UNDER YOUR BREATH, TAEGGUK

By topino1-2

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una pellicola porno, un pornodivo e il suo bodyguard. More

ZERO
DUL | SPICCHIO DUE
SET | SPICCHIO TRE
NET | SPICCHIO QUATTRO
DASEOT | SPICCHIO CINQUE
YEOSEOT | SPICCHIO SEI
ILGOP | SPICCHIO SETTE
YEODEOL | SPICCHIO OTTO
AHOP | SPICCHIO NOVE
YEOL | SPICCHIO DIECI
YEOLHANA | SPICCHIO UNDICI
YEOLDUL | SPICCHIO DODICI
YEOLNET | SPICCHIO TREDICI
YEOLNET | SPICCHIO QUATTORDICI
YEOLDASEOT | SPICCHIO QUINDICI
YEOLYEOSEOT | SPICCHIO SEDICI
YEOLILGOB | SPICCHIO DICIASSETTE

SEUTATEU | SPICCHIO UNO

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By topino1-2

«Ah.» il gemito sommesso fu preceduto da un brusco sospiro.

Jungkook, in déshabillé, gemette ancora inarcando il busto, cosicché i suoi capezzoli fossero alla portata dei denti del ragazzo sopra.

Pochi attimi dopo, coprendosi il volto con le mani, si irrigidì e intorno al suo corpo un po' fragile scivolarono avide le braccia di Taehyung.

Quest'ultimo si era infatuato del corpo dimagrito del bodyguard e ne conosceva con chiarezza la forma e l'attraenza.

Jungkook gemette ancora allo scontrarsi del suo inguine coperto contro quello dell'altro.
Il suo respiro uscì sotto forma di sibilo dai denti e fu scosso da tremiti di piacere che gli causò dunque un lieve gonfiore nella zona del pube.
La pesante chioma gli era sparsa sulla tonda fronte e, stordito di un nuovo piacere, nei recessi della mente, il bodyguard implorò che qualche cosa potesse troncare quel contatto.

No, basta.

Il bodyguard pel di carota, che aveva sempre un'espressione vigile e franca scolpita in volto, stava per esser ripreso nudo davanti ad almeno dieci persone.
Generalmente scrupoloso nell'adempimento di un compito, stava faticando stavolta.

Erano su un letto singolo, lenzuola di lino sgualcite e sfatte, inebriati di un odore fresco di mandorle e al tempo stesso di un'aria viziosa di sudore.
Il suo corpo stava rispondendo, Taehyung era in procinto di immergersi dentro di lui, cosa che non aveva fatto altro che inasprire lo sdegno che lo stava tormentando.

I due ragazzi avevano la divisa scolastica sbottonata.
Di fatto, la scena prevedeva due diciannovenni, scolari, uno più che conscio delle meraviglie del mondo del sesso e l'altro più innocuo. Pertanto un classico ma pressoché popolare.

Taehyung avrebbe fatto da attivo, dom-top, e Jungkook da passivo, sub-bottom.
A questa constatazione ovviamente aveva seguito una tempesta di accese controversie poiché secondo altri il bodyguard avendo ventisette anni, essendo dunque quello vecchio, avrebbe dovuto star sopra.

Taehyung come consueto non volle fare il bottom.

Era un versatile a dire il vero, tuttavia attribuiva lui stesso le posizioni alle persone a letto, nelle scene in cui era protagonista.

Jungkook sospirò.

Spostò una ciocca dei capelli fluenti, la quale vellicava l'occhio destro e interruppe il loro contatto.
Non era pronto ad esporre il suo corpo in modo così crudo e né tanto meno si sentiva pronto ad esplodere in un orgasmo forzato.
Non era ancora a disposizione dell'industria del porno.

Taehyung, d'altro canto, lo scrutò con attenzione.

Lo scrutò deliziato, come se stesse scrutando il fondo del fiume col fine di catturare un pesce.
Si comportò come se stesse scrutando un qualsiasi dipinto su esortazione del padre, professore universitario di storia dell'arte.
Scrutò in lui per capire le sue intenzioni, scrutò le profondità del suo cuore, o almeno fece il vano tentativo, per capire le pieghe nascoste dell'animo di lui.
Ma Jungkook non era scrutabile, questi non gli concesse di scrutarlo.
Più gocce di sudore imperlarono le loro fronti e le gote quando Taehyung andò a far scendere giù la cerniera dei pantaloni di lui.

Qualche testo della narrazione imparata sul momento rendeva più dinamica la scena.

«Tutto okay? Possiamo fermarci, se vuoi.»
Jungkook inarcò impercettibilmente le sopracciglia, sporse in avanti il labbro inferiore, come se non si aspettasse quest'ultima frase del mediocre copione.
Aveva un'espressione smarrita.
Ma, ahimè, volente o nolente si era promesso lo avrebbe fatto.

Non erano ancora spogli.
Ma il copione diceva il contrario.
In quell'esatto attimo sarebbero dovuti esser privi di vesti.

«Cut! Sul serio, Taehyung?»
Un tramestio interruppe i due protagonisti.

Uno degli uomini si lamentò con il loro pornodivo prediletto, che aveva di consueto uno sciame di donne che gli ronzavano attorno.
Era popolare tra le donne sebbene girasse porno gay, e come aspettato due pornostar giapponesi, tra le più ambite, erano lì a supportarlo.

«Guardalo come è immobile! Guarda Jungkook! Sembra quasi che tu lo stia forzando a rapporti non consenzienti. Inoltre, è un porno. Un porno! Non una scena romantica di un film da quattro soldi!»

«Se vi ho consigliato Jungkook per questo porno, ci sarà un motivo, no?» domandò a tono il corvino, sistemandosi le vesti.
In seguito, con fare neutro si alzò dal letto, senza degnare di uno sguardo il bodyguard, che lo seguì nelle azioni.

«Andiamo.»
Erano passate già un paio d'ore ma pel di carota incespicava ancora.
Quest'ultimo così venne trascinato via dal corvino fuori da lì, lontano dal set.

Fecero una pausa, uscendo nel balcone del sesto piano.

«Senti, caro mio bodyguard, essere porno attori vuol dire recitare come veri attori. Non ti piace? Ti faccio ribrezzo? Non importa, devi gemere, devi fingere di essere eccitato, devi stare al gioco. Capito?» gli spiegò senza indugiare.

«Io non so recitare.» confessò il ragazzo dalla chioma arancione.
Col suo sguardo, con la sua voce, animò il cuore di Taehyung, il quale prontamente accese una sigaretta, accostandola a un angolo della bocca.

«Sei etero, Jungkook? Ah, comunque, scusa se non mi riferisco a te con onorifici. Non ne ho né l'intenzione e né il vago desiderio.»
Le sue tremanti dita giocherellarono con la sigaretta mentre aspettò che l'interlocutore gli desse una risposta plausibile.

«Ho avuto una fidanzata alle elementari, quindi suppongo di sì.» rispose con tono fermo, appoggiandosi alla ringhiera dello stretto e vecchio balcone.
Sostenne lo sguardo del corvino.

Quest'ultimo invece si mise a ridere con disinvoltura, mordicchiando il tubetto cilindrico.

«Mi trovi attraente?»

«Non saprei.» farfugliò il più vecchio.
Taehyung aveva plasmato proprio bene quel personaggio menta e tabacco; il suo alito molto probabilmente esalava un acuminato odore di tabacco, per la precisione di Mac Baren.

D'un tratto, baciato dal sole sul punto di scomparire sotto l'orizzonte, Taehyung andò a schioccare un bacio sulle timide labbra del maggiore. Quest'ultimo diede diversi segni che preludevano ad una crisi, ma ad una crisi dalla valenza positiva.
E francamente n'era stupito.
Era stato, forse, adorabile quel bacio.

Poi, subitaneamente si mise a tossire. Jungkook ebbe almeno quattro attacchi di tosse.
Disgustoso.
Odiava il fumo, soprattutto alla sua età.

«Sei uno facile e buffo, Jeon Jungkook.»
Il corvino Taehyung, che fosse una farsa o no, sembrava incantato dal nominato.

