.»
Lo guardò sincero l'amico, prima di sorridergli caloroso.
«Christian non deve preferire noi a Mattia, Giulia o chi è. Non deve nemmeno fare una scelta fra gli amici o la fidanzata.»
Buttò la cenere picchiettando sulla sigaretta.
«O il fidanzato.»

«È facile dirlo.»
Aspirò di nuovo.

«Il tuo problema è che senti troppo la differenza d'età.»
Spiegò, quasi come se fosse un rimprovero.
«Fin da piccoli, hai sempre creduto che tu fossi il più maturo e dovessi badare a me e Chri, ma Alex, non è così. Non è compito tuo proteggerci, e non lo è mai stato.»
Sorrise.
«Ti ringrazio per averlo fatto, ma non devi sentirlo come un peso.»

«Per me non è un peso.»

«E grazie, hai assimilato così tanto questo concetto che ti sembra normale.»
Aspirò di nuovo, prima di guardare il soffitto.
«Non hai seriamente paura che Christian si allontani da noi, perché sai che lui tornerà sempre. È uno spirito libero, si allontana, parte, esce con nuove persone, fa tante esperienze, ma alla fine torna sempre.»
Si voltò verso di lui.
«Christian ama le persone che gli stanno accanto. Tu hai solo paura che lui ne rimanga ferito.»

«Non ho nemmeno paura di questo.»
Mormorò, facendo una smorfia e guardando la porta aperta davanti a loro. Riusciva a guardare la luce del salone ancora spenta, quindi immaginava che quei due dormissero ancora.
«Perchè l'ho conosciuto Mattia. O meglio, ho visto che non è un tipo superficiale.»
Alzò le sopracciglia.
«Almeno, non credo che si lascerebbe davvero andare facilmente su queste cose dopo quello che gli è capitato.»

Luigi distolse lo sguardo, come quasi forma di rispetto al suo dolore, come se gli bastasse quella semplice frase per far sentire il castano dispiaciuto.

«Non so nemmeno io cosa c'ho.»

Concluse Alex, prima di spegnere la sigaretta nel posacenere.

Il ventenne lo guardò: Rina fumava da sempre più veloce di lui.

E stavolta, anche se lui non l'aveva fumata fino all'ultimo, decise di spegnerla lo stesso.

Spostò il posacenere dal letto.

«È normale continuare a provare gelosia-.»

«Istinto di protezione.»

«Istinto di protezione.»
Si corresse il castano.
«E capisco che le tue intenzioni sono buone, ma cerca di non farlo capire a Christian.»

Alex si sdraiò di nuovo.

«Sappiamo quanto può essere una testa calda a volte, potrebbe capire una cosa per un'altra.»

Il moro annuì.

L'altro accennò un sorriso.

«Vuoi dormire ora?»

«Scherzi? Questa stanza puzza adesso.»

«E allora perché ti sei sdraiato?»

«Perchè ne avevo voglia.»

Luigi alzò un sopracciglio, poi sbuffò, guardandosi intorno.

Si sdraiò, poggiando la testa sulle gambe dell'altro.

«Mi annoio.»

«Dormi.»

«Non riesco.»

«Non ho un sonnifero dietro.»

«Non voglio dormire.»

«E che vuoi fare?»

Alex chiuse gli occhi.

«Non lo so.»

«Potresti inizia- cazzo!»

Si alzó di scatto, e Luigi, spaventato, si alzò insieme a lui.

Alex fece finire lo sguardò sull'orologio.

Le quattro meno un quarto.

«Merda, speriamo non debba passare prima per casa.»

Si alzò, andando nel salone.

Luigi sospirò, ritrovandosi da solo nella stanza.

Si sdraiò sul letto.

Provò a chiudere gli occhi.

Sentì dei passi dietro di lui.

«...Ma come li sveglio?»

Il castano sospirò.

«Ora vengo io.»

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