«L'hai fatto cadere?»

Cristo santo, ma non stava raccogliendo i cocci in salotto? Non ce l'ha una vita sua, questo?

«Non l'ho fatto cadere, ha deciso di tuffarsi dalla sedia.»

«Fammi vedere.»

Gli passo il bambino, anche se non è che avesse bisogno della sua supervisione! L'avevo già controllato io, ma lui è il solito malfidato quando si tratta di Luca.

«Non guardarmi così, sono pur sempre un chirurgo.» dice per difendersi dall'aria offesa che ho messo su.

«Sì, beh, se ci fosse stato bisogno di un chirurgo penso che me ne sarei accorta anch'io, sai?»

Giordano mette Luca a terra, poi si alza per guardare me.
«Non intendevo questo, ma in caso di ematomi particolari penso di avere un occhio leggermente più allenato del tuo, non credi?»

«Non credi? Gne gne gne.» replico con una smorfia.

Lo so, non sono molto matura a volte.

«E comunque, mentre tu fai tutta questa filippica su quanto sia importante controllare i lividi dei bambini, Luca sta tentando di arrampicarsi al bancone della cucina!»

Altro rumore di cocci infranti sul pavimento.

Ci giriamo in contemporanea e vediamo il bambino seduto sul pavimento, in mezzo alla terra fuoriuscita dal vaso che ha appena fatto cadere, mentre cerca di mettersene in bocca una bella manciata.

«No! Luca, amore, quella non si mangia!»
Dio, finirò per esaurirmi, me lo sento.

Prendo di nuovo in braccio il bambino e sento il suono del campanello di casa.
«Vado io» dico rivolta a Giordano, «Tu raccogli i cocci.»

Va a finire che aveva pure ragione: questa casa è davvero una trappola per bambini.

Apro la porta e trovo Gianlu e Laura tutti sorridenti e rilassati.
Oggi è il loro anniversario di nozze, per festeggiare sono andati a pranzo fuori e si sono tenuti il pomeriggio libero per fare i piccioncini, come facevano quando erano ancora fidanzati.

Guardo il biondo di fronte a me, esausta, e gli passo il bambino.
«Tuo figlio è una peste.» dico con un sorriso angelico che non convince proprio nessuno.

Per tutta risposta lui lo guarda e mette su un'espressione che più dolce di così, c'è solo il diabete.
«Ma cosa ti dice questa brutta zia? È una bugia, vero? Ma sì che è vero, sei un angioletto tu. Di chi sei l'amore tu? Del tuo papà! Oh sì, del tuo papà, e ghirighirighi»

Sì, Gianluca ha chiamato suo figlio Luca, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo. No, nessuno ha ben chiaro il motivo di tale scelta.

Devo dire che vederlo nei panni del papà cucciolotto mi fa ancora un certo effetto. 

Luca è nato alle 3:00 di una piovosissima notte di marzo. Inutile dire che ci siamo fiondati tutti in ospedale quando abbiamo ricevuto la notizia; Gianlu ha telefonato a tutti in preda alle lacrime e ad un mezzo attacco di panico. 

Quando siamo arrivati in ospedale -dove siamo riusciti ad entrare solo perché è lo stesso in cui lavora Giò- era passata poco più di un'ora, e lui era su una sedia con in braccio questo frugoletto meraviglioso che aveva già catturato tutta la sua attenzione. 

Avreste dovuto vedere come lo guardava, sembrava l'uomo più felice della terra.
È un papà meraviglioso, lui e Laura stanno facendo davvero un ottimo lavoro con questo bambino.

«Zia. Caz...zo.»

Spalanco gli occhi non appena sento le parole di questo nanetto infame.

Non era così che ci eravamo accordati, piccola peste che non sei altro!

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora