«Che c'è?» gli chiese Taehyung, vedendo la poca disponibilità nel muoversi ed alzarsi dal letto da parte di suo marito. JK sbuffò dalle narici e guardò le sue mani, alzandole a mò di spiegazione per poi indicarle con un'occhiata esplicativa e scocciata.

Il labbro superiore si arricciò e sbuffò sonoramente, le narici si allargarono al respiro profondo ed i capelli gli si sparpagliarono scompostamente sul cuscino.

Adesso che era tornato in sensi, vedere le bende fasciargli le mani gli creava dentro una strana ed assordante sensazione di vuoto; i pensieri che lo avevano annientato tornavano a ronzargli nella mente come uno sciame di vespe pronte a pungere, lo stavano perseguitando e si stavano allargando per adombrare quella giornata che attendeva di essere vissuta. I pensieri fuorvianti e deplorevoli erano contenuti solo grazie al fatto che la sua attenzione fosse rivolta alla figura di Taehyung che, in piedi davanti al letto, lo guardava con le sopracciglia alzate in attesa che si alzasse.

Nonostante non lo stesse toccando nè volesse farlo, quegli occhi blu e profondi risultavano quasi carezzevoli mentre seguivano attentamente i suoi movimenti; quello sguardo affusolato era così intenso da sentirlo scorrere direttamente sulla pelle e lasciava dietro di sè un formicolio strano che gli faceva aumentare i battiti cardiaci senza che lo desiderasse.

Ma mentre si lamentava per il dolore, il mattino e il risveglio, prese coscienza che Taehyung era diventato il loro equilibrio. 

Era diventato un punto fermo su cui fare affidamento quando attorno a lui vorticava il caos, una sorta di rifugio nel momento in cui tutto cadeva a pezzi e diventava solo un cumulo di tristi macerie atte a rimanere tali- o quasi. Non aveva mai sperimentato la vicinanza di qualcuno e non aveva nemmeno mai pensato che qualcuno che non fosse sè stesso fosse un buon appoggio nei momenti più complicati.

L'avevano trovato, la prima volta, un equilibrio capaci di farli funzionare insieme; erano riusciti a lavorare sulle loro emozioni e tutti erano parte integrante di un sistema perfetto. Ma poi qualcos'altro era successo e come una costruzione in bilico su una biglia, era bastato che un solo pezzo venisse tolto perchè tutta la struttura crollasse come se non avesse mai avuto stabilità.  

«Posso alzarmi da solo» gli rispose senza alcuna inflessione della voce, notando come Taehyung si era proteso verso di lui. Si issò sugli avambracci e si mise seduto, anche se le parole cozzavano con i suoi pensieri -ma era meglio che fosse così; ritrovare sè stesso e la sua capacità di rispondere e di mantenere la sua caratteriale integrità era fondamentale, era un aspetto che non poteva permettersi di sacrificare e che gli serviva per rimettersi in piedi dopo essersi infranto contro le turbolenze del passato. 

Imprecò a mezza voce e rilasciò un sibilo misto ad un epiteto poco cordiale per il pizzicore dei polpastrelli non appena vennero a contatto con i suoi capelli ancora scompigliati dal sonno. Quella massa di fili quasi impalpabili sembrava ricoperta di spine per quanto gli pungesse la pelle offesa delle mani -o meglio, gli unici lembi non fasciati. Tanti aghi gli trafissero le dita al minimo movimento ed un caldo formicolio gli si propagò fino al polso, lasciando una sgradevole sensazione di ipersensibilità allo sfioramento.

«Quanti danni abbiamo avuto?». 

Glielo chiese mettendosi in piedi e rizzando la schiena -che tendeva fastidiosamente ad curvarsi come se sentisse qualcosa di invisibile e pesante posarsi proprio su questa; mosse il collo circolarmente per cercare di sentirsi un pò più umano e meno della consistenza di un invertebrato e ripetè il gesto anche con le spalle. Le vertebre scricchiolarono sonoramente e Taehyung scosse la testa, rifilandogli un'occhiata di avvertimento che stava più ad indicare un se fai qualcosa di azzardato ti metto il guinzaglio

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Où les histoires vivent. Découvrez maintenant