Capitolo trentuno

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Il mattino dopo mi risvegliai, come ormai potevo dire essere solito, accoccolato sul petto di Xiao. Lui era già sveglio da chissà quanto e mi aspettava, un po' infreddolito, stringendomi sotto quella coperta che, da sola, non era bastata a tenere abbastanza caldo a entrambi per tutta la duarata della notte.
Mi misi più vicino a lui, cercando di scaldarlo un po' con il calore del mio corpo che, a contatto col suo, avrebbe dovuto aiutare almeno un po'. Appena fui lì accanto, a dir la verità, praticamente mi prese e mi tirò sopra di lui, stringendomi molto forte fra le braccia; io, per farlo contento, mi posizionai un po' come se fossi un koala, con le braccia sotto le sue spalle e le gambe appoggiate contro al materasso.
Mi diede un bacio in fronte dopo avermi sussurrato una parolina di buon giorno. <<Dormito bene stanotte?>> chiese inoltre.
<<Sì>> risposi, annuendo piano. <<Tu?>>
Lui annuì. <<Da quando siamo insieme non ho più nemmeno molti incubi>>
<<Meglio>> dissi, per poi dargli il suo bacino del buongiorno. Non avevo ancora appieno capito l'importanza dei suoi incubi, ma su questo non mi soffermerò. <<Sei pronto a ripartire?>> domandai invece, ricordandogli che oggi era previsto l'inizio del viaggio di ritorno verso casa (per quanto casa, al momento, non sapevo più se fosse Liyue o la mia cara, vecchia Inazuma.)

<<Non vedo l'ora>> rispose, e prese ad accarezzarmi la schiena con le sue manine un po' fredde. Al contatto della pelle con queste, ebbi uno o due brividini. <<Scusa>> mormorò.
<<Ma no, è normale>> risposi, e poi gli diedi un bacetto. <<È troppo sottile la coperta, non preoccuparti>>
<<Sono i nostri vestiti il problema>> obiettò.
<<Quali vestiti?>> domandai, ricordandomi perfettamente di averli personalmente buttati tutti a terra la notte precedente.
<<Appunto>> confermò, accennando al fatto che a terra erano ed a terra erano rimasti, tranne un fortunato paio di pantaloni rimasto bloccato ai piedi del letto.
Mi scappò una risatina che da sola diede senso alle cose. <<Dettagli>> scherzai, e gli diedi un bacino per distrarlo dalle giuste ovvietà che mi faceva notare.

Ci alzammo poco dopo, controvoglia ma entrambi di buon umore; toccò lavarsi in fretta e cambiarsi gli abiti che, dopo giorni di viaggio, erano quasi tutti troppo sporchi per essere anche solo annusati. Fossi rimasto io solo, come avevo progettato, sarebbero stati a sufficienza ma, divisi in due, non erano ovviamente bastati.
<<Prima di ripartire ci tocca lavarli>> obiettai, quando fu il momento di chiudere lo zaino. Di effettivamente pulito c'erano rimasti solo i capi che avevamo addosso, e null'altro all'infuori di essi. <<Ho il sapone, ma non ho visto un lavatoio o un canale in tutta la città...>>
<<Forse a Mondstadt lavano i vestiti nelle fontane: ne hanno un sacco>>
<<Ma io non voglio fare il bucato nella fontana>> obiettai. <<Davanti a tutti? E dove lo stendo poi? Sulla panchina della cieca? O fa lei il filo? Me la immagino che tiene in aria le tue mutande, aspettando che prendano abbastanza sole, facendo lo stendino>>
Si lasciò scappare un verso divertito.
<<Possiamo cercare un fiume, o andare al lago>> propose invece, lasciando la povera Glory fuori dal nostro bucato. <<E sperare di trovare una staccionata su cui stendere>>
<<Meglio della cieca, immagino>> risposi. <<Ma intanto andiamo a fare colazione, Albedo ci starà già aspettando>>

Ci scambiammo uno sguardo d'intesa, e lui si smaterializzò subito dopo.
Non avevamo dichiarato la sua presenza in hotel, ed era meglio sparisse prima che andassi a fare il checkout. Era anche vero che non sarei stato io a pagare, ma era meglio evitare discussioni.
Un paio di minuti dopo ero già fuori dall'hotel, mano nella mano con Xiao, diretto verso il bar dove avevamo appuntamento con Albedo.
Il nostro amico era già lì assieme a Kaeya, seduti al tavolino che ci aspettavano chiacchierando.
Li raggiungemmo, mangiammo fin troppo e fin troppo bene fino a che, oltre un'ora dopo, venne il momento dei saluti.
Albedo mi strozzò in un abbraccio chiedendomi di ritornare più spesso; io gli rinfacciai il fatto che a casa mia lui ancora non era mai venuto e che quindi sarebbe stato meglio per lui venirmi a trovare presto.
<<Tanto fino al porto di Liyue è letteralmente tutto dritto; ti metti su una barca e a Ritou ti vengo a prendere io>> insistetti, e lui insistette che Jean non gli assegnava mai abbastanza ferie per potersi permettere un simile viaggio.
Sospirai. <<Almeno a Liyue arrivaci, sarò lì molto più spesso>>
<<Su Liyue possiamo lavorarci>> promise, e, dopo un altro paio di strette di mano, io e Xiao ci lasciammo la capitale alle spalle alla ricerca di un bel fiume dove lavare i vestiti.

