Touch me || Larry Stylinson

By Stiaref

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Louis, studente dell'ultimo anno, si ritroverà in classe un Harry alquanto disponibile nei suoi confronti già... More

1. Changes
2. Breathless
3. Do me a favour?
4. Maybe you
5. Let's go!
6. I'm yours
7. Truth or dare
8. It would be fantastic, wouldn't it?
9. And I didn't know
10. Sun, water & drinks
11. Lost in confusion like an illusion
12. I'm here for you
13. Beside you
14. Boyfriend?
15. Roller Coaster
16. Harry effect
17. Fucking biology
18. Jealousy
19. Do you believe in magic?
20. It should has been different
21. Problems
22. Family
Problema risolto!
23. Mr Fish & Potato
24. Alcohol's fault
25. I just need you by my side
26. Gone
27. Just realize
29. I want to trust you
30. When you have no idea what's going on
31. Funny messages and... who tops?

28. Eclipse

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By Stiaref

E mi baciò.
La sua lingua a richiedere subito l'accesso alla mia, le mani sulle mie guance a premermi contro di sé, a non lasciarmi andare. Il suo profumo a inebriarmi i sensi, a farmi realizzare quanto mi fosse mancato sentirlo sulla pelle, respiro contro respiro, solo dopo un giorno in sua assenza. Mi spinse contro la porta mentre cercava di aprirla con difficoltà, il respiro affannato.
Quando ci riuscì, mi fece entrare urgentemente senza staccarsi un attimo da me per poi richiudere la porta con un calcio. Le sue labbra, come attratte da calamite, si unirono di nuovo alle mie, le sue mani a stringermi i fianchi con una possessività che mi fece perdere un battito.

"Sei mio" ringhiò poi contro il mio collo, dopo essersi staccato per permettere ad entrambi di respirare.

Le mani, adagiate ancora sui miei fianchi, scivolarono verso l'alto per sfilarmi la felpa, dopodiché iniziò a mordere, succhiare la parte di pelle appena sotto l'orecchio, strappandomi un gemito.

"Non gli permetterò di portarti via da me" continuò, lambendomi tra le labbra umide.

Ero sopraffatto da lui, irrimediabilmente. Ero creta tra le sue mani e incapace anche solo di far uscire una frase coerente dalle labbra. Si staccò appena, guardandomi con occhi scuri, determinati, per poi sfilarsi la maglia con rapidi gesti delle braccia e lasciandomi a boccheggiare. Tornò su di me, la fronte contro la mia, i nasi a sfiorarsi e i respiri a confondersi, a mischiarsi tra loro e ad imprimersi sulle labbra socchiuse. Gli occhi incatenati ai miei, così verdi e intensi che sentii le gambe tremare tanto era l'effetto devastante che avevano su di me. Ero completamente fottuto.

"Tu sei mio, solo mio. Nessuno deve toccarti" sussurrò, tirandomi il labbro inferiore con gli incisivi.

Dopodiché infilò le dita nel passanti dei miei jeans e mi attirò a sé, facendomi scontrare contro il suo petto. Non capivo più niente. Lasciavo che mi manipolasse, passivamente, senza fare niente, ancora sconvolto dalle sue parole di poco prima, sconvolto nel realizzare con quanta intensità mi avessero colpito, insinuandosi nella mia mente e ripetendosi come un mantra.

Mi ama, pensavo, é davvero possibile?

Non mi diede il tempo di formulare una risposta razionale che subito le sue labbra tornarono a scontrarsi con le mie, le dita ad affondarmi nei fianchi, tanto che pensai mi avrebbe lasciato i segni. Non mi dispiaceva.

"Cosa mi hai fatto" mormorò contro la mia bocca, una domanda che non era una domanda a confondermi le idee.

"Cosa mi hai fatto, Lou?" ripeté guardandomi negli occhi, lo sguardo tormentato da qualcosa che non riuscii a capire.

"Sono fottutamente pazzo di te" continuò, come a rispondere alla mia domanda silenziosa.

Quelle parole mi scossero, mi fecero tremare, i battiti accelerati, gli occhi sgranati. E fu in quel momento che realizzai quanto anch'io condividessi quei pensieri, quelle sensazioni. Quel ragazzo mi aveva fatto impazzire, sin dal primo momento, sin da quando i nostri occhi si erano incrociati per la prima volta.
Quando, la mattina in cui tutto é iniziato, si era diretto verso di me a passo spedito, completamente sicuro di sé e munito di quel suo sorriso sfacciato che gridava promesse. Quando ci aveva provato con me senza alcun pudore senza neanche essere sicuro dei miei gusti sessuali, ma probabilmente lo era, sicuro, visti i risvolti della situazione.
Malizioso, terribilmente malizioso. Era stata quella sua caratteristica a colpirmi per prima, poi é venuto tutto il resto. La sua dolcezza nascosta; la sua ingenuità a renderlo un po' bambino; la sua fragilità di un passato tormentato, che aveva condiviso con me; la sua gelosia, possessività tanto irritante quanto piacevole.
Tutto di lui aveva finito col conquistarmi, piano piano, irrimediabilmente.

"Mi fotti il cervello e neanche te ne accorgi" disse poi, la fronte aggrottata, come se non riuscisse a capire come fosse possibile.

Avrei potuto dirgli le stesse cose, tranne per il fatto che lui, al contrario mio, lo sapeva. Doveva saperlo, altrimenti era dannatamente bravo a far credere il contrario. In ogni caso, non dissi niente. Come risvegliato dal trance in cui mi aveva fatto entrare, ripresi finalmente il controllo del mio corpo e mi attaccai alle sue labbra, baciandolo forte, le mani dietro il suo collo, affondate in quei maledetti ricci. Lo sentii sorridere, soddisfatto della mia reazione.

"Ciao" disse con un sorriso, una volta separati. E, davvero? Alzai un sopracciglio, lui ridacchiò mordendosi il labbro inferiore.

"Spogliami" sussurrò poi, guardandomi negli occhi. Deglutii, ma feci come mi disse. Portai le mani a slacciargli i jeans illegalmente stretti distratto dalle sua labbra che scorrevano sul mio collo, su e giù, e lentamente e con una certa difficoltà glie li feci scivolare lungo le gambe toniche. Si liberò delle scarpe e alzando le caviglie uscì fuori dal mucchio creatosi ai suoi piedi. Dopodiché mi guardò il bacino e fece fare ai miei pantaloni la stessa fine dei suoi, con urgenza malcelata, togliendo anche i boxer insieme ad essi per poi tornare a puntare gli occhi nei miei, in attesa. Seguendo la sua tacita richiesta, feci scivolare anche i suoi a terra, in modo da trovarci entrambi nudi l'uno di fronte all'altro. Occhi accesi di desiderio a scontrarsi, sfidandosi a fare la prima mossa.
Ad un tratto, mi strinse le natiche fra le mani e mi sollevò di scatto. Squittii sorpreso e d'istinto allacciai le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia alle sue spalle. Gemiti abbandonarono le nostre labbra allo scontrarsi violento dei bacini, bocche a metterli a tacere strozzandoli sul nascere in un tacito accordo.
Indietreggiò fino a far scontrare la mia schiena contro il muro. Al che sussultai a causa delle contusioni ancora presenti sulla pelle dalla sera prima. Non dissi niente ma lui parve accorgersene e mi lasciò un bacio di scuse, facendo per mettermi giù. Lo strinsi maggiormente, rimanendo ancora attaccato a lui per fargli capire che non importava, che andava tutto bene. Mi guardò incerto e poco convinto ma poi tornò a baciarmi, roteando appena il bacino contro il mio. Potevo sentire la sua erezione sfregare su una mia coscia mentre la mia si faceva via via più dolorosa d'attesa. Un calore familiare si espanse nel mio basso ventre, le membra frementi.

"Harry" mormorai, la voce roca, impaziente.

