COMPLETE MESS // L.H.

By imlaivyy

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Nella metropoli di Los Angeles, un'aspirante manager, Victoria Hayez, riceve un compito più particolare di qu... More

Prologue
1 - Assignment
2- We need a plan
3- A night in here
4- The fucking concert
5- Don't like it
6- Not in the same way
7- Battle of opinions
8 - Ballet
10 - My shitty hair
11 - That weird party
12 - The sushi and the talking
13 - The fairy tail

9- The mistery's around

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By imlaivyy



You laughed at my dreams and rolled your eyes at my jokes

«Per invogliare le persone a fare qualcosa che non fanno più da tempo, bisogna portarle in posti collegati a quel ricordo»
Continuo a leggere l'articolo, spostando le dita sul touchpad del computer.
Rob, seduto sulla poltrona davanti a me, prende un sospiro di sigaretta e lo libera in aria.
Mi chiedo quanto durerà questa sigaretta, sta volta.

«Opzione bocciata. Componeva a casa sua.»
Sospiro, continuando a leggere.
Sono passati svariati giorni dall'ultima volta che io e Luke abbiamo parlato.
Aveva detto di lasciarlo in pace e in parte lo sto facendo, anche se involontariamente.
Si, perchè Rob è stato impegnato per lungo tempo con il suo matrimonio che è ormai alla deriva e io, di conseguenza, non ho continuato il compito.

«Qui dice di spostare la propria affermazione sulle necessità. Far capire al soggetto la ragione della richiesta» Continuo.
Rob spegne la sigaretta, ovviamente a metà, come al solito.
«Mi hanno pignorato la casa e gliel'ho detto. Se questa non è necessità...»

Demoralizzata come accade da settimane ormai, esco dalla pagina e ne apro un'altra anche se non credo che internet possa aiutare in questo caso.

Proprio mentre leggo qualcosa, il telefono di Rob squilla e lui si affretta a rispondere, senza neanche guardare chi sia.
«Che significa custodia esclusiva?!» Il manager si porta una mano alla fronte.
Che sta succedendo?

«No, no, no! Non accetto una situazione simile! Mia figlia ha il diritto di vedere anche me! Io-»
Si zittisce e io pagherei pur di non essere qui in questo momento.
Credo di aver capito cosa stia succedendo.
Probabilmente al telefono è il suo avvocato che gli spiega che gli è stata tolta la custodia della figlia.

«Ma non è possibile! Non sono messo così di merda! Posso ancora badare a lei, posso ancora comprarle qualsiasi cosa!»
Preso dalla rabbia, sbatte una mano sul tavolo, facendomi sussultare.

«Esigo una sentenza, dove io possa difendermi!»
«Ti giuro che divento pazzo se non mi date almeno questa possibilità» Aggiunge dopo una breve pausa.

«Ci vediamo sta sera allora. Sappi che non ho intenzione di perdere questa volta»
L'uomo chiude la chiamata e si gira di nuovo verso me.

«Sai cosa, Valerie? Mi sono rotto il cazzo di questo ragazzino viziato che mi ha rovinato la vita. La mia ex moglie vuole portarmi via mia figlia per colpa sua, lo sai? Oh, ma per lui esistono solo i suoi problemi, la sua 'voglia di vivere da ricco' e basta. I problemi sono altri e io penso di averli tutti!» Rob mi supera, prima di uscire dalla stanza e sbattere la porta.

Non l'ho mai visto così arrabiato da quando ci conosciamo. L'ho sempre visto come un uomo abbastanza discutibile, ma mai in questo modo. Mi dispiace vederlo così e mi dispiace ancora di più sapere che l'unica in grado di aiutarlo, sono io.
Io e un bravo avvocato.

Bene. Sono rimasta da sola nell'ufficio di un manager sull'orlo del fallimento e non so che fare con Luke. Dovrei chiamarlo, raggiungerlo, ricattarlo? Cosa diamine dovrei fare?
Mi guardo intorno, pensando al da farsi. Gli occhi mi cadono su dei fogli dove il nome del biondo spicca tra tutte le altre righe.

Li prendo e vedo che c'è il suo numero di telefono. Forse è un segno del destino. Devo chiamarlo e raggiungerlo e poi trovare qualcosa per ricattarlo. Potrei minacciare di guidare la sua auto per la seconda volta, ad esempio. Oppure potrei infiltrarmi in casa sua e tagliare i fili della doccia parlante. O, meglio ancora, prendere tutte le fanta che ha in frigo e buttarle. Insomma, non ci sono poche alternative.

Decido di prendere il foglio e avvicinarmi al telefono dell'ufficio. Compongo i numeri e dopo pochi squilli, sorprendentemente, il biondo risponde.

«Rob quante volte ti ho detto di non chi-»
«Sono Victoria» Lo interrompo, mettendo fine al suo tono alterato.
«Victoria?» Due giorni e già mi elimina dalla sua vita?
«Già, Victoria, quella che deve aiutare Ro-»

«Smettila, mi ricordo ancora di te. Sono solo sorpreso del fatto che sia tu a chiamare» Questa volta mi interrompe lui. Sospiro, decidendo di arrivare subito al succo del discorso.

«Senti, è successa una cosa molto grave. Possiamo parlare di persona?»
«Una cosa molto grave?»
«Si, possiamo vederci?» Ripropongo.
«Cos'è? Un, decisamente scadente, tentativo di chiedermi di uscire?» Mantieni la calma Vic, pensa che esiste gente più stupida di lui al mondo.

«Preferirei mangiare uno scarafaggio che chiederti di uscire»
«Insetti? Buoni. Oh, stanno diventando un trend in alcune parti del mondo»
«Perché credi che siano buoni?»
«Non vuoi davvero saperlo»
Che schifo.

«Comunque sono al Golden cry. Tra venti minuti me ne vado» Perché è di nuovo al Golden Cry, alle tre del pomeriggio, per giunta? Odio quel posto.
«Non sarò io a rincorrerti. So anche dove abiti»
«Diciannove minuti» Ripete.
Sospiro, prendendo la mia borsa.

________

Appena arrivo davanti al Golden Cry, l'unica che vorrebbe piangere qui, sono io. Ho scoperto solo adesso che questo "meraviglioso" posto, non è più solo una discoteca, ma è anche un bar. I tavolini all'esterno e i camerieri che portano salatini e aperitivi quasi non me lo fanno riconoscere.

Quando mi guardo intorno, noto dei ricci biondi e una giacca di pelle ad un tavolo vicino l'entrata del locale. Giusto per essere sicura, abbasso lo sguardo e vedo i tacchetti di un paio di stivaletti neri.
Okay, è lui.

Mi avvicino e mi siedo al tavolo e già, non vedo l'ora di tornare a casa.
Lui, forse sorpreso, alza il suo sguardo dal telefono e si aggiusta gli occhiali da sole sul naso.
«Stavo per andarmene»
Alzo gli occhi al cielo. «E invece, sorpresa»

«Allora...» Dice, scrivendo qualcosa al telefono, per poi spegnerlo e posarlo di lato a se. «Che cos'è successo di così grave?»
In realtà non so neanche da dove iniziare per parlargli di questa cosa. Cosa dovrei dirgli? "oh sai, stai rovinando la vita di un uomo: oggi l'hanno chiamato per dirgli che vogliono togliergli la figlia" oppure "ricordi che a Rob è stata pignorata la casa?" Oppure ancora "hey, sono sempre quella che non si laureerà molto presto per colpa tua, per non parlare del fatto che hai rovinato la vita di Rob. Ultimamente gli hanno anche tolto la custodia della figlia, sempre per colpa tua"

«Allora?»
La sua voce mi riporta alla realtà, ma mentre lui mi sollecita a parlare, io vedo, alle sue spalle, in un tavolo molto lontano dal nostro, Dylan e una ragazza.
Si tengono per mano e ridono insieme.
Dylan, nella sua camicia bianca, dice qualcosa che la fa ridere.

Aveva detto che veniva al Golden Cry solo perché ci venivamo sempre insieme noi due e gli mancavo.
Vedo che non è proprio così.
Ma forse, ho sbagliato anche io. Non l'ho più chiamato quando mi ha chiesto di farlo.

«Ah» Sento dire da Luke davanti a me. All'improvviso torno sul pianeta terra e vedo che il biondo sta guardando nella mia stessa direzione.
Sospiro, abbassando lo sguardo.

«Allora...» Inizio a dire, facendo finta non sia successo nulla. «... la cosa che dovevo dirti è che, sta matt-»
«Senti, so che non sono d'aiuto ma...» Mi interrompe. «... È un coglione. Sei fortunata ad aver chiuso con lui. Mi ha dato un pugno sulla base delle sue supposizioni perché è geloso di te, mi ha insultato prima di entrare al corso e neanche state insieme. Non avreste avuto una relazione sana»

Lo guardo per un attimo. Mi è difficile ammetterlo, ma in fin dei conti, ha ragione.
«Se fosse così facile, avrei risolto metà dei miei problemi» Trattengo una risata, abbassando gli occhi sulle mie mani.

«Se lui rappresenta metà dei tuoi problemi... è una fortuna che non stiate più insieme. Non credi?» Lo guardo per dei secondi che sembrano infiniti. Ha ragione. Non avrei mai pensato che per farmi capire una cosa simile, mi sarebbe servito lui.

Perchè sto parlando con Luke di queste cose?

«In ogni caso...» Inizio «... oggi ero da Rob e ha ricevuto una chiamata mentre stavamo lavorando. Gli hanno detto che probabilmente perderà la custodia della figlia»
In questo momento non saprei descrivere la faccia di Luke. Inizialmente è sorpreso, in modo negativo, poi fa di nuovo quella faccia che sembra non curarsi di nulla. Però è rimasto quasi scioccato per un attimo. Deduco sia una cosa buona, no? Forse un minimo di interessamento ancora c'è.

«Perché?»

«Non ha un reddito abbastanza alto da mantenere la figlia e la ex moglie. Non può passare gli alimenti» Lui non dice nulla. Non riesco neanche a decifrare al cento per cento il suo viso, dati gli occhiali da sole.
Il biondo schiocca le labbra.
«Non posso far nulla, mi spiace.»
Rimango basita per dei secondi che sembrano eterni.
Mi sta prendendo in giro? È letteralmente l'unico che può far qualcosa!

«Sei serio?» Chiedo con una punta di fastidio nella mia voce.
«Mai stato più serio»
«Non posso crederci. Davvero non riesco a credere che il tuo orgoglio sia più grande di qualsiasi altra cosa»
Sto davvero provando a tenere un tono calmo, basso, che non attiri l'attenzione ma mi viene più difficile di quanto immaginassi.

«Non è colpa mia. Smettila» Anche lui sembra non voler far girare tutti verso di noi, tenendo la voce bassa ma non capisco il linguaggio del suo corpo. Ha abbassato il capo, come se lo stessi rimproverando, mentre in realtà, è lui che mi rimprovera.

«E di chi dovrebbe essere? Da quando hai deciso di ritirarti hai condannato un pover'uomo ad una vita di merda»

«Ti ho detto di smetterla» Scandisce. «Non è certo colpa mia se lui ha deciso di dedicarsi solo a me. Le persone cambiano. Non avrebbe dovuto fare questo errore. Ero un ragazzino di quindici anni quando mi ha conosciuto, non mi sembra intelligente basare il proprio futuro su un adolescente»
Sospiro, portandomi la mano alla tempia.

«Io non so più che fare con te» Confesso. E queste poche parole, sembrano bastare per fargli perdere la pazienza. Lo vedo sbarrare gli occhi e chiudere le dita in un pugno che trattiene sul tavolo.

«Va dal tuo professore e fatti cambiare persona, va bene? Non ce la faccio più a sentire voi che parlate di me solo come un bancomat dal quale prelevare soldi. Non vi sopporto più.»
Tenta di modulare il tono di voce, ma qualche ragazzo ha già iniziato a voltarsi verso di noi.
«Non sopporto Rob che tenta di far cadere tutte le colpe della sua vita di merda su di me e te che parli come se mi conoscessi, quando in realtà non sai proprio nulla. Dovreste imparare a rispettare le persone e le loro scelte di vita»

Le sue parole, in qualche modo, mi arrivano dritte al cuore, come se mi avesse insultata. In fondo so che ha ragione. So che ha sempre avuto ragione, ma non posso farci niente. Mi è stato imposto di seguirlo, di aiutarlo, ma lui non vuole essere aiutato. Anzi, lui non ha bisogno di aiuto.

«Luke...» Inizio, ma non so davvero cosa dire. Mi sorprende il fatto che ancora non si sia alzato e non mi abbia lasciata a questo tavolo, da sola.
«... pensaci. Per favore» Lui sbuffa e prende il telefono di lato a lui, mettendolo in tasca.

«Me ne vado»
«Luke, aspetta!» Ma lui non mi ascolta e si allontana sempre di più.
Mi viene da piangere. «Fanculo!» Esclamo, sbattendo un pugno sul tavolino.

E ora? Che si fa? Lo rincorro e gli chiedo scusa? Gli mando un mazzo di fiori a casa e gli chiedo perdono? O lo evito fino al giorno prima della consegna del compito?
Prima che possa pensare a qualcosa di effettivamente utile, una figura si fa sempre più nitida davanti a me.
E quando metto a fuoco quella camicia bianca e quei mocassini neri, alzo gli occhi al cielo.

Non è possibile. Non due problemi in un solo giorno, per favore. È troppo da sopportare, anche per me.

«Non mi hai più chiamato, due sere fa»
Dylan è in piedi, davanti a me. Non mi ha degnato neanche di un saluto, un cenno. Niente.
«Non abbiamo più niente da dirci»
Con una mano, sposta la sedia dove prima era seduto Luke, e si abbassa, fino a sedersi.

«Pensa che io invece, avevo tanto da dirti» Sbuffa in una risata, mentre i suoi gomiti si poggiano sul tavolino.
«Ah si? E sentiamo, allora»
Lascia andare un sospiro, abbassando lo sguardo.
«Scusami» Inizia. «Per tutto. Davvero, scusami»

«Dyl... è la milionesima volta che mi chiedi scusa a parole»
I suoi occhi scuri si posano su di me.
«Lo so, ma sta volta lo intendo veramente. Mi spiace per come mi sono comportato nei tuoi confronti ma... posso cambiare, Vic»
Le sue parole non mi impietosiscono. Le ho già sentite uscire dalle sue labbra milioni di volte.
Scuoto la testa, abbassando gli occhi.

«Voglio cambiare, Vic. Voglio farlo per te»
«E io non voglio che tu lo faccia. Sto bene da sola»
«Vic» Le sue dita di avvicinano alle mie mani ma, in modo quasi istintivo, le ritraggo.
Dylan sembra accorgersi di questo gesto ma lo ignora.

«Mi sono reso conto che ti amo ancora anche io»
«Ti è servito tradirmi e metterti con un'altra per rendertene conto?»
Il moro scuote la testa. «Ho sbagliato, è vero. Ma non posso tornare indietro e ora ti sto solo chiedendo una seconda possibilità. Ti prego»

Una seconda possibilità? Per arrivare a cosa? Ad amarci e poi odiarci di nuovo? A tradirmi ancora e ancora? A farmi male, a spezzarmi il cuore un'altra volta?
Ricordo i giorni felici passati con lui ma ricordo ancora meglio tutto il dolore che mi ha inflitto. Tutte le volte in cui io rimanevo a casa, a studiare gli appunti delle materie che avevamo in comune, così da rispiegargliele perchè lui non le aveva capite, e lui che nel frattempo, andava in giro a scoparsi le altre, a mia insaputa.
Tutte le volte che rideva quando gli raccontavo i miei sogni e le volte in cui alzava gli occhi al cielo quando gli parlavo.

«Sai qual è la cosa che mi fa incazzare, Dylan?»
Scuote la testa. «Che noi avevamo tutto. Avevamo veramente tutto, senza avere niente. Ma tu hai rovinato ogni cosa»
Inizio ad infastidirmi. Voglio andarmene via di qua.
«Se tu fossi stato un uomo migliore, forse oggi saremmo stati da qualche altra parte. Forse oggi, non saremmo qui, a piangere sul latte versato»

«Lo so, ma ti ho detto che sto cambiando Vic. Per favore, credimi, almeno tu»

Lo guardo, vedendo in lui un cumulo di bugie e tradimenti che mi hanno lasciato una cicatrice invisibile dappertutto.
Prendo la mia borsa e mi alzo, stanca della situazione.
«Ciao, Dylan»
«Vic, aspetta!»
Ma mentre lo dice, sono già in macchina, sperando di arrivare il più presto possibile a casa.

______

Sto iniziando a pensare di aver sbagliato tutto da quando conosco Luke. Sono sempre stata aggressiva nei suoi confronti, non ho mai provato ad ascoltarlo, l'ho sempre etichettato come un viziato, ricco e scansafatiche. È evidente che c'è qualcosa che non so dietro il suo ritiro, e quindi dovrei provare ad ascoltarlo.

«Come la vuoi la pizza?» Chiede Mary mentre tiene il telefono all'orecchio.
«Solito» Continuo a scorrere sul sito di Google dove ho cercato le notizie più vecchie su Luke, sperando di trovare qualcosa ma non c'è nulla che io non sappia qui.
«Si, due margherite e due con il salame»

Leggendo i titoli di questi articoli, non spicca nessuna news tra le altre, a parte un link della decima pagina di Google.
"Luke Hemmings: la verità"
La apro alla velocità della luce e vedo che risale ad un anno fa. Non ha molte visite, giusto cinquanta lettori. Decido comunque di leggere.

"Chi ha visto Luke Hemmings? Il cantante è misteriosamente scomparso da qualche mese, senza dire niente a nessuno. Solo qualche giorno fa, infatti, Hemmings ha scritto un tweet dove rassicura i fan, spiegando che ha bisogno di prendersi una breve pausa. Neanche l'intervista ufficiale su HBO, dove Luke parlava della sua decisione, ci ha convinti.

Perchè abbandonare il proprio lavoro subito dopo l'uscita dell'ultimo album, senza neanche portare a termine il tour?
Lo scorso tredici gennaio sono comparse foto del cantante in uno dei suoi peggiori stati: borse sotto gli occhi, occhiaie, pupille dilatate e condizioni di evidente sottopeso. Alcuni hanno teorizzato si trattasse dello stress, altri invece, pensano si tratti di una dipendenza dalle droghe.

I fan sono subito corsi in sua difesa, dicendo che Hemmings non avrebbe mai potuto usare droghe, neanche le più leggere, ma il cantante non ha aperto bocca in merito. Forse perchè i fan hanno torto? Le abbiamo viste tutti infatti, le foto dei paparazzi che ritraggono Luke che incontra di nascosto Austin Springs, noto spregiudicato, condannato a più di cinque anni di carcere perchè colto in fragrante durante uno spaccio illegale di droga"

Non avrei mai pensato potesse essere una cosa così grande.

Ma perchè le droghe lo avrebbero portato ad abbandonare la carriera? Sono state realmente quelle?
Potrebbe essere. Però c'è ancora qualcosa che non quadra in questa storia.
Perchè Shyla avrebbe mentito sulla mia identità davanti a Katie?
E poi... di che intervista parla?

Continuo a leggere l'articolo ma non dice nulla di più. Ci sono solo delle foto dove Luke è davvero in uno stato pietoso. Riesco a vedere anche questo Austin. Ha un cappuccio nero in testa e sembra veramente uno spregiudicato, anche se sono solita non fidarmi delle apparenze.
Esco dalla pagina. Entro su youtube e cerco "ultima intervista Luke Hemmings".
Mi appare per prima.
"Luke Hemmings abbandona la carriera. Intervista ufficiale"

«Sta sera viene un mio amico. Spero non vi dia fastidio. In caso ve lo dia, cazzi vostri»
Clark - Matt entra in cucina, prendendosi la mia attenzione.
Il ragazzo si allunga per prendere un pacco di patatine dalla credenza e inizia a mangiarle.

«Non potevi dirlo prima? Ho appena ordinato le pizze!» Esclama arrabbiata Mary.
Clark alza le spalle. «Basta ordinarne una in più»
Il tempo di dire questa frase che il campanello suona. Clark si affretta ad andare alla porta e dalla cucina, riesco a sentire delle voci fin troppo familiari.

«Hey, amico! Quindi è qui che vivi eh? È un posto fantastico!»
Non può essere. Non posso credere che l'unico amico che Clark conosce in sei anni, sia il tizio strano che dice sempre "fantastico" nelle frasi.

Sospiro, portandomi una mano alla testa.

«Spero che non ti dia fastidio ma, per rendere ancora più fantastica la serata, ho portato anche il mio amico, Calum»
Mary si gira subito verso di me, guardandomi con gli occhi spalancati. «Quel Calum?» Chiede sottovoce per non farsi sentire da loro che stanno in soggiorno.

La guardo disperata. «Quel Calum»

«Benvenuti nella mia modesta casa. Questo è il soggiorno, in cucina ci sono due delle mie coinquiline ma non fateci caso, sono innocue»
Chiudo YouTube. Vedrò quell'intervista appena sarò da sola.

«Amico, è fantastico!»
«Già... davvero... fantastico. Posso avere un bicchiere d'acqua?» Chiede quello che riconosco essere Calum.

«Certo amico, mi casa es tu casa! Va in cucina e serviti da te»
Quando distribuivano l'intelligenza, Clark era nella fila per baciare il poster di Zelda.
Mary mi guarda con il panico negli occhi, come se stesse per arrivare il suo aguzzino

«Non posso crederci» Il moro entra in cucina e il primo sguardo che incontra, è quello di Mary.
«Tu eh? Pensa che io abito qui da anni e tu sei nella mia cucina...»
Calum sospira, aprendo il frigo.

«No, ma fa come se fossi a casa tua, davvero» Ironizza Mary. Io continuo a guardare le pagine davanti a me, estraniandomi da loro che continuano a stuzzicarsi.

«Il tuo amico mi ha detto di fare proprio così»
«Di solito si dice per non sembrare scortesi, lo sai vero?»

Sospiro, continuando a leggere ma senza trovare nulla di utile.
«Hey, perchè stai cercando informazioni su Luke?» La voce di Calum mi fa quasi sussultare. Lui, fermo alle mie spalle, continua a guardare il mio computer, come se non fosse successo nulla.

«Se non scopro perchè si è ritirato, sono sempre punto e a capo»
Mary si intromette. «Ma non è contro le regole?»
Sospiro. «Si ma sono disperata. Devo capirlo da sola, a questo punto»
«Qui non troverai nulla, tempo perso»
Sbuffo, guardandolo. «Tu sai perchè lo ha fatto?» Chiedo, senza troppe speranze.
«Certo che lo so»
Cosa?!
«Cosa?!»
«Si, potrei dirti tutto, ma non voglio»
Il ragazzo alza le spalle, sedendosi davanti a noi.
«Perché?!» Esclamo, disperata.
«Per quanto ne so, potresti essere una serial killer in cerca di informazioni per ucciderlo»

Mary scuote la testa. «I serial killer non cercano informazioni alla luce del giorno, davanti agli amici della vittima»
«Perchè lo sai?» Chiede il moro.
La ragazza alza le spalle. «Leggo tanto»
Calum guarda dritto negli occhi Mary, mentre porta il suo bicchiere d'acqua alla bocca.
«Ma non avete un po' d'alcool? Che so, magari una birra?» Sospiro.

«Ti prego, dimmi qualcosa. Voglio laurearmi» Ammetto, spegnendo il computer.

Lui mi guarda per un secondo e poi si siede.
«Il fatto è che, se lo facessi, Luke mi odierebbe a vita»

«Luke non è capace di fare nient'altro che questo»
«Hai troppi pregiudizi su di lui»
Forse ha ragione. Ma è quello che mi sta dimostrando: odio.

«Sai cos'ho? Fame. Dov'è il tizio delle pizze?» Chiedo a Mary, cambiando argomento.
«E che ne so io, scusa»
Alzo gli occhi al cielo, accovacciandomi poco dopo sul tavolo.
«Che cosa sai su di lui?» Vedo qualche speranza quando il moro torna a parlarmi. Magari mi dirà qualcosa.

«Ho letto della droga» Dico, alzandomi e tornando a guardarlo.
Lui sospira.
«Non è stato un bel periodo quello. No, per niente»
«Mi racconti qualcosa? Qualcosa che sai di potermi dire, e basta. Voglio conoscerlo un po' di più ma lui non me lo permette»

Calum torna a bere, non sembrando molto convinto.
«Quello che posso dirti è scritto su internet»
«Dai, Calum» Lo prego di nuovo, allungando il tono sulla "u" del suo nome.
Lui mi guarda, aggrottando le sopracciglia.
«L'ultima volta che una ragazza mi ha pregato come stai facendo tu, era nel mio letto»

Alzo gli occhi al cielo, mentre Mary lo guarda schifata.
«Grazie, non avevamo bisogno di informazioni sulla tua vita sessuale»

«È arrivata la pizza!» Urla Clark dall'altra stanza, interrompendoci. Sospiro, chiudendo il computer. Anche oggi non ho trovato niente. Calum mi da una pacca amichevole sulla schiena. «Dai, affonda i tuoi dispiaceri nella pizza»

E farò proprio come dice lui. Il cibo è l'unica gioia di questa vita.

Quando ci spostiamo in salotto, Mike, che già sta addentando una fetta di pizza, mi fa un cenno. «Hey amica fantastica! Stai ancora facendo ricerche su Luke?»

Mi butto sul divano, stravolta da tutto. Incrocio le gambe tra loro e porto un cuscino allo stomaco. «Mi sono arresa. È troppo difficile sapere qualcosa in più sul vostro amico» Osservo Clark e Mary litigare per quale film mettere, ma non li ascolto. Prendo una fetta di pizza e la porto alle labbra.

«Non c'è tanto da sapere sul nostro fantastico amico. Sai già che odia il ketchup, i videogame con i gattini e che rimorchia più lui di Harry Styles e Shawn Mendes messi insieme, no?»
«Uo...» Inizio, ingurgitando un pezzo di pizza.
«... frena. Uno: a chi non piacciono i videogame con i gattini?!» Chiedo scioccata.
«E poi... hai fatto un paragone troppo grande Mike» Lui alza le spalle.
«È la verità. Scopa sempre quel ragazzo! Probabilmente sta scopando anche adesso» Aggiunge Calum.

Sospiro, affranta. «Se fosse una ricerca sulle sue abitudini sessuali, avrei già finito il compito con il massimo dei voti»

_______

«... e sai cosa mi ha detto? Che avevo sbagliato l'incisione!» Crystal addenta il suo panino e torna a guardarmi scioccata.
«Io, Crystal Scott, la studentessa migliore del suo corso, che sbaglia un'incisione? Cose dell'altro mondo»
Rido, scuotendo la testa. «Tutti sbagliano, no?»
«Si, ma non io! Non un'incisione, per lo meno»

Siamo sedute nella caffetteria del college, aspettando che riprendano le lezioni. Ultimamente ci vediamo ogni giorno e, parlare con lei di Luke, mi aiuta sempre tanto.
Lei lo conosce da più tempo di me e, a volte, mi da consigli.

«La prossima lezione che ho è con lui. Giuro che ho visto video di incisioni su internet per tutta la settimana. Domani non potrà dirmi proprio nulla»
Torno a mangiare il panino, ridendo per la sua testardaggine.
«Tu invece? Hai qualche corso ora? Ho letto che Keats sta male e il corso di questa settimana è stato rimandato»

Sospiro, accartocciando la carta del panino.
«Avrei il corso che condivido con Luke ma sono sicura che non verrà, quindi probabilmente posso anche tornare a casa»

«Quel ragazzo farà impazzire tutti quanti un giorno» Osserva lei e vorrei darle torto ma è così.

«Io... io sono solo stanca» Ammetto, guardando un punto indefinito davanti a me.
«Lui non vuole collaborare e io avrei preferito non aver mai avuto questo compito»

«Purtroppo, o per fortuna, anche queste cose insegnano lezioni importanti. Lo sai, vero?» Torno a guardarla, mentre anche lei si accinge ad accartocciare la carta del panino.

«Una volta, ad un turno di tirocinio, mi è capitata una bambina con un braccio rotto. La madre mi ha reso il lavoro impossibile. Diceva che non ero in grado di curarla e che avrebbe dovuto chiamare un medico. Sono state cinque lunghe ore di sole critiche nei miei confronti»
«E cos'hai imparato da quell'episodio?»
«Che la prossima volta devo rompere il braccio anche alla madre»
Scoppio a ridere, e lei con me.

«Scherzo, la violenza non è mai la scelta giusta e bla bla bla»
Ironizza, alzandosi dalla sedia. La seguo, mentre si reca all'uscita dell'Università.
«Io torno a casa all-» Inizio a dire, ma una voce mi interrompe.
«Avresti potuto avvisarmi allora»
Mi volto, in direzione della voce.

Dei boccoli biondi e un paio di occhiali da sole, ingombrano la mia visuale.
Non posso credere che dopo il battibecco avuto in caffetteria, sia venuto oggi.
Tento di nascondere il sorriso che mi appare in volto, data la sorpresa e lo ringrazio silenziosamente.

«Vedi? Non tutto è perduto» Dice Crystal, avvicinandosi al mio orecchio ma Luke la sente comunque.
«Cosa?»

«No, nient-»
«Mamma!» La nostra attenzione si sposta sulla voce di una bambina che viene dalle nostre spalle.
Crystal si gira e si abbassa sulle gambe.
«Tesoro, come stai?»
Crystal ha una figlia?
Rimango incredula per qualche secondo, data la sorpresa. Non me lo sarei mai aspettata, ad essere sincera.

La bimba corre verso di lei e si fionda tra le sue braccia. Ora che le guardo, effettivamente, si somigliano. Stesso taglio degli occhi, stesso naso all'insù, stesso colore delle iridi.
Dietro la bambina appare un ragazzo alto, di carnagione olivastra, con i capelli ricci e scuri.
La maglia a maniche corte che gli fascia il busto, lascia vedere qualche tatuaggio sui bicipiti, mentre il sorriso che si amplia sul suo volto, lascia in mostra i suoi denti perfetti.

«Bene, papà mi ha portata a Disneyland!» Dice la bambina, staccandosi dalle braccia della mamma.
«Davvero? E com'è stato?»
«Stupendo! Ho incontrato Minnie e ho fatto la foto con Biancaneve!» La bimba poi si volta verso me e Luke che siamo un po' in disparte.

I suoi occhi si illuminano quando vede Luke.
«Zio Luke!» Esclama, correndogli incontro.
Mi volto a guardare la scena e un sorriso spontaneo mi sorge sul viso.
Il ragazzo si abbassa e apre le braccia per accogliere la bimba che corre verso di lui. Poi la prende in braccio, sorridendo.
«Mi eri mancata, peste»
La bimba si allontana per guardarlo.
«Anche tu!»

Crystal, che guarda la scena insieme a me, incrocia le braccia sotto al seno, sorridendo.
«Ha sempre avuto una cotta per Luke» Bisbiglia, mentre guardiamo la bimba e il biondo parlare tra loro.

«Hey Cry, scusa se l'ho portata qui ma il mio aereo parte tra un'ora e l'aeroporto è dietro l'angolo»
Il ragazzo torna a parlare, attirando la nostra attenzione.
«Non preoccuparti, tanto stavo tornando a casa. Passi a prenderla il prossimo mese?»
Lui annuisce, e solo ora noto la macchina nera alle sue spalle che sembra starlo aspettando.

«Si, quando torno dall'Italia ti scrivo. Ho fatto lasciare le sue valigie a casa di tua madre»
La bionda sorride, annuendo.
«Va bene, allora ci vediamo tra un mese. Maddy, saluta papà»
Luke poggia la bimba a terra, mentre lei corre dal padre.

«Non avevo idea che avessi una figlia»
Sibilo a Crys, mentre vediamo Luke, il ragazzo e la bimba, parlare tra loro.
«Lunga storia... ma suo padre è un figo, vero?»

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