Tutto d'un tratto, ci tornò in mente l'esistenza di Venti. O Barbatos. Va be', per me resterà Venti perché Barbatos sembra il nome di uno gnomo, e gli gnomi sono ancora più brutti di lui.
<<Andiamo a salutarlo?>> gli chiesi, notando in lontananza un albero gigante che poteva solo essere quello di cui ci aveva parlato; per una pura botta di fortuna, ci intravidi una piccola cascata estremamente vicina.
Xiao fu d'accordo, e così allungammo un po' il viaggio per quell'unica piccola tappa fuori strada. Alla fine non avevamo più alcuna fretta, ed io avrei vagabondato assieme a lui pure all'infinito con estremo piacere.
Venimmo accolti da un soave suono di lira proveniente dai rami dell'albero e, dopo averlo chiamato, Venti volò giù da uno dei rami più alti.
<<Ehi!>> ci salutò, felice di vederci. <<A cosa devo la vostra visita?>>
<<Devo fare il bucato>> dissi.
<<È una bella scusa per dire che non vedevi l'ora di rivedermi>> rispose, con tanto di occhiolino.
<<No, no, deve davvero fare il bucato>> confermò Xiao. <<E qui c'è dell'acqua pulita>>
Venti fece la faccia più triste che avessi mai visto, come gli fosse appena morto il cane. <<Ah... okay, accomodatevi>> mormorò, indicandoci lo stagnetto che aveva dietro l'albero. <<Se vi serve qualcosa...>>
<<Siamo qua anche per salutarti, eh>> specificai. <<Non crederai che siamo qui solo per farci i nostri comodi, vero?>>
<<Sì..?>> tentò.
Mi schiaffeggiai la faccia. <<...ma sei sordo o solo stupido?!>> sbottai, gli occhi al cielo in cerca di aiuto -ma poi realizzai che l'aiuto divino ce l'avevo davanti e rinunciai definitivamente a cercare una mano degli dei.
Sospirai, mi rifiutai di rispondergli, mi tolsi lo zaino dalle spalle ed andai a pulire i vestiti dove l'acqua era bassa e limpida.

Xiao e Venti si scambiarono qualche parola; chiusa quella conversazione, qualunque essa fosse, il bardo improvvisamente cambiò umore in maniera radicale. Felice, contento e praticamente saltellando, recuperò un filo e me lo legò ai rami due alberi vicini, permettendomi di avere un appoggio utile per i vestiti puliti. Xiao fu subito al mio fianco a darmi una mano, ed anche Venti insistette per contribuire all'opera.
<<Datti una lavata pure tu, già che ci sei>> scherzai, rivolto al dio.
<<Puzzo?>> chiese.
<<Un po'>> ammise Xiao, serissimo, non cogliendo la battuta.
Io mi strozzai in una risata. Stavamo insieme da dodici ore e già avevo voglia di sposarmelo.
<<Ma dai!>> protestò Venti, e allora anche Xiao si lasciò sfuggire un sorriso simile al mio.

Il lavoro fu presto concluso, ed ancor più velocemente finì il bucato di asciugarsi, aiutato da uno strano venticello caldo che, a parer mio, non doveva essere proprio del tutto casuale.
E così, ben presto, venne il momento di salutarsi.
Xiao gli rivolse un altro inchino fin troppo rispettoso e serio; io al dio tirai un coppino amichevole e ricevetti in cambio un abbraccio.
<<Ogni tanto mi scrivi una lettera?>> chiese.
<<No>>
<<Ma come no?>>
<<A che indirizzo dovrei mandarla? "Anemo Archon, Albero gigante, Mondstadt, 74659?">> spiegai. <<E questo posto non ha nemmeno un numero civico!>>
<<Tu buttala al vento e la riceverò comunque>>
Non potendo più guardare il cielo, cercai un aiuto negli occhi dorati del mio ragazzo. <<D'accordo>> dissi. <<Ora mollami>>
<<Ma io ti voglio bene>> protestò.
<<Io no>> ribattei, e così riuscii a levarmelo di dosso.
Venti ci rimase di nuovo malissimo.
<<Sto scherzando, su>> gli dissi. <<Mamma mia, prendi tutto alla lettera! Sei incredibile!>>
<<Quindi mi vuoi bene?>>
Scossi la testa. <<No, effettivamente no>> dichiarai nuovamente, ma subito scoppiai a ridere.
Mi guardò malissimo, facendo l'offeso. <<Non prendermi in giro!>>
<<Non potrei mai>> dissi, non proprio serio, prima di stringere la mano di Xiao ed incamminarci di nuovo insieme giù per il sentiero. <<A presto, Venti!>> lo salutai sventolando la mano libera, quella con l'anello in piena, pienissima vista.
E con una dolce sonata di sottofondo, io e Xiao, finalmente, tornammo sulla strada per Liyue.

Il Sapore Di Un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora