MARTEDI SERA

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MARTEDI SERA

Come ogni martedi sera che Taehyung era Seoul, si iniziò a preparare per quello che lo stava aspettando in quella fantastica villa fuori città.

Aveva un bisgno viscerale di rilassarsi e benedisse ogni santo a cui non credeva, per il fatto di essere nella capitale e no in qualche paese straniero.

Aveva trovato molti modi alternativi che potevano soddisfare il suo bisogno smisurato di far scollegare per qualche ora la mente dal resto del corpo indolenzito dalle prove o dal tour, ma niente lo aiutava come La Villa. Quella era la sua seconda casa, scoperta grazie a Park Seojoon, anche lui frequenatatore, anche se negli ultimi tempi poco partecipante.

La prima volta che varcò il grande portone di legno intarsiato, rimase un po' scosso. Dipinti pregiati alle pareti, tende con stoffe e ricami che ricordavano antichi tessusi francesi, mobili che richiamavano il tardo rinascimento italiano.
Passato nella grande sala caratterizzata dal soffitto pieno di affreschi, capitò fra un ondata di gente intenta chi a sorseggiare il proprio flute di champagne, chi a parlare cordialemente con altri partecipanti a quel girone dell'inferno.

A mano a mano che la serata con Seojoon proseguiva, notò che le persone iniziarono a diminuire e lo spazio circostante andò ad aumentare. Beveva e parlava con gli altri "partecipanti", ma ben presto, i suoi orecchi furono catturati da quel suono, anzi da quei suoni che provenivano dal piano superiore e nella sua testa si accese per la prima volta il fuoco del desiderio. Quel desiderio crudo e animale che caratterizzava il Martedi sera in quella villa fuori Seoul.

Si infilò i suoi pantaloni di pelle neri, stretti sul culo tondo e sulle gambe toniche. Si agganciò la camicia di seta bianca, lasciandola appositamente aperta un po' sul davanti, in modo da poter mettere in mostra una parte di petto liscio e di clavicole poco pronunciate. Un sottile chocker nero di velluto, aderì perfettamente al collo lungo e fine di Taehyung e per finire, recuperò il cappotto Chanel e gli stivaletti neri, dirigendosi verso l'entrata.

Nessuno dette peso a come era vestito e al quintale di profumo che si era riversato addosso, bhe, quasi nessuno.

Quando fece il suo ingresso trionfale e indifferente, non si accorse, o forse si, di quei piccoli occhietti tondi che si spalancarono e di quelle labbra piene che si stavano schiudendo per lo stupore nel trovarsi nella stessa stanza con un diavolo travestito da angelo come Taehyung.

Jungkook era inerme, intrappolato nella poltrona, incapace si muovere anche un insignificante muscolo. Le labbra che si seccarono, il cuore impazzito, lo stomaco che si trovava sul Tagadà e il sudore che fuoriusciva copioso e insolente dalle sue mani. Ma, soprattutto, non fece caso a quell' "insignificante" muscolo che aveva fra le gambe, che si stava svegliando ad ogni secondo in cui i occhi erano fissi sul maggiore.

Fece un piccolo colpo di tosse per poter riprenderasi da quel totale stato di shock e Taehyung incontrò le sue iridi scure ed eccitate.

"Tutto bene Kookie?" Quel fantastico ghigno pieno di malizia che nacque sulla bocca, mandarono a puttane il tanto amato tentativo di ripresa da se stesso.

Ingoiò un po' di saliva mentre strusciava freneticamente le mani sulle sue gambe per cercar di cancellare la prova schifosa dei suoi pensieri assolutamente non casti fatti sul suo hyung.

"D-dove stai andando, hyung?" Balbettio che diede un ulteriore prova a Taehyung che il suo cazzo di intuito ci aveva azzeccato un altra volta.

"Jungkook-ssi, vado in un posto. Vuoi per caso venire con me?"

Cinque teste si voltarono di scatto verso il moro che stava trattenendo a stento le risate osservando quella scenetta patetica dei suoi amici nel fargli capire che aveva appena detto una grande e colossale stronzata. Perchè il leader era stato chiaro, una volta saputo quello che faceva cadenzalemente ogni settimana, non doveva coinvolgere il più piccolo. Namjoon non si preoccupava del fatto che fosse "piccolo", ma si preoccupava del fatto che non voleva che lo coinvolgesse in quell'abitudine malsana e tenatatrice come la sua. Sapeva del legame forte dei due e non voleva che il più grande lasciasse che anche il più piccolo partecipasse a quei festini peccaminosi.

Nessuno di loro fece i conti con Jungkook che si alzò in piedi cosi velocemente che stava per far cadere la poltrona che pericolosamente oscillò, senza per fortuna, incontrare il pavimento in gres porcellanato grigio opaco che si trovava in sala.

"Si" un forte e secco e veloce assenzo lasciò la bocca del Maknae e volò agli orecchi stupefatti dei sei ragazzi davanti a lui.

"Te non vai da nessuna parte" rispose prontamente e con fermezza il leader del gruppo.

"Perchè non dovrei andare? Io faccio quello che voglio." Chiaro e conciso.

"Per fav-"

"Dai Koookie, prendi la giacca che usciamo" fu più veloce Taehyung a rispondere che Namjoon a fermarlo.

Il leader scosse la testa e si passò una mano sulla faccia mentre cercava con gli occhi un sostegno dai presenti, ma nessuno di loro voleva fermarli. Anzi, il piccolo Mochi, era quasi contento che finalmente il suo soulmate, avesse avuto quel briciolo di coraggio e avesse invitato il più piccolo.

Jimin conosceva ogni spudorato e devastante pensiero del suo migliore amico. Era stato messo a conoscenza anche sel fatto che il moro provasse un qualcosa di non specificato per il più piccolo del gruppo. E chi era lui per fermarlo? Se fosse stato per lui, sarebbe successo molto prima.

I due si misero le proprie giacche e salutarono gli altri ragazzi che li fissavano scivolare via ed essere immersi nelle tenebre squarciate dalle luci fredde e prive di vita dei neon della città che non sembrava dormire mai.

"Hyung, quindi dove stiamo andando?" Chiese il Maknae una volta messa la cintura di sicurezza, fissando il profilo fottutamente perfetto dell'amico.

"Ti piacerà Kookie. Ne sono sicuro"

La Villa (kth, jjk)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora