One Of The Wolves - Un'Anima...

By Kuma272

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Prologo
Capitolo 0
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Fine (?)

Capitolo 13

120 14 2
By Kuma272

Tutto rimase silenzioso per ore. Nessuno accennò a voler parlare. Fu strano quanto quel tizio ci stesse mettendo ma se la gatta si era mostrata tanto di fretta, lui non doveva essere lontano.
E, aspettando, mi chiesi per l'ennesima volta il perché di quel suo comportamento. Cos'avrebbe potuto esserci a spingerla a correre alla radura ogni volta che quell'uomo era vicino? Non trovai risposta, come sempre.

Essendo io stessa un'adolescente non avrei dovuto, ma sarei stata io la prima ad ammettere che forse lo stereotipo a dipingerci come persone schive e difficili non era poi così sbagliato. In quel momento, però, il nostro morale a terra non ci avrebbe fatti sembrare solo taciturni, ma perfino depressi. Quando la figura vestita di bianco arrivò, nessuno volle darle attenzione.

«Tutti pronti, suppongo. Ricapitoliamo quindi...» disse con le solite maniere rigide e impostate guardando le varie borse e gli zaini che c'eravamo portati dietro.

«Altezza.» Indicò Liam dicendolo.

«Serpenti.» Fece lo stesso con Lydia.

E mi resi conto in quell'istante che quello strano elenco delle nostre fobie fosse andato diventando sempre più inquietante.

«E tu. Tu invece di cosa hai paura?» mi chiese facendomi reprimere un brivido.

Mi assicurai che dal mio viso non trapelasse alcun'espressione.

«Niente.» risposi.

Sorrise gentile. Falsamente gentile.

«Se non lo dici tu dovrò essere io a scoprirlo. Vuoi davvero che succeda questo?»

Guardai altrove, come se ci stessi pensando, poi scossi leggermente la testa.

«Niente.»

E lui annuì, nonostante fosse ovvio che non se la fosse bevuta.

«Tu?» chiese a Raff.

E lui fu decisamente più furbo di me.

«Le api. Sono allergico.» mentì. Io riuscii a capirlo solo avendolo visto fin troppe volte ridere delle ragazze scappate dopo averle viste nel cortile della scuola. Impossibile che fossero davvero quelle a spaventarlo. E anche se non fui sicura che ci avesse creduto, il tizio sorrise più sincero.

«Andiamo allora.» disse quasi apatico e composto come sempre.

«Dove esattamente?» domandai.

Lui accennò un altro sorriso. Che la mia domanda lo divertisse?

«Ah... apprezzo che tu abbia chiesto. Ma sei fuori strada.» rispose. E per la prima volta sembrò più sereno rispetto alle altre notti.
Fu quasi... quasi di buon umore. Impossibile, qualcosa non quadrava.

Perplessa guardai gli altri, notando che questo importante dettaglio non fosse sfuggito nemmeno a loro.

«Il tuo interesse è giusto. La tua domanda no.» Ci osservò. O, per meglio dire, osservò la confusione dipinta sui nostri volti.

«È molto semplice in realtà. Il posto in cui andiamo... Non è un posto.>> Continuò.

Mah! Che avesse sniffato troppo legno bruciato nella catapecchia? Spremetti le meningi senza capire cosa potesse voler dire, mentre Lydia decise di farsi avanti.

«Com'è...» Iniziò a chiedere.

«Possibile?» La interruppe il tizio.

«Oh, non lo è.» rispose a sé stesso e alla ragazza con un sorrisetto beffardo ad affiorargli sulle labbra.

«Ora... se volete seguirmi...» disse indicando con un elegante movimento del braccio la vecchia casa diroccata.

Ecco. Sentii lo stomaco rivoltarsi quando elaborai cosa volesse che facessimo.

Esitai. Aspettai che qualcuno lo facesse al posto mio.
L'unico risultato fu però che nessuno si mosse per un lunghissimo minuto mentre l'uomo continuò a guardarci. Decisi quindi di recuperare le ultime briciole di qualunque cosa mi spingesse a fare certe cavolate, e mi alzai in piedi.
Dal tronco su cui gli altri rimasero seduti si levò una mano che afferrò il mio braccio prima che facessi un solo passo. Sobbalzai e, per un solo millesimo di secondo, mi sembrò di poter sentire un qualche ordigno detonare proprio sulla mia pelle.

Mi voltai, e guardai Liam dritto negli occhi. Fu evidente che a muoverlo fosse stata la paura. Anche gli altri infatti sembrarono sporgersi ma certo non avrei potuto chiedere all'Assassino del tempo per consultarli.
Lui evitò il mio sguardo quasi all'istante, lasciandomi andare. Ricordai sapesse meglio di tutti quanto fosse pericoloso toccarmi senza preavviso. Ogni volta io rischiavo un infarto e, rischiavo di farlo venire anche a loro. Chi aveva mai detto che non fossero contagiosi?

«Allora?» chiese impaziente il nostro tour organizer.

«Va bene.» risposi.

«Per te è facile. Il tuo legame con qualunque cosa faccia impazzire noi è quasi inesistente.» replicò pacatamente Liam.

In qualche modo, per la prima volta, quell'insulto mi sembrò veramente un insulto. Non ci pensai molto.
Mi girai solo verso lui, guardandolo dall'alto verso il basso con sguardo tranquillo e indifferente. Avrei anche parlato se solo mi fossero venute in mente risposte meno volgari.

Bastò che anche lui si alzasse perché i ruoli si invertissero. Qualche centimetro in più sotto la suola delle mie scarpe non fece differenza. Ricordai comunque di essere bassa. Ma ci fu davvero bisogno di farmelo ricordare così?

«Non lo farò.» disse tranquillo.

Ero bassa e non troppo forte ma non avrei lasciato che del sangue macchiasse nuovamente i miei vestiti. Fare il bucato non avrebbe mai fatto parte della mia idea di divertimento.

«Entrerai lì dentro. Non hai scelta.» risposi con la stessa apatia.

«Altrimenti?» domandò.

Possibile non capisca mai quando cedere?!

Mi tornò in mente il sangue sotto le mie scarpe, e non ci fu nemmeno bisogno di mirare per colpire dritto nel segno.

«Greg.» Sussurrai.

Solo lui mi sentì. Sembrò metterci un po' a capire. Poi un leggero brontolio di dissenso si scatenò dal fondo della sua gola.
Si fece indietro, senza però smettere di guardarmi.

«Così come voi.» dissi agli altri riferendomi alla mia risposta precedente.

Nessuno si oppose. Non perché fossi io ad averglielo ordinato, ma perché, a differenza di Liam, loro facessero più attenzione a come comportarsi davanti a quel tizio.
Nessuno si oppose. Come avrebbero potuto? Come avrei potuto?

Fui la prima, salii adagio i tre gradini del portico della casa. Non appena varcai la porta qualcosa nel paesaggio cambiò. A partire dalle querce mezze bruciate, il fuoco divampò lentamente. E nonostante la distanza tra la casa e quello strano spettacolo mi venne spontaneo fare un passo indietro. Fui sorpresa di me stessa nel momento stesso in cui i miei piedi si spostarono ma mi assicurai di non darlo a vedere.

Cos'avrebbe mai potuto esserci di tanto intimidatorio in un mucchietto di fiamme lontane poi una vita da me?

Calma, è solo fuoco. Non si sta neanche avvicinando.

Dopo essersi perso un secondo a guardare il fumo che in un attimo ebbe avvolto tutto, anche Raff decise di affrontare la casa. Non appena mise piede sul primo scalino di legno, però, mi resi conto che a renderglielo così difficile non fosse solo un fattore psicologico.
Sembrò ci fosse qualcosa a creargli difficoltà anche a livello fisico.

Riuscii a vedere evidenti vene scure sulle sue mani e sul collo. Riuscii a guardarle spingere contro la sua pelle. Poi notai i suoi occhi neri tingersi di un castano chiarissimo. Castano che nei dintorni della pupilla iniziò a scendere nei toni di un chiaro e pulito bianco.

Fu allora che tutto ciò iniziò a non piacere neanche a me. Seppi quanta paura ne avessero gli altri... ma la paura non avrebbe mai potuto fare questo a nessuno.

Scalino dopo scalino crebbe l'intensità di quei suoi sintomi. E con quella, anche la mia voglia di fermarlo.

L'uomo vestito di bianco sembrò invece totalmente tranquillo e, per un secondo, pensai che il suo scopo fosse quello di lasciare che ci suicidassimo tutti.

Quando Raff fu vicino a me, Lydia lo seguì. Le stesse vene si fecero vedere sulle sue braccia ma i suoi occhi non si tinsero. Anzi, sembrarono solo perdere il loro colore fin quando quel bellissimo azzurro, sbiadì fino a diventare uno strano, incantevole, grigio chiarissimo, freddo e scolorito.

Immaginai che perfino nella loro vista qualcosa dovette essere cambiato perché continuarono a guardarsi intorno come se non avessero mai visto nulla di simile.

Liam rimase piantato davanti alla casa.
Io aspettai che fosse lui stesso ad avvicinarsi ma sembrò non esserci verso.
Per un istante fui convinta di poter quasi vederlo litigare con sé stesso ma comunque non fece un passo.

Tre gradini. Avanti! Soli tre gradini. Avrei voluto incoraggiarlo.

Passarono diversi secondi, e l'unica cosa che vidi fu l'assassino avvicinarsi alle sue spalle. Riuscii, appena in tempo, a intervenire per prima.

Scesi subito dal portico.
Lui abbassò lo sguardo per un secondo. Guardai quel viso serio, arrabbiato.
Non fui sicura di cosa si aspettasse. Forse una scena come la precedente ma non mi sembrò il caso. Se solo si fosse potuto rivelare efficace avrei cercato io stessa di portarlo sulle spalle. E invece, l'unica cosa che riuscii fare fu piazzarmi di fianco a lui.

Non perché volessi tenergli la mano come ai bambini. Né perché volessi aiutarlo in qualche modo. Ma quasi solo per far dubitare l'uomo della sua mira nel caso avesse provato a lanciare qualche asticella metallica come con Greg. Fui abbastanza sicura che uccidere per sbaglio l'unica ad assecondarlo non fosse nei suoi piani. O almeno lo sperai.

Lasciai che il ragazzo attraversasse la porta da solo restando sempre un passo indietro per assicurarmi che nulla andasse storto.

Pur vedendolo arrivare dove doveva però, non potei fare a meno di tenere le orecchie ben tese e la testa bassa nel tentativo di cogliere gli eventuali movimenti di quell'assassino.

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