Mi guardò comprensivo, poi fece per portarmi due dita alla bocca ma scossi la testa. Non volevo mi preparasse, quella volta. Aggrottò la fronte in disappunto, ma accennai un sorriso per fargli capire quello che volevo. Capì.
Con il labbro inferiore stretto tra i denti ed un espressione concentrata al massimo, allineò la sua erezione - lubrificata solo dal liquido preseminale fuoriuscito - alla mia apertura e la premette piano per far passare la punta.
Spalancai le labbra quando lo fece, un gemito strozzato in gola, lui subito mi guardò per assicurarsi che stessi bene. Annuii appena. Si ritrasse piano, per poi entrare maggiormente.
Era delicato, eppure bruciava tutto. Quando, con un colpo di bacino, fu completamente dentro di me, il respiro mi si mozzò in gola, la testa reclinata all'indietro mentre ansimavo ad occhi chiusi. Un dolore dilaniante a ripercuotersi lungo la spina dorsale, faceva fottutamente male. Sentii Harry baciarmi la mascella, per distrarmi dal dolore, le braccia contratte per lo sforzo di tenermi sollevato. Mi premette un po' più contro il muro per bilanciare il peso e mantenermi in equilibrio con un braccio solo quando con una mano corse ad accarezzarmi l'erezione, sfiorando la fessura con il pollice mentre continuava a lasciarmi piccoli baci ovunque. Mi rilassai appena ed appoggiai la fronte sulla sua. Lui strusciò il naso contro il mio e mi baciò le labbra.

"Passato?" chiese, continuando a darmi piacere con la mano.

Annuii e roteai il bacino per ribadire il concetto. Dopo quello, si ritrasse lentamente per poi affondare ancora in profondità. Mi abbandonai a lui, lasciandomi trasportare dal suo ritmo estenuante. Il dolore che piano piano spariva per lasciare spazio al piacere.
Gemiti a spezzare il silenzio, ansiti che nascevano dalle labbra di uno e che morivano su quelle dell'altro, rumori di pelle che collide a riempirci le orecchie. Bocche e mani ovunque ad assaggiare e graffiare la pelle, sospiri spezzati e corpi accaldati. Andavo a fuoco, bruciavo tra le fiamme di un sentimento che non avevo la forza di decifrare, ma che somigliava terribilmente a qualcosa da cui ero sempre scappato.
Aumentò sempre di più il ritmo delle spinte, i denti a marchiarmi il collo mentre colpiva ripetutamente un punto che mi faceva vedere le stelle. Gemiti rumorosi ad uscire incontrollati dalle mie labbra.

"Mio" ringhiò contro un mio orecchio per poi mordermi il lobo.

"Dillo, Louis. Dì che sei mio" mormorò con un grugnito e un nuovo affondo. Urlai, gli occhi chiusi, le dita a tirargli i capelli.

Non avevo più aria nei polmoni e lui mi penetrava così a fondo da farmi andare il cervello in cortocircuito. Non riuscivo più a pensare, figuriamoci a parlare.

"Sono- oh cazzo" tirai la testa all'indietro ed ansimai a labbra spalancate.

"Di chi sei, Lou?" chiese di nuovo, ansimando a sua volta.

Non capivo più niente, completamente succube del ritmo incessante delle sue spinte. Ero stordito, stordito da lui e da quel lato selvaggio e dolce del suo carattere. Un mix di sensazioni e pensieri incoerenti che mi mandavano in tilt.

"Di chi cazzo sei?" Oh mio dio.

"Tuo!" gridai. "Sono tuo."

Lo sentii sorridere contro il mio collo, prima di darmi un bacio soddisfatto. Poi mi afferrò per i fianchi e mi staccò dal muro, dirigendosi nella sua camera da letto senza uscire da dentro di me. Mi stese sul letto sovrastandomi immediatamente, per poi baciarmi in modo lento, dolce, mentre affondava di nuovo in me.
Lo afferrai per le spalle, le gambe ad avvolgergli il bacino, a premermelo contro, le unghie premute nella sua schiena mentre si muoveva più veloce, ancora.

"Harry" ansimai contro le sue labbra, la vista appannata. Ero così vicino.

"Louis" disse a sua volta, gli occhi chiusi, per poi affondare la testa nell'incavo del mio collo senza smettere di muoversi.

Ad un tratto lo sentii irrigidirsi e poi sfregare i fianchi in cerchio contro di me gemendo.
Stavo tremando, scosso da veri e propri spasmi, da un formicolio e un fremito incontrollabili. Portai una mano sulla mia erezione per darmi sollievo, ma lui prontamente me la scacciò sostituendola con la sua ed iniziando a masturbarmi velocemente.

"Oh dio" gemetti forte, inarcandomi violentemente affondando la testa sul cuscino mentre venivo a fiotti caldi sul mio ventre e nella sua mano.

L'improvvisa contrazione dei muscoli della mia apertura lo portò ad inspirare forte, il fiato spezzato, mentre gemeva incontrollato. Ancora un paio di affondi e si tirò fuori da me venendo sul mio stomaco con un grido soffocato. I nostri umori a mischiarsi quando si lasciò cadere su di me ansimando contro il mio collo.

