pazienza /pa·zièn·za/ s.f.
1. Disposizione, abituale od occasionale, alla moderazione, alla tolleranza e alla sopportazione più o meno rassegnata
No, questa voce non è tratta dall'elenco delle qualità di Elsa.
Elsa è una che, quando non ce la fa più, urla in faccia alla gente.
Ma solo quando ha ragione.
L'ha sempre fatto, da quando era bambina e i suoi compagni non la smettevano di fare confusione disturbando la lezione. Poi nelle litigate, con sua madre, sua sorella, i suoi colleghi, il suo ex fidanzato. Avere molte cose da dire e rimanere arrabbiati senza esprimerle, non ha senso. Riuscire a esprimere le proprie idee in modo pacato quando si è arrabbiati, è impossibile.
C'è da evidenziare che la capacità di sopportazione di Elsa nel tempo è notevolmente aumentata, forse erano anni che non sbottava in questo modo, davanti a tante persone.
Ora, su tutti i social media, compare un video girato di nascosto, con un'inquadratura mossa e incerta che comprende soprattutto il soffitto, ma l'audio è inequivocabile e sottotitolato in inglese.
Per fortuna hanno ripreso solo la parte in cui ero più calma. - pensa ironica Elsa mentre ascolta il suono della sua voce in un post di instagram.
Cerca di rimettere insieme la sua versione della storia, prima che questa scena magistrale in cui urla addosso a un tavolo di ingegneri entri in un episodio di Netflix.
Ripensa agli occhi di Sebastian mentre usciva dall'ambulatorio sabato sera, dopo l'incidente in qualifica. Distrutto. Elsa pensava di avergli dato una buona notizia dicendogli che stava bene e aveva l'autorizzazione a correre il giorno dopo, e invece gli ha letto negli occhi la delusione di chi sperava di avere una scusa per non dover affrontare un'altra giornata di gara.
Una così brava persona, un ragazzo così premuroso, attento e rispettoso del lavoro di tutti, schiacciato dalle critiche, i commenti di pessimo gusto, i giudizi. Il suo sorriso, la sua allegria ridotta a continue battute sarcastiche e autoironiche, il suo modo di difendersi. E gli viene detto che non c'è nulla da ridere. Gli viene addossata la colpa di ogni cosa, la sua squadra è tutto tranne che "sua" sarebbe più raccomandabile finire in una vasca con cento squali.
*Spanish GP 2020*
Una Ferrari si spegne in corsa. Ah tutto normale ogni tanto le Ferrari lo fanno. Mark sintonizza lo schermo sull'on board, Elsa capisce che è la numero 16, e di istinto invece di guardare lo schermo si gira a guardare il muretto Ferrari alla sua sinistra, un altro problema tecnico. Poi vedono che la macchina si riaccende e Leclerc riparte. Elsa sta calcolando quante posizioni ha perso, ma Mark la tira per un braccio per attirare la sua attenzione sullo schermo. "Elsa guarda! Si è slacciato le cinture! Le cinture non sono allacciate!"
Elsa fissa lo schermo. Mark ha ragione. "Stava per scendere ma ha visto che la macchina si è riaccesa ed è ripartito"
Non credo sia stata mai scritto un protocollo da seguire in caso di pilota che guida con le cinture slacciate, ma immagino che preveda di fermarlo immediatamente - pensa Elsa, che tuttavia spera di non dover arrivare al punto di schiacciare il bottone della radio: sarebbe un'azione molto grave, e la FIA dovrebbe agire togliendogli molti punti sulla superlicenza.
Al muretto vedono le stesse immagini che vediamo noi, se ne accorgeranno e lo manderanno ai box... Forse gli stuart non faranno in tempo ad accorgersene...
Ma sono passate 2...3...4 curve e un rettilineo e non succede niente, nessuma comunicazione radio con l'ingegnere, va avanti come se nulla fosse. Ma nell'on board si vede che cerca di staccare la mano sinistra del volante per cercare il gancio della cintura. Doppiamente pericoloso, niente cinture e una sola mano sul volante.
Elsa si rende conto della gravità della situazione dal fatto che per la prima volta da quando lavorano insieme, Mark è quasi più agitato di lei.
Capisce che non può più aspettare, deve fare qualcosa. Schiaccia il bottone, il collegamento radio si attiva. "CHARLES! CHE CAZZO FAI!"
Le è uscito così. Poco diplomatico, e perfino sanzionabile, visto che dai tempi in cui Alonso confabulava con l'ingegner Stella in italiano, la lingua obbligatoria nelle comunicazioni radio è l'inglese.
Comunque il messaggio ha effetto: Leclerc rallenta e si sposta a destra, lasciandosi superare mentre guida lentamente, il muretto si sveglia, come un formicaio in letargo calpestato da una scarpa.
"Guys, we need to box, we need to box ... My seatbelts are off now... I don't mind but I'm pretty sure nobody will be happy with me driving without seat belts."
Era ora. Ovviamente ai box non sono riusciti a capire che aggancio gli servisse, nonostante lui l'abbia spiegato, quindi perdono troppo tempo e decidono di ritirare la macchina.
La FIA, anche grazie alle pressioni di Redbull e Mercedes, sanziona l'accaduto con una multa al team e 3 punti sulla superlicenza al pilota, per aver completato 1 giro di gara con le cinture slacciate, non essendo rientrato subito ai box.
In una gara statica e noiosa come questa, i commenti post gara dei giornalisti di tutto il mondo si concentrano su Leclerc, le cinture di sicurezza slacciate, i tre punti di penalità che si aggiungono ai 7 che ha già, mettendo il pilota in una brutta posizione. Sarebbe bastato un piccolo incidente con safety car per far parlare d'altro, ma la Ferrari, quando può, raccoglie tutta la sfortuna possibile.
Alle domande pressanti Leclerc resiste e liquida in poche parole una spiegazione e una scusa ma senza ammettere direttamente l'errore; il portavoce e il team principal della sua scuderia, invece, sono sempre più sulle difensive, e un pezzo alla volta escono queste dichiarazioni:
"L'intromissione dello staff medico nelle comunicazioni radio è inaccettabile ... La FIA ha dato questa sanzione solo perché in televisione è stato trasmesso il team radio ... Le cinture non erano slacciate ma solamente allentate ... La Formula Uno è sempre stata pericolosa e non si può fermare ogni gara al minimo rischio ... Ci sono medici esibizionisti che farebbero di tutto pur di finire in televisione, e ci sarebbe da capire se lavorano per Redbull o per Mercedes"
Per un attimo Elsa pensa, che pochi anni prima, per poter leggere quelle parole avrebbe dovuto aspettare il nuovo numero di Autosprint da comprare all'edicola sotto casa il martedì mattina. E invece, nell'era dei social media, le è bastato aprire instagram. Ha pure esitato un attimo pensando che fossero solo commenti esagerati degli opinionisti annoiati negli studi televisivi. Ma quando le capita il video del team principal Ferrari intervistato da un giornalista di Sky Italia, il suo viso diventa dello stesso colore della sua macchina preferita.
No, la pazienza non è la sua migliore qualità.
Come una furia si dirige verso l'hospitality Ferrari. Mark prova a fare un gesto per trattenerla ma non vuole fermarla e soprattutto ha paura di mettersi in mezzo tra una leonessa e un branco di antilopi. Non l'ha mai vista così. Lo sguardo fisso davanti a sé, le sue gambe si muovono a passi sicuri tracciando una traiettoria a perfetta linea retta, senza che debba dire niente, le altre persone si spostano per lasciarla passare.
Arriva davanti alla porta scorrevole del Hospitality Ferrari, da lontano ha visto il team principal che ha appena finito l'intervista proprio davanti alla porta ed è entrato.
Schiacciando lo stesso pulsante, sul lato sinistro della porta scorrevole, Elsa entra come fosse casa sua in un posto in cui non è mai stata. Segue le voci e arriva nella stanza degli ingegneri, non sta pensando, è come se la sua rabbia avesse inserito il pilota automatico.
Gli uomini seduti attorni al tavolo rimangono a bocca aperta, come se davanti a loro si fosse presentata l'unica persona che non avrebbero mai voluto invitare al briefing post-gara. Se almeno uno di loro avesse mai guardato un film al cinema, penserebbe ad Angelina Jolie che interpreta Malefica. Si guardano per trenta lunghissimi secondi di silenzio.
Poi loro attaccano, missione suicida. "Cosa ci fa lei qui? Sono già finiti i suoi due minuti di gloria? Perché non va a spiegare ai giornalisti come avremmo potuto accorgercene, visto che non abbiamo la sfera di cristallo e il pilota non lo stava comunicando!"
Altri 5 secondi di silenzio che si potevano guardare a rallentatore, come nei film western un colpo di pistola che rompe un bicchiere di vetro.
"Ferrari! gli onboard! cazzo! Noi siamo in tre con 20 piloti e non ci sfugge mai nulla, voi siete in 10 con due piloti e non siete in grado di accorgervi che uno ha le cinture slacciate?! E non ditemi che non stavate guardando gli schermi perché eravate occupati con le strategie! Siete un branco di incompetenti. E soprattutto ridicoli. Ora voglio vedere come incolperete Vettel anche di questo. Ah, forse incolpate me perché non riuscite a incolpare lui... Mi dispiace, ma io non lavoro per voi e farmi licenziare non vi farà risparmiare soldi nel trattamento di fine rapporto. Ma visto che volevate tanto saperlo, ci tengo a sottolineare che non lavoro per voi, ma nemmeno per Mercedes, Redbull, Renault o nessun altro. Io lavoro per Carmen, Sophie, Pascale, Corinna, Hanna, Minttu, Marion e tutte le altre madri e mogli di quei venti disgraziati che rischiano la vita solo per correre più veloce degli altri. Io lavoro per fare in modo che i loro figli e i loro mariti vivano la loro passione per questo sport e possano tornare a casa ogni domenica sera. E se non vi basta, vi dirò che molti altri miei colleghi si occupano ti far tornare a casa anche voi e i meccanici, sani e salvi ogni domenica sera, per questo esistono le penalità per chi non rispetta i limiti di velocità e le regole in pitlane. Dite pure quello che volete alle telecamere, dite pure che è colpa mia se vi hanno dato una penalità perché avete lasciato che un ragazzino di 22 anni guidasse a 300 chilometri all'ora senza cinture di sicurezza. "
Ha urlato un po', mentre li guardava negli occhi. E la sensazione è quella di aver sbaragliato lo schieramento nemico. Esce dalla porta così com'era entrata, senza dargli tempo di organizzare una risposta.
Pochi minuti dopo, una PR Ferrari accompagnava un giovane pilota monegasco davanti alle telecamere, a prendersi la piena responsabilità dell'accaduto e dichiarare che la sicurezza è più importante dei punti di penalità.
Nessuno si era accorto che qualcuno stava riprendendo tutta la scena, e ora che guarda il video cerca di pensare a chi possa averlo fatto: non che ci fossero poi molte persone in quella stanza... sei ingegneri... un team principal, un portavoce, un capo meccanico... e uno solo dei due piloti, ma nessuno lo accuserà mai come se, non avendo profili social, non sapesse girare video.