1.

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Un topo da biblioteca. Ecco cos'ero. Mi rintanavo per ore lì dentro. Mi sentivo al sicuro. Erano ormai secoli che vi ero chiusa, ma non mi importava. Mi mancava pochissimo per finire l'ultimo capitolo di "Orgoglio e pregiudizio" era la quarta volta che lo leggevo, eppure non potevo farne a meno. Una domanda poi vacillava nella mia mente. 

Avrei mai trovato il mio Darcy?

Probabilmente se continuavo a rinchiudermi li dentro non ci sarei mai riuscita.
- Jaime, torna sul pianeta terra?-

La voce stridula della mia compagna di stanza mi strappó dal mio bellissimo mondo.
-Stacy, non rompere ho quasi finito!- mugugnai.
-Lo faccio per il tuo bene, devi smetterla di startene qui, c'è un mondo che ci aspetta lì fuori!-
Disse prima di strapparmi alla mia lettura.
-Giuro che non ti passeró mai più i compiti di chimica.- le dissi
Lei scoppió a ridere, sapendo che non lo avrei mai fatto. Uscii dalla mia campana di vetro.
Eravamo tra i corridoi dell'università. Avevo girato gran parte dello stato prima di finire qui. Sperando di fuggire dal mio passato, ma alla fine ero tornata al punto di partenza. Prima che i brutti ricordi venissero a galla entrammo in mensa. Quello era l'ambiente che detestavo di più.
-Jaime respira!- mi ricordó la mia amica.
Poco dopo mi ritrovai seduta al tavolo con lei e il mio amico Jim.
Io e Stacy portavamo il cibo da casa. Io perchè non potevo permettere ulteriori spese, e Stacy bhè lei stava in dieta perenne. Mi chiedevo ancora come potesse una ragazza perfetta come lei essere amica di una come me. Fisico statuario, lunghi capelli color cioccolato e due occhi azzurri splendenti.
-Ehi Jim l'ho ripescata nuovamente in biblioteca- disse la mia amica
-Jai devi trovarti un bel ragazzo con cui darti da fare, ecco cosa ti ci vuole.-
I ragazzi. Riuscivano a parlare sempre e solo di questo. Ormai non valeva neanche la pena arrabbiarsi.
-Oh tu guarda! Stacy quelli della confraternita!!-
Jim mi pestó un piede tanto era eccitato. Gli bastavano due muscoli per andare fuori uso.
-Jim smettila!-
Il mio amico continuó a scalpitare.
-Stanno venendo qui!-
Io continuai a gustarmi il mio sandwich con pollo e avocado.
- Allora?? Lascia che vengano qui quei galli pompati.-
Dopo quella affermazione mi scappo una risata.
Poco dopo quasi tutte le ragazze che erano intorno a noi iniziaro a ridacchiare. Bene si stavano avvicinando veramente. Alzai lo sguardo. Per poco non mi andó di traverso un boccone. Non si poteva negare che fossero davvero fighi. Ma niente a che vedere con il mio Darcy.
Li osservai, due o forse tre di loro facevano parte della squadra di football mi sembrava di averli notati a qualche partita a cui mi aveva trascinato Jim, l'ultimo, bhè non lo avevo mai visto nonostante fosse il più carino. Sembrava pavoneggiarsi meno.
-Ehi Danley!-
Uno di quei fusti, capelli corvino e occhi ancor più scuri si rivolse alla mia amica.
-Toby!- lo salutó Stacy distaccata.
-Posso?- indicó il posto vuoto accanto a lei.
Dopo un cenno di consenso si sedette affianco a lei e così tutti gli altri.
-Sai mi chiedevo se ti andava di venire alla festa di sabato!-
Mi accorsi che vicino a me c'era qualcuno. La sua gamba toccó la mia. Alzai gli occhi. Un dio della bellezza era seduto al mio fianco. Non stavo respirando. Lui non si era neanche accorto del nostro contatto.
-Non so, non vorrei abbandonare i miei amici!-
Che scusa patetica. Guardai la mia amica. Ma che fa, lo sa che non avrei mai accettato una cosa del genere. Il misterioso sconosciuto sembrava divertito da ció che aveva detto la mia amica.
Poi Toby sembró in difficoltà.
-Se è questo il problema porta anche loro!- intervenì il tipo misterioso.
Stacy guardó Toby in cerca di una spiegazione.
-La festa è a casa di Price-
Fece spallucce.
-Allora ci saremo sicuramente- intervenne Jim
Io ero tornata al mio pranzo. Non avrei mai partecipato ad una festa, ormai avevo chiuso con tutto quello.
Era calato il silenzio, o forse ero io che mi stavo isolando.
- Ehi Jaime, aspettano una tua risposta!- esortó la mi amica.
Aspettavano una mia risposta. Alzai il volto. Effettivamente guardavano tutti me. In particolare mi trovai due occhi grigi puntanti su di me.
Ispirai per calmarmi.
- Sai come la penso, mi annoierei soltanto. Quindi grazie. Ma no.- dissi.
Poi di colpo sentii delle risate. Stavano ridendo di me.
- Ehi Ryan, questa è buona. La mocciosetta si annoierebbe ad una delle tue feste!-
Poi continuarono le risate.
-Non intendevo ferire i vostri sentimenti, solo non mi piacciono le feste ok?-
La ragazza del sud che era in me stava venendo fuori. Solo perchè uno si rintana in biblioteca e non ama fare festini e bere, non significa che non ha carattere.
-Topo da biblioteca!-
Mi voltai era quella che io chiamavo Barbie N.1, non ricordavo il suo nome.
-Ryan, che ti importa la sua presenza non fa la differenza!- continuó la N.2..
Non mi andava di rispondere.
Non mi conoscevano, non sapevano niente di me, né lo avrebbero mai saputo. Mi alzai. Ripulii tutto.
Lui, Ryan mi prese la mano. Una scarica elettrica attraversó il mio corpo. No, non con lui pensai.
- Bhè puoi sempre cambiare idea.- mi fece l'occhiolino.
Ecco bene, ora ricorreva al suo fascino pur di farmi andare alla sua festa. Che presuntuoso.
Scossi la testa e mi diressi verso l'uscita.
Avevo il corso di psicologia. Sarei arrivata in anticipo ma non mi importava niente.
Il mio cellulare squilló. L'ennesimo messaggio di mio padre. Voleva vedermi. Io non avevo alcuna voglia. Mi ricordava che tra qualche settimana sarebbe stato l'anniversario della morte di Alice.
Mia sorella. Erano giá passati tre anni da quell'incidente, da quando era morta la figlia perfetta. Mi fiondai fuori all'aria aperta.
Un'immagine di mia sorella mi passó davanti. Era sempre stata la più bella, adorata da tutti. Se non fosse stato per gli occhi verdi non avevamo niente in comune.
-Jaime sei schizzata fuori come una furia, che ti è preso?-
Non avevo voglia di spiegarle niente. Così mi bastó guardarla negli occhi. Io non facevo domande a lei sulle cicatrici che le ricoprivano la schiena e lei non ne avrebbe fatte a me.
-Ho rubato un muffin per te, è quello ai mirtilli!- mi lasció il pacchetto sulle gambe prima di andare via.
Continuai i miei esercizi di respirazione, pensai che dopo tutto la miriade di psicologi che avevo incontrato nella mia infanzia potesse essermi utile.
-Guarda un po' chi c'è...la mocciosetta!-
Ancora loro no. Rilassati Jaime.
Poco dopo fui circondata.
- Che volete ancora?- dissi
Non capivo perchè ce l'avessero così tanto con me, non ero poi così interessante.
- Volevo scusarmi con te, e dirti che mi farebbe molto piacere se tu ci fossi alla festa di sabato!- sembrava sincero ma qualcosa non quadrava.
Restai a fissarlo.
-Toby giusto?- lui annuì.
- Diciamo che... devo lavorare!- lo informai.
Il tipo che mi aveva dato della mocciosetta poggiò una mano sulla sua spalla.
-Te lo avevo detto, mettici una pietra sopra amico, quella Stacy sarà anche una gran figa ma non ha tutte le rotelle a posto.-
Io li squadrai con attenzione. Ora era tutto chiaro. Stacy non sarebbe andata alla festa se non avessi partecipato anche io. Così si spiegava tutta quell'attenzione nei miei confronti.
-Ehi piano con le parole. Se ci tieni così tanto a Stacy, posso provare a convincerla io. Ma guai a te se la tratti male!- lo avvertii.
Lui mi sorrise, e cosa che mi sconvolse ancor di più, mi abbracció. Erano anni che qualcuno non mi abbracciava così.
-Ei Tob ora hai un debito con il topo da biblioteca, che dici le regaliamo una super scorta di formaggio?-
Che demente pensai.
-Stai zitto Dave!-
Poi Dave indietreggió come per scusarsi.
-Grazie...-
-Jaime, mi chiamo Jaime-
Lui mi sorrise.
-Bene allora grazie Jaime, l'invito è esteso anche a te. Poi Price ha una biblioteca, potresti rintanarti li. Anche se dubito che lui la usi per leggere!-
Mi fece l'occhiolino prima di andare via.
Tutti così i ragazzi, poi dici perchè uno preferisce i libri.
Era tardi troppo tardi. Dovevo correre alla lezione.
Entrai in aula cercando di essere invisibile il più possibile. La cosa mi riusciva al quanto bene.
- Pensavamo che non saresti mai arrivata-
Inspirai.
-Stacy, devi andare a quella festa!-
I miei due amici si girarono verso di me.
- Non ci credo, sapevo che in quel corpicino fosse nascosta una piccola anima della festa!-
Guardai Jim.
-Piano piano, ho detto andare. Voi, non me.-
-Non ci penso neanche, se non vieni anche tu, bhè ne faró a meno anche io.-
Le afferrai la mano. Doveva andare, sentivo che quel Toby era perfetto per lei.
-Stacy, devi andarci, non pensare a me. Io devo lavorare.-
La rassicurai.
-Diciamo che potrei prendere in considerazione l'idea, se tu mi prometti che appena hai fatto ci raggiungi.-
Inspirai. Potevo farcela erano passati anni dalla mia ultima festa.
-Prometto, croce sul cuore!-
La mia amica sembrava commossa.
-Sh-sh-
Forse avevamo alzato un pochino i toni. Alcuni ragazzi davanti ci guardavano in cagnesco.
Presi una matita e mi immersi nel mio mondo.

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