Capitolo 3. Karma e sangue freddo.

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Grace.

Grace a Nightsnow ci era nata e cresciuta. Una piccola realtà di provincia, lontano dalle luci della ribalta, ma troppo vicina ai riflettori del "gossip" da quattro soldi.

Da bambina aveva sognato di andarsene talmente tante volte da consumare ogni fantasia. Eppure, quando era successo davvero, non si era sentita pronta per quel cambiamento così radicale.

Ma il doppio scandalo che, quattro anni prima, aveva colpito la famiglia Brown non aveva lasciato scampo ai suoi genitori, Steve e Clare, che avevano deciso di cercare un po' di pace da quei pettegolezzi di paese lontano dalla terra natia. Così, erano approdati a Charlotte, la città più grande dello Stato.

Era bello e terribile stare lì. Essere un misero puntino in mezzo a quella folla di volti sconosciuti, che andavano sempre di fretta, troppo poco interessati a cosa accadeva loro intorno. Lì, dove pareva che nessuno sapesse ciò che era accaduto loro e che, per questo, non avevano tempo e modo di guardarli con pietà o cattiveria.

Grace aveva 19 anni, all'epoca. Il mondo era crollato addosso alle spalle della sua famiglia e lei, come un uccellino privato della sicurezza del proprio nido che, costretto dagli eventi deve imparare a volare, guardava quelle enormi strade di città e si chiedeva se davvero ce l'avrebbero fatta a superare tutto quello. Si chiedeva se quel trasferimento sarebbe stato la chiave di volta, quella che avrebbe spazzato via le nuvole e riportato il sereno nella loro vite.

Soprattutto in quella di sua sorella maggiore, Emily Jane Brown.

Così era nata la sua passione per il giornalismo. La sua coscienza aveva cominciato a gridare, straripando verità celate da anfratti remoti che non sapeva neppure di avere, fino a quel momento. Aveva vomitato fuori, su pezzi di carta sparsi, tutto il suo amore, tutto il suo dolore.

Aveva sempre scritto, quello sì, ma sentiva che stavolta era diverso dal solito. Non scriveva più di amori romantici e cuori infranti, ora sanguinava, proprio come diceva Bukowski, uno dei suoi miti letterari.

Tutto il resto era stata una strana coincidenza di eventi conseguenziali. Certo, prima di poter cominciare il praticantato ci aveva messo diversi mesi a trovare qualcuno che capisse davvero quel fuoco che le dardeggiava dentro. Quell'ardente passione che le infiammava le viscere, lasciandola senza fiato ogni volta.

E anche quando aveva trovato finalmente quella persona non era, poi, andata tanto meglio. La paga era talmente misera che l'indipendenza economica era una chimera dispersa chissà dove. I contatti parevano sempre dubbiosi di lasciare alle sue inesperte mani le storie che avevano da raccontare.

La concorrenza, d'altra parte, pareva figliare e moltiplicarsi di giorno in giorno.

Un vero e proprio girone infernale dantesco, che, però, lei aveva sempre cercato di affrontare con serenità interiore e un sorriso sempre pronto a fiorirle sulle labbra.

Doveva farsi le ossa, lo sapeva. Farsi diventare, metaforicamente parlando, le spalle larghe. Le serviva una dose illimitata di resilienza.

E, così, giorno dopo giorno, aveva costruito il suo futuro.

Lasciare Charlotte, non era stato per niente facile. Finito il praticantato, però, ora le si aprivano davanti le porte di una nuova epoca della sua vita: finalmente era una libera professionista, con tutti i pro e i contro che questa realtà aveva da offrirle.

Il suo vecchio capo era stato schietto con lei: non poteva offrirle un posto fisso, per il momento. C'era da aspettare. Quanto? Non lo sapeva. Le dispiaceva perderla, certo, ma se avesse voluto tentar fortuna altrove, le disse, avrebbe capito e le avrebbe scritto una lettera di referenze.

La fenice spezzataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora