Capitolo 8. Chapel Hill.

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Nightsnow, per una pura contraddizione in essere, era il momento giusto per ricominciare, forse. Ma Cooper era un collega. Un collega simpatico, di una bellezza limpida, in cui, forse, se non avesse avuto un passato tormentato e un'indole da crocerossina-salva-stronzi, si sarebbe tuffata a capofitto...

Pensieri che durarono trenta secondi lunghi una vita. Poi lui le prese la mano e intrecciò le dita con le sue, in un gesto che la colse impreparata, ma che le sembrò così naturale che scelse di non rifiutare.

E così, arrivarono sotto l'insegna del locale - di un lampeggiante verde fluo, a forma di vipera -, quando una voce roca e gutturale tuonò su di loro: «Cooper! Amico, cazzo, questa band è fantastica! Ero sicuro che saresti a venuto.»

Poi, la voce si rivelò appartenere ad un ragazzone gigantesco, che, improvvisamente, si accorse anche di lei, con qualche secondo di ritardo, guadagnandosi, così, un'occhiata fulminante dall'accompagnatore di Grace.

Ops.



Owen Morris. Si chiamava così il ragazzone che svettava di poco sotto i due metri. Era uno dei migliori amici di Cooper, nonché figlio della proprietaria del club.

Grace li guardò darsi virili pacche sulle spalle e occhiate truci che nascondevano conversazioni silenziose a cui fu grata di non poter aver accesso.

La salutò, poi disse che avrebbe finito in santa pace la sua ultima Lucky strike della serata e che li avrebbe raggiunti all'interno tra qualche minuto.

Cooper aspettò che l'amico si allontanasse e poi le strinse nuovamente la mano, mentre sul collo di Grace arrivava un sussurro che, quasi le parve un alito di vento.

Sei bellissima stasera, signorina Brown.




«Owen lavora lì» le disse lui, appena entrarono. Grace notò che stava indicando il bancone bar in pietra naturale. «Di giorno studia per diventare discografico, di sera lavora come talent scout e barista, risparmiando qualche soldo per cercare di aprire un'etichetta tutta sua.»

«Nostra, vorrai ben dire, spero. Ma, a parte questo, non annoiare la simpaticissima Grace con queste stronzate. Andate a sedervi, posti in prima fila stasera per voi. Mallory vi porterà i drink e il miglior pulled pork barbecue* che abbiate mai mangiato.» Owen quasi non prese fiato, poi regalò a entrambi il sorrisetto di chi la sapeva lunga e mormorò un divertitevi, mi raccomando, prima di allontanarsi definitivamente.

Grace scoppiò a ridere. «Ma come fa a sapere che drink vorremmo bere, se non abbiamo ordinato niente?» chiese, ancora divertita da quel comico siparietto tra amici.

Cooper le fu silenziosamente grato. Non sapeva come Grace avrebbe interpretato l'intromissione di Owen in quel maledetto non-appuntamento. Quella risata, quindi, fu un balsamo che fugò ogni suo dubbio e, finalmente, si rilassò, tornando quello di sempre.

«Oh, non ti preoccupare. Mago Owen indovina sempre i desideri alcolici delle persone, è una dote naturale, la sua! Era una pacchia essere compagni di stanza al college, dico davvero. Per noi era quasi sempre festa.» E sorrise. «Segreti del mestiere, li chiama lui. La verità è che è tutto merito di sua madre, la mitica Jen.»

Lei annuì, colpita, cercando di immaginarsi quei due, anzi no, Cooper da studente. Sapeva che, appurato di non aver alcun talento musicale né canoro, alla fine, aveva optato per comunicazione e giornalismo, lottando per affermarsi come critico musicale, ma non riusciva a figurarselo con uno zaino in spalla e uno Starbucks nell'altra, mentre muoveva i suoi primi passi in quel suo stesso mestiere...

La fenice spezzataWhere stories live. Discover now