Ero esausto, completamente sfinito, privo di forze. Gli accarezzai i capelli, riprendendo gradualmente a respirare in modo regolare. Lo sentii sospirare, mugolando d'apprezzamento. Poi, dopo minuti interminabili, sollevò la testa e cercò i miei occhi. Aveva le guance arrossate, gli occhi lucidi e i capelli in tutte le direzioni mentre mi guardava con adorazione.

"Sei bellissimo" disse poi, portando una mano su una mia guancia ed acarezzandomi col pollice.

Potevo giurare di essere arrossito, se il calore che sentivo sulle guance era di qualche indicazione, ma non lo avrei mai ammesso ad alta voce.

"Anche tu" mormorai, la voce flebile.

Sorrise, per poi stringersi a me.

Chiusi gli occhi, le palpebre improvvisamente pesanti. Sentivo di stare per addormentarmi, così, con lui accoccolato teneramente a me a respirare contro il mio collo.

"Ti amo così tanto" lo sentii sussurrare.

Trattenni il fiato, il cuore a battere come un forsennato. Non riuscii a dire niente, troppo stordito persino per pensare. Lui parve addormentarsi subito dopo, mentre per me quella frase scatenò l'effetto contrario. Il sonno improvvisamente sparito. Troppi pensieri ad affollarmi la mente a impedirmi di spegnere tutto e riposare.

La mattina dopo, quando aprii gli occhi, ero solo. Di nuovo. Per un momento pensai di essermi immaginato tutto e fui assalito da un moto di panico. Panico che scomparve non appena sentii una voce roca cantare una canzone di una qualche band provenire dalla cucina. A quanto pare ero riuscito a dormire qualche ora.
Mi alzai lentamente e gemetti quando una fitta di dolore si ripercosse lungo la mia spina dorsale. Soffocando malamente varie imprecazioni, presi un paio di boxer puliti e una t-shirt da un cassetto e mi diressi in bagno. Non osai guardarmi allo specchio, dovevo essere in uno stato pietoso.
Entrai nel box doccia e lavai via le tracce della notte scorsa utilizzando lo shampoo al cocco di cui Harry odorava sempre. Sorrisi al pensiero. Una volta finito, uscii e mi avvolsi un asciugamano attorno ai fianchi, per poi frizionarmi i capelli con uno più piccolo. Mi posi davanti allo specchio mentre asciugavo le gocce d'acqua che ancora mi scorrevano sul collo e sgranai gli occhi nell'osservare quest'ultimo ricoperto di segni rossi fino alle clavicole. Sfiorai quei segni con una mano e automaticamente i miei pensieri corsero alla notte precedente. Mi sentivo un totale idiota. Scossi la testa e mi tolsi l'asciugamano infilandomi i boxer e la maglia, per poi uscire dal bagno e raggiungere la cucina.
Sorrisi alla scena che mi si presentò davanti.
Un Harry in boxer e grembiulino rosa che ancheggiava un balletto improvvisato al ritmo di una canzone mentre preparava quella che doveva essere la colazione. Mi appoggiai allo stipite della porta e lo osservai divertito portando una mano alla bocca per soffocare una risata.

"Everybody wanna steal my boy, everybody wanna take his heart away, couple billion in the whole wide world, find another one 'cause he belongs to me."

Chiuse il forno con un colpo di fianchi.

"Na na na na na na"

Fece una- una piroetta. Cristo.

"Na na na na na na-"

A quel punto non mi trattenni più e scoppiai a ridere interrompendolo ed attirando inevitabilmente la sua attenzione. Lui si voltò subito e sorrise - imbarazzato? Possibile? - con tanto di fossette, mentre si ripuliva sul grembiule le mani sporche di farina. E, sul serio, quel ragazzo non poteva esistere veramente.

"Cos'era quello?" chiesi, una volta calmatomi.

"Umh..." si portò una mano dietro il collo e, oh oh, ero riuscito a mettere Harry Styles in imbarazzo. Dovevo decisamente segnarmi quel giorno sul calendario.

"Sembravi una giraffa ballerina" dissi ridacchiando. Lui alzò un sopracciglio per poi avvicinarsi.

"Hai anche il tutù" continuai, indicando con un gesto della mano il fantomatico grembiulino rosa.

"Continua pure a sfottere, Tomlinson" disse cercando di essere serio. Ovviamente fallì miseramente.

"Oh beh, tu di certo mi rendi le cose facili" risposi con un'alzata di spalle.

Non lo notai subito, ma quando lo feci era troppo tardi. Troppo tardi per spostarmi ed evitare la mano, che aveva immerso nella farina, avvicinarsi minacciosamente al mio volto. Troppo tardi per evitare che il mio naso venisse tinto di bianco. Urlai scandalizzato.
(Decisi di non pensare a quanto il verso che mi uscì dalle labbra fosse poco virile)

"Adorabile" mormorò, strizzandomi una guancia. E, no. Sbuffai e distolsi lo sguardo stizzito.

"Aww" continuò, in adorazione. A quel punto gli diedi un pugno su una spalla per poi assottigliare lo sguardo. Perché no, non ero assolutamente adorabile. Non lo ero e basta, tsk.

"Ouch" gemette massaggiandosi la parte lesa.

"Bene" ribattei incrociando le braccia.

Ridacchiò per poi avvinghiarsi a me in un abbraccio caloroso.

"Buongiorno, babe" sussurrò poi ad un mio orecchio. Rabbrividii.

"'Giorno" balbettai dopo qualche secondo di smarrimento, intontito da tutto quell'affetto mattutino.

Lo sentii lasciarmi un bacio sul collo che mi mandò in fiamme per poi separarsi e tornare al ripiano della cucina dove prese i guanti da forno mettendoseli con gesti rapidi.

"Ti ho preparato i pancakes, ho pensato fosse un'idea carina" disse mentre apriva il forno ed estraeva il vassoio con dei pancakes fumanti. Subito un profumo delizioso si espanse per la cucina facendomi conseguentemente venire l'acquolina in bocca.

"Oh mio dio, sposami subito" esclamai rubandone subito uno ed imprecando per il gesto perché, cazzo, bruciavano. Lo rimisi tristemente al suo posto. Lui si mise a ridere, gli occhi luminosissimi.

"Bruciano, Loulou? Non mi dire" mi sfotté. Gli lanciai un'occhiataccia.

"Non fare li spiritoso, Styles, non sei nelle condizioni per farlo" risposi a tono, alludendo al suo outfit decisamente discutibile.

"Ehi, il rosa mi dona" ribatté, fintamente offeso.

"É proprio questa la cosa preoccupante" mormorai scuotendo la testa. Lui mi guardò ferito. Ridacchiai, facendolo sorridere subito dopo.

"Su, dimmi che ne pensi" disse poi, indicando i pancakes ormai tiepidi.

Ne presi felicemente uno e lo addentai, gustandomelo lentamente. Mugolai soddisfatto, e wow, erano deliziosi.

"Mmmh cazzo, sì" gemetti di piacere, socchiudendo gli occhi.

"Dio, Lou, mi fai eccitare così. Devi proprio mangiarlo come una cazzo di pornostar?" chiese frustrato.

Sgranai gli occhi, strozzandomi con le briciole del dolce. Fortunatamente riuscii a sopravvivere ed evitare di soffocare - sarebbe stata una morte piuttosto imbarazzante, altrimenti - e lo guardai scandalizzato.

"Nonostante tu mi abbia quasi fatto morire strozzato, sono felice di sapere che ti eccito" risposi dopo essermi ripreso, poi mi passai lentamente la lingua sulle labbra ripulendomi dalle briciole.

"Stai abusando del tuo potere, é ingiusto."

"Sono irresistibile, ammettilo."

"Ed estremamente modesto."

Sorrisi, per poi avvicinarmi a lui che intanto aveva iniziato a mangiare a sua volta.

"Beh, in effetti non sono male" commentò gustandosi il suo pancake, per poi bere un sorso di latte.

"Non dire cazzate, sono squisiti e tu sei un fottuto genio" ribattei, togliendogli delle briciole da un angolo della bocca con un pollice.

Sorrise felice, per poi bere un sorso di latte direttamente dal cartone. Seguii il movimento del suo Pomo d'Adamo mentre deglutiva, poi la scia di una goccia di latte scendergli lungo la mandibola e il collo e dovetti distogliere lo sguardo tipo immediatamente, per ovvi motivi.

"Quelli sono i miei boxer?" chiese poi, distraendomi dai miei pensieri. Abbassai lo sguardo e, ovvio che lo erano. Di certo il cassetto della mia biancheria intima non comprendeva nessun tipo di mutanda con stampe di piccole banane sopra.

"Tu che dici?" chiesi, guardandolo con un sopracciglio alzato. Ridacchiò.

"Le banane ti donano" commentò. E, sul serio?

"Oh ma davvero" mormorai, addentando un altro pancake. Cazzo se erano buoni.

"Mhmh" confermò, avvicinadosi.

"Fermo dove sei, Styles. Dobbiamo andare a scuola e, per quanto possa essere sexy con questi cosi assurdi addosso, non ho intenzione di fare tardi perché non riesci a tenere a freno gli ormoni. Un po' di contegno, Cristo" misi in chiaro, fermando la sua avanzata con una mano.

Sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere.

"Ma Lou, sei sempre a pensar male, così mi offendi. Mi fai passare da maniaco sessuale, io volevo solo un bacetto innocente" disse, con espressione corrucciata.

"Davvero?" chiesi scettico. Lui alzò gli occhi al cielo.

"Contrariamente all'idea che ti sei fatto di me, non penso solo al sesso, sai? Cioè, amo fotterti contro ogni superficie utilizzabile, ovvio, ma anche le altre cose" spiegò gesticolando. Il mio sopracciglio sparì sotto il ciuffo.

"Cosa" sbottò. "É vero."

"Il tuo romanticismo mi commuove, sul serio" risposi. Sbuffò teatralmente.

"Davvero, Lou, se solo non fossi un essere vivente bisognoso di ossigeno ti bacerei all'infinito, senza smettere mai" continuò. E, okay, questo era romantico. Gli concessi un sorriso che prontamente ricambiò.

"Ora, mi permetti di infilarti la lingua in bocca?"

Oh dio, ed ecco che smonta tutto, pensai esasperato.

Mi spalmai una mano in fronte. Quel ragazzo non poteva essere reale, andiamo. Poi rise, quindi stava scherzando, grazie al cielo. Sospirai sollevato.

"Amore della mia vita, luce dei miei occhi, non farti pregare e concedimi l'onore di baciare le tue labbra meravigliose. Così va meglio?" chiese sorridendo, le fossette in bella mostra.

Scoppiai a ridere. Poi lo afferrai per il retro del collo.

"Idiota." E lo baciai. Il sorriso ancora sulle labbra.

Quando ci staccammo con uno schiocco lo vidi mordersi il labbro inferiore e guardarmi pensieroso.

"Che c'é?" chiesi incuriosito.

"Senti questa, Lou: le rose sono rosse, le viole sono blu, amo sbatterti ovunque e pure tu."

"Oh mio dio. Basta, me ne vado."

Feci per voltarmi ed andare a vestirmi quando mi sentii abbracciare da dietro, il suo respiro contro il collo.

"Tu mi adori" disse convinto.

"Nei tuoi sogni, Styles. Sei un maiale."

"Ma mi adori anche per questo."

"Se ti dico di sì mi lasci andare?"

"Mai."

Sbuffai.

"Sei impossibile."

"Sono innamorato."

Cazzo, prima o poi mi avrebbe fatto venire un infarto.

"Dì qualcosa, Lou" sussurrò dopo attimi di silenzio, e giurai di aver sentito una nota triste nell'incrinarsi della sua voce.

In quel momento era tornato l'Harry insicuro di qualche mese fa, la sua parte fragile a riemergere da dietro la maschera di sfacciataggine e sicurezza che sempre indossava.
Eravamo arrivati alla parte del discorso che più volevo evitare fino a che non mi fossi chiarito e idee. Cosa avrei dovuto digli? Decisi di buttarla sullo scherzo.

"É naturale" risi nervosamente "sono magnifico, dopotutto." Odiai il modo in cui la mia voce tremò. Non era certo questo che voleva sentirsi dire. Mi diedi mentalmente del deficiente.

Sentii la sua presa allentarsi, fino a sparire del tutto. Mi voltai, guardandolo timoroso.

"Sì" sussurrò. "Sì, lo sei." Accennò un sorriso.

Dov'erano finite le sue fossette? Dov'era la scintilla che caratterizzava i suoi occhi ora più spenti? Perché aveva distolto lo sguardo?

Guardami, Harry.

Perché dovevo essere un tale coglione? Stronzo, insensibile? Perché volevo solo abbracciarlo ma non riuscivo a muovermi? Perché, cazzo? Perché non riuscivo a esternare i miei fottuti sentimenti? Cosa provavo per lui? Perché doveva essere così difficile? Cazzo.
Stavamo così bene fino a qualche minuto fa e avevo rovinato tutto.

"Vado a vestirmi" disse poi, lo sguardo basso, mentre mi superava per raggiungere la sua stanza.

Harry, guardami. Perché non mi guardi?

Potevano i suoi occhi mancarmi già? Mi sentivo così dannatamente perso senza il suo sguardo addosso.
L'avevo ferito. L'avevo ferito e mi sentivo la persona più orribile di questo mondo. Perché Harry doveva sorridere, doveva sorridere sempre. Harry era il sole e come tale doveva continuare ad illuminare il mondo con il suo splendore. Ed ero sdolcinato ma fanculo. Fanculo tutto. Fanculo me e la mia boccaccia.

Ci preparammo in silenzio, un peso sullo stomaco che sembrava non volermi abbandonare.

Una volta in macchina passai da casa mia a prendere lo zaino con i libri che mi sarebbero serviti per le lezioni di quella mattina. Harry rimase in macchina. Non dissi niente. Una volta in casa, ignorai lo sguardo interrogativo di mia madre e il chiasso delle mie sorelle a correre a destra e a sinistra e mi affrettai a prendere le mie cose, per poi uscire silenziosamente salutando con un cenno della mano. Mamma doveva essersi accorta che era meglio non tirare la corda, la ringraziai mentalmente per questo.

Quando mi chiusi la porta alle spalle, vidi distrattamente qualcosa volare dalla tasca esteriore del mio zaino tenuto su una spalla. Aggrottai la fronte e raccolsi il biglietto ripiegato malamente. Lo aprii e sentì il cuore piombarmi giù dal petto.

Sei uno stronzo, dovresti vergognarti.

Sgranai gli occhi e d'istinto guardai la mia auto. Dal finestrino potevo vedere Harry col capo chino, probabilmente a torturarsi le unghie delle mani. Il peso di una delusione a gravargli sulle spalle. Rifiutato, era così che si sentiva. Così che lo avevo fatto sentire. Rifiutato da me.
Rifiutato. Rifiutato. Rifiutato.

Avevo eclissato il mio sole.

*****

Penso che dovrei seriamente nascondermi in un bunker sotterraneo a prova di bomba.
Mi dispiace essere sparita senza farvi aver più notizie, ma scusarmi é inutile a questo punto. Come é inutile dirvi che non sono stata bene in questo periodo, per un motivo o per un altro. Come é inutile dirvi che quello che é successo con Zayn mi ha distrutta - anche se dire 'distrutta' é un eufemismo - e che ha portato via il residuo di forza di volontà di scrivere che ancora avevo. Ma mi scuso lo stesso perché ogni volta ci metto mesi ad aggiornare eppure ci siete sempre per me, non so come ringraziarvi per questo. Senza di voi che mi spingete a continuare questa cosa che spaccio per fanfiction, a quest'ora l'avrei già abbandonata tempo fa. Quindi grazie, davvero.
Non parlerò di Zayn, ne' delle mille motivazioni per cui in questo periodo non ho voglia di fare niente. Spero di riuscire ad aggiornare più in fretta dai prossimi capitoli in poi. Scusate anche se non ho risposto ai vostri messaggi, sia qui che su Twitter, ma tra la connessione internet che va e viene e la mancanza di tempo non sono riuscita a rispondere a tutti come avrei voluto e mi dispiace.
Passando al capitolo, vi ho praticamente servito su un piatto d'argento un motivo in più per odiarmi da aggiungere alla già lunga lista. Probabilmente ora infamerete tutti sia me che Louis, ma dopotutto anche lui ha le sue preoccupazioni.
Non dimenticate che non ha avuto belle esperienze in amore ed ha ancora paura a lasciarsi andare completamente nonostante si renda perfettamente conto che con Harry é tutta un'altra storia. Ma abbiate fiducia in me, prima o poi tutti i pezzi si collegheranno.
Nel prossimo capitolo ho in mente di chiarire anche la storia Ziam, come alcuni di voi mi hanno chiesto. Spero davvero di riuscire a scrivere.
Alla prossima, grazie ancora e scusate, davvero.

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