College ||н.ѕ||

Av avdorlarry

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«E tu chi sei?» «No, scusami, chi sei tu?» ribattei a tono. «Non ti interessa.» #1 in Fanfiction Mer

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Grazie! *spazio autrice*
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30. *fine*
*spazio autrice*
SEQUEL
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1.

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Av avdorlarry

Sospirai frustrata.

In teoria sarei dovuta essere in camera con Blair, nonché mia migliore amica, ma in pratica ero davanti alla porta della mia stanza, senza sapere con quale ragazza antipatica del college avrei passato la mia prima notte. Mandai un messaggio a Blair con scritto 'pancake'. Può sembrare strano ma quella era la parola che noi usavamo comunemente per dire 'aiuto'. Una specie di messaggio in codice. Lo trovavamo figo, anche se non lo era nemmeno un po'. Avremmo dovuto affrontare il primo anno di college insieme, avremmo dovuto fare tutto insieme, invece mi ritrovavo da sola e perlopiù non riuscivo nemmeno ad aprire una dannata porta. Ma dov'erano finiti i ragazzi carini del college che spuntavano come nei film ad ogni tua difficoltà?

Non feci in tempo a girare nuovamente la chiave stregata che qualcuno aprì da dentro, facendomi cadere a faccia avanti. Alzai, lo sguardo, incenerendo qualsiasi essere umano che si trovasse davanti a me.

A mia insaputa quell'essere umano non era una ragazza, ma un ragazzo.

«E tu chi sei?» sputò fuori acidamente, sbattendo il piede a terra nervosamente.

E lui sarebbe il ragazzo carino dei film? Oh, andiamo.

«No, scusami,» cominciai, alzandomi e battendo le mani più volte sui miei jeans stretti per togliere qualsiasi residuo di sporco. «Chi sei tu?» ribattei a tono.

Il ragazzo dagli occhi verdi mi squadrò dalla testa ai piedi, per poi darmi una minima attenzione. Cos'era quello che aveva in testa? Un nido? Uh no, erano i suoi capelli.

«Non ti interessa.» rispose con sfacciataggine, per poi superarmi e chiudersi la porta dietro, buttandomi letteralmente fuori da quella che doveva essere la mia stanza. Mi morsi il labbro, cercando di calmarmi. Stavo per dirgli qualcosa, ma appena mi girai, era già scomparso dietro l'angolo. Ma dove credeva di andare a quell'ora? Al college non esisteva tipo una tabella d'orari che dovevi rispettare? Era pur sempre un dormitorio quello.

Infilai nuovamente la chiave, cercando di non pensare a cose negative e finalmente riuscii ad aprire la porta, entrando nella mia stanza. Trascinai le valigie all'interno e chiusi la porta dietro di me. Era piccola, molto piccola. C'era un letto a castello sulla destra, dei cassetti accanto, una porta chiusa sulla sinistra che doveva essere il bagno, una finestra davanti a me e un armadio accanto alla porta del bagno. Notai che i letti erano ben fatti, la stanza non era sporca, ma aprendo i cassetti notai dei vestiti. E non erano vestiti da donna. A chi era venuto in mente di mettermi con un ragazzo? Iniziava male la giornata. Anzi, finiva male, calcolando che erano le dieci e mezza di sera.

Decisi di farmi una doccia e di lasciar stare l'enigma. Appena uscii infilai l'intimo abbinato e misi quello che per me era un pigiama, ovvero un pantaloncino corto e una canotta blu. Misi la mia roba nell'unico cassetto vuoto che c'era, mentre il resto non lo tolsi dalla valigia. Mi servivano più cassetti, maledizione. Mi struccai e mi legai i capelli in un'alta coda. Non c'erano dubbi, avrei scelto il letto di sotto. Non mi piacevano le altezze, e poi era più comodo. Tirai fuori il mio libro preferito, che avevo già letto un centinaio di volte e poi caddi in un profondo sonno, con il libro sul petto.

Sentii le mie spalle venir scosse da grandi mani. Mugolai qualcosa di incomprensibile, sentendo qualcuno imprecare. Mi girai dall'altro lato, cadendo con il culo a terra, insieme al libro. Aprii di scatto gli occhi, accarezzandomi la parte dolente. Alzai lo sguardo ed incontrai per la seconda quei due occhi verdi. No, non poteva essere vero.

«Cosa ci fai ancora qui?» sbottò, con la mascella tesa. Mi alzai da terra, era molto più alto di me.

«Questa è la mia stanza.» dissi cercando di ignorarlo e raccogliendo il libro da terra.

«Questa è la mia stanza, cara.» disse dando maggior significato all'aggettivo possessivo. Aveva dei jeans neri e stretti, una camicia con dei disegni strani e una specie di stivaletti ai piedi.

«Sei gay?» pensai ad alta voce. Cosa che mi succedeva spesso. Alzai gli occhi nei suoi e lui alzò le sopracciglia, sorridendo compiaciuto. Delle fossette spuntarono ai lati della bocca. «Ho pensato ad alta voce, scusa.» mi ripresi subito, cercando di non sembrare più strana di quanto già fossi.

«Hai sbagliato camera.» affermò, sicuro di se. Il sorriso era scomparso. Afferrai il mazzo di chiavi che era sul comodino, mostrandogliele.

«Vedi queste? Se la stanza non fosse stata mia non avrei potuto aprire.» spiegai, come si spiega ai bambini piccoli. A quanto pareva era più stupido di quanto pensassi.

«Cambia letto.» mi impose, sedendosi su quello dove poco prima ero sdraiata io. Lo guardai stupita, alzando le sopracciglia e storcendo la bocca, infastidita.

«Perché dovrei cambiare letto?» gli chiesi. «C'è per caso scritto il tuo nome?» continuai. Non mi poteva trattare così, avevo pur sempre una dignità.

«Fai troppe domande.» rispose. «E' così e basta.» aggiunse. Capivo che magari era entrato prima lui in quella stanza e che quindi il primo che arriva si prende il letto che preferisce, ma se me l'avesse detto con gentilezza gliel'avrei anche lasciato. Era un vero maleducato.

Portai lo sguardo alla sveglia sul comodino. Le 4.09 di mattina. Era rientrato a quell'ora? Non erano affari miei, volevo solo dormire. Lasciai perdere il ragazzo strano e salii al letto di sopra, coprendomi fino al collo. A Brighton faceva caldo in quel periodo, ma ero fin troppo nuda per stare in camera con un ragazzo. No, non ero di certo una santa, ma provavo fastidio comunque. Chiusi gli occhi e mi addormentai poco dopo.

Sentivo la voce di mia madre lontana, fin troppo. La dovevo raggiungere, ma non ci riuscivo. Urlavo il suo nome, disperatamente, ma stava semplicemente sorridendo. Era un sorriso malinconico, come quand'era su quel letto d'ospedale. Piangevo, ed improvvisamente ero di nuovo in quella stanza troppo bianca, quasi mi accecava. Le sue parole continuavano a ripetersi nella mia mente.

«Ti prego, amore, prenditi cura di te stessa quando non ci sarò più.»

Spalancai gli occhi di scatto, mettendomi a sedere sul letto. Accanto a me c'era un ragazzo, dagli occhi azzurri. Lo fissai, aggrottando le sopracciglia e chiedendomi cosa volesse.

«Harry mi ha detto di svegliarti, stavi parlando nel sonno.» parlò. Aveva un accento diverso da quello inglese. «Stai bene?» mi chiese poco dopo. Annuii velocemente.

«Chi sei tu? E chi è Harry?» gli chiesi, alzandomi e guardandomi attorno. C'eravamo solo noi due nella stanza.

«Sono Niall, piacere.» sorrise, porgendomi la mano. Gliela strinsi, confusa. «Harry è il ragazzo riccio, un po' imbronciato, che sembra Brontolo.» spiegò dopo.

Sorrisi alle parole che usò, e capii che il mio compagno di stanza aveva anche un nome oltre che un brutto carattere. Annuii nuovamente, scendendo le scalette del letto a castello e scegliendo dei vestiti da mettere.

«Sei nuova, vero?» mi chiese e annuii. «Bene, allora dovresti sapere che la colazione finisce tra circa dieci minuti e le lezioni iniziano subito dopo.»

Appena pronunciò quelle parole spalancai gli occhi, cominciando ad imprecare e corsi in bagno, per rendermi un minimo decente. Dopo essermi vestita e lavata a tempo di record uscii, notando che quel Nail era ancora lì. Che voleva ancora? Lo guardai con una faccia confusa.

«Pensavo di mostrarti come muoversi in questa scuola.» alzò le spalle e sospirai, buttando i libri che avevo comprato il giorno prima per il college dentro una delle mie borse. La misi sulla spalla destra e afferrai la chiave della stanza, uscendo dopo di Nail. Era così tranquillo lui. Prendemmo l'ascensore e cominciò a raccontarmi la storia del college, della quale non mi fregava un granché, ma lo lasciai parlare. Non sembrava antipatico. Avrei dovuto chiamare Blair, dirle che stavo arrivando, ma non feci in tempo a fare nulla. Ormai la colazione era andata e la campanella ormai suonata. Fortunatamente in quel college le classi erano praticamente attaccate al dormitorio.

«Ci vediamo in giro.» urlai a Nail, correndo tra la folla di studenti e andando verso la classe. Meno male che c'erano almeno le indicazioni. Appena entrai mi sedetti all'ultimo banco, dove avevo visto Blair. Grazie al cielo.

«Sembri leggermente turbata.» disse ridacchiando. I suoi capelli mori erano perfettamente arricciati, mentre io sembravo una pazza.

«E' stata una mattinata alquanto movimentata.» spiegai tagliando corto. Entrò il professore, scrivendo il suo nome alla lavagna e spiegando tutte le cose noiose che si spiegano il primo giorno del college.

Appena finirono le lezioni andammo a mensa e spiegai a Blair tutto ciò che mi era successo la sera prima e poi quella mattina stessa. Scoppiò letteralmente a ridere appena le dissi di quel biondo che mi aveva svegliata.

«Fammi capire, ti hanno messa in stanza con un ragazzo?» mi chiese, sorridendo compiaciuta. Annuii, sbuffando.

«Tu invece?» le domandai.

«Sto con una ragazza che è del terzo anno, è molto simpatica.» alzò le spalle. Almeno a lei era andata meglio di me.

Quando finimmo andammo nella sua stanza, che notai era al piano sopra alla mia. Improvvisamente entrò una ragazza. Aveva i capelli rosa, un piercing al naso e un tatuaggio sulla mano.

«Ciao, tu dovresti essere Brooklyn.» mi disse, sorridendo e porgendomi la mano. Gliela strinsi, ricambiando il sorriso. «Io sono la compagna di stanza di Blair, mi chiamo Kate.»

«Spero ti abbia detto solo cose buone su di me.» dissi sorridendo e lei annuì.

«Ma certo.» sorrise. «Stasera c'è una festa d'inizio anno, venite?» ci chiese.

Io e Blair ci guardammo, alzando le spalle.

«Certo, perché no?» sorrisi compiaciuta. Eravamo pur sempre al college. E anche se mio padre mi aveva avvertita su quei tipi di feste, io volevo andarci comunque. Ero un'appassionata di discoteche e di musica alta.

«Già mi piaci.» mi fece un occhiolino. «Vi farò conoscere i miei amici, perciò fatevi carine.» disse per poi prendere un telefono che era sulla scrivania ed uscire dalla camera.

Blair sorrise. Un sorriso malefico. Sapevo cos'aveva in mente. Decidemmo i vestiti e ci preparammo, per poi guardarci soddisfatte allo specchio. Eravamo in tempo. Uscimmo dalla stanza e chiuse la porta dietro di se, notando Kate davanti a noi.

«Siete perfette, andiamo.» ci fece un segno con la mano e la seguimmo. Avevo indossato dei semplici jeans neri stretti e una camicetta quasi trasparente, con sotto le all-star nere, niente di speciale. Mentre Blair ci teneva veramente molto agli abiti, infatti aveva un bel vestito nero e attillato che metteva in risalto le sue perfette forme.

Appena entrammo in quella che era una discoteca la musica alta andò subito alle mie orecchie, facendomi sorridere. Kate ci portò dai suoi amici e notai con dispiacere che tra quegli amici c'era il mio compagno di stanza. Appena alzò lo sguardo verso di me storse la bocca, facendomi sentire un completo schifo. Che cafone. Altro che ragazzi dei film d'amore, quello era un ragazzo da film horror.

«Loro sono le mie due nuove amiche.» disse Kate, indicandoci. I ragazzi presenti prestavano attenzione, tranne quel ragazzo che sembrava annoiato. «Brooklyn e la mia compagna di stanza Blair.» aggiunse, sorridendo. Ci salutarono tutti con un cenno della mano e ci porsero le mani uno ad uno. C'era quello con i capelli rasati di lato e un lungo ciuffo nero che si chiamava Zayn, poi un ragazzo che aveva un viso molto dolce che si chiamava Liam e infine Louis, lui aveva gli occhi azzurri e i capelli marroni. Harry restava al suo posto, sempre con la stessa faccia imbronciata, come aveva detto Nail quella mattina.

Improvvisamente sentii due mani mettersi sui miei occhi. Sorrisi istantaneamente e poco dopo vidi nuovamente. Davanti a me c'era il biondo.

«Ehi, ciao.» sorrisi, salutandolo. Mi sorrise anche lui e salutò quelli che probabilmente erano i suoi amici. Scoprii che non si chiamava Nail ma Niall. Non sono mai stata brava con i nomi.

Harry continuava a tenere lo sguardo fisso su di me e sentivo la pelle bruciare sotto ai suoi occhi. Stavo cominciando a sentire caldo. Decisi di andare a prendere un po' d'aria e sentii il telefono squillare, così risposi alla chiamata senza vedere chi fosse.

"Ehi Brook" disse la voce dall'altra parte del telefono.

"Ciao Kai" lo salutai, sorridendo subito.

"Non mi hai chiamato appena sei arrivata ieri sera."

"Scusami, ero molto stanca" risposi.

"E' okay. Come ti trovi? Blair come sta?"

"Tutto apposto. È divertente qui e le lezioni sono molto interessanti."

"Sono contento, amore."

"Mi verrai a trovare?" gli chiesi, sentendo gli occhi cominciare a pizzicare.

"Certo, presto verrò. Mi manchi tanto."

"Anche tu."

"Mi chiami tu?"

"Sì, certo, appena finisco le lezioni domani ti chiamo. Comunque ti mando un messaggio prima di andare a dormire."

"Quanto scommettiamo che ti anticipo?" ridacchiò.

"Venti sterline che vinco io."

"Ci sto. Allora ci sentiamo dopo. Ti amo."

"Ti amo anche io." Risposi, per poi attaccare.

Sospirai, rimettendo il telefono nella borsa. Io e Kai stavamo insieme da ormai tre anni. Eravamo ormai una coppia forte, anche se all'inizio avevamo avuto qualche problema calcolando che si era baciato con un'altra dopo un mese che stava con me. Ma ormai avevo dimenticato quell'avvenimento. O almeno, così gli facevo credere. Io lo amavo veramente e poi era sempre capace di farmi sorridere. Era così dolce.

«Che ci fai qui fuori?» mi chiese Niall, affiancandomi ero poggiata ad un muro. Mi girai verso di lui.

«Mi è squillato il telefono.» sorrisi e lui aggrottò le sopracciglia.

«Il tuo ragazzo?» scherzò ma rimasi seria.

«A dir la verità sì.» risposi, ridacchiando. Lui smise di ridere, accorgendosi che aveva appena fatto una figuraccia.

«Strano, generalmente quando si viene al college le coppiette scoppiano, sai com'è.» disse sorridendo e alzando le spalle.

«Due che si amano veramente non dovrebbero farlo.» spiegai, annuendo. Lui sorrise compiaciuto.

«Penso tornerò al dormitorio, sono stanca e domani ho lezione.» dissi.

«Ti accompagno.» disse, ma qualcuno ci interruppe.

«No, l'accompagno io.» disse bruscamente una voce roca, dietro di noi. Mi girai e notai Harry fissarmi.

«Okay allora, io torno dentro.» disse Niall, per poi salutarmi.

Harry era un ragazzo molto strano. Cominciammo a camminare verso il dormitorio e nessuno dei due parlò. Salimmo in ascensore, ma spinse il bottone per stopparlo e mi spinse contro una delle pareti della piccola scatola. Sobbalzai e mise le mani ai lati della mia testa, bloccandomi.

«Con chi parlavi al telefono?» mi chiese. Il suo respiro era sulle mie labbra.

«Che ti importa?» ribattei, confusa.

«Rispondi e basta.» mi impose.

«Non sono affari tuoi.» sputai fuori.

Con la mascella tesa si allontanò improvvisamente da me, spaventandomi e riazionando l'ascensore, per poi correre fuori. Rimasi immobile, con il respiro corto e poi uscii notando che lui non era in quel corridoio. Andai verso la mia stanza, abbastanza scossa da ciò che era appena successo e aprii la porta, notando le luci accese e il rumore dell'acqua della doccia riempiva la camera. Scossi la testa, spogliandomi velocemente e mettendomi il mio pigiama per evitare che uscisse improvvisamente dalla doccia. Mi tolsi il trucco e mi sdraiai sul letto, coprendomi e afferrando il cellulare. Sorrisi notando un messaggio da parte di Kai.

'Mi devi venti sterline, amore. Buonanotte xx K'

Bloccai lo schermo e lo posai accanto a me, dove c'era un piccolo comodino. Chiusi gli occhi sentendo Harry chiudere la porta del bagno e sedersi sul letto sotto al mio. L'ultima cosa che sentii fu lui sussurrare quasi disperato:

«Amy, dove sei quand'ho bisogno di te?»

Fortsett å les

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