«Dovrei sentirmi offeso?» gli domandò Jungkook.
In seguito, fece dei passi indietro, giusto per far chiarezza e per mantenere le distanze.

«Ascolta, questo porno è importante per me e per la mia carriera. Quel disgraziato di Arisu non si è presentato, ma ci sei tu ora e sappi che ti trovo più interessante di lui. Saremo una coppia perfetta, quindi cerca di seguire i miei movimenti. Non trasmodare nel recitare, lascia fare la maggior parte delle cose a me. Come posso dire... sii naturale! Ci penserò io a farti godere.»

«Ci penserò io a te, Jungkook.»

Lo sguardo maturo di pel di carota mise in soqquadro il cuore di Taehyung.
Quest'ultimo non lo seppe spiegare di preciso ma gli era come un corpo ferramagnetico, di cui non sapeva definire il magnetismo: se ne possedesse in modo permanente o in modo temporaneo.
Col passare dei giorni lo avrebbe capito.

«Perché lo fai?»

«Come?»
La domanda di Jungkook lo sorprese inaspettatamente.

«Perché fai tutto questo? Ha senso?»
Tutto ciò, la pornografia, per il bodyguard non aveva senso.
Non era nelle inclinazioni della propria indole vendere il proprio corpo in modo così plateale.
E sebbene in passato, perdendo di vista il proprio fine, fosse stato fuorviato dalle cattive compagnie, ora si era ritrovato.
E voleva veramente capirci qualcosa. Voleva sentire delle plausibili spiegazioni da un porno attore come lui, uno prono a simili attività smodate come lui.

«Però, Jungkook. Quando parli, dici le cose.»

«Scusa.»

«Mah, ti dirò, a me piace tutto questo.»
Il bodyguard annuì taciturno.

A Taehyung ci eran voluti ben due anni per arrivare dove fosse arrivato.
Sono troppo impegnata per fare sesso con te.
Tra simili dichiarazioni da parte delle altre attrici, Taehyung in due anni era giunto al vertice del successo recitando nei porno gay.
Appena ventiduenne, era un noto pornostar giapponese di origini coreane.

«E comunque sia, tu hai bisogno di soldi come anch'io ne ho bisogno. In fondo, abbiamo tutti bisogno di soldi per essere felici, no? Quindi, che importa fare questo minimo sforzo? Ti dirò, quando abbiamo bisogno di una cosa così tanto, cioè la brami così profondamente che sia per necessità o per capriccio, siamo disposti a tutto. Siamo disposti a tutto, eppure non ce ne rendiamo conto. Se non per i soldi perché avresti accettato?»

«Ho bisogno di soldi, anch'io.»

«Vedi, Jungkook? Liscio come l'olio. Comunque inizia a sorridere un po', okay? O il signor Kitagami ti prenderà di mira.»

«Sì, scusa.»

«Taehyung? Posso parlarti in privato?»
Era una delle donne sedute vicino al set, i cui occhi sfavillavano di una gioia fosforescente, solo alla semplice vista del nominato.

«Oh, Yoko. Certo!»

Taehyung dunque si assentò un momento, seguendo la bella attrice dai capelli dalla consistenza della seta.

Il sole era ormai sotto l'orizzonte, il blando venticello quasi serale e quasi nascosta stava a preludiare le serate dei giorni seguenti.
Si profilavano delle serate colme di afa in quella monotona estate.
E a tal pensiero, Jungkook sbuffò. Sbuffò soprattutto all'assillante pensiero di tutte le bollette che avrebbe dovuto pagare per tenere i ventilatori accesi, non avendo aria condizionata in casa.
Viveva in un quartiere che di opulento aveva ben poco.

Ma al momento al proprio appartamento non voleva pensare.
Gli causava solo una soave mestizia.
Sbuffò ancora, però.
Sbuffò alla vista del proprio riflesso sul vetro trasparente del balcone.
Malgrado appena ventisettenne sapeva, o almeno sentiva, che la sua bellezza fosse ormai al tramonto. Sotto ai suoi occhi avevano preso vita dei solchi bluastri.
E due rughette solcavano la sua fronte.
Era alquanto stanco.
Tra tutti quei ragazzi giovialoni, giovani di mente, giovani di cuore, giovani di spirito, tra loro che conservavano la freschezza del carattere proprio della gioventù, Jungkook sentiva la franca e netta differenza, che lo poneva distante da loro.

Alla fine, questi decise di considerare i consigli giovevoli del corvino.
Era inutile tentennare, per quella pellicola ci si sarebbe messo d'impegno.
Pensando al ragazzo corvino, Jungkook gettò lo sguardo giù, sporgendosi un po' troppo sulla ringhiera arrugginita.

Il balcone prospettava un parchetto.
Un parchetto che puzzava di piscio; una morente radura cosparsa di bidoni di spazzatura inchiodati al terreno, un quarto della superficie era fatta da tappeti di gomma, che giacevano sotto allo scivolo ossidato e all'altalena disseminata fittamente di ruggine.

Insomma, aveva poco di gaio ed era giusto fosse così in quanto si trovasse nei pressi di un'agenzia pornografica, un vecchio edificio che presto sarebbe stato ristrutturato.

Un barbone si svegliò di botto appena un ragazzino gli calciò addosso di proposito il pallone da calcio.
E i suoi tre compagni di gioco si diedero alle grasse risate.
Jungkook prestò attenzione alla mancante rabbia con cui l'uomo dagli abiti consunti, dagli sbiaditi cenci addosso, si era rivolto ai giovinastri.
Comprese il vecchio.
Quei ragazzi avevano genitori ricchi.

«Salve, lei deve essere Jeon Jungkook. Io sono Shibuki.»
Questa lo interruppe.
Interruppe i suoi noiosi pensieri.
Era l'altra delle due ragazze, la bionda, la quale rivolgendosi al bodyguard con un pronome allocutorio, si era presentato a lui con uno specifico fine.

«Come ha conosciuto Taehyung?»

«È una storia troppo interessante per dirlo a te, Shibuki. Ora dobbiamo andare!»
Il corvino apparve dal nulla e con sé si portò via allegramente il maggiore.

Nessuno dei due proferì qualcosa finché non giunsero nuovamente davanti al set e davanti al direttore; un uomo schietto e corpulento, capelli brizzolati e oliosi, barbetta tagliata male e uno stuzzicadente tra i denti dal colorito giallo.

Bello cicciottello non sedeva comodamente sulla sedia che gli veniva dato.

Sono tutte puttane bistrattate. Ormai cieche per la brama dei soldi, sono in grado di sottostare ai rapporti più maschilisti di queste pellicole.
E ovviamente, giustificano la loro brama con la scusa dell'arte del nudismo diceva.
I porno attori, soprattutto le porno attrici, stando al suo dire, non lo facevano per inebriarsi di sesso ma, come il denaro aprisse molte bocche, altrettanto apriva molte gambe.
Delle sconce pellicole volgari per loro si tramutavano in soldi.

Erano, invece, assidui ricercatori quelli dell'industria pornografica, quelli addetti a tutto tranne che al recitare; tutto al fine di offrire un prodotto nuovo al pubblico, soprattuto quando l'industria andava prosperando.
Le pellicole che stavano girando con certe pornostar, le quali sottostavano a regole maschiliste, non erano sufficienti.
Un'orgia del sabato sera, tra containers di cocaina rosa, mezzo etto di eroina, sniffate di marijuana, sigari, champagne e giochi d'azzardo non era granché eclatante.

«Siamo pronti.»
Procedettero entrambi con passo indeciso verso il letto sul quale avrebbero fatto sesso.

Ad esser franchi, quella domanda del bodyguard per Taehyung era stato sufficiente per fargli dubitare di ciò che stava facendo.
Perché lo faceva?

«Ottimo, Taehyung! Sei perfetto.» lo acclamò un ragazzo esile, che si supponeva fosse l'addetto alle scene più ravvicinate.

Come se fosse stata la prima volta che pel di carota gli avesse fatto dubitare di qualcosa.

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