Il Sapore Di Un Sogno

By _justasinner_

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Una storia iniziata per puro caso, sebbene Xiao al caso non credesse più da un paio di secoli. Io e lui, vec... More

Capitolo uno
Capitolo due
Capitolo tre
Capitolo quattro
Capitolo cinque
Capitolo sei
Capitolo sette
Capitolo otto
Capitolo nove
Capitolo dieci
Capitolo undici
Capitolo dodici
Capitolo tredici
Capitolo quattordici
Capitolo quindici
Capitolo sedici
Capitolo diciassette
Capitolo diciotto
Capitolo diciannove
Capitolo venti
Capitolo ventuno
Capitolo ventidue
Capitolo ventitré
Capitolo ventiquattro
Capitolo venticinque
Capitolo ventisei
Capitolo ventisette
Capitolo ventotto
Capitolo ventinove
Capitolo trenta
Capitolo trentuno
Capitolo trentadue
Capitolo trentatré
Epilogo~ 268 anni dopo
Ringraziamenti

Prologo

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By _justasinner_

Conobbi Xiao un giorno come tanti altri ad opera della più pura casualità che l'universo potesse accidentalmente causare.
Non so perché ci ritrovammo la stessa sera alla stessa ora su quella stessa panchina in pietra, né perché fra tutti i presenti, invitati o imbucati che fossero, tale grazia fosse toccata proprio ad uno come me.
Perché il caso avesse spinto me e lui a conoscerci a quel matrimonio non avrei neanche saputo dirlo, ma lo ringraziai infinitamente fino all'ultimo giorno della mia esistenza.
Conobbi lo sposo tanti anni prima, ma ricevere un suo invito mi sorprese e non di poco. Eravamo buoni amici da una vita, ma ben poco avevo a che fare con chiunque altro lì dentro.
Mentirei, in ogni caso, se dicessi che quella sera non mi divertii; dopo un paio di bicchieri di vino bevuti accanto ad una delle donne più affascinanti che avessi mai incontrato, non posso negare che fu serata ben gradita, ma non durò a lungo. Non accadde nulla di spiacevole o simili; semplicemente, arrivati ad un certo punto, star in mezzo a troppa gente mi venne pesante e me ne allontanai. Del resto, raramente nella vita avevo vissuto esperienze simili, e di anni solitari sulle spalle ne avevo fin troppi.
Xiao, trascinato là alla festa dal compagno di suo padre senza alcun dubbio, alle dieci e qualcosa era già nell'angolo di giardino più appartato disponibile, ovvero dove anch'io, a notte più inoltrata, mi diressi.
Seduto lì in penombra tutto solo, la camicia sbottonata fino a mostrare la clavicola ed un briciolo del tatuaggio verde sottostante, un calice vuoto al suo fianco, quel piccolo yaksha mi parve essere quanto di più triste e carino avessi visto negli ultimi anni.
Mi disse il mio istinto di andare a parlargli.

<<Ti dispiace se mi siedo? o il posto è già occupato?>> chiesi una volta avvicinatomi. La punta delle mie scarpe rimase ad almeno una trentina di centimetri dalla panchina di marmo dove stava lui, forse non volendo dar fastidio un giorno in cui ci si sarebbe dovuti divertire e basta.
Solo e soltanto dopo avermi udito, lui posò su di me uno sguardo indagatore. Non aveva dato mostra di avermi notato prima che gli rivolgessi la parola, ma io ero ben certo che mi avesse almeno percepito avvicinarmi, e forse sapeva da prima di me dove e come sarei andato a cercare un po' di pace.
Il ragazzo non parlò, limitandosi a rivolgermi un cenno affermativo con il capo. Spostò la propria giacca dall'altro lato della panchina così da farmi spazio ed io mi sedetti dopo averlo ringraziato.
Lui non fece nulla di più.

Inizialmente fu quasi piacevole restare là ad ascoltare la lieve musica che giungeva dalla sala principale, le risate della gente ed i vari rumori in genere; ma poi, quando a questi suoni m'ero abbastanza abituato, essi divennero silenzio, e così di conseguenza anche imbarazzanti.
Sconosco la ragion per la quale la gente senta il bisogno di parlare con chi si ritrovi al suo fianco per un tempo prolungato; dopo non tanto, decisi di rivolgergli la parola nuovamente e tentare una conversazione anche se lui, di conversazioni, non sembrava esserne poi tanto pratico.
<<Si sta bene qua>> commentai, apprezzando sinceramente l'atmosfera in quel remoto angolo di mondo.
<<C'è pace>> convenne lui, senza sprecarsi troppo nel discorso.
Sapevo fosse tipo di poche parole, lo sapeva chiunque; tutti conoscevano l'essenziale linguaggio di Xiao, e di come egli si limitasse ad esprimere l'indispensabile a stento: forse ciò rendeva il conversare con lui difficile ai più. Tuttavia, quel suo modo tanto insolito a me non dispiaceva affatto.
Volli continuare a parlargli, anche di niente di interessante, pur non capendone io stesso la ragione.
Mi limitai a presentarmi e poi gli tesi la mano. Lui, seppur piuttosto riluttante all'idea, suppongo, di avere un contatto con qualcuno, ricambiò la stretta.
<<So chi sei>> mi rispose. <<La tua fama ti precede>>
Alzai le spalle; non amavo la mia "fama", come l'aveva chiamata lui. Tutti sapevano il mio nome e forse anche qualcosa sulla mia vita; a nessuno, però, faceva mai piacere aver a che fare con me.
<<Anche la tua>> risposi. <<Ti hanno persino dedicato qualche libro, sai?>>
<<Sì>> disse. <<Li hai letti?>>
<<Solo uno, molti anni fa>>
<<Sono quasi solo frottole. Non credere a nessuno>>
Non ebbi il coraggio di chiedere cosa fra quelle pagine fosse vero e cosa no, e Xiao non me lo volle specificare.
Tornò il silenzio, e così la mia voglia di parlargli. Il perché me lo chiesi, ma non riuscii a fornirmi una giustificazione.
Forse era solo un caso che quella notte avessi voglia di chiacchierare, una conseguenza del vino, e sempre per puro caso l'unico mio possibile interlocutore fu lui. E, per l'ennesima casualità, quell'unico presente era un ragazzo millenario, molto introverso, decisamente interessante.

<<Come mai qui da solo?>> domandai, volgendo il capo verso di lui. Non volevo davvero conoscere la risposta, che a dir la verità mi pareva essere ovvia, ma credetti fosse ciò che fosse più giusto chiedere per rompere il ghiaccio.
Mi ricambiò lo sguardo, sorpreso ed in parte anche disturbato, ma rispose ugualmente. <<Non amo i luoghi affollati>> disse con semplicità, ritornando subito silenzioso com'era stato fino a poco prima. <<E non volevo nemmeno essere qua>>
Quella quiete era talmente pacifica da rendermi inquieto. Volevo spezzarla, ma chissà come mai.
<<Anche io odio la troppa confusione>> ammisi allora. <<E poi non credo di piacere molto alla gente. C'era una signora, un po' ubriaca, con cui ho parlato fino a poco fa. Poi un'altra è venuta a cercarla e non so che fine abbiano fatto. Non se hai vista, era vestita di blu, con i capelli scuri; molto bella, lo devo ammettere>>
Lui annuì. <<Capisco. Succede anche a me>>
<<Di fare conversazione con le signore ubriache?>>
Scosse il capo. <<Di non piacere>>
<<Strano>> commentai.
Mi rivolse uno sguardo interrogativo.
<<A me stai simpatico>> spiegai.
Aprì la bocca per parlare, ma nessun suono ne uscì. <<...>> fece, e poi si limitò a un sospiro.
Alzai le spalle. <<Okay, forse quello strano potrei essere io>> aggiunsi, sentendo di dovermi difendere o giustificare in qualche modo. <<Se chiedi in giro, penso ti diranno di sì>> lo invitai, indicando vagamente il consistente gruppo di persone non molto distante da noi.
Xiao sospirò per l'ennesima volta. <<Non chiederò>> fu la sua dichiarazione subito seguente.
<<Posso io chiedere come mai?>> mi incuriosii.
Non mi rispose. Allungò la mano verso il calice di vino semivuoto rimasto lì accanto, finì di berlo in solo colpo e si alzò.
Camminò qualche passo verso l'esterno senza guardarmi né rispondermi, forse pensando a cosa volesse, o non volesse, o fosse meglio dire. Recuperò la propria giacca e fece per andare. Bofonchiò qualcosa sul fatto che dovesse parlare suo padre o, alla peggio, con Tartaglia, mi diede le spalle e mosse qualche altro passo.
Tuttavia, subito prima di andarsene effettivamente, chiamò il mio nome.
<<Se non chiedo>> rispose con una botticella di coraggio, svelando la risposta al mio dubbio, <<è perché nemmeno io sono poi così normale>>

________________________________________

Benvenuti ragazzi in questa nuova storia!
Per chi già mi conosce si renderà conto in fretta che è un po' diversa dal solito, e chi non mi conosce ancora spero apprezzerà comunque il mio modo di scrivere e raccontare storie.
Accetto sempre commenti di ogni sorta (tranne gli insulti, ovvio), quindi sentitevi liberi di scrivere quanto e cosa volete.
Vi lascio alla storia con un piccolo consiglio: leggetela tutta d'un fiato.
Buona lettura,

Nikita

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